Pagine

Domenico Giuliotti commenta Chesterton (grazie, Brunelli!)

Caro Brunelli,

tu sai che io ti voglio bene, ma ricacciare dai tuoi cassetti e dai tuoi scaffali (che ormai hanno preso i tuoi stessi morbi irreparabili e incurabili) un Domenico Giuliotti (grande di per sé: non cito una sua famosa riga sulla modernità che prende a pesci in faccia) grandioso su Chesterton e su Ortodossia non ha prezzo, per cui questo è un alto motivo per cui continuerò a volerti bene.

Qui un assaggio e sotto nel collegamento un bel pranzo di nozze.

Grazie, Brune'.

Marco Sermarini



In conclusione, Ortodossia, tardi conosciuta dagli italiani — ma meglio tardi che mai — (pochissimi i lettori del testo inglese, pochi più quelli della traduzione francese, qua è là inesatta, del Grolleau) è un grande, originale, e a volte strano o stranissimo ma sempre profondo libro.
E dunque non facile; e soprattutto non facilmente riassumibile. Malgrado la forma brillante, la cristallina chiarezza e iridescenza delle immagini, e quel continuo caprioleggiamento del pensiero, che sembra un giuoco ed è, invece, un modo bizzarro di procedere a zig-zag, verso o dentro la Verità, è un libro non già oscuro, ma luminosamente laberintico. (L'autore stesso lo chiama « caotico » — e non è —). Eppure, con un filo tra le dita, il cui capo ci viene offerto all'ingresso, possiamo, passando di meraviglia in meraviglia, girarlo tutto ed uscirne più agguerriti contro l'errore, più fiduciosi nella Provvidenza e più tranquilli e sereni, per continuare (fino all'apparizione della piena luce sul limitare della morte) il nostro breve viaggio su questo magico ed enigmatico mondo.


Domenico Giuliotti, Le due luci, La filosofia delle fate

Ecco il preannunciato pranzo di nozze (ma dove vanno gli scrittorini di oggi!):

Domenico Giuliotti (destra) con Giovanni Papini
http://franoi.forumcommunity.net/?t=60162694#entry426739371

P.S.: per piacere, non mi dite: "ma Giuliotti era conservatore! Era tradizionalista! Era questo! Era quello!". Tenetevi le vostre pecette ed etichette ("tag", fa più "social"), io mi tengo Gilbertone e Giuliotti (e pure Papini).

Un aforisma al giorno

Detesto l'imperialismo, dubito dell'internazionalismo e diffido del senso di classe, sempre che ne conosca il significato.

Gilbert Keith Chesterton, La serietà non è una virtù 

Ieri si è tenuto il 7^ Pellegrinaggio a piedi da Notting Hill a Beaconsfield

Stewart è un bravo ragazzo! Padre di famiglia, cattolico, impegnato nella difesa della vita, organizza questo pellegrinaggio per celebrare l'anniversario della conversione di Chesterton al cattolicesimo, avvenuto proprio oggi, il 30 Luglio 1922, cioè 95 anni fa, a Beaconsfield.

Stuart ha organi e celebrato la settima edizione che si è tenuta ieri. La foto è relativa alla precedente edizione, ma è per capirci. Si parte da Notting Hill, al centro di Londra, si passa per la Chiesa di San Giorgio (anglicana), a Kensington (precisamente a Campden Hill), dove GKC fu battezzato, e a poche miglia dall'arrivo (in tutto sono 27) c'è la celebrazione della messa in rito antico.

È anche l'occasione per raccogliere fondi per Good Counsel, un'opera che si occupa di contrastare l'aborto ed aiutare le mamme che ne vorrebbero usufruire. Questa raccolta rende tutto ancor più bello ed istruttivo. Chesterton approva: in vita amava la vita, i bambini e non amava le idee sballate, e lo diceva chiaro.

Ho chiesto a Stuart di mettere dei bei fiori sulla tomba anche a nome nostro.

Direi che l'anno prossimo si potrebbe andare, no?

Grazie, Stuart, di quello che fai.

Marco Sermarini

venerdì 28 luglio 2017

Un aforisma al giorno

Ogni uomo dev'essere trattato seriamente e cordialmente dalla nuova critica, dal momento che ogni uomo ha qualcosa da dire, se solo glielo si lascia dire, qualcosa che non è mai stata detta sin dall'origine delle cose, e che, se non viene detta potrebbe non venire mai detta fino al giudizio universale.

