"Non sapete che un pittore di ritratti deve saper valutare le persone a prima vista esattamente come un medico?"
Alla base di questi "pazzeschi" ragionamenti stava, potremmo dire con S. Francesco d'Assisi, una filosofia della natura, un corretto concetto di natura: quando la natura è concepita come madre, inevitabilmente finisce (per dirla con Giacomo Leopardi) per diventare matrigna; al contrario, quando è sorella, si accetta con gioia la gratitudine della condivisione creaturale. Ecco perché è esatto dire, con Gabriel Gale, che siamo capovolti, per poter assaporare la potenza del Creatore, i suoi Angeli, le Sue creature: "Ricordate che San Pietro venne crocifisso con la testa all'ingiù? Ho spesso pensato che la sua umiltà sia stata ricompensata dal fatto che, morendo, poté riavere la meravigliosa visione della sua infanzia; vide anche il paesaggio quale è veramente, con le stelle simili a fiori e le nubi come colline e tutti gli uomini sospesi alla mercé di Dio". Con questo sguardo capovolto, ci insegna Chesterton, tutto appare sospeso, tutto ha le radici in cielo. La natura, senza la sopranatura, perde di significato e non riesce a mantenersi nemmeno come natura: "Se si recide il sopranaturale si ha l'innaturale". Appunto, la contro-natura. Gabriel Gale descriveva così la situazione forsennata entro la quale ora stiamo vivendo ed invitava ad orientare lo sguardo (dal basso) verso il cielo: "Siamo delle mosche che strisciano su un soffitto, ed è soltanto per un'incessante azione della misericordia divina che non precipitiamo".
A questa infantile ed umana umiltà che, attraverso lo sguardo capovolto, coglieva l'essere delle cose, il grande scrittore inglese aggiungeva un'altra essenziale considerazione: tutto era stato posto da Dio nel Paradiso terrestre, su di un elevato piano sopranaturale ma che il piano inclinato del peccato originale aveva sconvolto, facendo precipitare il tutto verso il basso. Oltre a recuperare lo sguardo, bisognava quindi restituire a Dio l'esatta dimensione in cui aveva posto il creato. Per questo motivo Innocent Smith, uomo vivo, poneva il cappello in testa ad ogni persona con queste parole: "Ogni uomo è un re ed ogni cappello è una corona". Quest'atto, che evocava l'investitura medievale, significava il ricordare la dignità e la collocazione originaria, come Dio l'aveva pensata. Un'ultima riflessione, suggerita dal poeta e pittore Gabriel Gale, è quella del corpo e della sua ombra. La luce ed i colori, per un sano pittore, rivelano qualcosa che ad un occhio poco allenato non appare.
Chesterton ci ammonisce, riferendosi al realismo moderato di San Tommaso d'Aquino, a considerare attentamente le cose e a non scambiarle con le ombre: "Accanto ad ogni cosa sta la cosa irreale che è la sua ombra: per i nostri occhi è l'ombra che esiste…non riuscite a vedere nessun oggetto come esiste nella realtà, ma soltanto quale lo si potrebbe far apparire…andate direttamente alle potenzialità ingannevoli di tutte le cose, afferrate subito il concetto che ogni cosa si può usare come fosse un'altra".
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