sabato 21 ottobre 2023

La Teologia di Chesterton e Tolkien: Un’Intervista con Alison Milbank | Carlos Perona Calvete intervista Alison Milbank su Tolkien Italia.

Alison Milbank


Nei giorni scorsi abbiamo cercato di fare luce sulla relazione tra Chesterton e Tolkien; l'influsso del Nostro Eroe è sicuramente significativo, soprattutto per quel che riguarda l'idea di fantasia come mezzo per risvegliare l'uomo di fronte alla realtà.

Qui di seguito presentiamo un'intervista rilasciata lo scorso anno da Alison Milbank, teologa e pensatrice inglese di religione anglicana, grande esperta sia di Chesterton che di Tolkien, sui quali ha scritto l'interessante opera dal titolo Chesterton and Tolkien as Theologians -The Fantasy of the real, edita da T. &. T. Clark (2007).

Alison Milbank è professoressa associata di Letteratura e Teologia presso l'Università di Nottingham (UK). In precedenza è stata John Rylands Research Institute Fellow presso l'Università di Manchester (UK), e ha insegnato presso le Università di Cambridge (UK), Middlesex (UK) e Virginia (USA).

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J. R. R. Tolkien e G. K. Chesterton, due grandi campioni del genere fantasy moderno, intendevano la creazione letteraria, e l’arte in generale, come qualcosa che esprima la creatività di Dio nel mondo. Alison Milbank ha scritto il libro Chesterton and Tolkien as Theologians per esplorare l’opera di queste gigantesche figure. In questa intervista, approfondiamo come la bellezza artistica, e nello specifico le grandi opere narrative, possano suscitare in noi un senso del mistero della bellezza, finché il mondo intero assomigli a una grande opera d’arte.

Tolkien scrive sulla subcreazione per descrivere cosa è legittimo nell’opera creativa. Il termine suona già teurgico– compiere l’opera di Dio al proprio livello. Cosa intende Tolkien con subcreazione?

Significa fare cose, e in particolare fare arte. Scrivere storie, immagini, questo genere di cose… che Tolkien sente partecipare, in un qualche senso reale, all’atto della creazione. Noi facciamo seguendo la legge secondo la quale siamo fatti. Siamo i figli di un Dio che crea dal nulla, che fa le cose libere, se si vuole. E perciò noi facciamo cose al nostro proprio livello, benché io pensi che Tolkien avrebbe probabilmente seguito George MacDonald, che, nel suo saggio sull’immaginazione fantastica afferma che l’invenzione è una sorta di ritrovamento, sicché Dio ci dà le cose dalle quali possiamo creare. L’argilla, le foglie, le parole, persino il linguaggio. E noi le usiamo per fare cose in modo da costituirle in nuove combinazioni. Ma in un certo senso, tutte queste combinazioni sono possibilità già presenti nella mente di Dio. Così possiamo fare, nel mondo, una cosa che non c’era prima. E Tolkien pensava che avremmo continuato a farlo in Cielo. Nella sua poesia Mythopoeia, scritta per convertire C. S. Lewis, dice a Lewis che il mito è reale. Afferma che il Cielo sarà a sua volta un tempo di creatività.

Il resto nel collegamento qui sotto:

https://tolkienitalia.net/la-teologia-di-chesterton-e-tolkien-unintervista-con-alison-milbank/

Chesterton and Tolkien as Theologians cover

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