Pagine

venerdì 29 giugno 2012

Lindau pubblica Gli stregoni di R. H. Benson


AUTORE: Benson R.H. 

Gli stregoni

COLLANA: L'aquila e la colomba

PAGINE: pp. 336

ILLUSTRAZIONI: N° no

FORMATO: cm. 14x21

PREZZO: euro 24,00


ISBN: 978-88-7180-999-1


La Nazionale Italiana di calcio è andata in finale ed allora cambia l'orario del X Chesterton Day!

Cari Amici,

come forse molti sapranno, la Nazionale Italiana di Calcio è stata ammessa alla finale contro la Spagna che si giocherà domenica 1° Luglio 2012 alle 20.45.

Se non ce ne fossimo accorti, abbiamo comunque già ricevuto un bel numero di mail e messaggi su Facebook che ce lo ricordavano... Grazie!

Saremmo anzi siamo in pieno anzi pienissimo Chesterton Day...!

Siccome la nostra è una repubblica fondata sulla sfera (per il presidente della SCI dovrebbe essere fondata sulla palla ovale, ma questa è un'altra cosa...), abbiamo realisticamente deciso di fare così:

la Santa Messa, che come sempre precede il Chesterton Day, verrà anticipata alle ore 17.30 e l'incontro avrà inizio appena terminata la Santa Messa, e cioè poco dopo le ore 18.15, in modo che tutto sia terminato per l'ora della partita che vedremo insieme sul megaschermo a Casa San Francesco (Grottammare, AP).

Appena terminato l'incontro verrà servita la cena (e non, come in passato, tra la prima e la seconda parte che non ci saranno, perché ci sarà un'unica parte) e chi vorrà potrà fantozzianamente mangiare e vedere la partita!

Tutto il resto è assolutamente invariato. Siete pregati caldamente di spargere la voce con i vostri mezzi.

Dunque e comunque vi aspettiamo!

giovedì 28 giugno 2012

Oggi è giorno di anniversario chestertoniano...

E' il 111° anniversario delle nozze di Gilbert e Frances.

Gilbert si recò in chiesa dopo essere passato a bere un bicchiere di latte dove lo portava la mamma da piccolo, e si armò per l'occasione di una bella e vera pistola, perché chi si sposa parte per l'avventura più grande della sua vita e partendo per il viaggio di nozze... non si sa mai!

Tutto vero e raccontato da lui nell'Autobiografia e dagli amici.

Un aforisma al giorno


"Gli essere umani sono felici fin tanto che mantengono la loro capacità di recezione, e la capacità di reagire agli stimoli esterni con la sorpresa, o la gratitudine".

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago ed altre serissime storie

Un aforisma al giorno


"Tutto sta in una disposizione della mente, e in questo momento io sono in una disposizione molto comoda. Siederò tranquillo e lascerò che prodigi e avventure si posino su di me come mosche. Ce ne sono molti, ve l’assicuro. Il mondo non morirà mai per assenza di meraviglie, ma solo per assenza di meraviglia". 

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago ed altre serissime storie

Un aforisma al giorno


"È di gran lunga più facile credere in un milione di favole che credere in un singolo uomo a cui non piacciono".

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago ed altre serissime storie

mercoledì 27 giugno 2012

Maturità 2012. Leggo le tracce dei temi e mi viene una domanda chestertoniana: «A voi piace stare appesi al nulla?» | da Tempi.it


Anche se precaria al massimo grado sono un’insegnante. E dunque sono andata con curiosità a spulciare i titoli dei temi usciti per la maturità; e ho pensato ai ragazzi che disordinatamente ho incrociato nel corso delle mie supplenze e adesso sono impegnati nell’esame.
Per questo non sono neutrale, e la mia analisi sarà sicuramente viziata da quel crescente fastidio che è via via lievitato leggendo nel dettaglio le tracce dei temi proposti. Mi permetto una sintesi, non politicamente corretta, di quel che ho trovato: il vuoto e il labirinto, questo è come si presenta il tempo e il mondo; poi c’è la crisi e tu – mio caro giovane – non troverai un lavoro (però segui la stella di Steve Jobs!); il luminoso mondo della scienza ti offre possibilità di costruire un futuro migliore, sii responsabile; la storia ti insegna che l’uomo è cattivo, come memento l’Olocausto. E dunque – mio caro giovane – commenta, liberamente, questa frase: «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita».
So tutto in fatto di argomentazioni a favore e contro la tesi proposta; so che si può dare un titolo provocatorio per vedere se un ragazzo è maturo abbastanza da saper argomentare in modo critico, magari confutando la tesi di partenza con giuste citazioni e dati desunti da studi accreditati. Ma il punto non sono i ragazzi; per quel che riguarda loro mi auguro che abbiano saputo argomentare, e anche rispondere per le rime.
Quel che mi lascia un istintivo senso di rivolta è vedere che noi siamo imbalsamati e rimestiamo sempre nello stesso brodo. Siamo rimasti a quel cupo cimitero che si è aperto a inizio ’900: il cuore di tenebra, la terra desolata, il porto sepolto, l’uomo senza qualità, i personaggi in cerca d’autore. Quando io feci la maturità mi capitò un tema su Don Abbondio che se ne stava seduto sul suo seggiolone e mi si chiedeva di commentare quel personaggio manzoniano. Ora, passati 16 anni da allora, mi sento di aggiungere qualcosa al commento strettamente letterario che feci.
Noi insegnanti non ce ne dobbiamo stare comodamente seduti sul nostro seggiolone quando di fronte a noi si presentano dei giovani che, magari come Renzo e Lucia, hanno un’aspettativa buona e luminosa sulla vita. Soprattutto se, come il più delle volte, quest’aspettativa buona non si mostra in forma cosciente neppure a loro; è qui che si fa interessante il nostro mestiere.
Gl’insegneremo Montale e affonderemo il coltello nel male di vivere. Certo, potremo leggere brani come quello proposto nella prima traccia: «Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto. E poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi». Ma cos’è il vuoto di cui parla e che l’uomo dovrebbe saper guardare? Il tuo presente – guardato con fermo ciglio - è un vuoto? Apriamoci a queste domande con i ragazzi, non affrettiamoci a etichettarle. Perché quello stesso poeta che ha saputo così bene documentare il vuoto dandogli il volto del rivo strozzato o della carrucola che cigola nel pozzo, non si è escluso – a tratti – il varco della meraviglia.

