In Spagna è stato tradotto "El hombre corrente" (trad. Abelardo Linares, Ed. Espuela de Plata) ovvero L'uomo comune.
Sul blog "Biblioteca en llamas" (biblioteca in fiamme), di El mundo, Juan Bonilla ne ha scritto questa interessante recensione
Lo ha detto Borges, ed è una di quelle frasi dell'arte della critica letteraria che, al di là che dicano o no la verità, fissano e danno splendore all'autore che le suscita: "Non c'è pagina di Chesterton che non contenga un abbagliamento". […]. Naturalmente in Chesterton ci sono pagine nelle quali non c'è nessun abbagliamento, ma sono rare le scene che non vengono toccate da un abbagliamento prodotto nelle pagine precedenti. Mi spiego: Chesterton è solito partire da una deduzione, un'idea, una tesi, come lui stesso la chiama a volte, che diresti impossibile da sostenere. Ad esempio: l'emancipazione moderna non ha significato nient'altro che la persecuzione dell'uomo comune. Ma: come? Non è l'uomo comune precisamente il grande vincitore dell'emancipazione moderna, l'obiettivo di questa emancipazione, il trampolino almeno per raggiungerla? Non è l'intronizzazione dell'uomo comune una delle grandi vittorie della modernità? Il processo di abbagliamento nasce in quel momento, di fronte al miracolo, per usare una parola che piaceva molto a Chesterton, di vedere una mente affinare la propria lucidità, e cavalcare con audacia e grazia, ragionamenti che vanno minuziosamente dimostrando la ragionevolezza, in molti casi, la irrefutabilità della deduzione o tesi da cui si partiva. Sì, in effetti, l'emancipazione moderna ci permette di riempire un padiglione della Biennale di rifiuti che chiameremo lavori artistici, ma l'uomo comune non potrà accendersi una sigaretta in nessun vagone di nessun treno. Non è un esempio di Chesterton, ma la traduzione al presente di un esempio che ha Chesterton ha inserito ne L'uomo comune, il saggio iniziale di questa abbagliante raccolta che è stata tradotta da Abelardo Linares e pubblicata dalla casa editrice Espuela de Plata (tra le virtù da segnalare di questa edizione, l'ottima idea di riprodurre la copertina originale).
Naturalmente ci sono pagine di Chesterton in cui non troveremo nessun abbagliamento, ma ci sono tanti lampi in quasi tutti i suoi testi che si raccomanda di leggerli con gli occhiali da sole. Perché tanta intelligenza, davvero, a volte stanca, e in un maestro dell'arte del paradosso come era Chesterton non è meno paradossale che sia la sua instancabile intelligenza quello che ci causa la maggiore fatica. Intendo dire che Chesterton dice tante cose memorabili che, per dirlo a modo suo, il rischio principale che si corre leggendolo è di finire per non ricordarsene nessuna. Ciò che rimane è piuttosto la struttura, l'artificio geniale del suo modo di ragionare, più che la sensazione che ti sia convinto di qualcosa. È il pericolo dei grandi stilisti, e Chesterton era un grande stilista. Per questo è così raro che crescano tanti imitatori: succede agli autori inimitabili.
Dice Abelardo Linares che erroneamente si è considerato il Chesterton giovanile e polemista - prima della sua conversione al cattolicesimo- come il più divertente: questo libro, l'ultimo dei suoi, lo nega sonoramente, perché in realtà se qualcosa si può dire di Chesterton senza timore di sbagliarsi, per quanto sembri banale, è che Chesterton fu Chesterton dall'inizio alla fine. L'uomo comune è una raccolta battagliera - "il più (don)chisciottesco dei suoi libri", dice Linares, dato che con più forza, sufficienza e brillantezza attacca, nei suoi saggi, i mulini a vento della modernità, se si intende la modernità come un mulino a vento. In questo Chesterton si allea all'Unamuno di Vita di Don Chisciotte, un libro nel quale si legge la più delicata e bella interpretazione del celebre episodio del romanzo di Cervantes: non è che Don Chisciotte ebbe un'allucinazione e vide giganti dove c'erano solo mulini a vento, quello che voleva fermare con la sua lancia erano proprio i mulini a vento, intuendo in essi il gigantismo di una modernità che ci avrebbe annichilito.
Un'altra delle capacità miracolose di Chesterton è di renderci interessante qualsiasi cosa di cui parli, quella che ci sembra di conoscere come quella della quale non sappiamo nulla. Abbiamo letto i racconti di Tolstoj, e leggiamo il saggio di Chesterton su quei racconti e c'è lì più Chesterton che Tolstoj, ovvero ci sarebbe piaciuto ugualmente se non avessimo letto i racconti di Tolstoj. Non abbiamo letto i poemi di Walter de la Mare, ma ciò non significa che il saggio che Chesterton gli dedica sia meno intelligente. Tutto Chesterton è pieno di scoperte/rivelazioni, al punto che nei suoi libri di saggi ci sono sempre almeno due libri: uno è quello dei saggi, che bisogna leggere lentamente per non restare accecati, e l'altro è quello degli aforismi, che si potrebbero selezionare per ottenere un volume a parte, che potremmo leggere vertiginosamente.
Esempi: ci sono due tipi di vandali, dice Chesterton: quelli antichi, che distruggevano gli edifici, e quelli moderni, che li costruiscono. È evidente dice Chesteston che dipingere di bianco un uomo non è la stessa cosa che lavarlo fino a renderlo bianco: la cosa curiosa è che, spesso, la gente cerca dipingere di bianco un uomo per nascondere i suoi difetti, e non riesce, mentre forse sarebbe possibile lavarlo e fino a un certo punto, riuscirci. (Come si vede, un'altra delle capacità di Chesterton è la sua costante attualità: "Più di un uomo pubblico ha cercato di nascondere un delitto ed è solo riuscito a nascondere le scuse").
L'uomo comune, per concludere con un altro paradosso, non avrebbe potuto essere scritto se non da una persona eccezionale come Chesterton. Tra i tanti paradossi sorridenti lanciati alla vuota modernità che ci confonde, troveranno qui una sensata definizione di patriottismo e una felice confessione di come il fatto di non riuscire ad ottenere risposta alle domande eccessive che un giovane può farsi non significa che non ci siano risposte a tutto. Non dico che questa confessione sia convincente o trasferibile -è nel testo nel quale Chesterton spiega il suo cattolicesimo- dico solo che è molto bella.
Chi la voglia leggere in originale, la trova quihttp://www.elmundo.es/blogs/elmundo/bibliotecaenllamas/2013/07/04/el-milagro-de-chesterton.html
La frase sui vandali antichi e moderni è meravigliosa, cercando in rete non sono però riuscito a trovare la fonte. Qualcuno la conosce?
RispondiEliminaGrazie
Giovanni