Pagine

giovedì 20 luglio 2017

Jane Austen e le elezioni politiche


Ho letto di recente un commento su Jane Austen in relazione alle elezioni politiche. La maggior parte di noi ha visto un bel po' di osservazioni su Jane Austen in relazione alla Maschietta o alla Donna Nuova o alla Moderna Concezione del Matrimonio o altre di queste buffe cosette. E quei pochi fortunati di noi che hanno davvero letto Jane Austen sono perlopiù giunti alla conclusione che quelli che fanno riferimento a lei non l'hanno letta. Le femministe sono, come suggerisce il loro nome, contrarie a qualunque cosa sia femminile. Ma certe volte denigrano le precedenti forme del femminile perfino quando queste mostrano qualità comunemente definite maschili. Parlano di Senno e sensibilità senza sapere che la morale della storia sta dalla parte del senno. Parlano di svenire. Non ricordo che nessuna donna svenga in nessun romanzo di Jane Austen. Può esserci un'eccezione che ho dimenticato; c'è in effetti una signora che capitombola giù al Cobb di Lyme Regis. Ma poche signore farebbero una cosa simile per una pura affettazione di sentimento. Ma di rado una signora si getta dalla Shakespeare's Cliff o dal Monument solo per assumere una posa aggraziata quando arriva di sotto. La stessa Jane Austen di sicuro non era del tipo che sviene. Né lo erano le sue eroine preferite, come Emma Woodhouse o Elizabeth Bennet. L'accusa che davvero si potrebbe portare a Jane Austen (ammesso che qualcuno sia tanto meschino e ingrato da volerla accusare di qualcosa) non è che sia sentimentale, ma che sia piuttosto cinica. Tenendo presenti le differenti convenzioni in materia nei due periodi, ella era più che altro simile alla signorina Rose Macaulay. Ma la signorina Rose Macaulay si trova in un mondo in cui gli svenimenti sarebbero una forma assai blanda di eccitazione. C'è qualcosa di molto divertente in questo richiamo a confrontare i romanzi delle due epoche. L'eroina di molti romanzi moderni si contorce e barcolla per la sua strada lungo la storia, mastica e getta via cinquanta sigarette fumate a mezzo, è sempre lì a trattenere un grido oppure a non trattenerlo, a piagnucolare perché vuol solitudine o a piagnucolare perché vuol compagnia, a pungolare ogni umore fino all'orlo della pazzia, a vedersi nebbie rosse davanti agli occhi, a veder fiamme verdi che le danzano nel cervello, a correre dal farmacista per poi collassare sulla soglia dello psicanalista; e tutto il tempo si compiace con se stessa per la sua razionale superiorità rispetto alla debole sensibilità di Jane Austen.
Non dico che la donna nuova sia come la nuova eroina nevrotica; non più di quanto pensi che la donna vecchia fosse come l'eroina finta che sveniva. Ma se i critici hanno il diritto di ragionare partendo dai vecchi romanzi, noi abbiamo il diritto di ragionare partendo dai nuovi. E ciò che dico io è vero dei romanzi di alcuni romanzieri nuovi; ciò che dicono loro non è vero dei romanzi di Jane Austen. Ma, come ho detto, ci è già familiare questo genere di commenti giornalistici sui romanzi di Jane Austen. È sempre stato un genere abbastanza superficiale e banale, basato com'è su una confusa associazione relativa a signore che portavano i capelli in boccoli all'ingiù e che perciò si suppone dovessero andarsene all'ingiù. Ma il particolare esempio che ho osservato era più singolare e interessante perché ha una ricaduta speciale oggi. Un redattore di uno dei quotidiani principali, durante un resoconto estremamente ottimistico del nuovo atteggiamento della donna riguardo agli uomini, come apparirebbe dalle elezioni politiche, ha osservato che una ragazza moderna avrebbe compreso l'insincerità del signor Wickham, in Orgoglio e pregiudizio, nel giro di cinque minuti.
Ecco, questo è un interessantissimo esempio del genere d'ingiustizia che si fa a Jane Austen. La massa (voglio dire la massa ragguardevole) di coloro che leggono quel quotidiano e non leggono quell'autrice sarà senz'altro rimasta con l'idea che il signor Wickham fosse una specie di vistoso e volgare impostore; uno come il signor Mantalini. Ma Jane Austen era una psicologa molto più avveduta e robusta di così. Non ha fatto di Elizabeth Bennet una persona facile da ingannare e non ha fatto del suo ingannatore un volgare impostore. Il signor Wickham è una di quelle persone davvero temibili che raccontano menzogne dicendo la verità. Non si limita a pavoneggiarsi o a fare il sentimentale o ad assumere pose; semplicemente racconta alla ragazza, ma quasi con riluttanza, che gli era stato promesso un beneficio ecclesiastico dal signor Darcy padre e che il giovane signor Darcy non ha dato compimento al progetto. Questo è vero, fin dove arriva; chiunque avrebbe potuto crederci; la maggior parte delle persone ci avrebbe creduto, se gli fosse stato raccontato con modestia e ritegno.