G. K. Chesterton, Politica

giovedì 27 luglio 2017

Notizie Pro Vita riprende la poesia To the babe unborn.

Siamo lieti che la rivista Notizie Pro Vita (che si è interessata in passato alla Scuola Chesterton, tra le altre buone cose) abbia ripreso la poesia To the babe unborn di Chesterton, da noi pubblicata più e più volte, e ha dato anche notizia della fonte (il nostro blog) e della traduzione (della nostra amica Annalisa Teggi).

Giorni fa l'avevamo ripresa senza alcun commento (il post si intitola Per il piccolo Charlie) per commentare silentemente le brutte notizie sulla sorte del piccolo Charlie Gard per il quale abbiamo tanto pregato e anche un po' lottato (se mandare qualche tweet o condividere qualcosa su internet è lottare... non so, mi sembra davvero tanto poco! Forse non lo è, sicuro è meglio che niente, però... penso e ripenso, cari amici! Penso e ripenso e ripenso ancora una volta che non possiamo fermarci ed accontentarci).

Alcuni diranno: ma la poesia è dedicata al bambino non nato, Charlie è nato...

Io dico: leggetela bene! Se Charlie potesse farsi intendere, la sottoscriverebbe con umilissima decisione!

Tutte le volte che penso a quel bimbo in mano al leviatano che ha stordito tutti, ma proprio tutti, ripenso a quella poesia che Chesterton scrisse (ne scrisse almeno due versioni, questa è una) dopo aver capito che la vita è una cosa bella, bellissima in sé e per sé, e aver capito che non c'è motivo per darle una fine innaturale o per considerarla "minore", meno valida, troppo sofferente. Aveva circa venti anni. Forse le strofe che mi colpiscono di più sono quelle che seguono:

Penso che se mi permettessero
di stare in quel mondo
sarei buono per un tempo pari
a questo lungo giorno nel regno delle fate.

Non udrebbero da me una sola parola
di egoismo o disprezzo,
se solo riuscissi a trovare la porta,
se solo nascessi.

Io mi ripeto queste parole tutte le volte che sento la vita pesarmi per qualche futile o grande motivo. Penso e ripenso, e dico che tutti - se riusciamo a rimanere nelle condizioni in cui Dio Padre un bel giorno ci volle, che sono le uniche vere e buone per noi - dico tutti le pronuncerebbero con umile fermezza.

Non esiste la "qualità della vita", cari amici cattolici e non cattolici. Esiste la vita e Charlie la vuole, sono io l'avvocato di Charlie.

«Non udrete da me una sola parola di egoismo o di disprezzo, sarò buono se mi permetterete di stare in questo mondo. Sarò buono!». Ripetiamolo come una litania e nascerà qualcosa di nuovo e di buono anche se il mondo la luce la vuole cacciare fuori.

Marco Sermarini

https://www.notizieprovita.it/aborto-cat/aborto-chesterton-e-quella-poesia-by-the-baby-unborn/

Invito al Falò del 30 luglio 2017

I Chestertoniani Veronesi come sempre ci invitano al falò del 30 luglio. Ovviamente l'estensore dell'invito è il mitico Roberto Prisco, in arte Rob... il perché e il percome sta tutto qui.

-------------

Cari chesters,
Vi ricordo l'appuntamento del 30 luglio

Rob

-------------

Falò del 30 luglio 2017 sul Monte Cavro a Quinzano – Verona
Ore 18,30 e 19 Partenza dei due gruppi da via Nuova, 22 (100 m. slm)
                       il primo dei due gruppi passa dalla Valle dei Ronchi
                       il secondo fa la strada dell'anno scorso passando da San Rocchetto
                       uno porta il formaggio, l'altro il rum.
Ore 19,30  Arrivo sul Monte Cavro (190 m. slm) e cena al sacco.
Ore 20  Accensione del falò
           lettura di brani di Chesterton: quelli soliti e poi quello allegato tolto da
           
Politica che verrà commentato dai presenti.
          snudamento delle spade
          taglio e degustazione del formaggio
          distribuzione del rum
          spegnimento del fuoco.
ore 22 o 23 al più tardi ritorno a casa
          fumata finale del sigaro nel giardino

Da Politica Capitolo 2
Ogni uomo dev'essere trattato seriamente e cordialmente dalla nuova critica, dal momento che ogni uomo ha qualcosa da dire, se solo glielo si lascia dire, qualcosa che non è mai stata detta sin dall'origine delle cose, e che, se non viene detta potrebbe non venire mai detta fino al giudizio universale.
 
