domenica 31 agosto 2025

Un'antologia su Tomasi di Lampedusa vistoso estimatore di Chesterton (anzi, Cestertonio). "Voi... arriccerete il naso. Ma avete torto".




Visto che è stato ritirato fuori da un recente articolo su Pangea, che abbiamo parzialmente riprodotto e di cui abbiamo fornito il collegamento, ho pensato di riassumere in una pagina tutti i post che riguardano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, anzi, per la precisione Giuseppe Tomasi, XI principe di Lampedusa, XII duca di Palma, barone della Torretta e di Montechiaro (Palermo, 1896 – Roma, 1957).

Quest'uomo non celava in alcun modo l'attrazione che Chesterton destava decisa in lui, e già questo ce lo rende amico; in più lo chiamava Cestertonio (lo so, qui su questo rullo chiamato blog - ma in realtà anche altrove - l'ho ripetuto un sacco di volte e so di essere noioso, ma non me ne curo), e questo suscita in me ammirazione, simpatia e una straordinaria allegria. Cestertonio, ma dimmi...

Scriveva benissimo, e le lezioni di letteratura che donò ad una ristretta cerchia di amici hanno il tono della conversazione in casa e la profondità di un uomo che medita (ho scoperto che Il Gattopardo inizialmente non fu pubblicato perché fu scartato dal vaglio di Elio Vittorini, lo stesso che aveva "segato" Il Signore degli Anelli... ma mi chiedo se quest'uomo si sarà mai reso conto delle cantonate che prendeva...). Voglio ricordarne un brano che mi suggerì Maria Cristina Lamanna alcuni anni fa e che, rileggendolo, mi colpisce tanto, per la stima e per il giudizio tagliente e giusto che esprime:


Chesterton, Gilbert K.: The Napoleon of Notting Hill, London 1912, The return of Don Quixote, 1927, The wisdom of father Brown, 1927 
Capolavori pure sono quasi tutte le novelle poliziesche di Father Brown. Può darsi anche che questo Father Brown sia, insieme a Sherlock Holmes, la sola creatura del romanzo poliziesco che raggiunga l'arte. Voi, naturalmente, da buoni italiani che desiderate la letteratura seria per potere più serenamente condurre una vita non seria, arriccerete il naso. Ma avete torto. Una buona serie di letture chestertoniane vi farà un gran bene. 
 
Qui di seguito trovate tante piccole cose che abbiamo messo insieme in questi anni a proposito di quest'uomo amico del Nostro Caro Amico, a cui voglio dedicare grato questa umile paginetta.

Marco Sermarini


https://uomovivo.blogspot.com/2025/03/chestertoniani-del-mondo-in-ordine_25.html

https://uomovivo.blogspot.com/2024/12/un-articolo-di-qualche-anno-fa-sul.html

https://uomovivo.blogspot.com/2024/08/echi-di-chesterton-chesterton-in-altre_01884437871.html

https://uomovivo.blogspot.com/2024/08/echi-di-chesterton-chesterton-in-altre.html

https://uomovivo.blogspot.com/2024/08/e-morto-il-povero-alain-delon-e-stasera.html

https://uomovivo.blogspot.com/2021/09/luomo-che-fu-giovedi-alessandro-burrone.html

https://uomovivo.blogspot.com/2014/02/cristina-lamanna-tira-fuori-nuovamente.html

https://uomovivo.blogspot.com/2012/05/luca-negri-su-il-giornale-parla-di.html

https://uomovivo.blogspot.com/2010/10/di-nuovo-su-tomasi-di-lampedusa-e.html

https://uomovivo.blogspot.com/2010/10/chesterton-in-altre-parole-ancora-su.html

https://uomovivo.blogspot.com/2010/10/il-gattopardo-e-chesterton.html

sabato 30 agosto 2025

Chesterton in altre parole - Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Chesterton scrittore 'duro'...

Fra lo scrittore cattolico italiano e quello inglese (o per dire vero di qualsiasi altro paese) corre una grande differenza. Lo scrittore italiano che si professi chiaramente cattolico è sempre uno scrittore ‘moscio’. Lo scrittore inglese (o francese, o tedesco, o americano) che si batte per la Chiesa cattolica è sempre uno scrittore ‘duro’. Ciò dipende dal fatto che in Inghilterra, in Germania e negli Stati Uniti il cattolicesimo è una religione di minoranza di fronte ad altre confessioni e gli occorre decisione, aggressività e coraggio per affermarsi e mantenersi. In Francia il cattolicesimo è anch’esso in minoranza non già di fronte ad altre forme di religione ma di fronte alle varie sfumature della miscredenza.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Letteratura inglese.



venerdì 29 agosto 2025

Chesterton in altre parole - Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la sua Letteratura inglese...

Gli inglesi passano, a giusta ragione, per essere un popolo silenzioso. Però essi hanno prodotto, nel nostro secolo, quattro dei più grandi e inesauribili conversatori che siano esistiti: Chesterton, Wells, Huxley e Shaw, massimo fra tutti. E intendo dire conversatori non solamente verbali ma gente cui le chiacchiere chilometriche scambiate fra amici non bastano: gente che è stata costretta a scaricare in migliaia di pagine le chiacchiere ancora inevase. A questa favolosa possibilità di chiacchierare, in salotti e in libri, essi dovettero la immensa popolarità che li circondò perché essa dovette apparire come una dote magica a quel popolo taciturno, tanto più che erano chiacchiere di valore, nutrite di cognizioni vastissime e condite dell’humour più genuino. […] "Vi è un tempo per parlare e un tempo per tacere". Questo enunziato di saggezza salomonica restò loro incomprensibile sulla terra; speriamo che nei Campi Elisi abbiano trovato il tempo del silenzio; speriamolo, voglio dire, per gli altri ché per loro il dover tacere equivarrà all’inferno.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Letteratura inglese.



giovedì 28 agosto 2025

Monumento a Chesterton, lo scrittore che poteva essere Kafka ma optò per la felicità | Andrea Corsi su Pangea.

Qui muore un altro giorno
Durante il quale ho avuto occhi, orecchie, mani
E il grande mondo tutto intorno; e domani
Ne inizia uno nuovo. 
Possibile ne possa avere due?

