giovedì 29 febbraio 2024

Tornano i Pomeriggi Musicali della Contea! Domenica 10 Marzo 2024!

Ricordo, molto personale, di Sergej S. Averincev - di Andrea Monda (2004).

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un post in ricordo di Sergej Averincev, e andando a pescare nel nostro blog ci siamo accorti che si era perso il collegamento ad un bell'articolo di Andrea Monda (era in una pagina del sito della Rai), oggi direttore dell'Osservatore Romano, che aveva avuto contatti con il professor Averincev.

Lo abbiamo chiesto al caro Andrea ed eccolo qui. Man mano, con pazienza, lo ricollocheremo anche nei luoghi ove era presente. Intanto lo ringraziamo per la cortesia e per le belle cose che scrisse venti anni fa.

La redazione


Ho conosciuto Sergej Sergeevic Averincev il 1 febbraio del 2000 in occasione della prima edizione del convegno annuale “Cattolicesimo e Letteratura nel ‘900” da me ideato e organizzato. Diventammo amici e lui venne, la sera stessa, a cena a casa mia. Esattamente un anno dopo ebbi la fortuna di incontrarlo di nuovo a Torino e lo intervistai per Il Mattino: si trovava nel capoluogo piemontese per ricevere il “Premio senatore Giovanni Agnelli per il dialogo fra gli universi culturali”. Scrissi all’epoca che “se segno distintivo dei grandi uomini stranieri è l’amore per il nostro paese, allora anche il professore Averincev è una conferma vivente a questa regola: avendo appreso per quale giornale scrivo mi parla di Partenope e del Sud Italia mentre il suo volto sottile e giovanile si illumina di felicità come quello di un bambino”.

Confesso che mi ero dimenticato di averlo intervistato, di lui ricordavo il nostro incontro, l’affabilità, l’amicizia e l’aspetto “lavorativo” l’avevo proprio rimosso. Mi piace infatti ricordarlo solo per quella nota personale, direi “fisica” di quel suo volto “sottile e giovanile” che, spesso, “si illuminava di felicità come quello di un bambino”.

Sergej Averincev è morto il 23 febbraio scorso. I giornali non hanno dato molto “spazio” alla notizia, del resto non esiste mai spazio sufficiente per raccogliere la notizia di una morte.

Sarebbe quindi ora giusto ricordare chi era Sergej Sergeevic Averincev, questo genio multiforme, poeta, filologo, filosofo, storico, critico letterario che era nato a Mosca 66 anni fa. 

Della sua vasta bibliografia il pubblico italiano ha conosciuto solo poche opere: Dieci poeti. Ritratti e destini (con uno splendido saggio su Chesterton), Cose attuali e cose eterne. La Russia d’oggi e la cultura europea (entrambi pubblicati da La Casa di Matriona), Adamo e il suo costato (Lipa), e, soprattutto i suoi due capolavori: L’anima e lo specchio (Il Mulino) e Atene e Gerusalemme (Donzelli). Questi pochi titoli, se non danno ragione al genio moscovita, rivelano però come tutta l’opera di Averincev sia stata sempre rivolta alla problematica del dialogo tra Oriente e Occidente. 

In Atene e Gerusalemme, solo 63, formidabili, pagine, il filosofo osservava le distanze e le possibili vicinanze tra le due civiltà che hanno dato vita alla cultura occidentale. Come non troveremo mai, sottolineava Averincev, un’opera ebraica intitolata, per esempio, “Sulla poetica”, oppure “Su Omero”, così non è paragonabile la speculazione dei filosofi greci, con quella che troviamo, per esempio, nelle pagine di Giobbe. E la differenza non è qualitativa ma è proprio nel fatto che queste due realtà non possono essere tra loro confrontate. Se i Greci ebbero la piena consapevolezza di “fare filosofia”, di “fare letteratura”, la saggezza degli Ebrei, di cui è ricolma la Bibbia (e non solo il capolavoro di Giobbe), è appunto saggezza, filosofeggiare, mai “filosofia”. Forse è per questo alto grado di autocoscienza che è nato il mito (da sfatare) dell’Ellade come “Inizio”, prima del quale non sarebbe esistito nulla. Si potrebbe continuare ad elencare qui i meriti speculativi del professore di Mosca che il Cardinale Paul Poupard “ministro della cultura della Santa Sede” amava definire “Soloviev dei nostri tempi”. Ma non posso farlo io. Non solo perché per citare ed analizzare i titoli, le opere, i dati di una vita letteraria così ricca io sarei la persona più incompetente, ma perché vorrei, più semplicemente, parlare dell’uomo, dell’amico.

