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giovedì 31 maggio 2012

Ieri, festa di Santa Giovanna d'Arco, Alessandro Canelli ci ha ricordato che anche GKC si occupò di lei

http://channelman.wordpress.com/2009/05/30/30-maggio-santa-giovanna-darco/

Dice il nostro amico Alessandro:


"Nel suo Ortodossia, Chesterton indica Giovanna D’Arco come un esempio di sanità mentale contro la follia del pensiero di inizio novecento, e la pone in contrasto con l’irenismo di Tolstoj e il nichilismo superomista di Nietzsche, per arrivare a indicare come queste considerazioni portino al rifiuto delle visioni frammentarie e riduzioniste del Cristo di Anatole France ed Ernest Renan".



mercoledì 30 maggio 2012

Benedetto XVI oggi, 30 Maggio 2012

"Gli avvenimenti successi in questi giorni, circa la Curia e i miei collaboratori, hanno recato tristezza nel mio cuore, ma non si è mai offuscata la ferma certezza che, nonostante la debolezza dell'uomo, le difficoltà e le prove, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e il Signore mai le farà mancare il suo aiuto per sostenerla nel suo cammino. Si sono moltiplicate, tuttavia, illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un'immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà. Desidero, per questo, rinnovare la mia fiducia e il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori e a tutti coloro che, quotidianamente, con fedeltà, spirito di sacrificio e nel silenzio, mi aiutano nell'adempimento del mio Ministero".

Benedetto XVI, 30 Maggio 2012

Dal Sussidiario, il nostro Paolo Gulisano e la Scozia

Un articolo su Il Sussidiario del nostro Paolo Gulisano sulle ultime dalla Scozia sulla questione dei padri e delle madri e altre amenità politicamente corrette del genere.

Lo avevamo segnalato sul Twitter, ora Maria Grazia Gotti ce lo consiglia!

Molto bello tutto l'articolo... da leggere FINO ALLA FINE!

http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/05/29/un-uomo-solo-e-al-comando/#more-4164




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Società Chestertoniana Italiana
Via San Pio X, 4/C
63074 San Benedetto del Tronto (AP)
http://uomovivo.blogspot.com
C.F.: 91022790447  ccp 56901515

"Quando vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male".

(G.K. Chesterton)

Buon compleanno, Gilbert (come tutti gli anni in ritardo)!

Carissimo Gilbert,

anche quest'anno il tuo devoto amico presidente della Società Chestertoniana Italiana, Marco Sermarini (mettiamo nome e cognome, cavolo! così la prossima volta impara!), sempre memore del motto della Società che da te abbiamo mutuato ("Se una cosa vale la pena di farla, vale la pena di farla male"), ieri si è scodato di farti gli auguri di buon compleanno!

Il malcapitato potrebbe sempre dire: "ho avuto da fare!", oppure "le cavallette...", o ancora peggio "ma io, con ciò rischiando di prevenire il giudizio della Chiesa, te li avrei fatti il giorno del tuo vero dies natalis, ossia il 14 Giugno, quando sei passato a miglior vita!", ma egli sa benissimo che in tal caso potrebbe verificarsi quanto si è verificato ieri, ovvero che si scordi di nuovo!

Per cui il poveraccio si scusa e ti fa gli auguri ritardati (in tutti i sensi!) di buon centotrentottesimo compleanno ben sapendo che tu hai saputo fare di meglio (dare appuntamenti non rispettandoli per poi scusarti con fantastici bigliettini recapitati direttamente da te all'interessato nell'ora e nel luogo dell'appuntamento, attese di ore di vetturini sotto casa tua dopo aver detto: "torno tra un attimo..." seguite dal regolare pagamento della "corsa" del vetturino tutta intera, sino al famosissimo: "Sono a Market Harborough. Dove dovrei essere?" con conseguente liberatorio messaggio di risposta di quella santa donna di tua moglie Frances: "A casa", tutte cose vere).

Che bello stare in una così lieta e smemorata compagnia!

Marco Sermarini
Lo smemorato presidente della Società Chestertoniana Italiana

lunedì 28 maggio 2012

Elia e Gilbert - di Roberto Prisco


Evidenziare i riferimenti ad Elia che si possono individuare dalla lettura non affrettata delle opere di GKC ha lo scopo di metterne in evidenza l'ispirazione più che una citazione intenzionale. L'ispirazione può essere stata sia diretta, derivata cioè dalla lettura dei testi sacri, sia indiretta cioè mediata dalla cultura dei suoicontemporanei, sia essere casuale dovuta cioè ad un convergere non preordinato di temi e di valori, ed allora sarebbe il meno casuale. Non siamo assolutamente in grado di distinguere quale sia la strada che Elia ha seguito per giungere sulla pagina del nostro, ci sembra comunque già interessante riconoscerne la presenza. Almeno tre sono le vicende della vita di Elia che trovano eco sulle pagine del nostro.

§1 La prima riguarda la vigna di Nabot ([I Re 21;1-26] oppure in forma breve [I Re 21;4-7]) Questo episodio viene citato esplicitamente nell'Uomovivo quando Innocenzo Smith seguito dal curato si incammina sui tetti per eseguire il presunto "esproprio proletario" ante litteram. ed il curato Percy la porta come esempio di un qualcosa che va rispettato perché vuoto balocco (pagina 124).
Anche senza questo richiamo esplicito potremmo affermare comunque l'interesse del nostro per questa vicenda, se pensiamo a quella vigna da un punto di vista simbolico. Riusciamo ad individuare due ambiti di interesse di GKC che sarebbero mossi da Nabot. Due motivi per i quali lo avrebbe certamente difeso contro le pretese del Re Acab.