G. K. Chesterton,  “Sera”, da The Notebook


Scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa nelle sue lezioni di Letteratura inglese, in “Accenni ad alcuni contemporanei” (come ha spiegato Gioacchino Lanza Tomasi, suo figlio adottivo, lezioni meno “collettive” di quanto si pensi – per lo più scritte e “adoperate soltanto per [Francesco] Orlando, e lette clandestinamente da me in blocchi che mi venivano forniti da Giuseppe sotto la consegna del silenzio”):

“Gli inglesi passano, a giusta ragione, per essere un popolo silenzioso. Però essi hanno prodotto, nel nostro secolo [ventesimo, ndr], quattro dei più grandi e inesauribili conversatori che siano esistiti: Chesterton, Wells, Huxley e Shaw, massimo fra tutti. E intendo dire conversatori non solamente verbali ma gente cui le chiacchiere chilometriche scambiate fra amici non bastano: gente che è stata costretta a scaricare in migliaia di pagine le chiacchiere ancora inevase. A questa favolosa possibilità di chiacchierare, in salotti e in libri, essi dovettero la immensa popolarità che li circondò perché essa dovette apparire come una dote magica a quel popolo taciturno, tanto più che erano chiacchiere di valore, nutrite di cognizioni vastissime e condite dell’humour più genuino. […] ‘Vi è un tempo per parlare e un tempo per tacere.’ Questo enunziato di saggezza salomonica restò loro incomprensibile sulla terra; speriamo che nei Campi Elisi abbiano trovato il tempo del silenzio; speriamolo, voglio dire, per gli altri ché per loro il dover tacere equivarrà all’inferno.”

Il principe di Lampedusa si soffermava sorprendentemente su uno di questi “super-campioni della polemica”, Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936), il “poeta che danza con cento gambe”:

Il resto nel collegamento qui sotto: 

https://www.pangea.news/chesterton-ritratto/




mercoledì 27 agosto 2025

Due foto di Chesterton mascherato da dottor Johnson.





Chesterton amava fare teatro, mascherarsi, scherzare su tutto. Uno dei personaggi che più amava incarnare fu il famoso dottor Johnson. Lo ammirò tantissimo fino a farne il protagonista di uno delle sue piece teatrali, Il giudizio del dottor Johnson. Queste sono solo due delle foto che lo ritraggono nelle vesti dell'erudito inglese. Bisogna dire che fu uno dei personaggi a cui Chesterton fu più paragonato. Il perché ce lo dice giustamente il mio amico Dale Ahlquist: "Erano entrambi grandi uomini del loro tempo, entrambi imponenti, entrambi degni di essere citati ed entrambi incredibilmente precisi nei loro giudizi. Ciò che Chesterton disse del dottor Johnson vale anche per lui stesso: «giudicava tutte le cose con un buon senso gigantesco e distaccato»".

Ma chi era il dottor Johnson?

Samuel J. Johnson (1709 – 1784) fu un critico letterario, giornalista, poeta, saggista inglese.

È noto a tutti come "dottor Johnson". Fu un devoto anglicano, politicamente conservatore ed è considerato il letterato più illustre nella storia inglese. James Boswell scrisse la sua biografia dal titolo Life of Johnson.

Johnson frequentò il Pembroke College di Oxford per circa un anno, ma la mancanza di risorse economiche lo costrinse a lasciare l'università. Lavorò come insegnante e quindi si trasferì a Londra, dove si dedicò al giornalismo scrivendo per il Gentleman's Magazine. I primi lavori letterari furono la biografia di Mr Richard Savage, le poesie London e The Vanity of Human Wishes e il dramma Irene.

Nel 1755 pubblicò il Dictionary of the English Language che ebbe una grande influenza sulla lingua inglese moderna e si trasformò per Johnson in un'occasione di successo. Fino al completamento dell'Oxford English Dictionary, circa centocinquent'anni dopo, il dizionario di Johnson è stato considerato il dizionario inglese per antonomasia.

Morì nel 1784 ed è sepolto nell'abbazia di Westminster.

Marco Sermarini

martedì 26 agosto 2025

The Diabolist, ovvero: il satanista. Traduzione e note di Marco Sermarini ©.

Vorrei proporvi la traduzione, inedita in lingua italiana, di un articolo di Chesterton apparso il 9 novembre 1907 sul The Daily News, il quotidiano liberale su cui Gilbert scrisse fino al 1913, di proprietà di Lord Cadbury. Si tratta di un articolo tutto sommato breve ma denso e significativo, di cui danno conto i migliori biografi di Chesterton, in primis Maisie Ward; ho pensato di anteporre alla traduzione le parole con cui William Oddie collocava l'episodio nella biografia di Chesterton. Sono tratte da Chesterton and the Romance of Orthodoxy. The Making of GKC. 1874 - 1908, anch'esso inedito in lingua italiana. Ne estrapolo un brano ritenendolo estremamente significativo, rimandando i lettori alla consultazione del seguito per non appesantire questo lavoro. In ogni la continuazione della lettura delle riflessioni filologiche e filosofiche di Oddie sarebbe estremamente proficua perché l'articolo, scritto nel 1907, si colloca nel periodo della compilazione del capolavoro di Chesterton, Ortodossia, che costituisce la sintesi del suo pensiero. Ad ogni modo ritengo che già questo non brevissimo assaggio dello scritto del compianto William Oddie aiuterà i lettori a comprendere l'importanza dell'articolo.

Perché è importante l'articolo che propongo? Perché è la testimonianza di Chesterton sul suo giovanile ritorno all'ortodossia, il primo abbozzo di quel sunto della sua filosofia che egli costituì scrivendo L'Uomo che fu Giovedì e Ortodossia in particolare, Eretici e Uomovivo più in generale, Ancora, testimonia la maturità del pensiero di Chesterton anzi la sua compiutezza già nella giovane età a cui si riferisce l'episodio.