Questo pezzo di suolo non erbato
s’è spaccato perché nascesse una margherita.
(da Mediterraneo)

In questo pezzo di terra desolato è fiorita una margherita.  Leggere Montale sicuramente non è ammazzare il tempo. A patto che lo si legga, e non ci si limiti a commentarlo seguendo griglie o linee critiche predeterminate.
Non c’è dubbio sulla nostra bravura a lamentarci di questo pezzo di suolo che è il tempo presente, e non c’è prova migliore dei testi proposti nelle tracce per il tema di ambito artistico-letterario e per quello di ambito socio-economico. Nel primo leggiamo Borges che afferma: «Nel palazzo che imperfettamente esplorai, l’architettura mancava di ogni fine. … scale rovesciate morivano senza giungere ad alcun luogo, dopo due o tre giri, nelle tenebre superiori delle cupole»; nel secondo irrompe la lapidaria asetticità delle statistiche: «La diminuzione dei giovani occupati, pari a 1 milione 54 mila unità, ha riguardato sia gli uomini che le donne, più o meno nella stessa proporzione» (Mario Sensini, Corriere della Sera) e «in Italia l’11,2% dei giovani di 15-24 anni, e addirittura il 16,7% di quelli tra 25 e 29 anni, non è interessato né a lavorare né a studiare, mentre la media europea è pari rispettivamente al 3,4% e all’8,5%» (Rapporto Censis).
L’unica margherita che si scorge all’orizzonte è la Hack, citata nella traccia di ambito tecnico-scientifico. L’unico spiraglio di costruzione positiva lo si demanda alla scienza, e per il futuro. Ecco alcune citazioni da questa traccia d’esame: «Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra» (Hans Jonas), «La scienza può aiutarci a costruire un futuro desiderabile» (Pietro Greco), «Ecco questa credo sia la regola e l’etica dello scienziato: la ricerca scientifica deve accrescere nel mondo la proporzione del bene. Le applicazioni della scienza devono portare progresso e non regresso, vantaggio e non svantaggio» (Margherita Hack).
Progresso è una parola che, grazie al signor Chesterton, ho messo nel cestino. In generale la nostra linea di pensiero è quella di dire che se oggi attorno a noi vediamo un cimitero, dobbiamo impegnarci perché il futuro – almeno – sia desiderabile. Chesterton, invece, contestò il cimitero, perché non gli andava giù che il presente fosse solo disprezzabile. E notò che in mezzo a quel suolo arido e senza erba c’era già una margherita. Un fiore così piccolo e comune da non essere visto. Il superuomo e l’inetto forse erano morti nelle teorie nichiliste, ma per strada l’uomo comune era vivo (e ignorava le teorie nichiliste). Perciò in mezzo a quel cimitero il signor Gilbert Chesterton pubblicò – è noto, ma così spesso taciuto – un romanzo intitolato Uomovivo. Il protagonista è proprio uno di quei ragazzi a cui a scuola era stato insegnato a pensare quello che la traccia del tema di ordine generale cita: «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita». Da adulto il ragazzo, di nome Innocent Smith, torna da quell’insegnante, che in aula aveva proclamato ad alta voce che la vita è una pozza di fango (un sottile strato d’acqua sporca), e gli punta una pistola alla tempia. Per vedere fino a che punto il pessimista è pessimista. Il professore dovrebbe ringraziare che qualcuno lo liberi dallo schifo che è vita. Ma il condizionale è proprio il tempo grammaticale corretto per i pessimisti teorici. Quando si passa al tempo indicativo le cose cambiano: il professore, fuggendo dalla minaccia della pistola, si rifugia sul tetto della scuola – sotto di lui il vuoto (quello vero). A quel punto Innocent chiede seriamente al suo professore: «E a voi piace stare appeso al nulla?».
Quel che segue non lo cito, ma è una delle più belle descrizioni dell’alba che siano mai state scritte. Alla teoria si oppone l’evidenza dell’essere. E l’essere è sotto in nostri occhi molto più del nulla, solo che ci si deve rimboccare le maniche per continuare a vederlo giorno dopo giorno. Chesterton ebbe modo di scrivere in Ortodossia che non c’è compito più bello di quello di Robinson Crusoe, che tenta di salvare ogni suo piccolo oggetto dal naufragio. L’alba è quell’evento quotidiano che ci salva dal naufragio, perché visivamente e quotidianamente strappa le cose ad una ad una dal buio. Già ora noi non siamo il nulla del buio. In mezzo al solito brodo della pozza di fango o del futuro migliore quella descrizione è una traccia interessante da svolgere in classe.


Leggi di Più: Maturità 2012: le tracce dei temi sono banali | Tempi.it 

Tre articoli del prof. Carlo Bellieni


 IL CASO/ 1. Così la società della solitudine ha reso il suicidio un "diritto" 
Il Sussidiario.net 
 
Sull'ultimo numero della rivista Psychopatology, uno studio Usa mostra che il 10% degli studenti dei Campus hanno ideazioni suicide; sulla rivista Lancet di questo mese uno studio cino-inglese si dilunga...

E diventa sempre più chiaro che tutto questo occhiuto indagare non è al servizio di una curiosità da genitori affettuosi. Carlo Bellieni. © riproduzione 

Per il professor Carlo Bellieni, contattato da IlSussidiario.net, "campagne di prevenzione di questo tipo sono destinate al fallimento per 

lunedì 25 giugno 2012

Un aforisma al giorno (piuttosto attuale)

"Quando tutto, nella sua identità, sta diventando debole e inadeguato, un popolo comincia a parlare di efficienza".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

Un aforisma al giorno

"La speranza è un imperativo per tutte le anime".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno

"Togliete il Credo di Nicea e farete un qualche strano torto ai venditori di salsicce".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

Nota blogger atea si converte e dichiara di voler entrare nella Chiesa Cattolica (di Maria Grazia Gotti)


Si chiama Leah Libresco, è americana e ha 22 anni e... negli ultimi anni ha letto Chesterton, C.S.Lewis e MacIntyre!!!

La notizia, in spagnolo, è pubblicata su Religion En Libertad

Eh, aveva proprio ragione Lewis: 

Nel leggere Chesterton, come nel leggere MacDonald, non sapevo a cosa andassi incontro. Un giovanotto che desidera rimanere un perfetto ateo non può andare troppo per il sottile con le sue letture. Ci sono trabcchetti sparsi dappertutto: "Bibbie lasciate aperte, milioni di sorprese" come dice Herbert, "reti sottili e stratagemmi". Dio è, se così possiamo dire, pochissimo scrupoloso.