Si poteva contare sul signor Wickham perché raccontasse la cosa con modestia e ritegno. Quello per cui non si poteva contare sul signor Wickham era che raccontasse il resto della storia; cosa che la rende una storia del tutto diversa. Egli non ritiene necessario menzionare il fatto che si era comportato male in una maniera così eclatante che nessun gentiluomo responsabile avrebbe mai pensato di farne un parroco; per questo il gentiluomo lo aveva compensato in altro modo e lui infine era diventato ufficiale in un reggimento alla moda. Ebbene, questo è un genere di avvenimento molto tranquillo, ordinario, quotidiano, ed è il genere di avvenimento che capita per davvero. È un esempio perfettamente sano e realistico del modo in cui persone del tutto sensate possono essere ingannate da persone del tutto inaffidabili. E la romanziera conosceva il suo mestiere troppo bene per rendere la persona inaffidabile evidentemente inaffidabile. Quel genere di tranquillo e credibile bugiardo esiste davvero; e io proprio non vedo ragioni per pensare che abbia smesso di esistere. Penso che Jane Austen fosse nel giusto immaginando che Elizabeth Bennet avrebbe potuto credergli. Penso che la stessa Jane Austen avrebbe potuto credergli. E sono sicurissimo che la Ragazza Moderna potrebbe credergli in qualunque momento.
Ma la bizzarra applicazione di tutto questo al caso delle elezioni politiche non è priva di una morale, dopotutto. Il giornalista ottimista, che si gloriava dell'intuito infallibile del Voto delleMaschiette, ha scelto un esempio davvero sfortunato rispetto al suo scopo quando ha scelto l'abile signor Wickham. Perché il signor Wickham era, o è, esattamente il tipo d'uomo che fa una buona riuscita nelle elezioni politiche. A volte è un pochino troppo riuscito per riuscire bene. A volte in effetti viene pescato, per qualche caso fortuito, ad agire con molta destrezza nell'arte della finanza; e sparisce all'improvviso, ma comunque in silenzio. Ma il più delle volte è fatto apposta per la vita parlamentare. E deve la sua riuscita a due qualità che sono mostrate entrambe nel romanzo in cui compare. Primo, il talento di raccontare una menzogna raccontando metà della verità. E secondo, l'arte di raccontare una menzogna non ad alta voce e in maniera offensiva, ma con un'apparenza di garbato rincrescimento degno di un gentiluomo. Fu un giorno assai fortunato per i politici di professione quando alcuni reazionari cominciarono ad accusarli di essere demagoghi. La verità è che raramente osano essere demagoghi; e il loro maggior successo è quando parlano con delicatezza e misura come diplomatici. Un dittatore deve essere un demagogo; un uomo come Mussolini non può vergognarsi di gridare. Non può permettersi di essere un gentiluomo. Tutto il suo potere dipende dal convincere il popolino che egli sa quel che vuole e che lo vuole di brutto. Ma un politico sarà molto più saggio se si traveste da gentiluomo. Il suo potere consiste in grandissima parte nell'indurre le persone a prender le cose alla leggera. Nell'indurli ad accontentarsi della sua abbozzata e superficiale versione del vero stato delle cose. 
Niente porta verso un simile risultato più felicemente che le scintillanti qualità del signor Wickham: buone maniere e buon carattere e un tocco leggero. C'è una varietà di risposte date da ministri a certe domande poste in Parlamento, che solo in questa maniera si potevano dare. Se un'insensatezza altrettanto palese fosse rovesciata sul pubblico da un oratore, o gridata da un demagogo, o resa in qualche modo sensazionale e decisiva, perfino la Camera dei Comuni si solleverebbe in rivolta o scoppierebbe di risate. Un'insensatezza così insensata come quella si può esprimere solo coi toni di un uomo sensato. 
Davvero, vedo così vividamente il signor Wickham a fare il politico che mi sentirei propenso a riscrivere tutto Orgoglio e pregiudizio per adattarlo alla politica dei giorni nostri. Sarebbe divertente vedere le ragazze Bennet che se ne vanno in giro a raccogliere voti: Elizabeth divertita e Jane con dignitosa riluttanza. Quanto a Lydia, sarebbe un successone nella politica moderna. Ma suo marito sarebbe il successo più grande di tutti; e potrebbe diventare un ministro del governo mentre il povero vecchio Darcy se ne resterebbe in provincia col broncio: un rispettabile, leale, onorevole Ultraconservatore che maledice le tasse e giura che il paese sta andando al diavolo – e soprattutto ai diavoli piccoli.

Gilbert Keith Chesterton - traduzione di Umberta Mesina

Fonte: XXXII. On Jane Austen in the General Election, dalla raccolta Come to Think of It, http://www.personal.reading.ac.uk/~spsolley/GKC/Jane_Austen_GE.html 
Prima pubblicazione: Illustrated London News 1 giugno 1929 
_________
Note

1 * In Persuasion (Persuasione, 1817). The Cobb è il porto di Lyme Regis. 

2 * Shakespeare Cliff (Scogliera di Shakespeare) è una scogliera vicino a Dover, così chiamata perché sembra che abbia ispirato un passaggio di Re Lear. The Monument (Il Monumento) a Londra è l'opera che ricorda il grande incendio del 1666. 

 Un personaggio del romanzo Nicholas Nickleby di Charles Dickens.

Nessun commento:

Posta un commento