Marco Sermarini

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(...) L'episodio risale al periodo in cui Chesterton frequentava la Slade, ovvero l'anno accademico 1893-94, circa un anno dopo la pubblicazione de Il ritratto di Dorian Gray. Riguarda un giovane chiaramente identificabile come un prodotto del movimento estetico. L'influenza sul suo pensiero di Walter Pater stesso o di qualche discepolo di Pater, forse Wilde, o semplicemente dell'ampio ethos estetico/decadente/fin de siècle dell'epoca, è piuttosto evidente. Egli crede, come Pater, che l'esperienza, e non il frutto dell'esperienza, sia la priorità assoluta. È totalmente contrario a qualsiasi nozione etica oggettiva di giusto e sbagliato e sostiene con veemenza una particolare linea di condotta perché dopo di essa non saprà più distinguere tra i due. Le sue convinzioni sono distruttive prima per gli altri e poi per se stesso: come Dorian Gray, incarna la tragedia dell'estetismo commettendo di fatto suicidio. Infine (e, per il nostro scopo, cosa più importante), lui - o comunque la reazione di Chesterton nei suoi confronti - stabilisce chiaramente il legame tra il movimento decadente e la risposta intellettuale di Chesterton ad esso, ovvero l'identificazione della lotta contro l'eresia come il campo di battaglia su cui combattere il male. (...) I parallelismi con la storia di Dorian Gray sono sorprendentemente evidenti; e qui abbiamo sicuramente tutta la spiegazione che ci serve del disgusto di Chesterton per il fin de siècle wildiano, che giunse a una fine così brusca con la rovina dello stesso Wilde a metà del decennio. Un'altra possibile risonanza - o almeno un parallelo illuminante - con le opinioni dei satanisti sui piaceri estetici della seduzione e della rovina morale si trova in Confessions of a Young Man (1888) di George Moore (ammiratore di Pater e influente membro del corpo docente della Slade e, chissà, forse anche di uno dei suoi studenti, il “satanista”). Scrivendo del dipinto "La Source" di Ingres, il cui “prezzo” fu la seduzione e la morte della modella attraverso l'alcol, egli osserva languidamente che “la consapevolezza che è stato commesso un torto... che una ragazza o mille ragazze sono morte in ospedale per quella cosa virginale, è un piacere in più di cui non potevo fare a meno”. Era a questo passaggio che Chesterton si riferiva nel suo taccuino Slade quando scrisse che “anche il vizio richiede vergini”? Qualunque sia la risposta, non sorprende che in Eretici Chesterton, in modo insolito, scrivesse di George Moore con un disprezzo personale così assoluto. A proposito di “The Diabolist”, Michael Coren pone la domanda: “Quanto è reale questo incontro e quanto è invece una costruzione artificiale?” Chesterton lo ha sicuramente presentato come un incontro reale e intendeva che fosse preso sul serio come tale. “Quello che sto per raccontare”, ha scritto, "è realmente accaduto..." (...). Possiamo sicuramente essere certi che si sia trattato di "un vero incontro". (...)

William Oddie, Chesterton and the Romance of Orthodoxy. The Making of GKC. 1874 - 1908





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Ogni tanto ho introdotto nei miei saggi un elemento di verità. Sono state menzionate cose realmente accadute, come l'incontro con il Presidente Kruger (1) o l'essere buttato fuori da un taxi. Ciò che ora devo riferire è realmente accaduto; eppure non vi era alcun elemento di politica pratica o di pericolo personale. È stata semplicemente una tranquilla conversazione che ho avuto con un altro uomo. Ma quella tranquilla conversazione è stata di gran lunga la cosa più terribile che mi sia mai capitata in vita mia. È successo così tanto tempo fa che non posso essere certo delle parole esatte del dialogo, solo delle principali domande e risposte; ma c'è una frase di cui posso rispondere assolutamente e parola per parola. È stata una frase così terribile che non potrei dimenticarla se lo volessi. È stata l'ultima frase pronunciata, e non è stata rivolta a me.

La cosa mi è successa ai tempi in cui frequentavo una scuola d'arte. Una scuola d'arte è diversa da quasi tutte le altre scuole o collegi sotto questo aspetto: che, essendo di nuova e rozza creazione e di disciplina lassista, presenta un contrasto particolarmente forte tra l'industrioso e l’ozioso. Le persone in una scuola d'arte fanno un'atroce quantità di lavoro o non lavorano affatto. Io appartenevo, insieme ad altre persone affascinanti, a quest'ultima classe; e questo mi ha fatto entrare spesso nella società di uomini che erano molto diversi da me, e che erano oziosi per ragioni molto diverse dalle mie. Ero inoperoso perché ero molto occupato; all'epoca ero impegnato a scoprire, con mio estremo e duraturo stupore, che non ero ateo. Ma ce n'erano anche altri che erano impegnati a scoprire ciò che Carlyle (2) chiamava (penso con inutile delicatezza) il fatto che lo zenzero è piccante in bocca.

Apprezzo quel tempo, in breve, perché mi ha permesso di fare la conoscenza di un buon numero rappresentativo di furfanti. A questo proposito ci sono due cose molto curiose che il critico della vita umana può osservare. Il primo è il fatto che c'è una netta differenza tra uomini e donne; il fatto che le donne preferiscono parlare in due, mentre gli uomini preferiscono parlare in tre. Il secondo è che quando si trovano (come spesso si fa) tre giovani mascalzoni e idioti che girano insieme e si ubriacano insieme ogni giorno, in genere si scopre che uno dei tre mascalzoni e idioti non è (per qualche motivo straordinario) un mascalzone né un idiota. In questi piccoli gruppi dediti ad una dissipazione spasmodica c'è quasi sempre un uomo che sembra aver accondisceso alla sua compagnia; un uomo che, pur potendo parlare di fallace banalità con i suoi compagni, può anche parlare di politica con un socialista, o di filosofia con un cattolico. 

Era proprio un tale uomo che venni a conoscere bene. Era strano, forse, che apprezzasse la sua società sporca e ubriaca; era ancora più strano, forse, che gli piacesse la mia società. Per ore del giorno parlava con me di Milton (3) o dell'architettura gotica; per ore della notte andava dove non ebbi mai voglia di seguirlo, anche solo per speculazione. Era un uomo dal viso lungo e ironico, con i capelli raccolti e rossi; era un gentiluomo per classe, e poteva camminare come uno solo, ma preferiva, per qualche motivo, camminare come uno sposo che portava due secchielli. Sembrava una sorta di super-fantino; come se qualche arcangelo fosse finito sul prato. E non dimenticherò mai la mezz'ora in cui lui ed io abbiamo discusso di cose reali per la prima ed ultima volta.

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Lungo la facciata del grande edificio di cui la nostra scuola faceva parte correva un’enorme rampa di gradini di pietra, più alta, credo, di quella che conduce alla Cattedrale di Saint Paul (4). In una nera serata d'inverno lui ed io eravamo in giro su queste fredde altezze, che sembravano tetre come una piramide sotto le stelle. L'unica cosa visibile sotto di noi nel buio era un fuoco che bruciava e soffiava; perché qualche giardiniere (suppongo) stava bruciando qualcosa nel terreno, e di tanto in tanto le scintille rosse ci passavano davanti come uno sciame di insetti scarlatti nel buio. Anche sopra di noi regnava la tenebra; ma se si fissava abbastanza a lungo quella oscurità superiore, si vedevano strisce verticali di grigio nel nero e poi si diventava consapevoli della facciata colossale dell'edificio dorico, fantasmagorica, ma che riempiva il cielo, come se il cielo fosse ancora pieno del gigantesco fantasma del paganesimo.

