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mercoledì 31 luglio 2013

Saremo anche noi al Meeting

... proprio nello stand nei pressi della Mostra su Chesterton.
Troverete la sagoma di Chesterton che indicherò dove siamo.
Così potremo anche incontrarci.

Vi aspettiamo!

Per chi volesse visitare la mostra su Chesterton...


... adesso ci si deve prenotare.
Ecco cosa ci dicono dal Meeting:


Il servizio è gratuito e trovi il booking on-line nella home page del sito del Meeting di Rimini. 
Una grande novità nel portale del Meeting: un servizio che permetterà ai numerosi visitatori che affolleranno le 5 mostre dal 18 al 24 agosto di accedere subito al percorso espositivo, senza file.
Grazie alla nuova area dedicata alla prenotazione mostre puoi programmare la visita guidata anche in lingua inglese, spagnola, francese e tedesca gratuitamente.
Le visite si svolgeranno tutti i giorni dalle 11,00 alle 23,00 e ogni guida dura 15 minuti.
La ricevuta che ti arriverà direttamente nella tua casella di posta elettronica sarà il tuo lasciapassare.

Visitare le mostre Meeting non è mai stato così semplice. Puoi così evitare le code e decidere quale mostra vedere, in che giorno, orario e numero di partecipanti, tutto comodamente da casa.

Manalive - Un Uomo Vivo - ecco il manifesto!


Lo spettacolo del Meeting di Rimini basato sul noto libro di Gilbert Keith Chesterton.

martedì 30 luglio 2013

L'altro giorno vi abbiamo parlato di don Stefano Piccinelli, ecco cosa ci dice...

Al bavaglio rispondiamo con l'Adorazione
di don Stefano Piccinelli30-07-2013
Molto reverendi confratelli sacerdoti
Carissimi colleghi medici
Amici tutti.

Mt 13,28:  E Gesù rispose loro: (mentre tutti dormivano) Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
Desidero anzitutto ringraziare tutti voi per la vostra vicinanza, in questo periodo nel quale, mio malgrado, sono stato “tirato in ballo” da certa stampa locale solo per aver affisso (ingenuamente?) due fogli che invitavano a firmare contro la legge sull’omofobia come proposto dal sito cattolico NBQ, sulle pareti del perimetro dell’Ospedale riservato alla Cappella cattolica dell’Arcispedale. E non sulle pareti dell’Ospedale, come con eccesso di genericità, fa notare il quotidiano locale che, nella maniera in cui scrive, cerca, senza mezzi termini di tirare l’acqua al suo mulino.

Vedersi dalla sera alla mattina catapultato sulla prima pagina del quotidiano locale è un’esperienza unica… Quando nei giorni scorsi, vedevo sulla prima pagina dello stesso quotidiano il mio Arcivescovo, non capivo bene la “portata” di una tale sua presenza; cosicché anch’io come tanti altri migliaia di “blogger” mi sarei schierato, pur senza sapere veramente come stavano le cose, o a favore o contro il mio Arcivescovo…

Ho cominciato a capire quando anch’io, e mio malgrado, sono stato onorato della prima pagina del quotidiano locale il quale, ha auspicato, attraverso i suoi referenti scelti, che l’Azienda Ospedaliera, in cui da otto anni presto servizio, prendesse rapidi provvedimenti nei miei confronti! Mi sembra di essere stato definito, a motivo del mio “proditorio attacchinaggio”, come un prete un pò stupidotto, attacchino della Chiesa, che perde il tempo ad attaccare fogli per l’Ospedale.

Ringrazio di cuore tutti coloro che in questi giorni mi sostengono, sia telefonicamente, che via email ma anche scrivendo lettere ai quotidiani locali: uno in particolare, è un medico che scrive alla Nuova Ferrara e precisa che il cappellano dell’Arcispedale non è solo prete, ma è anche medico, e regolarmente iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Ferrara. E quindi anche se avessi sbagliato ad attaccare, in quanto prete, il “volantino” incriminato da certo pensiero che vuole i preti relegati solo nella sagrestia, è evidente che questi signori mi accusano anche in quanto medico per aver fatto una cosa che considerano veramente riprovevole ed inaccettabile.

Siccome nell’Arcispedale in cui presto servizio ormai da 8 anni lavorano più di 500 medici, senza contare gli infermieri e tutto il resto, mi piacerebbe fare un sondaggio per vedere quanti di questi miei colleghi mi accuserebbe per aver attaccato i due “volantini”. Tutti questi miei colleghi sanno infatti bene che, se passasse questa legge, anche l’esercizio della loro libera professione resterebbe comunque condizionato e menomato.

Insomma, con questo episodio “tormentone” delle locandine incriminate affisse sulle pareti dell’anti-Cappella dell’Arcispedale, si sono architettate le prove generali del “bavaglio” che certo pensiero, fortemente minoritario come numero, ma probabilmente maggioritario come appoggio politico, vorrebbe obbligarci a tutti noi cristiani e battezzati. Prepariamoci a ciò che ci aspetterebbe se una tal legge venisse effettivamente varata.

Perché scrivo e dico queste cose? Perché ci sono stato tirato in mezzo per i capelli; e quindi con la forza dello Spirito rispondo che se il Beato Marco di Aviano, frate Cappuccino,  nel 1683 fosse rimasto comodamente a pregare nella quiete del chiostro del suo Convento, anziché tessere pazientemente accordi diplomatici con i vari Stati Europei dell’epoca, forse più preoccupati ai propri interessi di Corte che non al vero bene comune (che novità!), fino ad allestire un potente esercito cristiano denominato “Santa Alleanza”,oggi probabilmente staremmo a prostrarci ad orari prestabiliti in direzione della Mecca!

Ora la mia proposta da prete: “Quando il Nemico le spara grosse, la Chiesa risponda con l’artiglieria pesante!” (Mt 13,28): affinchè noi non soccombiamo in quel “sonno” che ha dato via libera al Nemico di seminare la zizzania in mezzo al grano buono, bisogna che proponiamo al nostro Arcivescovo la riapertura di una chiesa possibilmente in Città, dove si faccia l’Adorazione Eucaristica quotidiana continuata, così come si faceva fino a qualche anno fa; poi terminata e non più ripristinata! E poi che ciascuno di noi sacerdoti “lubrifichi” quanto più possibile la propria Artiglieria Pesante dell’Adorazione Eucaristica – Esposizione del SS. Sacramento per vincere con l’Amore di Gesù la zizzania abbondantemente disseminata nei nostri campi.
Con rinnovato affetto.
Don Stefano Piccinelli, Cappellano.
Ferrara - 29.7.2013: Memoria Liturgica di Santa Marta.