Quando mi telefonò da Vienna per dirmi che stava per arrivare a Roma, pochi giorni prima del convegno del 1 febbraio 2000, mi disse subito che non sapeva bene l’italiano ma che avremmo potuto tranquillamente parlare in latino…Decidemmo di parlare in inglese. Ogni tanto smetteva l’inglese, lingua che non doveva amare particolarmente, e attaccava col francese.  Mi resi conto ben presto che conosceva praticamente tutte le lingue europee e lui di questo era molto rammaricato, del fatto cioè che della lingua italiana conosceva pochissime cose, solo i saluti e i numeri. Infatti, come per farmi contento, ogni volta che mi telefonava, esordiva dicendo: “Pronto, dott. Monda? Il suo numero è 06-8845621, vero? Salute, sono Averincev”, e poi attaccava con il suo inglese dal forte accento sovietico. La cosa ad un tempo mi commuoveva e mi divertiva molto. 

Al convegno fece un intervento, in francese, sul poeta russo Ivanov. Mentre parlava arrivò un uomo, molto  anziano, dall’aspetto altero, aristocratico: era il figlio di Ivanov. Appena entrò nel sala del convegno, Averincev smise di leggere, si alzò e andò ad abbracciare il vecchio amico, tutto con questo con nobile naturalezza. Parlarono in russo per un minuto e la scena a tutti i presenti sembrò uscita fuori dalla penna di uno dei grandi scrittori russi dell’800. Poi Averincev riprese la sua relazione mentre Ivanov junior, seduto in prima fila, annuiva commosso alle parole del critico. 

La sera tutti i relatori vennero a cena a casa mia. Averincev venne con la moglie, l’Averinceva, una donna dolcissima con le gote rosse, una specie di matrioska, di contadina russa che si scusava di parlare solo il russo e un po’ di latino. La cena fu piacevolissima, anche per la presenza di questa coppia. Ricordo ancora un dialogo surreale tra l’Averinceva e mia zia Gianna che aveva preparato, per l’occasione, un piatto di insalata, ovviamente russa.  La offrì all’Averinceva con queste parole: “Prego, vuole dell’insalata russa? Sine pesce!” Penso che volesse indicare che non c’era il pesce tra gli ingredienti (avevo detto a mia zia che bisognava parlare un po’ di latino), al che l’Averinceva rispose “Optime! Optime!”, e mia zia, senza scoraggiarsi, “Cor vestris” che voleva dire, più o meno, “Al suo buon cuore.”. La discussione andò ancora avanti ma io preferii fuggire e andare a parlare con il filosofo russo che era intento a sbalordire mio figlio di 5 anni con un gioco di abilità che stupì parecchio anche me: riusciva, non so come, a piegare e mettere il mignolo sull’anulare, l’anulare sul medio, il medio sull’indice, l’indice sul pollice. Ruotava tutte e due le mani così conciate e mio figlio ancora si ricorda quella “rotante mostruosità di dita”. Mangiando l’insalata russa, parlammo in piedi vicino alla mia libreria. Averincev notò i miei libri di letteratura inglese ed io gli parlai dei miei grandi amori: Chesterton, Tolkien, Lewis… dopo qualche minuto capii, con un pizzico d’ansia, che su tutti e tre gli autori lui ne sapeva molto più di me.  E la cosa più bella era la sua umiltà, tratto distintivo di tutti i grandi uomini. 

Tra un gioco d’abilità e qualche difficile traduzione dal latino all’italiano, passando per l’inglese (ricordo ancora il suo stupore per il fatto che gli italiani non sapessero più il latino), la sera passò e segnò la nascita di un’intensa, purtroppo breve, amicizia. 

In questi 4 anni ci vedemmo altre due volte  e ci sentimmo spesso per telefono scrivendoci via fax. Apprezzò molto il mio lavoro su Lewis che pubblicai qualche mese dopo per la SanPaolo. 

Poi un giorno gli mandai un fax ma non mi rispose con la solita solerzia. Scoprii allora che era caduto in coma. Poi, il 24 febbraio, ho letto la notizia della sua morte su Avvenire. C’era mio figlio accanto a me, sul divano. Gli diedi la notizia: “Chi, quello che faceva così con le dita?” e mi fece vedere il “vecchio” gioco di Sergej (nemmeno con la sua elasticità di bambino mio figlio ci riesce come ci riusciva lui). Averincev era un uomo molto “bambino”: c’è qualcosa di più grande?

mercoledì 28 febbraio 2024

Una vecchia recensione de La ballata del cavallo bianco, sfuggitaci nel 2009. La riproponiamo.