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L'uomo mi chiese bruscamente perché stessi diventando ortodosso. Fino a quel momento non mi ero reso conto di esserlo, ma non appena lo disse capii che era letteralmente vero. Il processo era stato così lungo e denso che gli risposi immediatamente attingendo alle mie riserve di spiegazioni.

«Sto diventando ortodosso», dissi, «perché sono giunto, a torto o a ragione, dopo aver stirato il mio cervello fino a farlo esplodere, alla vecchia convinzione che l'eresia è persino peggiore del peccato. Un errore è più minaccioso di un crimine, perché un errore genera crimini. Un imperialista è peggiore di un pirata. Perché un imperialista gestisce una scuola per pirati; insegna la pirateria disinteressatamente e senza un salario adeguato. Un amante libero è peggio di un libertino. Perché un libertino è serio e spericolato anche nel suo amore più breve, mentre un fautore dell'Amore Libero è cauto e irresponsabile anche nella sua devozione più lunga. Odio il dubbio moderno perché è pericoloso».

«Intendi pericoloso per la moralità», disse con voce meravigliosamente gentile. «Immagino che tu abbia ragione. Ma perché ti interessa la moralità?».

Gli lanciai una rapida occhiata al volto. Aveva proteso il collo, come era sua abitudine, e così il suo viso si trovò improvvisamente illuminato dalla luce del falò sottostante, come un volto sotto i riflettori. Il mento lungo e gli zigomi alti erano illuminati in modo infernale dal basso, tanto che sembrava un demone che fissava la fossa ardente. Ebbi una sensazione insensata di essere tentato in un territorio selvaggio; e proprio mentre mi fermavo, una raffica di scintille rosse mi sfiorò.

«Non sono splendide quelle scintille?», dissi.

«Sì», rispose lui.

«Questo è tutto ciò che ti chiedo di ammettere», dissi. «Dammi quei pochi puntini rossi e io ne dedurrò la morale cristiana. Una volta pensavo come te, che il piacere che si prova davanti a una scintilla volante fosse qualcosa che poteva andare e venire con quella scintilla. Una volta pensavo che il piacere fosse libero come il fuoco. Una volta pensavo che quella stella rossa che vediamo fosse sola nello spazio. Ma ora so che la stella rossa è solo l'apice di una piramide invisibile di virtù. Quel fuoco rosso è solo il fiore su uno stelo di abitudini viventi, che non puoi vedere. Solo perché tua madre ti ha insegnato a dire “grazie” per un panino, ora sei in grado di ringraziare la Natura o il caos per quelle stelle rosse di un istante o per le stelle bianche di tutti i tempi. Solo perché eri umile davanti ai fuochi d'artificio del cinque novembre (5), ora ti godi qualsiasi fuoco d'artificio che ti capita di vedere. Ti piacciono solo perché sono rosse, perché ti è stato raccontato del sangue dei martiri; ti piacciono solo perché sono luminose, perché la luminosità è gloria. Quella fiamma è sbocciata dalle virtù e svanirà con le virtù. Seduci una donna e quella scintilla sarà meno luminosa. Spargi sangue e quella scintilla sarà meno rossa. Sii davvero cattivo e saranno per te come le macchie sulla carta da parati».

Possedeva una terribile lucidità intellettuale che mi faceva disperare della sua anima. Un ateo comune e innocuo avrebbe negato che la religione producesse umiltà o che l'umiltà fosse una semplice gioia: ma lui ammetteva entrambe le cose. Diceva solo: «Ma non troverò forse nel male una vita propria? Ammesso che per ogni donna che rovino una di quelle scintille rosse si spegnerà: il piacere crescente della rovina non...». 

«Vedi quel fuoco?» gli chiesi. «Se avessimo una vera democrazia combattiva, qualcuno ti brucerebbe lì dentro, come l'adoratore del diavolo che sei».

«Forse», rispose con il suo solito tono stanco e gentile. «Solo che quello che tu chiami male, io lo chiamo bene».

Scese da solo la grande scalinata e io sentii che volevo che fosse spazzata e pulita. Lo seguii più tardi e, mentre andavo a cercare il mio cappello nel corridoio basso e buio dove era appeso, sentii improvvisamente di nuovo la sua voce, ma le parole erano incomprensibili. Mi fermai, sorpreso: poi sentii la voce di uno dei suoi compagni più vili che diceva: «Nessuno può saperlo». E poi sentii quelle due o tre parole che ricordo in ogni sillaba e che non posso dimenticare. Sentii il Satanista dire: «Ti dico che ho fatto tutto il resto. Se faccio questo, non saprò più distinguere il bene dal male». Mi precipitai fuori senza osare fermarmi; e mentre passavo davanti al fuoco non sapevo se fosse l'inferno o l'amore furioso di Dio.

Da allora ho saputo che è morto: si può dire, credo, che si sia suicidato, anche se lo ha fatto con strumenti di piacere, non con strumenti di dolore. Dio lo aiuti, conosco la strada che ha percorso, ma non ho mai saputo, né ho mai osato pensare, quale fosse il luogo in cui si è fermato e si è trattenuto.

Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 9 novembre 1907; 
successivamente raccolto in Tremendous Trifles.


(1) Stephanus Johannes Paul Kruger (1825 – 1904), noto anche come Oom Paul (“Zio Paul”) fu leader di spicco della resistenza boera contro il governo britannico del Sudafrica, e divenne presidente della Repubblica del Transvaal.

(2)  Thomas Carlyle (1795 - 1881), saggista, storico e filosofo scozzese, tra i maggiori dell’età vittoriana.

(3) John Milton (1608 - 1674), scrittore e poeta inglese, tra i più influenti dell'età post shakespeariana; fu l'autore del Paradiso Perduto.

(4) una delle due cattedrali anglicane di Londra, che sorge nella City, opera dell'architetto Christopher Wren. L'altra si trova a Southwork.

(5) il riferimento è alla Guy Fawkes Night, in cui in Inghilterra si commemora il 5 novembre 1605 quando Guy Fawkes, cattolico, tentò in una congiura di uccidere re Giacomo I con un attentato dinamitardo (the Gunpowder Plot). La congiura non ebbe esito positivo e allora da quel giorno si celebra questa ricorrenza.

Traduzioni  e note di Marco Sermarini - tutti i diritti sono riservati ©.


domenica 24 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Umiltà al posto giusto.



