Questo era uno dei problemi più particolari del pensiero vittoriano. L'idea del soprannaturale era forse al minimo storico, sicuramente molto più basso di quello attuale. Ma nonostante questo, e nonostante una certa allegria etica che era quasi di rigore, resta il fatto strano che l'unico tipo di soprannaturale che i vittoriani concedevano alla loro immaginazione era un soprannaturale triste. Potevano avere storie di fantasmi, ma non storie di santi. Potevano scherzare con la maledizione o la profezia impunita di una strega, ma non con il perdono di un prete. Sembra che ritenessero (credo erroneamente) che il soprannaturale fosse più sicuro quando proveniva dal basso. Se pensiamo (ad esempio) all'innumerevole ricchezza di arte religiosa, immagini, rituali e leggende popolari che si sono raggruppate intorno al Natale in tutte le epoche cristiane, è davvero straordinario riflettere sul fatto che Dickens (desideroso di avere ne Il Canto di Natale un po' di felice soprannaturalismo per cambiare) abbia dovuto inventarsi una mitologia.
Gilbert Keith Chesterton, L'età vittoriana nella letteratura.

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