«Si è dimenticato che Chesterton fu, tra le altre cose, un ammirevole poeta. Nella poesia La ballata del Cavallo Bianco si trovano metafore che Victor Hugo avrebbe ammirate». Così, nelle sue Conversazioni nel 1987, Borges coglieva con il solito acume una profonda verità: se si pensa a Chesterton può venire in mente il giallista o l’apologeta, ma difficilmente si ricorderanno i suoi versi. Almeno fino ad oggi: è appena stato pubblicato dall’editore Raffaelli proprio il poema citato da Borges, che mancava dalle librerie italiane dalla raccolta curata nel 1939 da Alberto Castelli sugli Scrittori inglesi contemporanei, a colmare un vuoto di settant’anni e a dare conferma al giudizio del poeta argentino. Chesterton è (anche) un grande poeta, e la critica su questo punto deve (ri)fare i conti, un’operazione che può essere agevolata dall’uscita di questo poema in otto canti composto nel 1911 e dedicato alla vittoria del mitico re inglese Alfred sugli invasori danesi alla fine del nono secolo. Una figura appunto mitica, che si situa sul labile confine tra la storia e il mito, ma è proprio questo che intriga Chesterton che anni prima, nel saggio Ortodossia, aveva dichiarato, con il suo inguaribile humour, la sua opzione a favore della leggenda rispetto alla pedante e sempre faziosa storiografia: «La leggenda è fatta generalmente maggioranza, sana, degli abitanti di un villaggio; il libro è scritto, generalmente da quello, fra gli abitanti del villaggio, che è matto». Allo scrittore inglese piace la leggenda in quanto fatto popolare, affidato al semplice uomo comune che è grande proprio per la sua capacità di essere umile. Un sentimento espresso mirabilmente in questo verso della Ballata che racchiude tutto il credo poetico chestertoniano: «...quando la lavagna blu del cielo è cancellata/ completamente fino all’ultima stella/ e compaiono nuovi segni potenti da leggere,/ allora, gli occhi si spalancano per incredibile meraviglia,/ come quando un grande uomo vede chiaramente/ qualcosa che è più grande di lui». L’umiltà e la meraviglia sono sorelle nella visione di Chesterton che nel 1911 non è ancora approdato al cattolicesimo, anche se tutto l’impianto e molti versi del poema già rivelano la sua futura conversione, ad esempio quando contrappone gli inglesi convertiti ai danesi pagani: «Gli uomini dell’Est scrutano le stelle,/ per segnare gli eventi e i trionfi,/ ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo/ vanno lieti nel buio». In questo verso, apprezzato anche dal filologo russo Averincev, si ritrova sia il gusto di Chesterton per il gioco di parole (la contrapposizione tra il segnare e l’essere segnati) che non è mai fine a se stesso, ma sempre a servizio di una verità più grande da spiegare o illuminare, sia quelle parole finali relativa al camminare «lieti nel buio», anch’esse un’altra piccola summa della poetica dell’autore inglese, capace di parlare con saggezza della luce, proprio perché ben consapevole dell’ombra che attraversa la vita di ogni essere umano.

Andrea Monda

G. K. Chesterton, «La ballata del Cavallo Bianco», Raffelli Editore, Rimini, pp.179, 15 euro.

La Ballata del cavallo bianco in edizione
Methuen (1928) illustrata
da Robert Austin (1895 - 1973).




martedì 27 febbraio 2024

Giovedì 29 Febbraio 2024 a Foggia c’è San Francesco d’Assisi secondo Chesterton.

A venti anni dalla morte di Sergej Averincev (1937 - 2004).

 Venti anni fa (esattamente il 21 Febbraio 2004) moriva Sergej Averincev, nato nel 1937, chestertoniano, che Giovanna Parravicini definisce in un suo articolo "un pensatore libero nel deserto sovietico".

Abbiamo ricordato molte volte in questa colonna il letterato russo, che tenne anche una famosa lezione al Senato della Repubblica Italiana di cui ci diede conto il nostro amico Andrea Monda qualche anno fa, che iniziò con una citazione di Chesterton.


Nel blog trovate anche cenno al fatto che esiste una Società Chestertoniana Russa, nata in occasione dell'anniversario della nascita di Gilbert nel 1974, fondata da Natal'ja Trauberg (di cui abbiamo parlato moltissime volte in questo blog), da Sergej Averincev, i fratelli Muravyov e Yuri Schrader.





Tra le opere in lingua italiana di Averincev ricordo Dieci poeti. Ritratti e destini. Virgilio, Efrem Siro, Gregorio da Narek, Deržavin, Žukovskij, Vjačeslav Ivanov, Mandel’štam, Brentano, Chesterton, Hesse. Milano, 2001. Chesterton fu appunto uno dei suoi ricorrenti interessi.


Ha lavorato dal 1966 al 1971 presso l'Istituto di Scienze dell'Arte dell'Accademia delle Scienze di Mosca. Dal 1971 al 1991 è stato membro dell'Istituto Gorki per la letteratura mondiale. Nel 1989 è diventato professore presso l'Istituto di cultura mondiale dell'Università Lomonosov di Mosca. Nel 1994 è stato nominato all'Università di Vienna, dove è stato professore ordinario di letteratura slava orientale fino alla sua morte. Averintsev è stato dal 1987 membro corrispondente e dal 2003 membro ordinario dell'Accademia russa delle scienze. 