Nati lo stesso giorno, sposati per 75 anni, morti a un dì di distanza. Una storia “rosa” e chestertoniana - Tremende Bazzecole - Annalisa Teggi su Tempi


Brown2Sposati per 75 anni. Noi liquidiamo la storia di un matrimonio così longevo come una cosa straordinaria e rara; ci consoliamo dicendo che non a tutti capita di trovare la persona giusta  con cui riuscire a trascorrere un’intera vita insieme. La verità è che nessuno è capace di stare serenamente vicino al proprio marito per tutta la vita (… o anche solo di arrivare sereni a fine giornata), ma è anche vero che c’è stato un momento in cui, innamorandoci di lui, abbiamo osato desiderare che fosse per sempre e … ecco, il matrimonio è questo: non fa altro che prendere sul serio questo unico momento di grande audacia (anziché prendere sul serio la nostra ben più abituale incostanza): «L’uomo che fa un voto, per quanto azzardato, esprime in maniera sana e naturale la grandezza di un grande momento … Per quanto possa essere stato breve l’attimo della sua risoluzione, come tutti i grandi momenti è stato un attimo di immortalità» (G.K. Chesterton, da L’imputato).

La natura umana è una cosa che persino gli uomini posso capire.
La natura umana nasce dalla sofferenza di una donna, si guadagna da vivere, desidera l’altro sesso e muore.
G. K. Chesterton, L’età vittoriana nella letteratura


Il lieto fine non va più di moda, oppure: è da molto tempo che io non trovo film o libri in cui ci sia un vero, classico lieto fine. Forse leggo poco e vado troppo poco al cinema, ma mi pare che spesso il finale sia diventato la parte più complicata della storia e sia volutamente astruso pur di risultare sorprendente. Non basta più concludere una tragedia con una morte e una commedia con un matrimonio. E se nei contesti tragici non c’è limite alle nostre capacità immaginative di rovistare nel torbido e nell’inquietante, nei contesti romantici pare che siamo diventati troppo adulti, seri e realisti per berci la storia del “e vissero tutti felici e contenti”.

Ma chissà che cosa intendevano esattamente dirci le favole con questa espressione? Credo che il senso di quelle parole non fosse banalmente sdolcinato, perché anche se spesso erano attribuite a un principe e a una principessa non penso che narratori del calibro dei Grimm (bravi com’erano) volessero semplicemente suggerirci un futuro fatto di soli castelli, banchetti, sorrisi e baci. In ogni caso, è ben raro oggi imbattersi in un qualche genere di finzione narrativa o cinematografica che imbastisca una trama solida e forte al punto da reggere l’audacia in cui un finale da “felici e contenti” sia pienamente coinvolgente e non miseramente smielato. Ma per fortuna ci pensa la realtà, che è ancora in grado di scrivere copioni così tradizionali da risultare straordinari.
E così in questi giorni ci si può imbattere nella storia di Les e Helen Brown. È una storia d’amore e non c’è lettura migliore da fare negli afosi mesi estivi. I romanzi rosa e le riviste di gossip la fanno da padroni sotto l’ombrellone. Con buona pace di tutte le serissime discussioni politiche che popolano i titoloni di prima pagina, molti lettori – pardon lettrici – spesso scorrono velocemente il giornale, saltando a piè pari anche tutta la sezione dedicata all’economia, per arrivare a scovare quel trafiletto nella sezione «Spettacoli» che c’informa su come procede la gravidanza di Michelle Hunziker e la sua storia con il rampollo di casa Trussardi. Dal signor Chesterton ho imparato a non interpretare questa inclinazione a farsi gli affari sentimentali altrui come un indizio della volgarità o superficialità della gente, ma come un buon segno sulla prevalente sanità mentale dei più: ne L’imputato, testo in cui si prefiggeva di difendere “ciò che c’è di bello nel brutto del mondo”, Chesterton giustificò le clamorose vendite di certi romanzetti rosa da due soldi, rispetto a certi saggi sociologici imbottiti di rigorose statistiche, dicendo che forse nel mondo sono più numerosi gli innamorati degli intellettuali.
Appartenendo anch’io alla schiera dei più, non potevano non cadermi gli occhi su quel trafiletto di second’ordine di cui ho visto protagonisti i coniugi americani Brown. Ecco la trama che si riesce a ricostruire mettendo insieme gli indizi raccolti sui diversi giornali.
Les e Helen Brown sono nati lo stesso giorno e nello stesso anno, peraltro un giorno già particolare di suo: il 31 dicembre 1918. Cominciare la vita alla fine dell’anno (e dell’anno in cui si è conclusa la Prima Guerra Mondiale) è già un bell’inizio. Si sono conosciuti presto, innamorati e sposati altrettanto presto, a 18 anni. Le loro rispettive famiglie non vedevano di buon occhio la loro unione sia per l’età di entrambi, ritenuta prematura, sia per questioni economiche: lui era di famiglia benestante, lei no e quindi nessuno credeva che un matrimonio del genere potesse durare a lungo (… erano gli anni ’30!). Dunque i due scappano e si sposano; la loro scelta precipitosa non si dimostra però avventata, visto che poi hanno passato tutta la vita insieme.
Sullo sfondo della bellissima California, il teatro a cielo aperto di ogni serie televisiva che si rispetti, Les e Helen hanno vissuto insieme per 75 anni: lui fotografo, lei agente immobiliare; due figli e sette nipoti. Niente di così eccezionale da guadagnarsi una copertina, anche perché oggi un matrimonio si conquista titoli e prime serate solo nei casi in cui assume le tinte di un dramma aberrante (omicidi, suicidi e violenze tra coniugi).
Quando Chesterton si occupò di omicidi scelse di guardarli attraverso gli occhi di un prete, Padre Brown (proprio perché, in casi eccezionali del genere, oltre ai codici penali e alla criminologia qualche emendamento pronunciato dalla voce della misericordia è benedetto). Immagino però che gli sarebbero piaciuti anche i coniugi Brown e sarebbero stati per lui un paio d’occhi altrettanto interessante per raccontare storie di tipo diverso, quelle del quotidiano; perché questo è di pertinenza del matrimonio: custodire e accogliere il sorgere imprevisto di ogni giorno. E in questa prospettiva il “felici e contenti” suona come un impegno, più che come uno zuccherino. Tutti i conoscenti dicono di Les e Helen che sono sempre stati felici e contenti, ma m’immagino che la loro vita insieme non sia stata tutta rose e fiori, sorrisi e baci. Credo che, come tutti, abbiano incontrato contraddizioni, dolori o anche semplicemente noia.
Il loro lieto fine è stato quello di essere usciti dalla scena delle vita terrena ancora una volta insieme; sono morti a un giorno di distanza, pochi giorni fa. Forse è azzardato dire lieto, perché lei è morta per un tumore allo stomaco e lui a causa del morbo di Parkinson. Forse non lo è, se uno si trova a ringraziare di aver conosciuto gli straordinari eventi della nascita, dell’amore e della morte insieme al proprio amato.
Questa compagnia tra due persone che è divenuta persino armonia di vita e morte – in fondo – non ci porta solo a dire: «Coincidenze» oppure «Talvolta il caso è davvero bizzarro». Forse quel che sentiamo è un’eco lontano che ci portiamo addosso nel DNA … l’ipotesi di una sintonia profonda al di là di ogni nostro genere di ripetuto tradimento. O forse è solo l’eco di un vecchio ritornello. Dalla culla alla tomba … from the cradle to the grave … quante volte l’ho ripetuto cantando All I want is you degli U2! Ma quello di Les e Helen è decisamente troppo perfetto come finale per riscuotere successo.
Allora buttiamola sull’ironico. Les e Helen appartenevano ai Testimoni di Geova e questo può essere lo spunto per un’ultima inquadratura. M’immagino la scena: in un futuro prossimo, un gruppo di nuove sentinelle della domenica (non preoccupate della fine del mondo, ma di scovare storie reali che sono la fine del mondo) s’aggirerà nei nostri quartieri e citofonando ai campanelli si metterà a chiedere all’assonnato inquilino di turno: «Sa, noi abbiamo letto nella cronaca la storia di un uomo e una donna che sono nati da una sofferta gravidanza naturale, si sono sposati e hanno vissuto insieme per 75 anni e sono morti insieme di dolorosa morte naturale. Lei cosa ne pensa?».