Tutto sotto controllo - dal blog di Costanza Miriano, saggia donna chestertoniana



Sono indecisa se stirare tre camicie, cercare i titoli ai capitoli del mio nuovo libro, scrivere questo post o dedicarmi al riordino del mobiletto delle spezie. Sarebbe tutto normale, se non fosse che sono le 2 e 48 di notte. Il fatto è che mi sembra che le partenze – andiamo a Parigi per una settimana – mi costringano a un severo bilancio della mia vita in tutti i settori, dalla spiritualità (ho fatto il tagliando da padre Emidio) all’economia domestica.
Ora, è vero che se dovesse precipitare l’aereo, scoppiare una guerra mondiale con chiusura delle frontiere (ah, gli stati nazionali!), o esserci un terremoto che facesse crollare la mia casa in mia assenza (se ci sono la reggo di sicuro), lo stato del mio mobiletto delle spezie non sarebbe così fondamentale, ma questi sono pensieri lucidi, che non mi appartengono in alcun modo.
Mio marito è rassegnato, e non si stupisce se sul letto a poche ore dalla partenza non vede le sue camicie stirate, ma i bollettini del pagamento mensa in ordine da settembre a giugno (da infilare nell’apposita cartellina: è evidente che l’aereo non può decollare se le ricevute del medico e i bollettini e i ricordini della comunione non vengono rispettivamente collocati). Anche il mio amico Paolo, per dire, ogni tanto quando mi chiama (quando mi chiami?) mi chiede se mi disturba, se per caso sto stilando un bilancio della mia vita dalla terza media a oggi. Mi capita ogni tanto, perché come ogni donna resetto periodicamente la mia esistenza. Ha a che fare con la ciclicità che regola i nostri equilibri: ogni tanto azzeriamo tutto e poi ricominciamo.
Se poi ci si mette qualcosa come una partenza, allora al bilancio esistenziale è impossibile sfuggire.
Il problema è che noi donne facciamo molta fatica ad ammettere che qualcosa intorno a noi possa non andare come vogliamo. Io quando succede – cioè sempre – esordisco con il mio peggior tono petulante: “non ho capito perché…” e vado di lamentela. Mio marito non saprà mai di cosa mi lamento, visto che al “perché” di solito è già uscito dalla stanza.
Questo nostro desiderio di abitare la realtà plasmandola a nostra immagine è profondamente femminile. È una qualità, e quindi è neutra, e può essere declinata facendone un uso buono o cattivo. Quando diventa desiderio di controllo non è buona, ed è quel nodo di peccato tutto femminile a cui ci richiama san Paolo nella lettera agli Efesini, quando invita le donne ad essere sottomesse. È proprio perché la nostra naturale inclinazione sarebbe esattamente quella opposta, il bisogno di controllare, di mettere la nostra impronta sulla realtà, sulle cose, sulle persone, sui mariti anche (se ce lo permettono).
Se è per questo anche gli uomini hanno il loro nucleo problematico, o di peccato, se vogliamo essere nell’ottica di fede, ma di questo parlate con san Paolo (io provo a ragionarci nel secondo libro).
Quanto a noi femmine, quello che ci serve è un continuo, incessante lavoro su noi stesse, un’opera di scartavetramento personale, che ci lasci trasformare dal reale, soprattutto quando è a forma di croce. Allora imparare ad accoglierlo docilmente è più faticoso.
Adesso riprendo le energie (tutto sta a partire, a cominciare  questa vacanza) e ci provo. Ma secondo voi se non ho annaffiato le ortensie alla dogana mi fanno passare?

Un aforisma al giorno


«Il contrario di divertente non è serio, ma non divertente»

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

domenica 24 giugno 2012

@Sochest, 24/06/12 19:43 - sembra un aforisma chestertoniano

Soc Chestertoniana (@Sochest)
24/06/12 19:43
Alberto Reggiori (medico per tanti anni in Uganda) - Una cosa bella non nasce dal senso di colpa ma dal senso di gratitudine.


Inviato da iPhone

sabato 23 giugno 2012

Trevisan e Rialti su Radio Maria domani

Domenica 24 Giugno dalle 21 alle 23 Fabio Trevisan e Edoardo Rialti parleranno di Chesterton su radio Maria.

La Chiesa Cattolica vede più lontano di tutti

«Ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi ha solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza, dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene più che mai dispotico in coloro che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni, dominano il credito e padroneggiano i prestiti; per cui sono in qualche modo i distributori del sangue stesso di cui vive l'organismo economico… Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò una doppia corrente: da una parte, il nazionalismo o anche l'imperialismo economico; dall'altra, non meno funesto ed esecrabile, l'internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del danaro».

Chi l'ha detto?

Papa Pio XI, ammiratore di Gilbert Keith Chesterton 

(lo abbiamo trovato nel blog di Andrea Tornielli, ma abbiamo sempre saputo della grandezza di questo Papa, difensore dei Cristeros, dei cristiani dal dispotismo di tutti i colori e sapori... E ammiratore di Chesterton).

venerdì 22 giugno 2012

Un aforisma al giorno

"Nel mondo sono più i poeti che i non poeti".

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo eterno

giovedì 21 giugno 2012

La recensione dello Stevenson di GKC di Marco Sermarini ripresa da Rubbettino

http://www.rubbettinoeditore.it/news/633-stevenson-qteologo-cristiano-senza-saperloq.html

Un aforisma al giorno


«Per un uomo onesto, non c’è miglior modo di avvicinarsi alla cosiddetta “imparzialità” se non confessando di essere parziale»

Gilbert Keith Chesterton, L'età vittoriana in letteratura

Non è vero che gli atei sono intelligenti e i cattolici stupidi, dice Zenit... (segnalato da Maria Grazia Gotti)

La dimostrazione? Erano cattolici G.K.Chesterton, Hilaire Belloc, J.R.R.Tolkien, Dorothy L. Sayers e Malcolm Muggeridge, tutti famosi per la loro perspicacia e popolarità.


Su Zenit è stata pubblicata una recensione a un libro dal titolo Heresy: Ten Lies They Spread About Christianity, scritto da Michael Coren, inglese naturalizzato canadese.

Oltre all'affermazione citata ci sono riflessioni sul rapporto cattolicesimo-scienza, cattolicesimo- nazismo, cattolicesimo-schiavitù.

Si potrebbe dire: "niente di nuovo sotto il sole", a questi temi si dedicano egregiamente da anni i vari Agnoli, Socci, Rino Cammilleri, Gnocchi e Palmaro, Messori solo per citare i più noti.

Ma è una bella notizia che libri come questo siano pubblicati!

L'articolo è questo Le bugie si diffondono a macchia d'olio- Il libro di uno studioso anglosassone fa crollare miti e pregiudizi sul Cristianesimo

Torniamo ancora sui Mumford and Sons

Ecco cosa dice Marcus Mumford, lead vocal dei Mumford & Sons, band londinese di cui proponemmo la canzone The Cave, contenente una citazione letterale del San Francesco d'Assisi di GKC, a proposito di Outline of Sanity (Il Profilo della ragionevolezza, in Italia pubblicato da Lindau):

"I have been preoccupied finishing off our next Book Club book, which, I am very happy to announce, is: The Outline of Sanity by G.K. Chesterton. It's changed my life quite a lot, it's fairly serious, it's somewhat political, and is my first dip into these rather dizzying and very terrifying waters. But it has gripped me and inspired me and said things I haven't known how to say but that I feel quite strongly, and so thought it was appropriate for the Book Club".