Oltre che con i lavori nel campo della filologia antica, Averincev si è fatto conoscere soprattutto grazie agli studi sulla poesia russa della cosiddetta "età d'argento". Di rilievo i suoi studi su Spengler, K. G. Jung, Huizinga, Maritain. Un grande interesse sollevano le sue lezioni all'Università di Mosca. Nel 1977, pubblicando la Poetica della letteratura bizantina antica, mostra la sua sensibilità per la poesia, dato che egli stesso è poeta, ma supera l'area del titolo e affronta i problemi religiosi del medioevo, in specie della contemplazione. Ha pubblicato traduzioni in versi della poesia biblica, di inni siriaci e latini (tra cui lo Stabat Mater), di corali tedesche dell'età della Riforma, di Goethe e di Claudel. Dopo la caduta del comunismo, Averincev è scelto come deputato del parlamento russo, in rappresentanza degli intellettuali.


Qui di seguito trovate una serie di collegamenti al nostro blog: riguardano Averincev ma anche l'impatto di Chesterton in Russia (una vicenda di per sé bellissima), scritti di Natal'ja Trauberg e altro ancora. Sono certo che li gradirete. 


Cerchiamo con un piccolo sacrificio di mantenere fruibili i collegamenti agli articoli che riportiamo o citiamo, che a volte, passato tanto tempo, si perdono nel web (che è sempre un mare infido), per cui approfittatene. Qualora ci fossero dei collegamenti che non portano più al posto giusto, per cortesia segnalateceli. Grazie.


Marco Sermarini


https://uomovivo.blogspot.com/2009/11/sergei-averincev-e-chesterton.html


https://uomovivo.blogspot.com/2012/02/sergej-averincev-su-chesterton-da.html


https://uomovivo.blogspot.com/2020/08/gk-chesterton-limprevedibilita-del-buon.html


https://uomovivo.blogspot.com/2011/06/un-aforisma-al-giorno_13.html


https://uomovivo.blogspot.com/2017/05/ancora-qualcosa-sul-rapporto-tra-russia.html


https://uomovivo.blogspot.com/2019/12/oggi-e-il-compleanno-di-sergei.html


https://uomovivo.blogspot.com/2019/12/un-saggio-di-cui-avevamo-perso-traccia.html


https://uomovivo.blogspot.com/2020/10/una-riproposizione-bellissima-sulla.html


https://uomovivo.blogspot.com/2011/01/antologia-russa-su-chesterton.html



lunedì 26 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Uno dei principi cardine della filosofia di Chesterton.

In tutto questo calvario il suo orrore principale era stato l'isolamento, e non ci sono parole per esprimere l'abisso tra l'isolamento e l'avere un alleato. I matematici possono ammettere che quattro è due volte due. Ma il due non è il doppio di uno; il due è duemila volte uno.

Gilbert Keith Chesterton, L'uomo che fu Giovedì.



domenica 25 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Fondamenti della vita e conversatori divertenti.

La grande massa dell'umanità, con la sua grande massa di libri e parole inutili, non ha mai dubitato e non dubiterà mai che il coraggio sia splendido, che la fedeltà sia nobile, che le donne in difficoltà debbano essere salvate e i nemici sconfitti risparmiati. C'è un gran numero di persone colte che dubitano di queste massime della vita quotidiana, così come c'è un gran numero di persone che credono di essere il Principe di Galles; e mi dicono che entrambe le classi di persone sono conversatori divertenti.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato.


sabato 24 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Raccogliere dodici uomini comuni per fare qualcosa di serio.

La nostra civiltà ha deciso, e molto giustamente, che determinare la colpevolezza o l'innocenza degli uomini è una cosa troppo importante per essere affidata a uomini preparati. Vuole che si faccia luce su questa terribile questione, chiede a uomini che non conoscono la legge più di quanto ne conosca io, ma che possono provare le stesse cose che ho provato io nel banco della giuria. Quando vuole la catalogazione di una biblioteca, o la scoperta del sistema solare, o qualsiasi altra sciocchezza del genere, ricorre a specialisti. Ma quando vuole fare qualcosa di veramente serio, raccoglie dodici uomini comuni. La stessa cosa è stata fatta, se non ricordo male, dal Fondatore del Cristianesimo.

Gilbert Keith Chesterton, Tremendous Trifles.



venerdì 23 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Crociate ed altre incursioni.

Quando si dice, ad esempio, che le Crociate non furono altro che un'incursione aggressiva contro l'Islam, sembra che si dimentichi nel modo più strano che l'Islam stesso fu solo un'incursione aggressiva contro la vecchia e ordinata civiltà di queste parti. Non lo dico per mera ostilità nei confronti della religione di Maometto; come sarà evidente in seguito, sono pienamente consapevole di molti valori e virtù in essa; ma certamente è stato l'Islam ad invadere e la cristianità ad essere invasa. Un gentiluomo arabo sorpreso a cavalcare sulla strada di Parigi o a martellare le porte di Vienna non può certo lamentarsi del fatto che lo abbiamo cercato nella sua semplice tenda nel deserto. Il conquistatore della Sicilia e della Spagna non può ragionevolmente esprimere sorpresa per il fatto di essere oggetto di curiosità morbosa per i popoli d'Italia e di Francia.