Gilbert Keith Chesterton "Politica", Nova Europa, Milano 2017

sabato 22 luglio 2017

venerdì 21 luglio 2017

Chesterton a proposito di padre Vincent McNabb


«È uno dei pochi grandi uomini che ho incontrato nella mia vita; è grande in molte maniere, mentalmente e moralmente e misticamente e praticamente…. Nessuno che abbia incontrato o visto o sentito padre McNabb l'ha mai dimenticato….».

Gilbert Keith Chesterton (nostra traduzione)

More Vincent McNabb...



Siccome ha destato un certo interesse il post su padre Vincent McNabb, eccovi riproposti un certo numero di collegamenti al nostro blog che riportano notizie su di lui.

Ci stupiamo di quanta merce contenga questo blog e vi invitiamo a consultarlo il più possibile, e soprattutto ad evitare "fontane avvelenate" (siti che danno notizie parziali, accomodate e accomodanti). Non ci riferiamo a nulla in particolare ma il web è una grossa trappola. Qui è tutto sano, fresco e autentico, ci potete rimettere l'orologio e viaggiate (come disse uno) sempre in prima classe.

Poi in regalo un aforisma di McNabb e la foto della sua tomba e di altri suoi confratelli.



http://uomovivo.blogspot.it/2010/07/fabio-trevisan-ci-parla-di-padre.html











Il Chesterton che nessuno si sa spiegare.


Questo, cari amici, è il Chesterton che non rientra in nessuna ideologia. Questo è il Chesterton che contraddice liberals and conservatives, chi gli tira la giacchetta da una parte e chi dall'altra.

Questo è il nostro Chesterton, e con umiltà rivendico che è il vero Chesterton.

Questo è il vero Chesterton. Chi lo seguirà, si salverà.

Marco Sermarini

Difendere queste ed altre cose.



Cari amici,

Io credo fermamente nella ripetizione delle cose, soprattutto delle cose belle che negli anni abbiamo affastellato in questo piccolo blog. Non credo nella novità per la novità, credo che le cose vadano spesso ripetute, è talmente facile abituarvisi che ripeterle può solo essere un grandissimo esercizio spirituale, un'attività avventurosa e seria, come potare olivi o zappare la terra.

Per cui vi ripropongo questo pezzetto de L'Imputato, un pezzetto finale (quel libretto è un capolavoro). Leggetelo, non voglio ammorbarvi oltre, ma leggetelo e rileggetelo, e soprattutto traetene delle pratiche conseguenze, perché le cose pratiche ben fatte possono essere originate solo dai grandi ideali.

Ve ne sarò molto, molto grato!

