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lunedì 31 luglio 2017

Domenico Giuliotti commenta Chesterton (grazie, Brunelli!)

Caro Brunelli,

tu sai che io ti voglio bene, ma ricacciare dai tuoi cassetti e dai tuoi scaffali (che ormai hanno preso i tuoi stessi morbi irreparabili e incurabili) un Domenico Giuliotti (grande di per sé: non cito una sua famosa riga sulla modernità che prende a pesci in faccia) grandioso su Chesterton e su Ortodossia non ha prezzo, per cui questo è un alto motivo per cui continuerò a volerti bene.

Qui un assaggio e sotto nel collegamento un bel pranzo di nozze.

Grazie, Brune'.

Marco Sermarini



In conclusione, Ortodossia, tardi conosciuta dagli italiani — ma meglio tardi che mai — (pochissimi i lettori del testo inglese, pochi più quelli della traduzione francese, qua è là inesatta, del Grolleau) è un grande, originale, e a volte strano o stranissimo ma sempre profondo libro.
E dunque non facile; e soprattutto non facilmente riassumibile. Malgrado la forma brillante, la cristallina chiarezza e iridescenza delle immagini, e quel continuo caprioleggiamento del pensiero, che sembra un giuoco ed è, invece, un modo bizzarro di procedere a zig-zag, verso o dentro la Verità, è un libro non già oscuro, ma luminosamente laberintico. (L'autore stesso lo chiama « caotico » — e non è —). Eppure, con un filo tra le dita, il cui capo ci viene offerto all'ingresso, possiamo, passando di meraviglia in meraviglia, girarlo tutto ed uscirne più agguerriti contro l'errore, più fiduciosi nella Provvidenza e più tranquilli e sereni, per continuare (fino all'apparizione della piena luce sul limitare della morte) il nostro breve viaggio su questo magico ed enigmatico mondo.


Domenico Giuliotti, Le due luci, La filosofia delle fate

Ecco il preannunciato pranzo di nozze (ma dove vanno gli scrittorini di oggi!):

Domenico Giuliotti (destra) con Giovanni Papini
http://franoi.forumcommunity.net/?t=60162694#entry426739371

P.S.: per piacere, non mi dite: "ma Giuliotti era conservatore! Era tradizionalista! Era questo! Era quello!". Tenetevi le vostre pecette ed etichette ("tag", fa più "social"), io mi tengo Gilbertone e Giuliotti (e pure Papini).

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