"I was slightly blown away by people's response to The Outline of Sanity. Partly just cos so many people successfully found it! I haven't recorded my reaction to it here, and I'm actually fine with that (this isn't just a cop out)… I feel this book, even more than any others, is so brilliantly written and explained, that any of my attempted commentary won't really add to it. It's also ridiculously dense, and so rich that there's just too much to talk about in a pretty limited blog.
Suffice to say it's changed my life; but I don't expect it to, or even feel that it must, have the same effect on everyone! I think even if you disagree vehemently with what GKC puts forward, it's still a really refreshing experience to read such well considered and intriguing lines of argument. Especially now, on pretty hot topics like 'big vs small business', 'private vs public ownership', 'the man-made vs the natural', etc. The actual political ideal of Distributism, I'm still getting my head around, if I'm honest. But his thinking and his writing are just plain bitchin, in my very humble opinion!".
Interessante, no? E comunque suonano e cantano bene, e le canzoni hanno dei testi poetici.

Per chi fosse interessato, il 2 Luglio saranno a Verona e il 4 ad Ancona. Chi può, li saluti a nome del presidente della SCI...

Un aforisma al giorno


"Il socialismo non è che il completamento della concentrazione capitalista".
Gilbert Keith Chesterton, Il profilo della ragionevolezza

Chi vuole, capisca.

sabato 16 giugno 2012

Al Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino esce nuovamente Christendom in Dublin!

Caro Presidente,

Ti ho fatto aspettare un po' ma la sorpresa e' arrivata.

The Irish Catholic, il principale settimanale cattolico irlandese, ha ripubblicato Christendom in Dublin. La prefazione e' di Peter Costello, direttore della Central Catholic Library e autore di una ventina di volumi di storia e letteratura. La giovane nella foto e' Tessa Caldecott, figlia di Stratford.

Saluti Angelo Bottone

venerdì 15 giugno 2012

Gianfranco Amato - Il codice etico della Cattolica

Cari Amici,

Vi segnalo il mio ultimo articolo apparso su Cultura Cattolica:http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=30276

Purtroppo non si tratta di un pesce d'aprile come potete verificare dal sito istituzionale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: http://www.unicattolica.it/4726.html

Nella pagina dell'articolo trovate anche il PDF del codice etico.

Se volete approfondire la vicenda questo è il link per leggere la Costituzione ApostolicaEx Corde Ecclesiae:
Ritengo si tratti di una questione particolarmente grave.
 
Un abbraccio.
 
Gianfranco

Ieri ricorrevano settantasei anni dalla morte di GKC...


Lo abbiamo ricordato il 12 e pure il 13, poi ieri, che era il giorno esatto, come sempre siamo scivolati...

D'altronde lo stesso Gilbert diceva cose non belle sull'efficenza... Noi siamo suoi ferventi discepoli! Chissà quanto starà ridendo.

Per rimediare, però, vi proponiamo un brevissimo brano, in una nostra traduzione, del "sequel" della principale biografia di GKC, quella di Maisie Ward:


Domenica 14 Giugno 1936, poco dopo le dieci Chesterton morì.
Più tardi quel giorno, sua moglie Frances scrisse a Padre O'Connor: "Il nostro amato Gilbert è morto questa mattina alle 10:15. Era privo di sensi da qualche tempo, ma aveva ricevuto gli Ultimi Sacramenti e l'Estrema Unzione, mentre era ancora in possesso delle sue facoltà...".

(Maisie Ward, Return to Chesterton, p. 270).

Il caposaldo numero uno - Maria Grazia Gotti

Partecipo anch'io e propongo il senso della meraviglia, il guardare le cose come se fossero nuove!

Cito da L'uomo eterno:
"Noi vediamo una cosa obiettivamente quando la vediamo per la prima volta. [...] bisogna sforzarsi di riacquistare il candore e lo stupore dei fanciulli, il realismo e l'obiettività dell'innocenza; e se questo non è possibile, dobbiamo almeno scuotere la nuvolaglia delle abitudini e veder le cose come nuove ( anche se nuovo debba significare innaturale)".

Maria Grazia Gotti

1 Luglio 2012 - X Chesterton Day!

Carissimi Amici della Società Chestertoniana Italiana,

con gioia vi invitiamo al X Chesterton Day che si terrà nel tardo pomeriggio del 1 Luglio 2012 a Grottammare (AP), presso Casa San Francesco di Paola, luogo nel quale - come potete vedere negli altri due post che abbiamo messo prima di questo - si celebrerà la Festa del beato Pier Giorgio Frassati.

Il programma è il seguente:

ore 18.30 - Santa Messa,

a seguire: LA CRISI: E SE IL RIMEDIO FOSSE IL DISTRIBUTISMO? CHESTERTON E' VIVO.

Interverranno sul tema (e non solo...!): Stratford Caldecott, presidente del Center for Faith and Culture di Oxford (Inghilterra), Annalisa Teggi, collaboratrice di Tempi e traduttrice di Chesterton, Angelo Bottone, docente di filosofia presso l'University College Dublin, Alessandro Gnocchi, giornalista e scrittore, Fabio Trevisan, scrittore e cofondatore dei Gruppi Chestertoniani Veronesi, Marica Ferri, traduttrice di Chesterton... salvo altri!

L'incontro inizierà dopo la Santa Messa e si protrarrà anche durante e dopo la cena, come di consueto.

Non è escluso che gli interventi verranno disturbati adeguatamente dalla band I distributisti.

Non è cosa da perdere e sarà sicuramente una serata interessante e divertentissima.

Ci sarà anche la nostra bella mostra su GKC, un ricchissimo banchetto dove associarsi alla nostra splendida Società e acquistare libri di GKC scontati solo per i soci, magliette splendide con lapidarie frasi di Chesterton da non dimenticare, atti degli scorsi Chesterton Day e le nostre splendide facce

Che fate, fate i fiacchi e rimanete al palo?

Chesterton vi aspetta, a casa dei Chestertoniani!

Festa del beato Pier Giorgio Frassati 2012 - Il Programma della festa ed anche del X Chesterton Day


Il 1° Luglio 2012 c'è il X Chesterton Day, il X Chesterton Day!

Basta premere col mouse la foto e questa si allarga e si vede bene.

Qualora non si vedesse, andate a leggere il programma qui. Scritto grosso, chiaro e facile.

Storie normali di GKC e gente veronese - 2

Questa non era richiesta ma non è meno interessante...
Grazie, Rob.

L'alpinista veronese (in realtà di Caprino veronese) Mariana Zantedeschi ha pubblicato un articolo sulla rivista Montagne 360° dal CAI facendo relazione di un suo viaggio fatto in Australia. Giunta alle pendici della famosa Ayers Rock (Uluru in lingua locale) aveva rinunciato alla scalata in rispetto alla sacralità del luogo. Per spiegare la scelta ha citato GKC: "Il turista vede quello che è venuto a vedere, mentre il viaggiatore vede quello che vede".

Per oggi basta
Rob

Storie normali di GKC e gente veronese - 1

L'altro giorno abbiamo pubblicato una recensione de Il soprannaturale è naturale nella quale il nostro presidente citava una prima e poco nota visita all'Italia del Nostro GKC.