Marco Sermarini, vostro amico

Jane Austen e le elezioni politiche


Ho letto di recente un commento su Jane Austen in relazione alle elezioni politiche. La maggior parte di noi ha visto un bel po' di osservazioni su Jane Austen in relazione alla Maschietta o alla Donna Nuova o alla Moderna Concezione del Matrimonio o altre di queste buffe cosette. E quei pochi fortunati di noi che hanno davvero letto Jane Austen sono perlopiù giunti alla conclusione che quelli che fanno riferimento a lei non l'hanno letta. Le femministe sono, come suggerisce il loro nome, contrarie a qualunque cosa sia femminile. Ma certe volte denigrano le precedenti forme del femminile perfino quando queste mostrano qualità comunemente definite maschili. Parlano di Senno e sensibilità senza sapere che la morale della storia sta dalla parte del senno. Parlano di svenire. Non ricordo che nessuna donna svenga in nessun romanzo di Jane Austen. Può esserci un'eccezione che ho dimenticato; c'è in effetti una signora che capitombola giù al Cobb di Lyme Regis. Ma poche signore farebbero una cosa simile per una pura affettazione di sentimento. Ma di rado una signora si getta dalla Shakespeare's Cliff o dal Monument solo per assumere una posa aggraziata quando arriva di sotto. La stessa Jane Austen di sicuro non era del tipo che sviene. Né lo erano le sue eroine preferite, come Emma Woodhouse o Elizabeth Bennet. L'accusa che davvero si potrebbe portare a Jane Austen (ammesso che qualcuno sia tanto meschino e ingrato da volerla accusare di qualcosa) non è che sia sentimentale, ma che sia piuttosto cinica. Tenendo presenti le differenti convenzioni in materia nei due periodi, ella era più che altro simile alla signorina Rose Macaulay. Ma la signorina Rose Macaulay si trova in un mondo in cui gli svenimenti sarebbero una forma assai blanda di eccitazione. C'è qualcosa di molto divertente in questo richiamo a confrontare i romanzi delle due epoche. L'eroina di molti romanzi moderni si contorce e barcolla per la sua strada lungo la storia, mastica e getta via cinquanta sigarette fumate a mezzo, è sempre lì a trattenere un grido oppure a non trattenerlo, a piagnucolare perché vuol solitudine o a piagnucolare perché vuol compagnia, a pungolare ogni umore fino all'orlo della pazzia, a vedersi nebbie rosse davanti agli occhi, a veder fiamme verdi che le danzano nel cervello, a correre dal farmacista per poi collassare sulla soglia dello psicanalista; e tutto il tempo si compiace con se stessa per la sua razionale superiorità rispetto alla debole sensibilità di Jane Austen.
Non dico che la donna nuova sia come la nuova eroina nevrotica; non più di quanto pensi che la donna vecchia fosse come l'eroina finta che sveniva. Ma se i critici hanno il diritto di ragionare partendo dai vecchi romanzi, noi abbiamo il diritto di ragionare partendo dai nuovi. E ciò che dico io è vero dei romanzi di alcuni romanzieri nuovi; ciò che dicono loro non è vero dei romanzi di Jane Austen. Ma, come ho detto, ci è già familiare questo genere di commenti giornalistici sui romanzi di Jane Austen. È sempre stato un genere abbastanza superficiale e banale, basato com'è su una confusa associazione relativa a signore che portavano i capelli in boccoli all'ingiù e che perciò si suppone dovessero andarsene all'ingiù. Ma il particolare esempio che ho osservato era più singolare e interessante perché ha una ricaduta speciale oggi. Un redattore di uno dei quotidiani principali, durante un resoconto estremamente ottimistico del nuovo atteggiamento della donna riguardo agli uomini, come apparirebbe dalle elezioni politiche, ha osservato che una ragazza moderna avrebbe compreso l'insincerità del signor Wickham, in Orgoglio e pregiudizio, nel giro di cinque minuti.
Ecco, questo è un interessantissimo esempio del genere d'ingiustizia che si fa a Jane Austen. La massa (voglio dire la massa ragguardevole) di coloro che leggono quel quotidiano e non leggono quell'autrice sarà senz'altro rimasta con l'idea che il signor Wickham fosse una specie di vistoso e volgare impostore; uno come il signor Mantalini. Ma Jane Austen era una psicologa molto più avveduta e robusta di così. Non ha fatto di Elizabeth Bennet una persona facile da ingannare e non ha fatto del suo ingannatore un volgare impostore. Il signor Wickham è una di quelle persone davvero temibili che raccontano menzogne dicendo la verità. Non si limita a pavoneggiarsi o a fare il sentimentale o ad assumere pose; semplicemente racconta alla ragazza, ma quasi con riluttanza, che gli era stato promesso un beneficio ecclesiastico dal signor Darcy padre e che il giovane signor Darcy non ha dato compimento al progetto. Questo è vero, fin dove arriva; chiunque avrebbe potuto crederci; la maggior parte delle persone ci avrebbe creduto, se gli fosse stato raccontato con modestia e ritegno.
