Molto è stato detto, e detto con verità, sulla morbosità monastica, sull'isteria che spesso ha accompagnato le visioni di eremiti o monache. Ma non dimentichiamo mai che questa religione visionaria è, in un certo senso, necessariamente più sana della nostra morale moderna e ragionevole. È più sana per questo motivo: può contemplare l'idea del successo o del trionfo nella lotta senza speranza verso l'ideale etico, in quella che Stevenson chiamava, con la sua consueta sorprendente felicità, «la battaglia persa della virtù». La moralità moderna, d'altra parte, può solo indicare con assoluta convinzione gli orrori che seguono le violazioni della legge; la sua unica certezza è la certezza del male. Può solo indicare l'imperfezione. Non ha alcuna perfezione da indicare...
Questa omissione, buona o cattiva che sia, ci lascia faccia a faccia con il problema di una coscienza umana piena di immagini molto definite del male e priva di immagini definite del bene. Per noi la luce deve essere d'ora in poi la cosa oscura, la cosa di cui non possiamo parlare. Per noi, come per i diavoli di Milton nel Pandemonio, è l'oscurità che è visibile. Secondo la religione, la razza umana è caduta una volta e nella caduta ha acquisito la conoscenza del bene e del male. Ora siamo caduti una seconda volta e ci rimane solo la conoscenza del male.
Gilbert Keith Chesterton, Eretici.

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