Uomovivo al Meeting di Rimini - Mercoledì 21 Agosto 2013 ore 11.15 (insieme a Marco Sermarini, Annalisa Teggi e Gloria Garafulich Grabois)

Mercoledì 21 Agosto 2013 ore 11.15 - Meeting per l'Amicizia tra i Popoli, Rimini, Fiera - Eni Caffè Letterario A3

UOMOvivo, presentazione del libri di Gilbert Keith Chesterton, Edizioni Lindau.

Partecipano:

Gloria Garafulich Grabois, Managing Editor della Chesterton Review  - The Journal of the G. K. Chesterton Institute for Faith and Culture;

Marco  Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana;

Annalisa Teggi, saggista e traduttrice.

Presenta Camillo Fornasieri, Direttore del Centro Culturale di Milano.

domenica 28 luglio 2013

Chesterton in altre parole - Hilaire Belloc

"L'eccezionale obiettivo mentale di G. K. Chesterton era il desiderio di convincere attraverso la prova. Era formato dall'appetito verso la ragione; ispirava tutto quello che lui faceva".

Hilaire Belloc, necrologio da lui scritto il 21 Giugno 1936 per l'Observer

Noi e John Kanu

Cari amici chestertoniani,

quest'anno abbiamo avuto la grazia di conoscere in occasione dell'XI Chesterton Day due veri e propri cannoni, John Kanu e Aidan Mackey.

Di questo dobbiamo ringraziare Stratford Caldecott e sua moglie Leonie, che ce li hanno presentati.

Diffonderemo presto il resoconto degli incontri. Sono due cose apparentemente diverse ma unite dalla stessa passione per il Vero, il Buono e il Giusto.

Per John stiamo anche organizzando una forma di aiuto per sostenere la realizzazione delle sue scuole professionali a sostegno dell'economia distributista a cui ha dato vita in Sierra Leone nella regione di Kono.

Vi manderemo tramite la mailing list un elenco di oggetti che serviranno a questo scopo e che, una volta raccolti, invieremo a John.

Chi vuole contribuire in qualche modo deve iscriversi alla nostra mailing list chiedendo alla Segreteria Volante (al noto indirizzo email presente qui sul blog).

Ormai siamo una cosa sola.

Grazie.

Il nostro eroe chestertoniano sierraleonese John Kanu in un articolo di Tempi (a firma di Rodolfo Casadei)

http://www.tempi.it/kanu-africa-chesterton-sierra-leone#.UfTJBaYazCR

John Kanu è stato nostro ospite con Aidan Mackey all'XI Chesterton Day a Grottammare.

Rodolfo Casadei ha incontrato John durante l'incontro a Ferrara con Mons. Luigi Negri, Marco Sermarini e John Kanu.

Diffondete!

Da un nostro amico...

Leggiti l'intervista odierna di Tempi.it al nostro portavoce: http://www.tempi.it/legge-omofobia-portavoce-manif-pour-tous-italia-intervista#.UfOHQW2pVNY Non potevamo non far leggere come primo brano in contrasto alla legge discussa alla Camera (che grazie a Dio per ora slitta a settembre)... la grande marcia della distruzione intellettuale...

venerdì 26 luglio 2013

I GIURISTI PER LA VITA - COMUNICATO STAMPA 7-2013


I Giuristi per la Vita esprimono piena solidarietà e vicinanza filiale a don Stefano Piccinelli, Cappellano dell’Ospedale di Cona (FE), che grazie al coraggio della testimonianza non è arretrato dinnanzi alle arroganti minacce di chi ha inteso impedirgli l’esercizio del suo sacrosanto e fondamentale diritto alla libertà di opinione e di credo religioso, esercizio sancito e tutelato dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione.
Ancora una volta si è rivelato il volto intollerante dei sedicenti tolleranti, e l’intento discriminatorio dei sedicenti discriminati.

I Giuristi per la Vita considerano inqualificabile il giudizio dato dal Presidente nazionale dell’Arcigay, Flavio Romani, al gesto di don Stefano, testualmente definito come «un atto scorretto e inqualificabile per difendere il diritto all’offesa», ed esprimono viva preoccupazione per quando riferito dallo stesso Presidente dell’Arcigay nella lettera inviata alla Direzione dell’Ospedale, parlando a proposito di «discriminazione in un luogo pubblico», e invocando non meglio precisati «provvedimenti».

Se questi sono i segnali premonitori dell’offensiva omosessualista che ci attende, i Giuristi per la Vita sono ancora più convinti della necessità di combattere la campagna contro la proposta di legge per contrastare l’omofobia e la transfobia, e del dovere morale di difendere il diritto alla libertà di pensiero.

Concedere a questa nascente forma di intolleranza la forza della legge e il braccio armato della magistratura militante sarebbe esiziale per quella quota residua che ancora resta di democrazia nel nostro Paese.

Chapeau a don Stefano Piccinelli!


IL PRESIDENTE

Avv. Gianfranco Amato

La Manif Pour Tous Italia: Vegliare sulla libertà di pensiero


Più di 500 i “veglianti” davanti a Montecitorio alla vigilia della discussione del progetto di legge Scalfarotto (PD) e Leone (PDL) contro l’omofobia e la transfobia. Giunti per dare voce ad una protesta che ha già assunto dimensioni internazionali: quella per la libertà di pensiero e di espressione. La manifestazione romana ha trovato, infatti, l’appoggio dei “Manif” francesi i quali contemporaneamente protestavano dinanzi l’ambasciata italiana a Parigi evidenziando un dissenso trasversale ai popoli e alle culture che non ha alcuna intenzione di cessare né diminuire.

L’iniziativa apolitica e aconfessionale si è tenuta a piazza Montecitorio all’indomani dell’inizio dell’iter parlamentare di discussione della proposta di legge sull’integrazione della Legge Mancino-Reale promossa

soprattutto dai parlamentari del PD e di SEL. Tale proposta, lo ricordiamo, andrebbe ad istituire il reato di discriminazione per motivi fondati sull’"omofobia" o "transfobia", in aggiunta a quelli razziali, etnici, nazionali o religiosi, sanzionando i trasgressori con la reclusione fino a quattro anni. Nel reato di discriminazione  rientrano  tutti  quegli  atti  volti  alla  diffusione  di  un’opinione  differente  da  quella  di  quanti

affermano la legittimità del matrimonio omosessuale (e della relativa adozione o produzione mediante fecondazione artificale di figli). L’approvazione della norma darebbe vita all’istituzione di un vero e proprio reato d’opinione. Si tratterebbe quindi di una "legge bavaglio".