Si poteva contare sul signor Wickham perché raccontasse la cosa con modestia e ritegno. Quello per cui non si poteva contare sul signor Wickham era che raccontasse il resto della storia; cosa che la rende una storia del tutto diversa. Egli non ritiene necessario menzionare il fatto che si era comportato male in una maniera così eclatante che nessun gentiluomo responsabile avrebbe mai pensato di farne un parroco; per questo il gentiluomo lo aveva compensato in altro modo e lui infine era diventato ufficiale in un reggimento alla moda. Ebbene, questo è un genere di avvenimento molto tranquillo, ordinario, quotidiano, ed è il genere di avvenimento che capita per davvero. È un esempio perfettamente sano e realistico del modo in cui persone del tutto sensate possono essere ingannate da persone del tutto inaffidabili. E la romanziera conosceva il suo mestiere troppo bene per rendere la persona inaffidabile evidentemente inaffidabile. Quel genere di tranquillo e credibile bugiardo esiste davvero; e io proprio non vedo ragioni per pensare che abbia smesso di esistere. Penso che Jane Austen fosse nel giusto immaginando che Elizabeth Bennet avrebbe potuto credergli. Penso che la stessa Jane Austen avrebbe potuto credergli. E sono sicurissimo che la Ragazza Moderna potrebbe credergli in qualunque momento.
Ma la bizzarra applicazione di tutto questo al caso delle elezioni politiche non è priva di una morale, dopotutto. Il giornalista ottimista, che si gloriava dell'intuito infallibile del Voto delleMaschiette, ha scelto un esempio davvero sfortunato rispetto al suo scopo quando ha scelto l'abile signor Wickham. Perché il signor Wickham era, o è, esattamente il tipo d'uomo che fa una buona riuscita nelle elezioni politiche. A volte è un pochino troppo riuscito per riuscire bene. A volte in effetti viene pescato, per qualche caso fortuito, ad agire con molta destrezza nell'arte della finanza; e sparisce all'improvviso, ma comunque in silenzio. Ma il più delle volte è fatto apposta per la vita parlamentare. E deve la sua riuscita a due qualità che sono mostrate entrambe nel romanzo in cui compare. Primo, il talento di raccontare una menzogna raccontando metà della verità. E secondo, l'arte di raccontare una menzogna non ad alta voce e in maniera offensiva, ma con un'apparenza di garbato rincrescimento degno di un gentiluomo. Fu un giorno assai fortunato per i politici di professione quando alcuni reazionari cominciarono ad accusarli di essere demagoghi. La verità è che raramente osano essere demagoghi; e il loro maggior successo è quando parlano con delicatezza e misura come diplomatici. Un dittatore deve essere un demagogo; un uomo come Mussolini non può vergognarsi di gridare. Non può permettersi di essere un gentiluomo. Tutto il suo potere dipende dal convincere il popolino che egli sa quel che vuole e che lo vuole di brutto. Ma un politico sarà molto più saggio se si traveste da gentiluomo. Il suo potere consiste in grandissima parte nell'indurre le persone a prender le cose alla leggera. Nell'indurli ad accontentarsi della sua abbozzata e superficiale versione del vero stato delle cose. 
Niente porta verso un simile risultato più felicemente che le scintillanti qualità del signor Wickham: buone maniere e buon carattere e un tocco leggero. C'è una varietà di risposte date da ministri a certe domande poste in Parlamento, che solo in questa maniera si potevano dare. Se un'insensatezza altrettanto palese fosse rovesciata sul pubblico da un oratore, o gridata da un demagogo, o resa in qualche modo sensazionale e decisiva, perfino la Camera dei Comuni si solleverebbe in rivolta o scoppierebbe di risate. Un'insensatezza così insensata come quella si può esprimere solo coi toni di un uomo sensato. 
Davvero, vedo così vividamente il signor Wickham a fare il politico che mi sentirei propenso a riscrivere tutto Orgoglio e pregiudizio per adattarlo alla politica dei giorni nostri. Sarebbe divertente vedere le ragazze Bennet che se ne vanno in giro a raccogliere voti: Elizabeth divertita e Jane con dignitosa riluttanza. Quanto a Lydia, sarebbe un successone nella politica moderna. Ma suo marito sarebbe il successo più grande di tutti; e potrebbe diventare un ministro del governo mentre il povero vecchio Darcy se ne resterebbe in provincia col broncio: un rispettabile, leale, onorevole Ultraconservatore che maledice le tasse e giura che il paese sta andando al diavolo – e soprattutto ai diavoli piccoli.

