martedì 16 gennaio 2024

Un aforisma al giorno - Una specie di mistico minimum di gratitudine (dedicato a chi dice che Chesterton non ha una sua spiritualità - 2).

Dopo di essere stato per alcun tempo nelle profondità più oscure del pessimismo contemporaneo, sentii un forte impulso interiore a ribellarmi, a scacciare l’incubo e a buttar via l’oppressione. Ma
giacché stavo ancora pensandovi e liberandomene da solo, e la filosofia mi giovava poco e la religione non mi dava un vero aiuto, m’inventai una teoria mistica rudimentale ed artificiosa. Era sostanzialmente questa: anche la sola esistenza, ridotta ai suoi limiti più semplici, è tanto straordinaria da essere stimolante. Tutto era magnifico, paragonato al nulla. La luce del giorno poteva essere un sogno, ma un sogno, non un incubo. […] Di fatto, ero arrivato ad una posizione non molto lontana dalla frase del mio nonno puritano, il quale avrebbe ringraziato Dio per averlo creato, diceva, anche se fosse stato un anima perduta. Ero attaccato ai resti della religione con un piccolo filo di riconoscenza. […] Questo modo di vedere le cose […] aveva una specie di mistico minimum di gratitudine […]. Ma i miei occhi erano ancora rivolti verso l’interno piuttosto che verso l’esterno, conferendo, immagino, alla mia personalità morale, uno strabismo tutt’altro che attraente. Ero ancora oppresso dall’incubo metafisico di negazioni nei riguardi dell’anima e della materia, dall’iconografia morbosa del male, dal peso del mio cervello e del mio corpo misteriosi; ma in quel periodo mi trovavo in rivolta contro di essi, e tentavo di costruire una concezione più sana della vita cosmica, anche se sbagliata per esagerazione. Chiamavo me stesso ottimista, perché mi trovavo così orribilmente vicino ad essere pessimista. […] E il male estremo, allora, era semplicemente il peccato imperdonabile di non desiderare il perdono.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.


Una scena di Uomovivo, regia di Otello Cenci,

adattamento di Otello Cenci e Giampiero Pizzol

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