A tal fine i “veglianti” de La Manif Pour Tous ITALIA - in linea con gli iniziatori francesi di questo movimento, che si preannuncia di portata europea, con l’imminente adesione di altre nazioni-, hanno voluto ribadire il diritto fondamentale di ogni cittadino a manifestare il proprio pensiero, garantito dall’art. 21 della Costituzione Italiana, la quale “riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata su matrimonio”.

La rilevanza della manifestazione è apparsa fin dalla sua comparsa sul web e nella sua rapida diffusione nei social network. Le adesioni, in pochissimo tempo dalla nascita del movimento La Manif Pour Tous

ITALIA, sono state numerose ed entusiastiche (soprattutto da parte di giovani).

I “veglianti” hanno voluto sottolineare ancora una volta il carattere del tutto aconfessionale e apolitico della manifestazione in particolare e del movimento in generale, evitando l’esposizione di ogni tipo di simbolo religioso o partitico.

Segnalato da Maria Grazia Gotti, un bell'articolo: Negri e la Movida: storia di uno scontro vinto dal Vescovo contro ogni speranza

È un bell'esempio di come l'informazione può rendere un servizio alla Verità e di come invece a volte si presti al potere e alla menzogna.
Grazie agli amici del Timone e grazie al nostro mons. Negri.

Negri e la Movida: storia di uno scontro vinto dal Vescovo contro ogni speranza
15 Jul 2013 04:41 pm
 

Forse sono questi i momenti in cui si può dire che un Vescovo entra in città: dai giovani universitari ai politici, dai pensionati che leggono il Carlino e la Nuova agli internettiani di Estense.com e ai frequentatori dei bar: per 10 giorni l'attenzione è stata puntata sulle dichiarazioni di L.Negri sul degrado del centro cittadino in occasione del settimanale ritrovo del mercoledì sera  di centinaia di frequentatori degli happy hour nei bar antistanti lo storico Duomo ferrarese.
A scatenare il putiferio è stata una lunga intervista del 28 Giugno al settimanale diocesano La Voce, in cui l'Arcivescovo commenta i suoi 100 giorni a Ferrara, e il cui tema principale è la necessità di un nuova evangelizzazione a partire dalle parrocchie.


 In un passaggio infatti se la prende con gli adulti e le istituzioni che  " consentono a migliaia di giovani di bruciare la loro vita, quasi tutte le notti, in enormi sbronze di alcool e droga. Non consentirò più che la Piazza della Cattedrale possa servire a queste vicende che sono postribolo a cielo aperto".   Si riferisce ai bar accanto il Duomo e agli assembramenti di folla del mercoledì sera.
I quotidiani locali hanno colto l'opportunità dello scoop e hanno messo la questione in prima pagina scatenando ovviamente una prevedibile, secondo la sensibilità contemporanea, ondata di sdegno: "Il Vescovo deve dialogare con i giovani", "La piazza non è un postribolo" ,  con levata di scudi degli amministratori comunali a partire dal Sindaco (ovviamente cattolico) Tagliani "Il Vescovo ha usato una espressione infelice" . Il mercoledì successivo però Negri esplicita il concetto dicendo in una intervista informale al Resto del Carlino di aver personalmente colto giovani a fare sesso  a tarda notte nel sagrato del Duomo e di star pensando ad una eventuale recinzione.


 Apriti cielo: l'assessore (ovviamente cattolico) ai Lavori Pubblici Modonesi si affretta a trovare clausole urbanistiche e catastali per scongiurare eventuali cancelli, i politici e i commentatori locali intervengono quasi tutti contro l'oscurantismo della Curia. Si distingue il politico  Mauro Malaguti con una lettera ai quotidiani in cui difende il Vescovo, ma con lui stanno, oltre a noi Amici del Timone con le parole di Giulio Melloni pubblicate dai quotidiani, tantissimi  privati cittadini ,alcuni che si dicono esplicitamente di sinistra ma d'accordo con Negri sul punto del disordine, e specialmente i  residenti che dicono che si, il Vescovo ha ragione: il centro cittadino ha raggiunto livelli di inciviltà mai visti. Interviene Vittorio Sgarbi, ferrarese, in difesa di Negri, in una intervista dice che il Duomo è un monumento storico e non va insozzato. Mentre gli amministratori di sinistra cominciano a vedere che la piazza poi non è così distante dalla Curia su questo tema, mentre la Nuova Ferrara pubblica una inchiesta tra i giovani che, partita in tono come per  ridicolizzare le parole di un Vescovo retrogrado alla fine pubblica affermazioni secondo cui  effettivamente qualcuno che usa le scale del Duomo in modo improprio ad una certa ora, bhè, è vero, c'è.. , mentre anche il Sindaco afferma alla festa del PD che è vero, Ferrara non è un postribolo ma sicuramente è un letamaio, mentre si sta realizzando un clamoroso successo di opinione verso il Vescovo ecco che accadono due sgambetti. Il primo, clamoroso, presso la parrocchia di Santa Francesca Romana durante una conferenza di Venerdì 5 Luglio dove due noti intellettuali cattolici ferraresi si esprimono nettamente contro il Vescovo cogliendo l'occasione presentata dalla polemica in corso, contrapponendo Papa Francesco sia a Benedetto XVI che al Vescovo di Ferrara. Il secondo ad opera dei giovani di centrodestra universitari, tra cui qualcuno che si definisce ovviamente cattolico praticante, che organizzano un Postribolo Night per mercoledì 10 Luglio chiamando a raccolta più di 400 giovani via Facebook per ironizzare contro Negri. Si uniscono a loro quelli del flash mob Il Bottiglione, già protagonisti di eventi analoghi. Per prenderlo in giro.
Tensione, cosa succederà,  povera Chiesa, cosa faranno, sono troppi da fermare.... Ma Negri reagisce.Lunedì 8 Luglio alla presentazione del libro di Tornielli su Papa Francesco  in una affollatissima serata al Lido degli Estensi Monsignor Negri si dichiara rammaricato della conferenza a Santa Francesca Romana e auspica che fatti analoghi non accadano più: contribuiscono in modo offensivo a gettare una immagine falsata tra i credenti del proprio pastore e non aiutano a comprendere nè il papato attuale nè quello passato. Poi arriva il pericoloso mercoledì del Postribolo Night. Ma accade l'imprevedibile e fortunatamente è ancora una vittoria per Luigi Negri: le forze dell'ordine in piazza garantiscono che non succeda niente di grave, ma sopratutto, i locali sono CHIUSI PER PROTESTA contro LA MALA MOVIDA, cioè i gestori sono i primi a dire che sono STANCHI  degli ubriachi e dell'urina sui muri e del sesso di qualcuno a cielo aperto per cui CHIUDONO PER PROTESTA CONTRO I GIOVANI. Più di così...se lo dicono loro...insomma, Negri aveva ragione. La città lo ha conosciuto ed il sigillo finale ad una battaglia vinta che sembrava dover essere un ennesimo tiro al piccione per la povera chiesa cattolica è il risultato del sondaggio organizzato dalla Nuova Ferrara, sulla opportunità di recintare il Duomo, i cui risultati sono stati resi noti oggi: la maggioranza dei votanti sta col Vescovo e si dice d'accordo.