L’umiltà era intesa in senso largo, come un limite posto alla superbia e al desiderio insaziabile dell’uomo; il quale è continuamente disposto a non contentarsi dei benefici conseguiti inventando sempre nuovi bisogni…. Nella incessante ricerca del piacere egli perde quello che è il primo dei piaceri: il piacere della sorpresa. Onde è chiaro che l’uomo il quale voglia fare grande il suo mondo, deve far piccolo sé stesso. Anche le superbe visioni, le alte città, i pinnacoli audaci sono creazioni dell’umiltà … perché le torri non sono alte se non ci voltiamo in su per guardarle. 

Ma quella di cui ora ci lamentiamo è una umiltà fuori posto. La modestia si è spostata dall’organo dell’ambizione a quello della convinzione, col quale essa non ha mai avuto niente da fare. Un uomo ha diritto di dubitare di sé stesso, ma non della verità; questa proposizione è stata esattamente rovesciata. 

Oggi giorno ognuno crede esattamente in quella parte dell’uomo in cui non dovrebbe credere: sé stesso, e dubita esattamente in quella parte in cui non dovrebbe dubitare: la ragione divina …

L’umiltà di una volta era uno sprone che impediva all’uomo di fermarsi: quella di oggi è un chiodo in una scarpa che impedisce all’uomo di andare avanti. 

L’umiltà di una volta induceva l’uomo a dubitare dei suoi sforzi e lo spingeva ad un lavoro più intenso; l’umiltà moderna fa che l’uomo dubiti dei suoi fini e che non lavori più…

Siamo sulla strada di tirar su una generazione di uomini di tale umiltà mentale che non oseranno credere alla tavola pitagorica.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.




sabato 23 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Sono sempre i sicuri ad essere umili.

La nuova filosofia dell'autostima e dell'affermazione di sé dichiara che l'umiltà è un vizio. Se così fosse, è abbastanza chiaro che si tratta di uno di quei vizi che sono parte integrante del peccato originale. Segue con la precisione di un orologio tutte le grandi gioie della vita. Nessuno, ad esempio, è mai stato innamorato senza indulgere in una vera e propria ubriacatura di umiltà. Tutte le persone spontanee e naturali, come gli scolari, godono dell'umiltà nel momento in cui raggiungono l'adorazione degli eroi. L'umiltà, ancora una volta, è considerata sia dai suoi sostenitori che dai suoi oppositori come una componente peculiare del cristianesimo. La vera e ovvia ragione di ciò viene spesso trascurata. I pagani insistevano sull'autoaffermazione perché era essenza del loro credo che gli dei, sebbene forti e giusti, fossero mistici, capricciosi e persino indifferenti. Ma l'essenza del cristianesimo era, in senso letterale, il Nuovo Testamento: un patto con Dio che apriva agli uomini una chiara liberazione. Si consideravano al sicuro; rivendicavano palazzi di perla e argento sotto il giuramento e il sigillo dell'Onnipotente; si credevano ricchi di una benedizione irrevocabile che li poneva al di sopra delle stelle; e immediatamente scoprirono l'umiltà. Era solo un altro esempio dello stesso immutabile paradosso. Sono sempre i sicuri ad essere umili.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato.



venerdì 22 agosto 2025

G. K. Chesterton, personaggio illustre inglese, “bloccato” a Chattanooga, condivide gli ideali dei “Giovani Confederati” | Dal Chattanooga News del 4 febbraio 1931. Traduzione e note di Marco Sermarini ©.



Questo articolo è tratto dal quotidiano americano The Chattanooga News, di mercoledì 4 febbraio 1931, edizione della sera (sì, sera, perché una volta alcuni quotidiani uscivano la sera ed altri avevano anche edizioni della sera oltre quella del mattino -- oggi stanno tutti per chiudere, più o meno...). 

Me lo ha passato un caro amico, che ringrazio.

Riguarda il nostro eroe che si era recato in uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti, ove fece tappa anche a Chattanooga, Tennessee, dove incontrò il sagace giornalista che ci ha lasciato un interessantissimo resoconto delle idee che Chesterton ammanniva a piene mani. Un Chesterton ruralista, perché distributista, che trovò compagni di strada anche nel Midwest osando parlare di cose quasi proibite (giovani confederati, sudisti, agraristi, antiindustriali...). Un Chesterton che ci piace sempre di più proprio perché sempre rivoluzionario e sempre diretto verso la Verità.

Ritengo che non sussista più alcun problema di diritti d'autore (ho fatto delle ricerche in proposito), ma se si facesse vivo qualcuno che vanti diritti sull'articolo, rimuoverò lo stesso senza discussioni. La traduzione è mia, come pure le note ©.

Marco Sermarini

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Gilbert K. Chesterton, il grande letterato inglese, è affascinante nella vita reale quanto nei suoi scritti. Si rimane semplicemente conquistati dalla sua meravigliosa personalità.

È una persona fisicamente imponente, sembra alto più di un metro e ottanta e probabilmente supera i 90 chili. Non c'è nulla nel suo aspetto che indichi piccolezza.

Ciò che colpisce più di ogni altra cosa è il suo perfetto stile da gentiluomo inglese, fin dalla prima stretta di mano. Le sue allegre risate di tanto in tanto, insieme alle sue brillanti battute, fanno sembrare tutto il resto insignificante.

Ciò che colpisce più di ogni altra cosa è il suo perfetto stile da gentiluomo inglese, fin dalla prima stretta di mano. Le sue allegre risate di tanto in tanto, insieme alle sue brillanti battute, fanno sembrare tutto il resto insignificante.

Dice con una risatina che ritiene il proibizionismo immorale e non cristiano, e poi sostiene che questo è vero perché Maometto era un proibizionista e Gesù no, e che le persone dovrebbero poter decidere da sole la propria dieta e prendersi cura della propria salute.

Il signor Chesterton concorda con gli autori di “I Take My Stand”(1), che aveva appena finito di leggere quando è stato chiamato per un'intervista mercoledì mattina. Sta anche leggendo “John Brown's Body”. Concorda in linea di massima con i giovani sudisti e ritiene che il ritorno alle fattorie sia la grande soluzione alla situazione industriale che il mondo si trova ad affrontare oggi.

Questo tipico gentiluomo inglese sembrava un personaggio di un romanzo inglese d'altri tempi quando mercoledì mattina è uscito dall'ascensore del Read House nell'atmosfera moderna della hall. Aveva i capelli lunghi pettinati all'indietro e brizzolati, così come i baffi folti e le sopracciglia pesanti.