Gilbert Keith Chesterton - traduzione di Umberta Mesina

Fonte: XXXII. On Jane Austen in the General Election, dalla raccolta Come to Think of It, http://www.personal.reading.ac.uk/~spsolley/GKC/Jane_Austen_GE.html 
Prima pubblicazione: Illustrated London News 1 giugno 1929 
_________
Note

1 * In Persuasion (Persuasione, 1817). The Cobb è il porto di Lyme Regis. 

2 * Shakespeare Cliff (Scogliera di Shakespeare) è una scogliera vicino a Dover, così chiamata perché sembra che abbia ispirato un passaggio di Re Lear. The Monument (Il Monumento) a Londra è l'opera che ricorda il grande incendio del 1666. 

 Un personaggio del romanzo Nicholas Nickleby di Charles Dickens.

Chesterton - La sostanza della fede - Intervista a Paolo Gulisano

Il libro compratelo da www.pumpstreet.it - Aiutate il vero distributismo ed una banda di giovani chestertoniani, non il big business (sarà comodo ma se permettete non è la stessa cosa!!!)

http://www.interris.it/2017/07/20/123957/posizione-in-primo-piano/schiaffog/vi-racconto-chesterton-linventore-di-don-matteo.html

Padre Vincent McNabb, op

Grazie a Luca Fumagalli - Ecco Padre McNabb, con la sua tonaca tessuta da vero distributista con le sue stesse mani (attenzione: non solo cucita, anche tessuta). Si dice che possedesse solo la tonaca, gli scarponi da militare che indossava sempre (necessità?), il suo Breviario e la Summa di San Tommaso d'Aquino in latino. Sono stato ad Hyde Park e l'ho immaginato lì anzi l'ho proprio rivisto con i miei occhi per il mistero della Comunione dei Santi concionare le folle dei miscredenti, atei e adoratori della ragione per convincerli che è molto meglio essere amici di Cristo che di chissà chi.

mercoledì 19 luglio 2017

Chesterton - La sostanza della fede

 
 
Comunicato stampa
In arrivo in libreria:
Paolo Gulisano – Daniele De Rosa
CHESTERTON
La sostanza della fede
La più completa analisi mai pubblicata in Italia
sul pensiero del grande scrittore inglese
 
 
IL LIBRO
Gilbert Keith Chesterton: il più brillante giornalista dell'Inghilterra del XX secolo, scrittore poliedrico che seppe spaziare dai gialli, dov'era protagonista il suo personaggio più fortunato, il prete-detective Padre Brown, ai saggi storici, dalla politica alla filosofia, il tutto espresso con magnifica leggerezza, con l'uso magistrale del paradosso. Un uomo intenso, appassionato cercatore della Verità, un polemista che finiva per diventare amico dei suoi avversari. Un lucidissimo e profetico interprete della modernità. A ottant'anni dalla sua morte Chesterton è più interessante che mai, e questo libro è la più completa guida al «Chesterton-pensiero» mai pubblicata.
 
GLI AUTORI
Paolo Gulisano è nato a Milano nel 1959. Ha pubblicato nel 2002 la prima monografia italiana su Chesterton: Chesterton e Belloc: apologia e profezia. È considerato uno dei maggiori esperti di J.R.R. Tolkien a cui ha dedicato: La mappa della Terra di Mezzo, La mappa del Silmarillion,  La Mappa dello Hobbit,  Tolkien il mito e la grazia,Gli eroi de «Il Signore degli Anelli». Si è occupato inoltre del beato John Henry Newman e di san Tommaso Moro con il volume Un uomo per tutte le utopie. L'eredità di Tommaso Moro. Il suo sito è www.paologulisano.com.
Daniele De Rosa è nato nel 1980 ad Arzignano. Nel 2008 è stato ordinato presbitero per la diocesi di Vicenza. Ha al suo attivo due volumi sulla figura e spiritualità di san Francesco di Paola: San Francesco di Paola. Mistico e riformatore del suo tempo e San Francesco di Paola, il profeta dell'essenziale.
 
 
 
UFFICIO STAMPA
 
Per informazioni, presentazioni, richiesta di materiali e di contatti con l'Autore:
Alessandro Rivali, 0229514202 int. 204, cell. 3493344541,alessandro.rivali@ares.mi.it
 

sabato 15 luglio 2017

Il poeta e i pazzi - di Fabio Trevisan - da Riscossa Cristiana



"Non sapete che un pittore di ritratti deve saper valutare le persone a prima vista esattamente come un medico?"