Qui accanto il titolo in prima pagina de La Nuova Ferrara, quotidiano del gruppo La Repubblica- Espresso, in cui si sancisce il risultato del referendum a favore del Vescovo. Sotto il dettaglio dei partecipanti e dei risultati. Considerando il bacino di utenza del giornale, il risultato è storico.

Tempi parla del nostro amico John Kanu

Il settimanale Tempi che esce oggi in edicola conterrà un servizio a firma di Rodolfo Casadei sul nostro caro amico John Kanu ed il suo Sierra Leone Chesterton Center!

È sull'edizione cartacea in edicola proprio oggi. Acquistatela!

mercoledì 24 luglio 2013

NASCE LA MANIF POUR TOUS ITALIA




Tutelare la libertà di pensiero e di opinione (art. 21 della Costituzione) a fronte della proposta di legge sull’omofobia e trans-fobia, salvaguardare il diritto dei bambini ad avere un padre ed una madre rispetto all’adozione prevista dalla proposta di matrimonio tra persone dello stesso sesso. Una protesta pacifica, spontanea ed individuale sulla scia de La Manif pour Tous francese, che ha portato in piazza tre milioni di cittadini francesi in occasione della votazione della legge per il matrimonio omosessuale e l’adozione, si terrà giovedì 25 luglio alle ore 19 davanti alla Camera dei Deputati, in Piazza Montecitorio.
L’evento è organizzato da La Manif pour Tous Italia, in stretto legame con La Manif pour Tous francese, con lo scopo di mobilitare i cittadini di tutte le sensibilità o appartenenze filosofiche, religiose, politiche per risvegliare le coscienze. Il nostro scopo è garantire la libertà di espressione, preservare l’unicità del matrimonio tra uomo e donna e preservare il diritto del bambino ad avere un padre ed una madre. Segni distintivi della manifestazione saranno una candela accesa e un bavaglio posto sulla bocca a simbolo di protesta contro il tentativo di privare il comune cittadino del proprio diritto di parola nei confronti di tematiche così nevralgiche. Si tratta di un’iniziativa apolitica e aconfessionale. La partecipazione alla veglia è a titolo strettamente personale. Non sarà ammessa l’esposizione di simboli religiosi e/o politici. Pertanto, invitiamo coloro che hanno già annunciato la loro adesione e/o partecipazione come organizzazione politica, associazione religiosa o di altra entità ad uniformarsi allo spirito trasversale che caratterizza questa iniziativa.
L’evento si terrà in occasione della discussione in aula della proposta di legge sull’omo-fobia e transfobia, prevista a partire da venerdì 26 luglio e proposta dal deputato Ivan Scalfarotto (PD) come integrazione della Legge Mancino Reale. Istituisce il crimine di “discriminazione di genere”, punendolo con la reclusione fino a quattro anni. L’approvazione della legge darebbe vita all’istituzione di un vero e proprio reato d’opinione e si tratterebbe di una vera e propria “legge bavaglio”. Il condannato, una volta espiata la pena, potrà anche subire una rieducazione sociale, prestando servizio civile nelle associazioni omosessuali, bisessuali, transessuali o transgender. Questa prima proposta rappresenta un “cavallo di Troia” per far passare senza troppa fatica le altre due proposte di legge, compresa l’adozione da parte delle persone dello stesso sesso. Nella proposta di legge sul “Matrimonio egualitario” c’è l’esplicita volontà di sostituire le parole “marito” e “moglie” con l’espressione “coniugi”. Una vera e propria decostruzione di ciò che da sempre, e in tutte le culture, è considerato il cardine della cultura umana, la famiglia fondatatra un uomo e una donna.
La Manif pour Tous Italia ha lo scopo di essere il portavoce di tutti coloro che, al di là della propria provenienza e sensibilità, si senta rappresentato a contrastare una legge che vuole istituire un reato di opinione e preparare la strada allo stravolgimento dell’istituto matrimoniale composto da un uomo ed una donna. L’iniziativa è significativa soprattutto in un momento nel quale la politica non si interessa dei problemi veri degli italiani, che risiedono in campo economico e lavorativo.
IL COMITATO DIRETTIVO
La Manif Pour Tous Italia




lunedì 22 luglio 2013

Chesterton in altre (?) parole


«Si ricorda di Robinson Crusoe? Tutti i ragazzi hanno letto Robinson Crusoe... E’ un uomo su un piccolo scoglio con poca roba salvata dal mare... Vede, Flambeau... io ho sempre pensato che la parte più bella del libro è la lista delle cose salvate dal naufragio. Pensi, la più grande poesia è un inventario. Il bricco, la ciotola... E si capisce, avrebbero potuto andarsene col naufragio... E invece no, ci sono. Che meraviglia, che fortuna: il bricco, la ciotola... E’ un buon esercizio, sa, nei momenti vuoti della giornata guardare, non so, il secchio del carbone, o un paio di forbici e pensare quanto sarebbe stata la felicità di poterli salvare e tirarli fuori dalla nave sommersa tra gli scogli... In fondo tutto quello che c’è è come se fosse sfuggito per un capello da un naufragio, come questa bella ragazza qui. Non ci vuole niente a nascere morti, o deformi, o deficienti. Che meraviglia, che fortuna!».

Il Padre Brown televisivo italiano (Renato Rascel) al Flambeau televisivo italiano (Arnoldo Foà) ne Il duello del dottor Hirsch, episodio della serie I Racconti di Padre Brown andata in onda tra dicembre 1970 e febbraio 1971.

Un aforisma al giorni

"Londra è il più grande sobborgo di Beaconsfield".

Gilbert Keith Chesterton a proposito della città dove visse dal 1909 e morì.

Il Manifesto recensisce Impressioni Irlandesi

Lo prendiamo dal blog di Edizioni Medusa, la casa editrice che ha pubblicato il libro.
Interessante, con qualche imprecisione (Cecchi iniziò a parlare di Chesterton nel 1919 su La Ronda, a pubblicarlo poco dopo), ma interessante.

http://edizionimedusa.tumblr.com/post/47612099539/viola-papetti-sul-manifesto-di-domenica-7

giovedì 18 luglio 2013

Tremende Bazzecole - La vita è un pronto soccorso (e i libri di Chesterton servono a tenere sollevata la testa: letteralmente e metaforicamente)


Aprendo la mail qualche giorno fa, ne ho vista una il cui oggetto aveva per titolo Chesterton e pronto soccorso;

d’istinto ho pensato che fosse uscito un nuovo saggio su Chesterton e che qualcuno avesse avuto davvero una

gran bella idea nello scegliere il titolo. Invece, proveniva da una lettrice, divenuta amica, che ho conosciuto

grazie a questo blog, che mi raccontava la lieta notizia di essere stata finalmente assunta come medico e 

che il reparto in cui si trovava a lavorare era il Pronto Soccorso. Un reparto d’emergenza per chi ci arriva, 

ma non meno per chi ci lavora. A questa mail ha fatto seguito un’altra dal titolo ancora migliore 

Chesterton sotto la testa … e dentro il cuore?