Gilbert Keith Chesterton, La Nuova Gerusalemme.



mercoledì 21 febbraio 2024

Replica di Innocent! 1 Marzo 2024, Jerago con Orago (VA).

Buongiorno dott. Sermarini, 

Sono sempre io Luigi di Chescenaè;

 

Come sta?

 

Volevo comunicarLe e invitarLa all’ennesima replica dello spettacolo INNOCENT.

Oggettivamente con un tema come questo era inevitabile che l’opera piacesse, e siamo anche onorati di ricevere commenti su come abbiamo tenuto fedeltà al testo orginale.

 

Questa volta ci ha invitato l’associazione BettyBoys a Jerago con Orago in provincia di Varese, per fare questa replica a scopo benefico.

Siamo contentissimi che questo spettacolo piaccia e piano piano inizi a girare, sperando di andare in più città possibili per mandare il messaggio dell’uomo Vivo!

 

La replica sarà venerdì 1 Marzo, e sappiamo che può risultare scomodo per i non lombardi.

 

Buona giornata

 

Luigi Umana

Volentieri pubblicizzo quest'opera teatrale che ha un certo successo, ed è di certo occasione per gli spettatori di assaporare il cambiamento che può imprimere Chesterton alla loro vita.

Marco Sermarini

martedì 20 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Ogni educazione è un'educazione religiosa.

Ogni educazione è un'educazione religiosa, e mai come quando è un'educazione irreligiosa. O insegna una dottrina precisa sull'universo, il che è teologia, o ne dà per scontata una, il che è misticismo. Se non fa questo non fa nulla e non significa nulla, perché tutto deve dipendere da qualche principio primo e riferirsi a qualche causa, espressa o inespressa.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News26 luglio 1924.



lunedì 19 febbraio 2024

L'innocenza di Padre Brown - Domani in diretta su YouTube ne parlerà Fabio Trevisan.

https://www.youtube.com/watch?v=-w0PNdHcvco

Chesterton y la literatura como campo de batalla - Un articolo di Julio Llorente presentato dalla nostra Maria Grazia Gotti.

Ci sono lettori di Chesterton che lamentano la crescente popolarità del loro autore. Ritengono, suppongo con una certa logica, che la popolarità culmini necessariamente in un travisamento. Avrebbero preferito uno scrittore maledetto, perso nelle pieghe della storia, uno il cui pensiero non poteva essere stravolto perché largamente sconosciuto. È comprensibile. Quanto può arrivare a essere irritante, mormorano i chestertoniani puri, che liberali e socialisti citino G.K.C. quando egli combatté le idee di entrambi con uguale passione.

Io comprendo l'irritazione, ma, ottimista almeno in questo concretissimo caso, sono contento che ci siano molti lettori e "parafrasatori" di Chesterton. In primo luogo, perché non credo che la popolarità implichi necessariamente travisamento, ma solo la popolarità. In secondo luogo, perché parto dalla ragionevole premessa che un liberale che non legge Chesterton è peggiore di uno che lo legge: in quest'ultimo caso ci sarà sempre, per quanto flebile, una possibilità di conversione, un motivo di speranza. E, in terzo luogo, perché sono convinto che le citazioni contorte, forse malintenzionate, di liberali e socialisti non facciano altro che esaltare il nostro autore: quanto geniale deve essere stato perché se ne approprino gli uni e gli altri!; quanto deve essere stato grande perché tutti noi possiamo rientrare in lui! 

Per questo motivo festeggio doppiamente Mi hermano Gilbert (Mio fratello Gilbert, ndr), la più recente pubblicazione di Ediciones More....

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Caro presidente e cari chestertoniani tutti, quelle che precedono sono le prime righe - tradotte
- di un interessante articolo che parla dell'edizione spagnola del libro Mio fratello Gilbert pubblicato da Cecil Chesterton nel 1907, quando Gilbert non aveva ancora scritto le sue opere più importanti ma aveva già abbozzato la sua visione cosmica. Scritto allo scopo di mettere ordine nelle idee del gigante londinese.

L'autore dell'articolo è un interessante giornalista di Voz Populi, che di nome fa Julio Llorente, ed è un chestertoniano come noi. Il prologo è di Gilbert stesso, e si intitola "Ricordando Cecil".


Maria Grazia Gotti

sabato 17 febbraio 2024

Tolentino, 25 febbraio 2024, presentazione del San Francesco d’Assisi di G. K. Chesterton.

Aneddoti su Chesterton - Se fossi grasso come te...

George Bernard Shaw, alto e magro, era in netto contrasto con il corpulento Chesterton. I due divergevano anche su altre questioni. Una volta Shaw avrebbe detto a Chesterton: "Se fossi grasso come te, mi impiccherei". Chesterton rispose amabilmente: "E se avessi in mente di impiccarmi, userei te come corda.