Roberto Prisco, detto Rob, ci faceva sapere che GKC nell'occasione visitò anche Verona.

Lo abbiamo spremuto ed ecco cosa è uscito:

Nel 1894 GKC di passaggio tra Venezia e Milano visitò Verona e la descrisse all'amico Bentley dicendo che i principali prodotti sono:
1) tombe (riferendosi a quelle degli Scaligeri),
2) balconi (dai quali si affacciano le moderne Giuliette),
3) resti romani.

Nota che la tomba ed il balcone di Giulietta non erano ancora visitabili.

Segue Notizie 2

Ciao
Rob

Tremende Bazzecole - Lo spettacolo degli sfollati nell’Emilia terremotata - di Annalisa Teggi (da Tempi.it)

In questo collegamento oppure qui sotto.


E' una bellissima storia che conosciamo grazie alla nostra Annalisa Teggi.


Chi può, vada a vedere e, se può, ci riporti qualche bella testimonianza scritta, video o foto.


«Come il capitano Mac Whirr ci siamo ritrovati dentro una tempesta e insieme la affrontiamo». Cinque amici portano in scena il Tifone di Conrad. Tra le tende




«Il capitano Mac Whirr aveva navigato sulla distesa degli oceani, così come tanti uomini scivolano sugli anni dell’esistenza per poi scendere dolcemente in una placida tomba, ignoranti della vita sino all’ultimo, senza aver mai avuto l’occasione di vedere tutto ciò che essa può contenere di perfidia, violenza, terrore. Ci sono in terra e sul mare, uomini così fortunati – oppure così disprezzati dal destino». A Lele Gasparini era molto piaciuto questo passo di Tifone di Joseph Conrad, e il resto della storia che segue: quella di un capitano di nave – uomo semplice, legato ai fatti e preparato sul suo lavoro – che nel corso di una traversata decide di affrontare un tifone, passandoci in mezzo; sceglie in piena coscienza di non evitarlo, coinvolge nella sua scelta il suo equipaggio e i civili che trasporta (un gruppo di lavoratori cinesi di ritorno al loro paese d’origine, ciascuno con il proprio gruzzolo di guadagni e averi).
Qualche mese fa Lele ha proposto ad alcuni amici, con cui condivide la passione per il teatro, di mettere in scena questo testo in occasione di una festa che da più di vent’anni si svolge a Carpi*. Una festa popolare: gente in piazza, musica, tigelle, gnocco fritto e anche alcuni eventi e incontri per raccontare qualche idea umana positiva in mezzo al clima di desolazione della crisi. E così la messa in scena di Tifone diventa un progetto concreto: Lele, Marco, Andrea, Massimo e Vittorio si mettono a lavorare sulla recitazione accompagnati e diretti dal regista Vittorio Possenti; un’altra amica, Alessandra Marani, intanto aveva composto la riduzione del testo.
Questo accadeva prima del 20 maggio, e di tutto quel che segue. Ciascuno di loro, infatti, proviene da quel grappolo di paesini su cui adesso si posano gli occhi di tutti: Mirandola, San Possidonio, Cavezzo, Medolla. Marco Beri, uno dei cinque attori-amici, alla domanda: «Di dove sei?», mi risponde: «Sono – fa una pausa impercettibile, e si corregge – ero di Mirandola». Adesso è in roulotte, accampato con moglie e figli nel giardino dei suoceri. Le parole che dice sono essenziali: la casa per un bel po’ bisogna scordarsela, i contatti telefonici sono intermittenti, le cose più banali sono diventate una difficoltà e si sente la necessità di avere sempre i familiari a portata di vista.
Nella condizione di precarietà di gente che non si può neppure permettere di fare progetti a breve termine, questi stessi cinque amici poche sere fa si sono ritrovati a rileggere il copione di quel testo e lo hanno fatto alla meno peggio all’aperto, sotto un lampione (perché di trovarsi in un edificio al chiuso non se ne parla). Hanno ripreso in mano l’ipotesi di quella festa. Si fa o non si fa? Sembra folle anche solo pronunciare la parola festa. È ragionevole o irragionevole?
Non si può evitare tutto
Di ragionevolezza ne parlo con Alessandra: «La paura è tanta, dormiamo fuori casa, qualcuno è scappato. Caso ha voluto che quando ci eravamo messi a lavorare su Tifone c’erano stati molti pareri discordanti sul protagonista; la discussione più accesa era stata sul perché il capitano Mac Whirr avesse deciso di affrontare il tifone, anziché aggirarlo. C’era chi diceva che era un gesto ragionevole e chi diceva che era irragionevole. In quell’occasione io dissi che non tutti i tifoni si possono evitare; ma nessuno avrebbe pensato che noi ci saremmo trovati proprio nel mezzo di quel tifone che è il terremoto. Non c’è personalità che regge di fronte all’ipotesi di una terra che non si ferma; per cui o molli tutto (però è irragionevole, anzi disperante); oppure fai la cosa che è più ragionevole, ma anche più difficile: stai sul pezzo, stai all’oggi».
E dell’oggi – insieme alle emergenze familiari, al lavoro che continua, alla costruzione nel senso più concreto – fa parte ancora l’ipotesi che li aveva messi all’opera per la festa. Ma perché, in mezzo a questa bufera, non accantonare il progetto, di fatto non prioritario, del teatro? Mi risponde Marco: «Sotto quel lampione ce lo siamo chiesti e non c’è effettivamente un motivo reale per fare la festa: per molto siamo stati lì a fare l’elenco di tutto quello che non c’era e di quel che non andava. A quel punto, abbiamo detto: basta. E ci siamo semplicemente messi a leggere il copione. C’è un passaggio in cui – nel pieno delirio del tifone – il capitano chiede al primo ufficiale di andare sottocoperta a occuparsi dei cinesi che si stanno scannando per le loro cose che nella tempesta si sono mescolate o perse. L’ufficiale non ritiene la rissa dei cinesi una priorità, ma il comandante ribadisce il comando, motivandolo: per quanto si possa essere messi male un uomo non deve abbruttirsi per un oggetto. A me questo è molto chiaro, nella quotidianità che vivo: l’uomo non può imbestialirsi per le cose che perde. E può anche essere una cosa importante come la casa. Siamo arrivati sotto quel lampione che eravamo frastornati e tutti trasandati; siamo andati a casa un po’ più contenti». Da qui l’ipotesi di spostare quello che resta di questo evento da Carpi a un luogo pubblico di Mirandola; il tutto si sta definendo con l’incertezza che accompagna ogni gesto in quella fetta di terra. Ma non è il cipiglio di chi vuol mettersi a fare gesti plateali; il punto è che l’inquietudine che serpeggia rischia di tramutarsi in paralisi (anche quando ha il volto di un solerte attivismo). In che senso? Nel senso che mi spiega Andrea Calzolari: «Il clima adesso è teso e ognuno, da solo, reagisce in modo alternato: un giorno sei tu che dai forza agli altri, un altro sei a terra. E, allora, perché tutto non finisca in un cortocircuito personale, occorre accompagnarsi insieme: ci saranno giorni in cui uno farà il capitano e un altro farà il marinaio, e giorni in cui i ruoli si invertiranno». Proprio su questo insiste anche Lele, perché il senso di quel romanzo ora è la verità di un quotidiano ferito: anche dentro la furia degli elementi, che isola e mette alla prova ciascuno in modo diverso, occorre un capitano che costringa a non essere degli sbandati (anche con se stessi); che ti costringa a dire ad alta voce: «Signor sì!».