Nella raccolta di episodi tratti dalla vita di Gabriel Gale, "Il poeta e i pazzi", pubblicato nel 1929, Gilbert Keith Chesterton ha voluto rivelarci un profilo autobiografico. Questo Gabriel Gale, pittore e poeta con il gusto della contemplazione mistica e dalla raffinata penetrazione psicologica univa, come Chesterton, due "anime": la natura artistica dell'immaginazione collegata a quella filosofica della ragione. "E' esatto dire che siamo capovolti; quando gli angeli pendono a testa all'ingiù sappiamo che vengono dall'alto. E' soltanto chi viene dal basso che gira col naso in aria". Queste frasi apparentemente squilibrate hanno, al contrario, un senso molto forte e indicano che per vedere le cose correttamente bisogna fare un esercizio spirituale insolito: capovolgerle. Che significa ? Non si dice spesso, in segno di superbia, che "quel tizio mi ha guardato dall'alto verso il basso"? Chesterton proponeva l'inverso, in segno di umiltà, di guardarle dal basso verso l'alto e c'erano due modi: o stare ritti sulla testa (esercizio atletico assai impegnativo) oppure prostrarsi o inginocchiarsi ed alzare così lo sguardo verso il cielo.

Alla base di questi "pazzeschi" ragionamenti stava, potremmo dire con S. Francesco d'Assisi, una filosofia della natura, un corretto concetto di natura: quando la natura è concepita come madre, inevitabilmente finisce  (per dirla con Giacomo Leopardi) per diventare matrigna; al contrario, quando è sorella, si accetta con gioia la gratitudine della condivisione creaturale. Ecco perché è esatto dire, con Gabriel Gale, che siamo capovolti, per poter assaporare la potenza del Creatore, i suoi Angeli, le Sue creature: "Ricordate che San Pietro venne crocifisso con la testa all'ingiù? Ho spesso pensato che la sua umiltà sia stata ricompensata dal fatto che, morendo, poté riavere la meravigliosa visione della sua infanzia; vide anche il paesaggio quale è veramente, con le stelle simili a fiori e le nubi come colline e tutti gli uomini sospesi alla mercé di Dio". Con questo sguardo capovolto, ci insegna Chesterton, tutto appare sospeso, tutto ha le radici in cielo. La natura, senza la sopranatura, perde di significato e non riesce a mantenersi nemmeno come natura: "Se si recide il sopranaturale si ha l'innaturale". Appunto, la contro-natura. Gabriel Gale descriveva così la situazione forsennata entro la quale ora stiamo vivendo ed invitava ad orientare lo sguardo (dal basso) verso il cielo: "Siamo delle mosche che strisciano su un soffitto, ed è soltanto per un'incessante azione della misericordia divina che non precipitiamo". 

A questa infantile ed umana umiltà che, attraverso lo sguardo capovolto, coglieva l'essere delle cose, il grande scrittore inglese aggiungeva un'altra essenziale considerazione: tutto era stato posto da Dio nel Paradiso terrestre, su di un elevato piano sopranaturale ma che il piano inclinato del peccato originale aveva sconvolto, facendo precipitare il tutto verso il basso. Oltre a recuperare lo sguardo, bisognava quindi restituire a Dio l'esatta dimensione in cui aveva posto il creato. Per questo motivo Innocent Smith, uomo vivo, poneva il cappello in testa ad ogni persona con queste parole: "Ogni uomo è un re ed ogni cappello è una corona". Quest'atto, che evocava l'investitura medievale, significava il ricordare la dignità e la collocazione originaria, come Dio l'aveva pensata. Un'ultima riflessione, suggerita dal poeta e pittore Gabriel Gale, è quella del corpo e della sua ombra. La luce ed i colori, per un sano pittore, rivelano qualcosa che ad un occhio poco allenato non appare.