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Bartlett's Book of Anecdotes

venerdì 16 febbraio 2024

Giobbe, di G. K. Chesterton, con traduzione di Giulio Mainardi (e qualche proposta originale...).

La casa editrice Il Faro ha appena dato alle stampe la traduzione della famosa prefazione al libro di Giobbe stesa dal nostro Chesterton.

Lo fa con la traduzione di un nostro giovane e valente amico, Giulio Mainardi, il quale ci racconta qualcosa di questa bella traduzione.

Ma già dalla copertina potete vedere che c'è qualche cosa di insolito e di inedito, ossia qualche strano carattere. Allora mi sono permesso di chiedere a Giulio il perché di questa scelta e Giulio mi ha risposto. Volevo condividere con voi questa riflessione.

Marco Sermarini

Avevo un ricordo di gioventù: uno straniero che parlava un buon italiano ma faceva dei buffi errori di pronuncia. Per esempio, leggendo un testo diceva asìno anziché àsino. La cosa, però, a ben guardare non era assurda: vedendo scritto «asino» senza altre informazioni, sia àsino sia asìno sono pronunce perfettamente possibili nell’ortografia italiana. Addirittura, asìno come deduzione è anche più “sensato” di àsino, visto che in italiano la gran maggioranza delle parole in -ino ha l’accento sulla i. Io stesso tante volte ho fatto errori simili apprendendo parole poco comuni per iscritto. Con un certo stupore, notavo quindi delle “mancanze” nella nostra ortografia. La cosa pungeva un po’ il mio senso patriottico: Ma come?, mi dicevo. Noi italiani ci vantiamo sempre che la nostra ortografia è semplice e logica, rispetto a quelle di altre lingue, come il francese e l’inglese, e però in realtà non indica esattamente nemmeno la pronuncia di una parola facile come «asino». C’è qualcosa che non va...

Anni dopo, ormai cinque anni fa, ho poi studiato lo spagnolo da autodidatta. Mi è piaciuto molto e ho ammirato il modo in cui l’ortografia spagnola rappresenta perfettamente e semplicemente tutti i suoni della lingua, per cui quando si legge una parola non ci sono ambiguità sulla pronuncia. Questo mi ha ispirato di nuovo sull’argomento, e sono tornato a ragionarci.

Nel 2021, così, ho pubblicato un libro intitolato Proposta di riforma gráfica dell’italjano, in cui presentavo una possibile ortografia “"perfetta” (per rappresentare i suoni) discutendo e ragionando delle varie possibilità per ottenere un risultato del genere. Nonostante la “"bizzarria” dell’argomento, il libro ha avuto un piccolo successo davvero inaspettato, e ho ricevuto molti commenti seri, interessati e intelligenti.

[Per inciso, la questione è interessante anche perché parecchi letterati e linguisti nei secoli si sono posti lo stesso problema e hanno elaborato delle possibili soluzioni. La mia proposta sotto certi aspetti è simile a una piuttosto famosa che risale addirittura al ’500, di Gian Giorgio Trissino (Trìssino con l’accento sulla prima i… l’aveva letto correttamente? ;-) ). Mentre nel complesso la proposta di Trissino evidentemente non è stata accolta, la sua proposta di distinguere graficamente u e v (che all’epoca erano graficamente indistinguibili, benché pronunciate come le pronunciamo oggi) ha avuto successo, e oggi le scriviamo normalmente come lettere distinte.]

A distanza di qualche anno, seguendo uno di questi commenti ho fatto un piccolo cambiamento alla mia proposta (per quanto riguarda la rappresentazione della z), ma per il resto è rimasta del tutto invariata rispetto a come discussa nel libro. Ho voluto così provare a metterla in pratica fuori dal contesto della linguistica, e ho scelto questo bel testo di GKC che avevo tradotto, mettendo insieme due dei miei interessi.

Naturalmente nel trascrivere nella nuova ortografia ho fatto qualche errore qua e là… Ne faccio in abbondanza scrivendo nella nostra ortografia «normale», figuriamoci in questa «riformata» per cui non ho nemmeno il correttore automatico. Spero che i lettori non le notino troppo! ;-)

Un caro saluto,
Giulio Mainardi


 

https://www.edizionidelfaro.it/libro/introduzione-al-libro-di-giobbe

giovedì 15 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Fratellanza non contraddetta.

Perché gli uomini sono davvero fratelli, e sono solo le persone che non sanno nulla della fratellanza a pensare che questa sia contraddetta dal fatto che si combattono l'un l'altro.

Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 15 agosto 1903.



mercoledì 14 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Il rituale significa qualcosa.

Un rituale è quasi l'opposto di una routine [...] L'essenza del vero rituale è che un uomo fa qualcosa perché significa qualcosa; può essere rigido o lento o cerimoniale nella forma; questo dipende dalla natura della forma artistica che viene usata. Ma lo fa perché è significativo. L'essenza della routine è che lo fa perché è insignificante.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 21 dicembre 1935.

martedì 13 febbraio 2024

L'Ortodossia di Chesterton secondo Fabio Trevisan.