*La festa più pazza del mondo (15-17 giugno, Mirandola)
“Mac Whirr e la lotta con il Destino”. Lettura interpretata di alcuni brani tratti da Tifone di Joseph Conrad, Mirandola, Piazza Martiri, giovedì 15 giugno.  

Il Chesterton Institute for Faith and Culture pubblica il numero 1 e 2 del 2012 della versione inglese della rivista.

http://www.shu.edu/news/article/410162

... e presto il secondo numero della versione italiana della rivista, curata anche da noi della Società Chestertoniana Italiana.

Domani settantaseiesimo anniversario della morte di Chesterton.


Dio Nostro Padre,
Tu riempisti la vita del tuo servo Gilbert Keith Chesterton di un senso di meraviglia e gioia,
e desti a lui una fede che fu il fondamento del suo incessante lavoro,
una carità verso tutti gli uomini, in particolare verso i suoi avversari,
e una speranza che scaturiva dalla sua gratitudine di un'intera vita per il dono della vita umana.
Possano la sua innocenza e e le sue risate,
la sua costanza nel combattere per la fede cristiana in un mondo che perde la fede,
la sua devozione di una vita per la Beata Vergine Maria
e il suo amore per tutti gli uomini, specialmente per i poveri,
portare allegria ai disperati,
convinzione e calore ai tiepidi
e la conoscenza di Dio a chi non ha fede.
Ti chiediamo di concedere le grazie cheTi imploriamo
attraverso la sua intercessione (e specialmente per...)
perché la sua santità possa essere riconosciuta da tutti
e la Chiesa possa proclamarlo beato.
Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore

Amen. 

martedì 12 giugno 2012

Dopodomani ricorrono settantasei anni dalla morte di Gilbert...

... allora preghiamo Nostro Signore perché manifesti la Sua gloria attraverso Gilbert.

Dio Nostro Padre,
Tu riempisti la vita del tuo servo Gilbert Keith Chesterton

di un senso di meraviglia e gioia,
e desti a lui una fede che fu il fondamento del suo incessante lavoro, 

una carità verso tutti gli uomini, 

in particolare verso i suoi avversari, 

e una speranza che scaturiva dalla sua gratitudine di un'intera vita 

per il dono della vita umana. 

Possano la sua innocenza e e le sue risate,

la sua costanza nel combattere per la fede cristiana 

in un mondo che perde la fede, 

la sua devozione di una vita per la Beata Vergine Maria 

e il suo amore per tutti gli uomini, specialmente per i poveri, 

portare allegria ai disperati, convinzione e calore ai tiepidi

e la conoscenza di Dio a chi non ha fede. Ti chiediamo di concedere le grazie cheTi imploriamo 

attraverso la sua intercessione (e specialmente per...) 

perché la sua santità possa essere riconosciuta da tutti 

e la Chiesa possa proclamarlo beato. 

Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore

Amen. 

Il caposaldo numero uno - Stefano Maggi


Il caposaldo numero uno è tratto da "Uomovivo":

 Terrò costantemente una pistola puntata alla tempia dell'Uomo Moderno, ma non la userò per ucciderlo...solamente per riportarlo alla vita”.

Saluti,

Stefano

Il caposaldo numero uno - Edoardo Querci


Dunque, a mio modesto avviso, ecco il caposaldo numero uno:

« II valore delle cose sta nell'essere state salvate da un naufragio, ripescate dal Nulla all'esistenza. Ma io ho fantasticato (l'idea può sembrare pazzesca) che l'ordine e il numero delle cose non sia che il romantico avanzo del naviglio di Crusoe [...]. Gli alberi e i pianeti mi parevano come salvati dal naufragio, e quando vidi il Matterhorn fui contento che non fosse stato dimenticato nella confusione. » 

Il Caposaldo numero uno - stavolta tocca ad Andrea Carbonari


Caro presidente,
rispondo volentieri alla sfida riguardo al caposaldo numero uno.
Propongo il seguente: "Le foglie sono verdi".
La estraggo dalla famosa citazione da "Eretici" (libro che confesso di non avere letto ancora).
E' una frase che mi ha colpito perché forse noi stiamo vivendo proprio nei tempi in cui dobbiamo sguainare la spade per difendere il fatto che le foglie sono verdi, che la vita vale la pena di essere vissuta, che è meglio esserci che non esserci, che il matrimonio è l'unione di un uomo e una donna, che l'eutanasia è un omicidio e l'aborto è forse ancora peggio...
Col passare del tempo questa frase, che mi sembra nata dal gioioso buonsenso di zio Gilbert (così lo chiamo io), mi sembra sempre di più un caposaldo da difendere e una costatazione da fare ogni giorno.
Le foglie sono verdi perchè Qualcuno ha deciso che fossero così, che fossero verdi e non blu... So già che ci sarà chi spaccherà il capello in quattro, dicendo: <<Sono verdi in estate ma non in autunno>>, ecc. Ma la verità rimane che le foglie che tutti noi conosciamo sono verdi. E che sono belle, oltre che utili, perchè il Creatore è un amante della bellezza.
Scusa se mi sono dilungato e ti ho fatto perdere tempo.
Grazie per tutto quello che fai per noi.
Saluti chestertoniani,
Andrea Carbonari  

Don Camillo e Padre Brown a Trivolzio


A Trivolzio (PV) 17 Giugno 2012 ore 14.30 pressi il ristorante ALLA CORTE

incontro-spettacolo con il nostro vicepresidente Paolo Gulisano e Walter Muto

Lo segnala Cultura Cattolica qui e noi lo rilanciamo da qui.

Tracce di Chesterton e Belloc nel Carteggio De Luca - Minelli

Nel Carteggio tra Don Giuseppe De Luca e Fausto Minelli trovate traccia del rapporto tra l'Italia, Chesterton e Belloc, cui accennavamo nella recensione del nostro presidente de Il soprannaturale è naturale.

Il Carteggio è stato pubblicato nel 2000 da Edizioni di storia e letteratura di Roma. È interessante perché da esso emerge la personalità di don Giuseppe De Luca, tra gli animatori de «Il Frontespizio». Essi furono capaci di valorizzare uomini come Chesterton e Belloc in Italia.

domenica 10 giugno 2012

Inizia il Congresso Eucaristico Internazionale a Dublino...