Indossa un cappello “Whoopee”.

Con un bastone in una mano e nell'altra il suo tipico cappello inglese di feltro nero, risvoltato su entrambi i lati, simile ai moderni cappelli “whoopee” indossati dai ragazzi dei college americani (2), indossa sulle spalle un lungo mantello inglese da cui pende uno più corto, forse dello stesso tipo indossato da Sir Walter Raleigh quando incontrò la regina Elisabetta nel XVI secolo. Indossava un abito da cerimonia e sul naso aveva un paio di occhiali quasi in miniatura, con montatura dorata, che in qualche modo sminuivano i suoi gentili occhi grigi, ma aggiungevano un tocco di originalità al suo aspetto.

Seduto su una delle poltrone imbottite della hall, ha preso una sigaretta dal pacchetto e prima ancora di portarla alle labbra, un facchino gli si è avvicinato con un fiammifero acceso. Sembrava che una bella pipa antica in schiuma di mare, diventata marrone con il tempo, si sarebbe adattata meglio all'immagine.

“Le dispiace se fumo, o vuole una sigaretta?”, chiese il gentiluomo cortese, e chi avrebbe potuto rifiutare una sigaretta dal pacchetto di G. K. Chesterton?

«È molto divertente essere bloccati nella vostra interessante e storica città, molto meglio che essere bloccati in un posto come, diciamo, Pittsburgh», commentò, concludendo la frase con una risata cordiale. «Ho appena letto “I Take My Stand” di quegli interessanti giovani scrittori del sud, e sono d'accordo con il contenuto generale», aggiunse.

Sostiene il ruralismo.

Sostiene l'uso dell'aratro piuttosto che della macchina a vapore, che secondo lui «è già fuori uso». «È l'industrialismo ad essere antiquato e fuori uso più del ruralismo».

Nel Midwest, Chesterton ha affermato di aver trovato ogni sorta di “uomini d'affari comuni che parlavano apertamente” proprio di questa idea. “Questi uomini”, ha aggiunto con la sua caratteristica risatina, "non appartenevano alla vecchia stirpe del Sud né erano membri del Ku Klux Klan. Ci sono uomini d'affari a Chicago e New York che dicono più o meno la stessa cosa. Insisterò nella mia posizione a favore della vita semplice. Se lo dicono i produttori, è naturale che lo dicano anche i tradizionalisti agricoli".

Ha poi iniziato a parlare di “John Brown's Body” di Benet (3), descrivendolo come un'opera epica irregolare, che tratta della guerra tra il nord e il sud, che assume un normale punto di vista nordista, ma allo stesso tempo un atteggiamento rispettoso nei confronti di Jefferson Davis (4). Ha fatto riferimento al finale allegorico che descrive il corpo di John Brown che vive nelle macchine e nei grattacieli del nord. “Ma anche il poeta non pensa che il corpo di John Brown stia bene tra le ruote e i grattacieli ed era in qualche modo filo-nordista”, ha continuato Chesterton. "Non dice se sia un bene o un male, ma si limita a descrivere la situazione così com'è".

Il corpo di John Brown.

“È l'anima di John Brown che giace in decomposizione nella tomba, e non il suo corpo che continua a marciare sempre più nei centri settentrionali, bloccando le strade di New York e Chicago con le automobili”.

“Questa situazione industriale non è facile da risolvere”, ha osservato Chesterton. "L'Inghilterra ha permesso a se stessa di diventare praticamente interamente industriale. Abbiamo permesso che la nostra agricoltura andasse in rovina". Ha detto che l'Inghilterra è un buon esempio di quanto sia poco saggio allontanarsi dalle cose fondamentali e naturali della vita.

"Abbiamo detto che saremmo diventati l'officina del mondo e che non ci saremmo preoccupati del cibo. Pensavamo di poter ottenere cibo ovunque con la più grande marina militare del mondo e così abbiamo continuato a costruire macchine e ad affidarci alle macchine.

“Improvvisamente, un bel giorno, fu inventata una nuova macchina chiamata aeroplano, che cambiò radicalmente l'importanza delle marine nel mondo”, ha continuato.

L'Inghilterra ha rifiutato di ascoltare il consiglio dei saggi leader che la esortavano a rimanere fedele ai vecchi villaggi inglesi e alla vita di campagna, le cose più inglesi di tutte, e si è allontanata ancora di più dall'America, ha sostenuto Chesterton.

Dice che è un sussidio esterno.

La situazione industriale ha portato il mondo a un punto morto e non resta che aspettare e vedere quale sarà l'esito, ritiene Chesterton. Egli pensa inoltre che ci sarà sempre una forma o l'altra di sussidio di disoccupazione nei paesi in cui regnano la disperazione e l'angoscia, altrimenti moltissime persone giacerebbero morte per strada. L'America ha tutti i tipi di agenzie caritative organizzate che distribuiscono aiuti e sta improvvisando ogni tipo di mezzo per evitare il risultato finale, secondo l'opinione del signor Chesterton.

La gente era felice ai tempi dell'Impero Romano, ha commentato, quando l'imperatore distribuiva grano ogni giorno. “Le masse erano felici se avevano pane e giochi circensi. Oggi le cose non sono molto diverse”.

L'intera conversazione ruotava attorno all'idea che le masse tornassero in campagna, dando più importanza all'agricoltura e meno all'industria. Questa potrebbe essere la soluzione alle condizioni attuali, secondo lui.

Il signor Chesterton si trova in questo Paese per studiare il popolo americano e le condizioni di vita per i principali quotidiani e riviste inglesi. Sua moglie si è ammalata sul treno mentre attraversava Chattanooga alcuni giorni fa e da allora lui è rimasto qui. Ha elogiato molto l'ospedale di Erlanger, dove è ricoverata la signora Chesterton, dichiarando che il servizio è stato eccellente e il personale meravigliosamente gentile con la signora Chesterton.

Ad accompagnarli c'è l'affascinante segretaria del signor Chesterton, la signorina Collins, che si occupa di tutti i suoi appuntamenti e di altre questioni di lavoro.

Il signor Chesterton ha salutato con un inchino al termine dell'intervista, dicendo che stava andando in ospedale a trovare la signora Chesterton e aggiungendo che le sue condizioni erano molto migliorate.