Oltre a consigliare alla lettrice/amica in questione di non escludere una carriera letteraria, 

condivido il contenuto di questa storia di ordinaria emergenza  che mi ha raccontato … 

e che comincia, come nei migliori copioni di Grey’s Anatomy o ER, con una dottoressa stanca

che ha finito il turno di notte.

pronto soccorso

«Cara Annalisa, voglio raccontarti brevemente la giornata di ieri quando ho smontato il turno e finalmente dopo 32 ore sono andata a dormire. L’altra sera avevo il turno di notte e lungo l’autostrada, andando al lavoro,  sentivo riemergere le mie tenebre interiori, cioè le mie paure: “Non sei adatta al pronto soccorso, ma chi te lo fa fare che sei lontana dai tuoi” etc. etc. Poi, grazie a Dio, la notte è stata piena di lavoro senza tregua e ho avuto a che fare con pazienti vivi ed in discrete condizioni e questo è quello che conta sempre per me. La mattina dopo, ho fatto un sonnellino in autogrill e shopping di DVD; sono arrivata a casa e ho pranzato guardando Titanic: mentre sgranocchiavo frutta secca, sento un dolore a un dente e “crunch”…mi ero mangiato un pezzo di dente ed anche ingoiato (genio che sono)….sento subito la dentista e programmo appuntamento per oggi, ma poi mi dico perché aspettare? La richiamo e fisso per il giorno stesso, cioè ieri. Ero stanca, zero sonno, ma ho rimesso i vestiti da “borghese” e mi son messa in strada e di corsa…camminavo correndo e a un certo punto sento un “crunch”, ma ben più forte del mio dente … delle grida… e una donna a terra; mi avvicino e cerco d’aiutarla: la faccio distendere e tanti astanti cominciano a dare i loro consigli …tipo il tizio che la vuol farla bere (e lo scaccio) etc etc…
Ad un certo punto perde conoscenza (ed io perdo…”il controllo degli sfinteri” perché non avevo con me nessuno strumento) la chiamo, poi dico di sollevare le gambe e si riprende. Mi rendo conto che una ragazza le stava iperestendendo il collo e dico (pur vedendo la sua espressione contrariata) di no, che non va bene perché il collo va tenuto in asse ed allora estraggo dalla borsa il libro che avevo portato via con me ed è di Chesterton Il candore di padre Brown e glielo metto sotto la testa, giusto per non lasciarla proprio sopra i sampietrini che già le avevano causato la caduta. Ero lì che tenevo il polso della paziente e c’era un mio neurone che pensava: “No, non va bene neppure così, ma forse quel detto di Chesterton sul fatto che l’importante è fare le cose, anche se non perfettamente, forse va bene anche così”. Poi è arrivata l’ambulanza e la paziente era stabile, e grazie a Dio sono pure arrivata anche in tempo dalla dentista!
Dopo questo fatto ne ho discusso con un’amica psicologa e le dicevo della mia paura di perdere i pazienti e della paura della morte, lì al Pronto Soccorso, e dicevo che sospettavo che tutta questa ansia fosse per il mio orgoglio e moralismo e sindrome da perfezionismo e lei mi confermava la Bellezza di quella frase di Chesterton. Che ne dici?».
Renato Rascel nei panni di Padre Brown
Renato Rascel nei panni di Padre Brown
La frase a cui la lettrice/amica (che desidera restare anonima) si riferisce è uno degli aforismi più celebri di Chesterton: «se vale la pena fare una cosa, vale la pena farla male». In inglese il corrispettivo di «male» è badly e io da un po’ di tempo sospetto che il genio funambolesco del signor Chesterton abbia giocato con tutti i sensi che questa parola ha in inglese: non significa solo «male», ma in certi contesti anche «intensamente», qualcosa di simile a quello che in italiano noi intendiamo dicendo frasi del tipo «mi è piaciuto di brutto». Ed è vero che se vale la pena fare una cosa vale la pena farla male e di brutto; perché la vita non è una scrivania comoda su cui c’è l’agenda ordinata delle attività quotidiane programmate da svolgere. È più un pronto soccorso, nel senso che devi essere «pronto» (c’è bisogno di te) e devi «soccorrere» (non solo correre, ma proprio correre sotto, piegare la schiena e via).
«Un’avventura è solo un incidente considerato nel modo giusto; un incidente è solo un’avventura considerata nel modo sbagliato», ho pensato a queste parole di Chesterton mentre, leggendo la mail, mi immaginavo la mia amica in mezzo alla strada (senza strumenti idonei, il dente che duole, gli occhi che cadono dal sonno e i disturbatori di turno che danno fastidio) a soccorrere una donna svenuta, mettendole il libro di Padre Brown sotto la testa. Non era l’eccellente intreccio costruito dallo sceneggiatore di Grey’s Anatomy. È la quotidiana trama di tutti. Ci siamo e facciamo; quasi mai siamo al meglio, quasi sempre più la cosa da fare è importante meno siamo preparati nel momento in cui ci troviamo a farla. Sarebbe bello – in senso metaforico – essere sempre dei medici in ambulatorio: col camice giusto, nel posto attrezzato adeguatamente. Allora sì che ci sentiremmo bravi. Invece il più delle volte siamo e basta. Come la mia amica dottoressa, il più delle volte  siamo in borghese a fare quel che vale la pena fare. E tanto meglio così. Dare agli eventi il nome di avventure anziché di incidenti non significa metterci quel tocco di esotico per “abbellirle”, significa – di tanto in tanto, quando ce ne ricordiamo – guardarci presenti nel fare le cose.



PS: credo che nessuno più del signor Chesterton sarebbe stato entusiasta nell’ascoltare questo episodio; e avrebbe anche fatto una qualche strepitosa battuta sul fatto che i suoi libri servono davvero a qualcosa. Quel libro sotto la testa forse non era uno strumento perfetto parlando in termini strettamente medici, ma in molti altri sensi è decisamente una delle migliori cose che conosca per sostenere la testa.