... e noi abbiamo sul posto il nostro Angelo Bottone che seguirà l'evento.

GKC amò moltissimo l'Irlanda e vi si recò diverse volte. Ne uscirono due libri, Irish Impressions e Christendom in Dublin (quest'ultimo proprio in occasione del Congresso Eucaristico!).

sabato 9 giugno 2012

Cevoli cita ancora una volta GKC

Gli amici presenti al Pellegrinaggio Macerata - Loreto, organizzato da decenni da Comunione e Liberazione e dal simpaticissimo vescovo di Fabriano - Matelica mons. Giancarlo Vecerrica, ci informano che lì era presente il comico Paolo Cevoli che, intervistato, ha citato ancora una volta il nostro Gilbert.

Per chi ha piantato una bandiera in mezzo al campo

La banda delle mogli e dei mariti, dei padri e madri e figli ha qualcosa di incoraggiante da dire alla cronaca del mondo, e non è un'opinione teologica. È una truppa di operai affaccendati, per nulla migliori o peggiori di altri, che hanno piantato una bandiera in mezzo al campo, ben in vista. La bandiera del matrimonio è una coercizione a tutti gli effetti, ma coercizione è sinonimo di incoraggiamento e non di schiavitù: «In ogni cosa che vale la pena fare su questa terra, c'è una fase in cui ognuno l'abbandonerebbe, eccetto che per ragioni di necessità o di onore. È da questo punto in poi che l'istituzione sostiene l'uomo e lo aiuta ad appoggiare i piedi sul terreno solido che ha davanti. La coercizione è una forma di incoraggiamento e l'anarchia (o ciò che alcuni chiamano libertà) è fondamentalmente oppressiva, perché è fondamentalmente scoraggiante. Se tutti galleggiassimo in aria come bolle, liberi di andare qua e là in ogni momento, il risultato pratico sarebbe che nessuno avrebbe il coraggio di cominciare una conversazione» (da Cosa c'è di sbagliato nel mondo).

Annalisa Teggi, da Tempi

venerdì 8 giugno 2012

Un'altra testimonianza da un luogo vicino al terremoto dal nostro amico don Guido Bennati


Don Guido Bennati fu ospite del Chesterton Day di qualche anno fa in cui fece una serie di brillanti interventi su L'Uomo che fu Giovedì, sul quale scrisse una bellissima tesi di baccellierato. Ce lo ricordavamo nel Modenese ed ecco che ci dice:

"Caro Marco!!
Qui tutto bene... Vignola, la parrocchia di cui sono vice-parroco non è stata direttamente colpita dal sisma.
Tuttavia crepe e scosse non si contanto più... molte chiese sono crollate, come hanno mostrato i massmedia, altre sono chiuse per accertamenti e controlli.
Fa molto bene al cuore sapere di essere nel cuore di tanti. La cosa di cui più abbisognano le persone è rinnovata speranza e fiducia... si dovrebbe dire che occorre fare affidamento sulla "energia dall'Alto", perché quella dal basso è distruttiva, come sempre... Malacoda e Berlicche non sono mai capaci di costruire niente, non credi??
Grazie dell'abbraccio e del pensiero!!
Ci affidiamo tutti alle vostre preghiere e alla intercessione della Beata Vergine, nonché del nostro amato amico.

 don Guido Bennati".

Il caposaldo numero uno - ecco che dice Roberto Prisco


Roberto Prisco veronese ci dice:

Concorro al sondaggio per il caposaldo numero uno:

pensare fuori dagli schemi.

Il terremoto dalle parole di una chestertoniana, la nostra redattrice Maria Grazia Gotti


Pubblichiamo una mail tra il nostro presidente e Maria Grazia Gotti, nostra redattrice. E' un modo per dire che siamo vicini ai tanti che sono in difficoltà in questo momento in Emilia.

"Ciao Marco
(...).
In questo momento, come forse puoi immaginare, mi sento un po' precaria, come tutti in questa zona d'Italia che ci costringe a ballare anche se non ne abbiamo voglia.

Proprio pochi minuti prima che ti mandassi l'ultimo link quel cavallo imbizzarrito che sta sotto la nostra pianura ci ha dato un'altra bella scrollata, anche se io non lo sapevo perchè il movimento del pullman non me lo aveva fatto percepire.

Grazie a Dio noi stiamo bene, casa per ora regge (anche se è inevitabile chiedersi: per quanto?) ma l'atmosfera è un po' surreale: tanta voglia di normalità, di tornare a dormire nel letto, che per ora abbiamo abbandonato per il divano (che si trova a piano terra ed è più vicino alla porta per uscire), di godersi queste belle giornate, subito seguita dall'ansia: sarà finito il grande terrore o ce ne aspetta ancora?
E poi la preoccupazione per il mio amato Paese, la nostra Chiesa, deturpata, e tutto il centro, dolorosamente ferito, che se solo mi fermo a pansarci mi viene il groppo alla gola (il magone, come si dice qui da noi).

E' veramente strano tutto in questo tempo un po' sospeso. Ci sono anche aspetti molto positivi, c'è meno frenesia per le cose che sembrano urgenti ma non sono poi così importanti, c'è la voglia di stringersi e darsi forza. Per certi aspetti ritrovo la Pieve (di Cento, ndr) di quando ero bambina.

Proprio lunedì scorso dopo la prima scossa che ci ha svegliati nel terrore la notte del 20 maggio, leggevo "Ciò che non va nel momdo" - La saggezza del tempo atmosferico, dove Chesterton punta la sua attenzione sull'uguaglianza degli uomini nelle loro esperienze più concrete, più vere, la pioggia, il cielo sopra la testa, e riflettevo sul fatto che questa strana brutta situazione ci ha veramente riportati tutti ai fondamentali dei rapporti, a superare le ritrosie, consapevoli di condividere l'emozione viscerale che ci provoca questo mostro ignoto e imprevedibile.

Il soprannaturale è naturale - Scritti per l'Italia, Marietti 1820. Recensione a cura del nostro presidente.


Gilbert Keith Chesterton. Il soprannaturale è naturale - Scritti per l’Italia, Marietti 1820 - 2012. pp. 112 - € 12,00 - a cura di Marco Antonellini.