 

Un aforisma al giorno - L'amicizia colma le imperfezioni.

Poiché la nostra espressione è imperfetta, abbiamo bisogno dell'amicizia per colmare le imperfezioni.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 6 giugno 1931.



lunedì 12 febbraio 2024

Un aforisma al giorno - Uniforme, universale, ufficiale, oppressivo.

Il pericolo intrinseco e terribile dell'attuale tendenza è che non si tratta, nemmeno in teoria, della crescita di grandi cose; è solo la crescita di piccole cose fino a farle diventare grandi. Un potere che è, in pratica, come il potere centrale del governo, sarà dato a qualcosa che non è un governo centrale, ma solo un'impresa centralizzata. Quando esisterà, sarà esattamente come il socialismo: uniforme, universale, ufficiale, oppressivo.

Gilbert Keith Chesterton, G.K.'s Weekly, 24 marzo 1928.








domenica 11 febbraio 2024

Questo scrittore indiavolato - La Ronda presenta Manalive (Le Avventure d'un uomo vivo) all'Italia, noi vi ripresentiamo con qualche ragione in più questo scritto...

Qui di seguito la presentazione de Le Avventure d'un uomo vivo, traduzione italiana di Manalive, al pubblico de La Ronda, la rivista letteraria di Vincenzo Cardarelli "pubblicista", Emilio Cecchi "esquire", Riccardo Bacchelli "possidente", Antonio Baldini "baccelliere in lettere", Lorenzo Montano "industriale", Bruno Barilli "compositore", Aurelio Emilio Saffi "docente nelle scuole governative" (così si definirono "i sette savi", ossia il gruppo redazionale che conduceva la rivista, oppure "i sette nemici").

Lo avevamo già proposto, oggi lo rifacciamo qualche ragione in più rispetto alla prima volta. Magari ne potrebbe nascere qualcosa.

Le ragioni per cui Manalive approdò in Italia (dopo un'osservazione iniziata diversi anni prima da parte di Cecchi) sono ben espresse dallo scritto non firmato che segue: esso non era mai stato tradotto in francese (la Francia era uno dei riferimenti culturali per questi uomini, e lo fu in specie a riguardo di Chesterton e Belloc: come si vede in questo blog, prima di approdare in Italia, le opere dei nostri eroi facevano spesso attracco in porti francesi, e successivamente ivi venivano notati -- si veda per esempio l'Ortodossia, o il San Francesco d'Assisi, notati e recensiti da Giovanni Battista Montini e da Domenico Giuliotti a seguito della lettura della versione francese); viene considerata opera prima di Chesterton in italiano. Ma qui c'è un equivoco: i rondisti (o forse è meglio dire Cecchi, l'ambasciatore italico in Albione) non s'erano accorti dell'esistenza di Berlino Barbara e delle Lettere ad un vecchio garibaldino, usciti in traduzione italiana come scritti propagandistici filobritannici durante la Grande Guerra -- questo lo lascia pensare la qualificazione di "prima opera di Chesterton che compare in italiano"; in ogni caso è di certo la prima opera di Chesterton, intesa come libro e non saggio sciolto, voluta e tradotta in Italia e dall'Italia. Da ultimo, la si definisce opera frutto del lavoro di "scrittori veri, di gran temperamento" e non con intenti programmatici, tanta è la distanza dello stile, il tutto non senza spirito polemico.

La presentazione preannuncia la successiva pubblicazione dell'opera, che uscirà sulla rivista a puntate, in un unico volume per l'editore Vallecchi. La traduzione di Cecchi ebbe un certo successo, se si considera che furono molti gli editori che negli anni la utilizzarono.

Vale la pena di ricordare che il primo scritto di Chesterton uscito in Italia, se si eccettuano appunto gli scritti propagandistici, fu La risposta del bambino su La Ronda, preceduto dal famoso articolo di Cecchi Ospiti, in cui il critico fiorentino esprime compiutamente la ragione della presenza degli inglesi nella rivista.

Per mera cronaca faccio rilevare che la foto che allego all'articolo ritrae una pagina della nostra collezione dei numeri de La Ronda ospitanti scritti di Chesterton e Belloc, presente nella nostra sede.

Ritorno sull'argomento perché tutto ciò mi sembra estremamente significativo di una temperie culturale che oggi sembra svanita, sostituita da apparenti mode, più imposte dall'alto che altro, spesso con contenuti pessimistici e nichilistici nei confronti dell'esistenza elevati ingiustamente al rango di arte, poesia, letteratura, ed anche per dire della forza che certe riviste ebbero nel favorire l'ingresso dei nostri amici in Italia. Sarebbe bello riuscire a fare qualcosa di simile oggi, senza servilismi e con il desiderio di dare speranza a questo mondo odierno così stranito e mortifero. Chesterton e Belloc regalarono speranza ai loro contemporanei e ne donano ancora a noi oggi.