Da Tempi - Legge omofobia. Presentati 350 emendamenti, la cui approvazione «non è scontata»

«È davvero necessario spaccare il Parlamento e il Paese in un momento in cui la grave crisi economica dovrebbe farci concentrare in un impegno unitario?», lo chiede la deputata del Pdl Eugenia Roccella, parlando della legge omofobia che oggi conclude l'esame in Commissione per passare all'approvazione dell'aula il 22 luglio.
I lettori di tempi.it sanno di che cosa stiamo parlando. Sul progetto di legge contro l'omofobia e la transfobia vi abbiamo parlato in questi giorni, invitandovi a firmare l'appello per un suo ripensamento. Sono diversi i punti controversi della legge, così come è stata pensata e proposta dai suoi promotori (primo firmatario Ivana Scalfarotto, Pd). E proprio Pd, Sel e M5S ne sono i maggiori sostenitori, anche se alcuni parlamentari del Pdl vi hanno aderito. In ogni caso, soprattutto per iniziativa di deputati del partito di Berlusconi, Scelta Civica e alcuni del Pd sono stati presentati alla Camera 350 emendamenti, illustrati oggi sulle pagine di Avvenire. Approvazione che, come dice Beppe Fioroni del Pd, «non è per nulla scontata».
QUALI MODIFICHE VENGONO CHIESTE. Gli emendamenti degli esponenti del Pdl (Roccella, Costa e altri), di Scelta Civica (Marazziti, Binetti e altri), della Lega e del Pd (Preziosi, Bobba, Fioroni e altri) mirano – scrive il quotidiano dei vescovi – «a evitare che la legge diventi strumento di imposizione di modelli culturali uniformanti e non condivisi. Spedendo in tribunale chi, per esempio, considera peccato la pratica omosessuale. Altri punti contestati (e per i quali si propongono modifiche) sono l'introduzione dell'identità di genere e il divieto di associazione». Una cosa, spiega Roccella, «è combattere le associazioni razziste, un'altra è chiedere lo scioglimento forzato per associazioni che si battono contro il matrimonio gay».
La formulazione degli emendamenti di Scelta Civica prevede che le norme previste dal disegno di legge «non si applicano nel caso in cui le idee sulle persone oggetto di tutela da parte della presente legge siano diffuse limitatamente all'ambito educativo, didattico, accademico, scientifico, letterario, teologico, catechistico, purché non incitino alla discriminazione, all'odio o alla violenza».
E, allo stesso modo, «non si considera pratica discriminatoria e risulta pertanto esclusa dall'applicazione delle disposizioni la selezione di persone per incarichi di lavoro o per l'ammissione a corsi di insegnamento e formazione all'interno di agenzie educative, formative, culturali o religiose, se intesa ad evitare l'inclusione di persone che sostengano o propagandino orientamenti di natura ideologica, culturale o religiosa in contrasto con i valori e le finalità che caratterizzano l'agenzia stessa».

martedì 16 luglio 2013

Il cuore della filosofia di Chesterton (grazie ad Annalisa Teggi)

Questo estratto da uno degli episodi de I Racconti di Padre Brown, diretti da Vittorio Cottafavi per la Rai e trasmessi sul primo canale tra il Dicembre 1970 e il Febbraio 1971 in sei puntate (questa dovrebbe essere la seconda), è un bellissimo apocrifo ma che rende perfettamente l'idea di ciò in cui credeva profondamente Chesterton.

Il dialogo tra Flambeau e Padre Brown non esiste in quell'episodio. E' un passaggio integrale tratto da Ortodossia, esattamente dal capitolo The Ethics of Elfland (tradotto in italiano come L'etica del paese delle fate - edizione Lindau - o La morale delle favole - edizione Morcelliana). Il regista o lo sceneggiatore o comunque chi lo inserì nel contesto di questo episodio rese un grandissimo servigio a Chesterton perché colò nell'episodio l'oro della parte più bella della sua filosofia di vita, l'esserci che è meglio del non esserci e la gratitudine per tutto.

Su I Racconti di Padre Brown in versione televisiva italiana trovate ampia letteratura su questo blog, basta usare il motore interno di ricerca. Trovate anche letteratura riguardante tutti i vari padre Brown che si sono susseguiti nel tempo (tra cui quello interpretato da sir Alec Guinness, che gli valse la conversione al cattolicesimo). Trovate traccia anche dell'edizione più recente uscita in Inghilterra per la BBC che ha riscosso un grandissimo successo alcuni mesi fa.

Chesterton è un grande e qui trovate tutto quello che dovete sapere di lui.

lunedì 15 luglio 2013

Un aforisma al giorno - Giovinezza.

Non c'è nulla di così insensibile o impietoso come la giovinezza.

Gilbert Keith Chesterton, L'Imputato

Un aforisma al giorno

«Sono un uomo privo di qualsiasi manualità».

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia

domenica 14 luglio 2013

Per chi non si è ancora deciso a firmare contro la legge su omofobia & c., leggete la proposta di legge e soprattutto l'art. 1 bis e poi immaginate...

Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia. C. 245 Scalfarotto, C. 1071 Brunetta e C. 280 Fiano.

TESTO UNIFICATO ADOTTATO COME TESTO BASE

Norme in materia di discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere.

Art. 1 
(Orientamento sessuale e identità di genere).

  Ai fini della legge penale si intende per: 
   a) «Orientamento sessuale» l'attrazione nei confronti di una persona dello stesso sesso, di sesso opposto o di entrambi i sessi;
   b) «Identità di genere» la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico.

Art. 2 
(Modifiche all'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654).

  1. All'articolo 3, della legge 13 ottobre 1975, n.654, e successive modificazioni, sono abrogate le parole «o con la multa fino a 6.000 euro ».

Art. 3 
(Norme in materia di discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima).

  1. In conformità a quanto disposto in materia di discriminazioni dall'articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le disposizioni dell'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, e le norme del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, si applicano integralmente anche in materia di discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima.

Art. 4 
(Modifiche al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205).

  1. Dopo l'articolo 1 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, è inserito il seguente:

Art. 1-bis
(Attività non retribuita a favore della collettività).

  1. Con la sentenza di condanna per uno dei reati previsti dall'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni o per uno dei reati previsti dalla legge 9 ottobre 1967, n. 962, il tribunale dispone la sanzione accessoria dell'obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività per finalità Pag. 74sociali o di pubblica utilità, secondo le modalità stabilite ai sensi del comma 2. 
  2. L'attività non retribuita a favore della collettività, da svolgersi al termine dell'espiazione della pena detentiva per un periodo tra sei mesi e un anno, deve essere determinata dal giudice con modalità tali da non pregiudicare le esigenze lavorative, di studio o di reinserimento sociale del condannato. 
  3. Possono costituire oggetto dell'attività non retribuita a favore della collettività: la prestazione di attività lavorativa per opere di bonifica e restauro degli edifici danneggiati con scritte, emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi di cui al comma 3 dell'articolo 3, L. 13 ottobre 1975, n. 654; lo svolgimento di lavoro a favore di organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, quali quelle operanti nei confronti delle persone diversamente abili, dei tossicodipendenti, degli anziani, degli extracomunitari o a favore delle associazioni a tutela delle persone omosessuali. 
  4. L'attività può essere svolta nell'ambito e a favore di strutture pubbliche o di enti ed organizzazioni privati.».

