mercoledì 1 aprile 2015

Il San Tommaso d'Aquino di GKC, di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana€

Il San Tommaso d'Aquino di Chesterton      = = = = = = = = =     

di Fabio Trevisan

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"Se il mondo diventa troppo mondano, la Chiesa lo può rimproverare, ma se la Chiesa diventa troppo mondana, non può essere coerentemente rimproverata dal mondo per la sua mondanità".

Questa frase che appare nel primo capitolo del saggio del 1933 sul Dottore Angelico richiama in modo illuminante, com'era nello stile di Chesterton, il compito della Chiesa e dell'intero spirito autenticamente cristiano. Nel riprendere quel celebre brano del Vangelo in cui Gesù invitava gli apostoli a dare senso alla vita cristiana: "Voi siete il sale della Terra…Se il sale perde il suo sapore, con che cosa si salerà?", Chesterton rinnovava il confronto tra "l'essere del mondo" e "l'essere di Dio".

Com'egli stesso aveva precedentemente scritto: "Noi non vogliamo una Chiesa che si muova con il mondo, ma che lo rimuova da ciò verso cui il mondo sta muovendo", auspicava che i cattolici potessero rendersi esatto conto della portata del confronto in modo da comprenderne lo spirito vero. Chesterton così osservava: "Il sale insaporisce e conserva il manzo, non perché è come il manzo, ma perché è molto diverso". Nella metafora del sale e del manzo egli mostrava, sulla scorta del Vangelo, quanto fosse disdicevole ed insana una sciatteria che perdeva il sapore delle cose, per uniformarsi ad esse anziché distinguersi in senso cristiano da esse. Colui che salava il mondo, senza confondersi con esso, era il santo: "Il santo è una medicina in quanto è un antidoto …viene scambiato per veleno (dal mondo) proprio perché è un antidoto. Lo vediamo rigenerare il mondo con l'esaltare tutto ciò che il mondo ignora". 

Il santo non rispondeva al desiderio mondano e non cercava l'applauso del mondo poiché mirava a ciò di cui la gente aveva estrema necessità: l'essere sale del mondo! Nel capitolo finale del saggio, Chesterton poneva l'interrogativo sull'eredità di San Tommaso d'Aquino, ovvero sulla ricezione degli insegnamenti del santo in merito al suo realismo cristiano, ad iniziare dalla dottrina della conoscenza umana: "L'essenza del buon senso tomistico è che sono al lavoro due agenti: la realtà e il riconoscimento della realtà; il loro incontro è una sorta di matrimonio. Anzi, è un matrimonio vero e proprio, perché è fertile; l'unica filosofia al mondo che sia veramente fertile". 

Ho scelto appositamente due brani che si collocano all'inizio ed alla fine del saggio sull'Aquinate per poter mostrarne il nesso, così come proposto da Gilbert Keith Chesterton. Non si può essere sale del mondo senza un sano realismo cristiano; un sano realismo che parte dalla dimensione della conoscenza retta, ben orientata, come indicata brillantemente dallo scrittore inglese: "La filosofia tomista è la sola filosofia operante…l'Aquinate è ere astronomiche in anticipo sul nostro tempo…Dio ha creato l'uomo in modo tale che possa entrare in contatto con la realtà; e quelli che Dio ha unito, nessun uomo separi". Il vero realista cristiano non era, come potremmo intenderlo oggi, l'uomo cosiddetto "pratico", che sa fare affari e venire a patti col mondo, ma l'uomo che, conservando un po' di sale in zucca, doveva porsi in modo diverso rispetto al mondo per poterlo salare, per poterlo, sempre con la grazia di Dio, salvare.

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