L'articolo è rinvenibile qui:

https://www.jimhenry.conlang.org/etext/gkcchatt.htm


(1) Il titolo del volume in realtà era "I'll Take My Stand", una collezione di saggi del 1930, ancora oggi reperibile in commercio, scritti e collazionati dai cosiddetti Southern Agrarians (noti anche come Vanderbilt Agrarians o Nashville Agrarians, perché comunque gravitanti attorno alla Vanderbilt University di Nashville), dodici scrittori e poeti americani tutti originari degli Stati del sud, che si unirono per pubblicare questo manifesto del ruralismo (Donald Davidson, John Gould Fletcher, Henry Blue Kline Lyle H. Lanier Andrew Nelson Lytle, Herman Clarence Nixon Frank Lawrence Owsley, John Crowe Ransom, Allen Tate, John Donald Wade, Robert Penn Warren, Stark Young).

(2) Si trattava di un cappello dalla strana foggia, ricavato da uno di forma più seria ritagliando i bordi ed applicandovi delle spille; era molto in voga negli anni Venti e Trenta tra i giovani iscritti ai college americani. Probabilmente Chesterton non indossava il cappello ritratto nella foto sotto, bensì un Fedora (era abituato ad indossare questo tipo di cappelli) di dimensioni particolarmente contenute.

(3) Il riferimento è alla poesia trasposta anche musicalmente, scritta da Stephen Vincent Benét, che parla dell'attivista abolizionista della schiavitù John Brown. La canzone è famosa e ne esistono anche versioni tradotte in lingua italiana, una delle quali fu cantata da Milva.

(4) Jefferson Davis (1808 - 1889) - Primo ed unico presidente sudista, cioè degli Stati Confederati d'America.



il famoso Whoopee Cap


giovedì 21 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Ascetismo di diversa risma.



Ci sono due tipi di asceti nel mondo... Il primo asceta rinuncia alle cose perché potrebbe goderne; è il monaco cattolico. Il secondo asceta rinuncia alle cose perché non potrebbe goderne; è il puritano. Il primo segue la tradizione dei sacrifici pagani; sacrifica la bestia migliore ai suoi dei. Il secondo sacrifica solo scarafaggi neri sull'altare. In breve, il primo offre di rinunciare ai suoi beni, il secondo offre di rinunciare ai suoi mali, al cielo. Ecco perché l'ascetismo protestante (come nel caso dell'astinenza totale) è una cosa molto più militante e rigida; non è lasciato come il voto selvaggio di un uomo, è trasformato in etica ordinaria... L'asceta protestante... è troppo buono per bere vino. Ma qualsiasi stupido monaco che fosse un uomo umile saprebbe che la domanda era: se egli era buono abbastanza da berlo.

Gilbert Keith Chesterton, Independent Review, gennaio 1906.



mercoledì 20 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Un pezzetto tratto dalla Blatchford Controversy.


Alcuni deterministi pensano che il cristianesimo abbia inventato un dogma come il libero arbitrio per divertimento, una semplice contraddizione. Questo è assurdo. La contraddizione esiste qualunque cosa tu sia. I deterministi mi dicono, con un certo grado di verità, che il determinismo non fa alcuna differenza nella vita quotidiana. Ciò significa che, sebbene il determinista sappia che gli uomini non hanno libero arbitrio, continua a trattarli come se lo avessero.

La differenza è quindi molto semplice. Il cristiano inserisce la contraddizione nella sua filosofia. Il determinista la inserisce nelle sue abitudini quotidiane. Il cristiano afferma come un mistero dichiarato ciò che il determinista definisce un nonsenso. Il determinista ha lo stesso nonsenso a colazione, pranzo, merenda e cena ogni giorno della sua vita.

Il cristiano, ripeto, inserisce il mistero nella sua filosofia. Quel mistero, con la sua oscurità, illumina tutte le cose. Una volta concesso questo, la vita è vita, il pane è pane e il formaggio è formaggio: egli può ridere e combattere. Il determinista rende logica e lucida la questione della volontà: e alla luce di quella lucidità tutte le cose sono oscurate, le parole non hanno significato, le azioni non hanno scopo. Ha reso la sua filosofia un sillogismo e se stesso un pazzo balbettante.

Non è una questione tra misticismo e razionalità. È una questione tra misticismo e follia. Perché il misticismo, e solo il misticismo, ha mantenuto gli uomini sani di mente dall'inizio del mondo. Tutte le strade diritte della logica conducono a qualche manicomio, all'anarchismo o all'obbedienza passiva, al trattare l'universo come un meccanismo di materia o come un'illusione della mente. Solo il mistico, l'uomo che accetta le contraddizioni, può ridere e camminare con disinvoltura nel mondo.

Gilbert Keith Chesterton, Blatchford Controversies (1).


Nell'immagine qui sopra Robert Blatchford (1851 -1943), con cui Chesterton, dopo un'iniziale interessamento e attrazione, polemizzò lungamente nel corso degli anni 1903 - 1904 in una lunga tenzone giornalistica svoltasi attraverso varie testate.

In questo collegamento di undici anni fa dicevamo che prima o poi avremmo tradotto qualcosa di questa polemica (che, come ho detto, non è racchiusa in un libro ma in una serie di articoli), ed ecco che abbiamo tradotto almeno il contesto dell'aforisma che nel 2014 riportammo in inglese.

Come vedete, lo scritto è caratterizzato dallo stile che segnerà opere come Eretici ed Ortodossia, ed è considerata la prima occasione in cui Chesterton difese pubblicamente la religione cristiana, la sua ragionevolezza, la sua bontà per gli uomini.

In quest'altro post, invece, traducemmo un altro brano riprodotto nella biografia di Michael Ffinch. Il tema è sempre lui: misticismo sano contro razionalismo già bacato in partenza.

C'è poi forse il primo che pubblicammo, molto, molto bello e noi ancora giovani. Se scavate e inserite Blatchford nel motore di ricerca anche con tutti i suoi cospicui baffoni, uscirà dell'altro.

Se da una parte siamo contenti che negli anni vi abbiamo offerto qualche brano di questa bellissima serie, dall'altra c'è sempre il cruccio di non aver ancora partorito tutto intero "il bambino". Ma non molliamo. Forse a qualcuno verrà voglia.

Marco Sermarini

martedì 19 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Il peggior errore di stampa.

Ogni correttore di bozze sa che il peggior errore di stampa non è quello che non ha senso, ma quello che ha senso; non quello che è palesemente sbagliato, ma quello che è terribilmente corretto.

Gilbert Keith Chesterton, Quello che ho visto in America.



lunedì 18 agosto 2025

Un aforisma al giorno - "... chiunque scelga di profetizzare..."