  2. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro della giustizia determina, con proprio decreto, le modalità di svolgimento dell'attività non retribuita a favore della collettività di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205. 
  3. All'articolo 1 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 sono abrogati i commi 1-bis, limitatamente alla lettera a), 1-ter, 1-quater, 1-quinquies e 1-sexies.

sabato 13 luglio 2013

Da El Mundo - Il miracolo di Chesterton (grazie, Maria Grazia Gotti, che traduci lo spagnolo!)

In Spagna è stato tradotto "El hombre corrente" (trad. Abelardo Linares, Ed. Espuela de Plata) ovvero L'uomo comune.

Sul blog "Biblioteca en llamas" (biblioteca in fiamme), di El mundo, Juan Bonilla ne ha scritto questa interessante recensione

 

Lo ha detto Borges, ed è una di quelle frasi dell'arte della critica letteraria che, al di là che dicano o no la verità, fissano e danno splendore all'autore che le suscita: "Non c'è pagina di Chesterton che non contenga un abbagliamento". […]. Naturalmente in Chesterton ci sono pagine nelle quali non c'è nessun abbagliamento, ma sono rare le scene che non vengono toccate da un abbagliamento prodotto nelle pagine precedenti. Mi spiego: Chesterton è solito partire  da una deduzione, un'idea, una tesi, come lui stesso la chiama a volte, che diresti impossibile da sostenere. Ad esempio: l'emancipazione moderna non ha significato nient'altro che la persecuzione dell'uomo comune. Ma: come? Non è  l'uomo comune precisamente  il grande vincitore dell'emancipazione moderna, l'obiettivo di questa emancipazione, il trampolino almeno per raggiungerla? Non è l'intronizzazione dell'uomo comune una delle grandi vittorie della modernità? Il processo di abbagliamento nasce in quel momento, di fronte al miracolo, per usare una parola che piaceva molto a Chesterton, di vedere una mente affinare la propria lucidità, e cavalcare con audacia e grazia, ragionamenti che vanno minuziosamente dimostrando la ragionevolezza, in molti casi, la irrefutabilità della deduzione o tesi da cui si partiva. Sì, in effetti, l'emancipazione moderna ci permette di riempire un padiglione della Biennale di rifiuti che chiameremo lavori artistici, ma l'uomo comune non potrà accendersi una sigaretta in nessun vagone di nessun treno. Non è un esempio di Chesterton, ma la traduzione al presente di un esempio che ha Chesterton ha inserito ne L'uomo comune, il saggio iniziale di questa abbagliante raccolta che è stata tradotta da Abelardo Linares e pubblicata dalla casa editrice Espuela de Plata (tra le virtù da segnalare di questa edizione, l'ottima idea di riprodurre la copertina originale).

Naturalmente ci sono pagine di Chesterton in cui non troveremo nessun abbagliamento, ma ci sono tanti lampi in quasi tutti i suoi testi che si raccomanda di leggerli con gli occhiali da sole. Perché tanta intelligenza, davvero, a volte stanca, e in un maestro dell'arte del paradosso come era Chesterton non è meno paradossale che sia la sua instancabile intelligenza quello che ci causa la maggiore fatica. Intendo dire che Chesterton dice tante cose memorabili che, per dirlo a modo suo, il rischio principale che si corre leggendolo è di finire per non ricordarsene nessuna. Ciò che rimane è piuttosto la struttura, l'artificio geniale del suo modo di ragionare, più che la sensazione che ti sia convinto di qualcosa. È il pericolo dei grandi stilisti, e Chesterton era un grande stilista. Per questo è così raro che crescano tanti imitatori: succede agli autori inimitabili.

Dice Abelardo Linares che erroneamente si è considerato il Chesterton giovanile e polemista - prima della sua conversione al cattolicesimo- come il più divertente: questo libro, l'ultimo dei suoi, lo nega sonoramente, perché in realtà se qualcosa si può dire di Chesterton senza timore di sbagliarsi, per quanto sembri banale, è che Chesterton fu Chesterton dall'inizio alla fine. L'uomo comune è una raccolta battagliera - "il più (don)chisciottesco dei suoi libri", dice Linares, dato che con più forza, sufficienza e brillantezza attacca, nei suoi saggi, i mulini a vento della modernità, se si intende la modernità come un mulino a vento. In questo Chesterton si allea all'Unamuno di Vita di Don Chisciotte, un libro nel quale si legge la più delicata e bella interpretazione del celebre episodio del romanzo di Cervantes: non è che Don Chisciotte ebbe un'allucinazione e vide giganti dove c'erano solo mulini a vento, quello che voleva fermare con la sua lancia erano proprio i mulini a vento, intuendo in essi il gigantismo di una modernità che ci avrebbe annichilito.

Un'altra delle capacità miracolose di Chesterton è di renderci interessante qualsiasi cosa di cui parli, quella che ci sembra di conoscere come quella della quale non sappiamo nulla. Abbiamo letto i racconti di Tolstoj, e leggiamo il saggio di Chesterton su quei racconti e c'è lì più Chesterton che Tolstoj, ovvero ci sarebbe piaciuto ugualmente se non avessimo letto i racconti di Tolstoj. Non abbiamo letto i poemi di Walter de la Mare, ma ciò non significa che il saggio che Chesterton gli dedica sia meno intelligente. Tutto Chesterton è pieno di scoperte/rivelazioni, al punto che nei suoi libri di saggi ci sono sempre almeno due libri: uno è quello dei saggi, che bisogna leggere lentamente per non restare accecati, e l'altro è quello degli aforismi, che si potrebbero selezionare per ottenere un volume a parte, che potremmo leggere vertiginosamente.

Esempi: ci sono due tipi di vandali, dice Chesterton: quelli antichi, che distruggevano gli edifici, e quelli moderni, che li costruiscono. È evidente dice Chesteston che dipingere di bianco un uomo non è la stessa cosa che lavarlo fino a renderlo bianco: la cosa curiosa è che, spesso, la gente cerca dipingere di bianco un uomo per nascondere i suoi difetti, e non riesce, mentre forse sarebbe possibile lavarlo e fino a un certo punto, riuscirci. (Come si vede, un'altra delle capacità di Chesterton è la sua costante attualità: "Più di un uomo pubblico ha cercato di nascondere un delitto ed è solo riuscito a nascondere le scuse").

L'uomo comune, per concludere con un altro paradosso, non avrebbe potuto essere scritto se non da una persona eccezionale come Chesterton. Tra i tanti paradossi sorridenti lanciati alla vuota modernità che ci confonde, troveranno qui una sensata definizione di patriottismo e una felice confessione di come il fatto di non riuscire ad ottenere risposta alle domande eccessive che un giovane può farsi non significa che non ci siano risposte a tutto. Non dico che questa confessione sia convincente  o trasferibile -è nel testo nel quale Chesterton spiega il suo cattolicesimo- dico solo che è molto bella.

 Chi la voglia leggere in originale, la trova quihttp://www.elmundo.es/blogs/elmundo/bibliotecaenllamas/2013/07/04/el-milagro-de-chesterton.html