Il volumetto proposto da Marietti 1820 è un compendio di scritti italici di Chesterton, ossia di articoli (ma comprende anche due conferenze date in Italia da Gilbert) pubblicati su alcune riviste letterarie italiane e scritti appositamente per loro (sostanzialmente Il Frontespizio, di cui più volte abbiamo parlato su questo blog, e La Ronda, altrettanto ripetutamente mentovata in questo medesimo luogo a proposito della sua frequentazione da parte di GKC, Hilaire Belloc, Giovanni Papini e naturalmente del mentore italiano di Chesterton, Emilio Cecchi; poi Italia Letteraria e L’Illustrazione Toscana).
Chesterton si conferma amante dell’Italia per plurime e non nascoste ragioni.
La raccolta è interessante perché è frutto dello sforzo “filologico” e storico di Marco Antonellini, curatore di quest’opera come pure “scopritore” italiano de La Ballata del cavallo bianco edita da Raffaelli e tradotta con maestria dalla nostra Annalisa Teggi, riproposta in una nuova edizione con postfazione di Marica Ferri (ricordiamo a tal proposito che quella italiana è attualmente ancora l’unica traduzione della Ballata: un vero paradosso per un’opera assolutamente imprescindibile per chi vuole davvero conoscere Chesterton e che può essere tranquillamente messa a fianco di Ortodossia, Uomovivo, L’Uomo che fu Giovedì e L’Uomo Eterno come opera fondante il suo pensiero).
Bisognerebbe ringraziare Antonellini anche solo per aver riscoperto il Cavallo Bianco.
Qui ci viene dato modo di riscoprire la fine tessitura dei rapporti tra Chesterton e l’Italia.
Il nostro caro Gilbert soggiornò nella nostra patria diverse volte da adulto ed una misconosciuta volta da ragazzo assieme al padre Ed (si ha conoscenza di questa prima visita da alcune sue lettere, si sa che visitò Firenze). Una volta (tra il 1919 e il 1920) vi soggiornò in transito verso e dalla Palestina (quindi due volte), e al ritorno formulò in Puglia, in una chiesa nell'area del porto di Brindisi, il famoso voto che lo portò alla conversione nel 1922; poi ci fu una lunga permanenza a Roma nel 1929 - 1930 (fu la volta della conferenza che troverete nel volume su San Tommaso Moro, quella del lungo soggiorno all’Hotel Hassler vicino Trinità dei Monti, quell’hotel in cui un giorno lo trovarono, nella hall, intento a farsi pettinare da un gruppetto di bambini divertitissimi quanto lui...), e la quasi epica occasione del Maggio Fiorentino del 1935 (di cui vi è traccia nel mini volumetto edito da Raffaelli dal titolo La letteratura inglese e la tradizione latina).
Chesterton vantava numerosi ed insigni estimatori italiani, oltre ai già nominati Emilio  Cecchi e Giovanni Papini: Carlo Bo, don Giuseppe De Luca (una delle menti de Il Frontespizio, trovate su di lui notizie su questo blog), un insospettabile Antonio Gramsci (notizie sul blog), con buona pace di tutti Benito Mussolini (non torno sull’argomento: ricordo a tutti di leggere i recenti post e soprattutto il libro -forse introvabile ma speriamo presto ripubblicato- La resurrezione di Roma) e lo stesso Papa Pio XI, oltre a quel mons. Giovanni Battista Montini futuro Paolo VI.
Quando giunge in Italia famoso nel ’19, Chesterton vanta già un buon numero di pubblicazioni in lingua italiana: La Ronda aveva pubblicato a puntate Manalive col titolo Le avventure d’un uomo vivo nella traduzione di Emilio Cecchi, Lettere ad un vecchio garibaldino, Berlino Barbara e molto altro ancora. Ortodossia sarebbe apparso di lì a poco in un’edizione mai modificata di Morcelliana e giunta ad oggi ad un numero notevole di edizioni e ristampe.
Ripeto, il rapporto di simpatia verso i paesi di cultura cattolica (amò, oltre l'Italia, l'Irlanda, la Polonia e Malta) fu immediato anzi anche quasi sanamente preconcetto: dirà in Ortodossia nel 1908 che 
"I paesi di Europa rimasti sotto la influenza dei preti sono precisamente quelli dove ancora si canta, si danza, e ci si mettono vestiti sgargianti e l’arte vive all’aperto. La dottrina e la disciplina cattolica possono essere dei muri, ma sono i muri di una palestra di giuochi. Il Cristianesimo è la sola cornice in cui sia preservata la gioia del paganesimo". 
L’Italia, dal suo canto, corrispose subito l’affetto tributando a GKC un successo editoriale notevole. Un rapporto originato anche grazie alla saggia curiosità di Emilio Cecchi (per gli appassionati degli archivi, non tutti forse sanno che al Gabinetto Vieusseux a Firenze esiste il Fondo Emilio Cecchi con quattro lettere di Frances Chesterton, moglie e manager di Gilbert, e dieci lettere di Hilaire Belloc, tutte incentrate su questi rapporti), che lo lesse in inglese, lo cercò, lo andò a trovare nella sua  Beaconsfield, lo intervistò (spettacolari i resoconti di questi incontri), lo introdusse negli ambienti letterari italiani conferendogli l’impronta che lo ha caratterizzato sino ad oggi (e della quale forse fatichiamo a volte a trovare altre compatibili aspetti: il Chesterton “italiano” è un grande letterato, eccelso scrittore di romanzi e gialli, saggista, ma ancora pochi conoscono il Chesterton giornalista, polemista e soprattutto distributista... il recente convegno di Roma a La Civiltà Cattolica contribuisce a fare luce anche su questo anche se ancora molto manca). L’interesse fu grande se pensiamo che gli uomini citata poco fa lo portarono ad una grande notorietà.
Bella allora l’idea di Marco Antonellini che fa riscoprire all’Italia di essere stata così amica e da così tanto tempo del grande Gilbert.
Sono comunque tanti gli accenni che Chesterton fa alla nostra cara patria: il volume La resurrezione di Roma le è tutto dedicato, La fine della strada romana, La ballata del cavallo bianco portano in sé l’idea che la tradizione latina e cattolica sia alla base della cultura inglese molto più di quella germanica e protestante, motivo ripreso anche nella famosa conferenza del Maggio Fiorentino, ripubblicata da Raffaelli.
I contributi scelti da Antonellini hanno tutti gran pregio (qualche giorno fa Avvenire ha pubblicato “Capelli spaccati in quattro” tratto da Il Frontespizio, che da questo blog quattro anni fa rilanciammo grazie alla ricerca di Angelo Bottone), segno che il notevole ed incontenibile profluvio letterario chestertoniano, di fronte all’Italia scelse forse le sue corde migliori e toccò i suoi motivi più convincenti.
E’ bello che emerga questo rapporto perché se ne possono intravedere e studiare le motivazioni più recondite ed anche quelle del progressivo oblio che il Nostro Campione ha subito sino a tempi recentissimi e che noi chestertoniani italiani consideriamo causato proprio dalla sua non completa accettazione e del progressivo “imborghesimento” della cultura italiana, inclusa quella cattolica.
Il volume esce per i tipi della Marietti 1820 che ha già dato alle stampe le prefazioni chestertoniane alle opere di Dickens sotto il titolo Una gioia antica e nuova e la traduzione di Edoardo Rialti.
Come presidente della Società Chestertoniana Italiana, non posso che essere felice di questa pubblicazione che aggiunge un nuovo importante tassello alla conoscenza di Chesterton tutto intero e ci fa scoprire anche il Chesterton "italiano".

Marco Sermarini

modificato il 12 Settembre 2017