Marco Sermarini


[Ed eccoci a queste Avventure d'un uomo vivo, le quali non sono altro che Manalive di G. K. Chesterton, nella traduzione del nostro amico Cecchi. Manalive uscì nel 1912 (Edit. T. Nelson, London), ed è uno dei più brillanti racconti, o romanzi metafisico-polizieschi che voglian chiamarsi, di questo scrittore indiavolato. Non è stato tradotto in francese, e anche per questo l'abbiamo prescelto.

Non occorre dire ch'è la prima opera di Chesterton che compare in italiano. L'editore Vallecchi, dopo che sarà uscita a puntate nella Ronda, provvederà a darle veste di libro. 

Intorno a Chesterton non sentiamo bisogno di trattenerci. Se n'è detto altre volte. Consigliamo ai lettori che vogliono saperne di più, il libro di Julius West: G. K. Chesterton (Edit. Martin Secker, London, 1915); il bellissimo studio di André Chevrillon: Une apologie du christianisme (in Nouvelles Etudes Anglaises, Hachette, Paris, 1918); e il volume, recentissimo, di Joseph đe Tonquédec: G. K. Chesterton (Edit. Nouvelle Librairie Nationale, Paris, 1921), che ha il difetto d'insistere troppo sull'aspetto teoretico dell'opera di Chesterton, a scapito delle qualità d'arte.

Un'avvertenza. Abbiamo sentito insinuare, più d'una volta, che noi presentiamo sulla Ronda certe autori stranieri come scoperte e programmi. Può darsi che alcuni dei nostri scrittori, a molti dei nostri critici sieno davvero apparsi come scoperte, anzi rivelazioni. È difficile misurare, fino a che punto, in Italia, arrivi l'ignoranza dei letterati. Quanto all'intenzione programmatica, queste Avventure d'un uomo vivo, persuaderanno anche i più duri. Nulla è più lontano da certe nostre tendenze estetiche, del folle barocchismo fumista di Chesterton. E forse, proprio per questo, ci piace.


Noi abbiamo presentato certi scrittori, fra i quali Chesterton, perchè scrittori veri, di gran temperamento. Finora in Italia, di stranieri modernissimi, non si vedeva che Gide, Claudel, Barrès, etc. Non è questo il luogo di discuterli. Ma ci sono altri. E dopo più di dieci anni che scriviamo di questi altri, visto che all'ignoranza letteraria indigena essi possono riuscire ancora nuovi, noi seguitiamo lietamente a scoprirli. Senza con questo pretendere di sostituire, come è stato detto, con squisito servilismo, uno di cotesti indigeni all'altare di Gide o di Claudel, l'altarino di Chesterton o di chicchessia: nojaltri e i nostri lettori, sappiamo far benissimo, anche in quest'epoca genuflessa, senza bisogno d'altari! - N. d. R.]




sabato 10 febbraio 2024

Orson Welles chestertoniano di ferro colpisce ancora...

Un'altra scoperta su Orson Welles e la sua devozione verso Chesterton, dopo le altre che abbiamo già documentato in passato in questo blog (digitare "Orson Welles" nel motore di ricerca interno, in alto a sinistra nella pagina).

An Evening with Orson Welles è una serie di sei cortometraggi creati nel 1970 da Orson Welles, ad uso esclusivo di Sears, Roebuck & Co. Welles produsse le recitazioni di storie popolari per le macchine Avco Cartrivision di Sears, un sistema di home video pionieristico. Quattro dei film sono considerati perduti; fino al 2022, due dei film, The Golden Honeymoon e Two Wise Old Men: Socrate e Noè, risultano esistenti.

Nel 1970, dopo aver iniziato le riprese di The Other Side of the Wind, Orson Welles fu contattato da Sears e ingaggiato per realizzare una serie di cortometraggi di mezz'ora che sarebbero stati disponibili per il noleggio su abbonamento. Welles scrisse, diresse e interpretò sei registrazioni di trenta minuti l'una, tra cui The Golden Honeymoon di Ring Lardner, The Happy Prince di Oscar Wilde, alcuni testi di G. K. Chesterton e P. G. Wodehouse e discorsi di Socrate e Clarence Darrow. I film erano disponibili esclusivamente presso Sears, su nastri speciali che potevano essere utilizzati solo con le macchine home video di fascia alta Cartrivision. Tuttavia, il sistema Cartrivision fu messo in commercio solo nel giugno 1972 e le scarse vendite fecero sì che la linea venisse interrotta dopo soli tredici mesi, nel luglio 1973.

Sembra che siano sopravvissute solo due delle produzioni, The Golden HoneymoonTwo Wise Old Men: Socrates and Noah.

Alla produzione riguardante Chesterton il sito IMBD ha dedicato anche una pagina intitolata An Evening with Orson Welles: Chesterton Speeches (Una sera con Orson Welles: Discorsi di Chesterton):

https://www.imdb.com/title/tt11471996/