Alla democrazia viene rimproverato di affermare che la maggioranza ha sempre ragione. Ma il progresso sostiene che la minoranza ha sempre ragione. I progressisti sono profeti; e fortunatamente non tutte le persone sono profeti. Così, nell'atmosfera di questo settarismo che sta lentamente morendo, chiunque scelga di profetizzare e proibire può tiranneggiare il popolo. Se sceglie di dire che bere è sempre sbagliato, o che baciare è sempre sbagliato, o che indossare bottoni è sempre sbagliato, la gente ha paura di contraddirlo per timore di contraddire il proprio pronipote. Perché la loro superstizione è un'inversione del culto degli antenati della Cina; e invece di appellarsi invano a qualcosa che è morto, si appellano a qualcosa che potrebbe non nascere mai.

Gilbert Keith Chesterton, Quello che ho visto in America.



domenica 17 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Si capisce un popolo quando c'è qualcosa che non capiamo...


Non abbiamo mai iniziato a comprendere un popolo finché non abbiamo trovato qualcosa che non capiamo. Finché troviamo facile interpretare il carattere di qualcuno, stiamo leggendo in esso il nostro stesso carattere. Se quando vediamo un evento siamo in grado di fornirne immediatamente una spiegazione, possiamo essere abbastanza certi di aver preparato noi stessi la spiegazione prima di vedere l'evento. Ne consegue che l'immagine migliore di un popolo straniero si trova probabilmente in un puzzle. Se riusciamo a trovare un evento il cui significato ci è davvero oscuro, probabilmente questo getterà un po' di luce sulla verità.

Gilbert Keith Chesterton, Quello che ho visto in America.



sabato 16 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Influenze...



Gli uomini non sono influenzati solo da ciò che sono, ma ancora di più, quando sono sciocchi, da ciò che pensano di essere; e quando sono saggi, da ciò che desiderano essere.

Gilbert Keith Chesterton, Quello che ho visto in America.



venerdì 15 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Cerchiamo il Regno altrove.


Il diavolo può citare le Scritture per i suoi scopi; e il testo delle Scritture che ora cita più comunemente è: «Il regno dei cieli è dentro di voi». Quel testo è stato il sostegno e il supporto di più farisei, ipocriti e prepotenti spirituali che tutti i dogmi del creato; è servito a identificare l'autocompiacimento con la pace che supera ogni comprensione.

E il testo da citare in risposta è quello che dichiara che nessun uomo può ricevere il regno se non come un bambino piccolo. Ciò che dobbiamo avere dentro di noi è lo spirito infantile; ma lo spirito infantile non si preoccupa solo di ciò che è dentro. Il primo segno di possederlo è l'interesse per ciò che è fuori. La cosa più infantile di un bambino è la sua curiosità, il suo appetito e il suo potere di meravigliarsi del mondo. Potremmo quasi dire che l'intero vantaggio di avere il regno dentro di noi è che lo cerchiamo altrove.

Gilbert Keith Chesterton, Quello che ho visto in America.



giovedì 14 agosto 2025

Un aforisma al giorno - "L'ampiezza di vedute"...



Nove volte su dieci, l'ampiezza di vedute di un uomo è necessariamente la cosa più limitata che ha. Questo non è particolarmente paradossale; se ci pensiamo bene, è piuttosto inevitabile. La sua visione del proprio villaggio può essere davvero ricca di varietà; e anche la sua visione della propria nazione può avere una vaga somiglianza con la realtà. Ma la sua visione del mondo è probabilmente più piccola del mondo stesso. La sua visione dell'universo è certamente molto più piccola dell'universo. Quindi non è mai così inadeguato come quando è universale; non è mai così limitato come quando generalizza.

Gilbert Keith Chesterton, Quello che ho visto in America.



mercoledì 13 agosto 2025

Un aforisma al giorno - La moralità moderna ha solo il male da indicare.



Molto è stato detto, e detto con verità, sulla morbosità monastica, sull'isteria che spesso ha accompagnato le visioni di eremiti o monache. Ma non dimentichiamo mai che questa religione visionaria è, in un certo senso, necessariamente più sana della nostra morale moderna e ragionevole. È più sana per questo motivo: può contemplare l'idea del successo o del trionfo nella lotta senza speranza verso l'ideale etico, in quella che Stevenson chiamava, con la sua consueta sorprendente felicità, «la battaglia persa della virtù». La moralità moderna, d'altra parte, può solo indicare con assoluta convinzione gli orrori che seguono le violazioni della legge; la sua unica certezza è la certezza del male. Può solo indicare l'imperfezione. Non ha alcuna perfezione da indicare...

Questa omissione, buona o cattiva che sia, ci lascia faccia a faccia con il problema di una coscienza umana piena di immagini molto definite del male e priva di immagini definite del bene. Per noi la luce deve essere d'ora in poi la cosa oscura, la cosa di cui non possiamo parlare. Per noi, come per i diavoli di Milton nel Pandemonio, è l'oscurità che è visibile. Secondo la religione, la razza umana è caduta una volta e nella caduta ha acquisito la conoscenza del bene e del male. Ora siamo caduti una seconda volta e ci rimane solo la conoscenza del male.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.




martedì 12 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Perché è l'uomo umile che fa le cose grandi?



È l'uomo umile che fa le cose grandi. È l'uomo umile che compie le azioni audaci. È l'uomo umile che ha il privilegio di vedere cose sensazionali, e questo per tre ovvie ragioni: primo, perché sforza gli occhi più degli altri per vederle; secondo, perché ne è più sopraffatto ed esaltato quando si presentano; terzo, perché le registra in modo più preciso e sincero e con meno contaminazioni dal suo io quotidiano più banale e presuntuoso.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.



lunedì 11 agosto 2025

Un aforisma al giorno - Una fila di salsicce a Natale...



Se qualcuno vuole aggrapparsi all'estremità di una concatenazione che risale davvero ai misteri pagani, farebbe meglio ad aggrapparsi a una ghirlanda di fiori a Pasqua o a una fila di salsicce a Natale. Tutto il resto nel mondo moderno è di origine cristiana, anche tutto ciò che sembra più anticristiano. La Rivoluzione francese è di origine cristiana. Il giornale è di origine cristiana. Gli anarchici sono di origine cristiana. La scienza fisica è di origine cristiana. L'attacco al cristianesimo è di origine cristiana. C'è una cosa, e una sola, che esiste al giorno d'oggi e che in qualche modo può essere definita con precisione di origine pagana, ed è il cristianesimo.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.