Chesterton ci ammonisce, riferendosi al realismo moderato di San Tommaso d'Aquino, a considerare attentamente le cose e a non scambiarle con le ombre: "Accanto ad ogni cosa sta la cosa irreale che è la sua ombra: per i nostri occhi è l'ombra che esiste…non riuscite a vedere nessun oggetto come esiste nella realtà, ma soltanto quale lo si potrebbe far apparire…andate direttamente alle potenzialità ingannevoli di tutte le cose, afferrate subito il concetto che ogni cosa si può usare come fosse un'altra".

Alla riscoperta del pensiero cattolico di Chesterton - IlGiornale.it - Rino Cammilleri

Una recensione di Rino Cammilleri dell'ultimo libro di Paolo Gulisano e Don Daniele De Rosa con prefazione del nostro presidente Marco Sermarini.


http://m.ilgiornale.it/news/2017/07/15/alla-riscoperta-del-pensiero-cattolico-di-chesterton/1420549/

venerdì 14 luglio 2017

L'Opzione Benedetto spiegata dal suo autore, cioè Rod Dreher, attraverso un amico giornalista, Rodolfo Casadei

Merita di essere letta, anche per capire il libro quando lo si leggerà.

http://www.tempi.it/lopzione-benedetto-spiegata-dal-suo-autore-intervista-a-rod-dreher#.WWjz78ZaZgd

Chesterton è (sempre) attuale - Molti richiami

Roberto Vecchioni richiama Chesterton e invita a leggerlo in particolare Padre Brown:

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/06/18/news/vecchioni-ai-giovani-fate-la-vostra-strada-non-abbattetevi-mai-1.15505139

Padre Roberto Brunelli è stato a Sant'Elpidio a Mare:


L'Huffington Post accosta mons. Delpini, neoarcivescovo di Milano, a Padre Brown:


In Criminal Minds si cita la famosa frase dei draghi:


Il prof. Stefano Zamagni cita Chesterton al termine di un suo intervento sull'economia civile (ma Chesterton era distributista, altra cosa!):


Attenzione: noi non sposiamo nulla (a parte l'invito a leggere Chesterton e la pazzia evidente di padre Brunelli che è uno dei nostri!) di quanto scritto, del perché e del percome viene proposto. Solo vi segnaliamo queste citazioni varie ed eventuali, stop.






giovedì 13 luglio 2017

And the winner is...?

Il vincitore dell'ultimo concorso che metteva in palio il titolo di Grande Detective Chestertoniano è...

Marco Massignan!

Bravissimo, tempismo ed esattezza vanno premiati! Il cagnolino si chiamava Winkle.

Ed allora facciamo una cosa: gli diamo un premio inaspettato, un bello sconto del 30% sull'acquisto di un volume in vendita su Pump Street! Ed ovviamente l'onore e il decoro di potersi fregiare dell'immenso titolo di Grande Detective Chestertoniano!

Viaggio in America - 1

Sono stato negli Stati Uniti d'America a trovare alcuni amici, tra i quali spicca, naturalmente, il carissimo Dale Ahlquist, presidente della Società Chestertoniana Americana. In queste foto potete vedere qualche immagine del nostro incontro, e qualche tesoro che ha voluto mostrarci perché a mia volta vi mostro. La società americana ha acquistato una splendida raccolta completa del G. K.'s Weekly, causando al sottoscritto un discreto tracollo mentale, il quale è peggiorato alla vista degli splendidi disegni fatti da Gilbert che pure potete vedere nelle foto qui sotto.

Per fortuna siamo amici e queste cose ce le possiamo godere tutti quanti insieme! Questo è il bello dell'essere amici di Chesterton!

Marco Sermarini

P. S.: comunque con noi sempre in primissima classe! 😉

giovedì 6 luglio 2017

"Nuove" edizioni - L'Osteria Volante

L'editore Lindau ha scelto di pubblicare nuovamente questa importante opera di narrativa del nostro eroe. A scelto anche di riutilizzare una vecchia bella traduzione, quella di Gian Dauli.

Gian Dauli è un altro dei mentori del nostro eroe in Italia.

Ne parlammo tempo fa qui sul blog, dove troverete una discretamente ricca nota.

È una scelta interessante quella di riproporre le vecchie traduzioni: il vecchio stile della nostra lingua non è per nulla passato di moda. A volte, comunque, Chester ton dava del gran filo da torcere ai traduttori, come abbiamo potuto verificare più di una volta. Ad ogni modo Gian Dauli fu un vero amante di Chesterton.