Come primo ambito troviamo la difesa della tradizione come fonte e limite del potere sociale.
Nabot infatti si presenta come un difensore della propria tradizione familiare, dato che rifiuta di cedere la vigna dei suoi padri in cambio di un pagamento che possiamo ritenere allineato con quelli di mercato. Il rifiuto, abbiamo sentito è motivato proprio da queste parole Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità dei miei padri. Sappiamo bene dal quarto capitolo  di Ortodossia quanto contasse per GKC la tradizione vista come una forma estesa di democrazia, del potere del popolo appunto (pagina 50: La democrazia ci insegna di non trascurare l'opinione di un saggio anche se è il nostro servitore; la tradizione ci chiede di non trascurare l'opinione di un saggio anche se è nostro padre). Ma in questa vicenda, il popolo, istigato dalla demagoga Gezabel opprime Nabot il difensore della estensione e restringe l'ambito della verità e di qui della libertà.
L'alleanza tra Stato (il Re e chi agisce per lui) e Società (gli anziani ed i capi) schiaccia il difensore della tradizione.

Come secondo ambito questa oppressione riguarda l'attività economica. Il richiamo va  al testo di Belloc Lo Stato Servile e da questo al distributismo. La tesi principale sostenuta da Belloc era che uno Stato nel quale non è concesso vivere se non si cede ad altri il proprio lavoro o per lo meno il suo frutto è uno Stato che ci tiene in una condizione servile. Uno degli slogan di questo movimento, quindi, "tre acri ed una vacca", ne riuniva le due componenti: l'aspirazione all'autosufficienza materiale e all'indipendenza della persona dal mercato.
Acab disprezza, di fatto con la sua offerta, l'opera che ha portato ad impiantare la vigna su quel terreno e vi ha quindi incorporato grandi quantità di lavoro non remunerato. Chiede che il frutto di quell'operare attento e prolungato nel tempo sia sradicato per far posto ad un orto e propone in cambio del denaro od altri beni fungibili e quindi economici. Nabot non accetta (ed i Chesterbelloc sono certamente con lui) perché non sono in ballo soltanto valori economici ma anche la relazione che una persona (in questo caso una famiglia) istituisce con il proprio lavoro, al fine di assicurarsi una indipendenza che non è soltanto economica.

§2 La seconda vicenda riguarda la controversia con i profeti di Baal ([1 RE 18;16-40]).
Lo scontro tra Elia ed i profeti di Baal è la lotta per la vita o la morte, non è possibile né perdono né tregua finché non sia ristabilito chi è Dio.
GKC vede la stessa radicalità nello scontro tra Roma e Cartagine concretizzata attorno alla figura di Annibale (etimologicamente la grazia di Baal).
Certo GKC non ha mai sgozzato falsi profeti, però la sua avversione proprio per Baal ed i Fenici è ben riconoscibile e viene data esplicitamente in numerosi passi dell'Uomo Eterno. Il senso che il nostro dava alle guerre Puniche ci consente di comprendere questa sua avversione per i Fenici e per la loro religione incentrata sulla venerazione di Baal (Moloch) al quale dedicavano sacrifici di bambini. Chesterton considerava i Romani come i portatori di quelle virtù virili, civili, militari e famigliari così poco pratiche come il coraggio, l'onestà, il rispetto della parola, .. ..  che fanno la grandezza dei popoli; al contrario (pagina 133) dice: quello dei Fenici era un popolo pratico che sapeva produrre, commerciare ed arricchirsi. Il contrasto tra il popolo pratico e quello virtuoso era insanabile. Era tanto insanabile da farlo tornare più volte nell'Uomo Eterno ad esprimere questa sua ostilità e ad esaltare Roma ed Israele (Catone ed Elia) per la loro strenua lotta contro Cartagine e Baal. Ora se il popolo è desideroso di efficienza cosa c'è mai di più pratico di offrire sacrifici anche umani al Dio? Aggiungeremmo noi cosa di così poco pratico come il Dio che sacrifica sé stesso per espiare le colpe degli uomini? Non sarebbe più pratico un Dio che chiede agli uomini i sacrifici per essere compensato dei loro peccati?
Poi, Chesterton ricorda (ancora a pagina 133), queste due visioni così distanti come quella di Roma e quella di Israele si troveranno alle origini del cristianesimo per salvare il mondo.

Storicamente la sconfitta di Cartagine maturò proprio dalla sua praticità. Infatti Annibale aveva distrutto la forza di Roma e si era fermato a Capua ad attendere rinforzi prima dell'attacco finale all'Urbe; ma a Cartagine si chiesero che aspetta a tornare? Perché non congeda quel costoso esercito di mercenari? Tanto i soldi per costruire quelle complicate macchine da assedio per attaccare Roma non glieli manderemo! Queste erano le valutazioni estremamente pratiche fatte nella madrepatria. D'altronde la storia riporta che gli eserciti Cartaginesiavevano posto sotto assedio diverse città ma non ne avevano espugnate molte, sia per la mancanza delle macchine adatte allo scopo sia per le frequenti epidemie, che scoppiavano per le scarse condizioni igieniche in cui vivevano i soldati negli accampamenti. Va appena ricordato che, unici nell'epoca antica, gli accampamenti romani erano dotati di latrine con acqua corrente(si trattasse pure di un'asse posta attraverso un rigagnolo d'acqua derivato da un fiume). Annibale poi, intanto che Cartagine nicchiava, fu costretto a tornare per fronteggiare una inaspettata offensiva romana.
I Romani erano risoluti e testardi ed alla fine il loro coraggio e la loro determinazione (così poco pratica) vinsero sulla praticità dei Fenici e la distruzione fu condotta ferocemente. Come altrettanto feroce era stata la distruzione dei profeti operata da Elia.

§3 La terza vicenda è la più misteriosa perché riguarda direttamente Dio e la sua conoscenza a partire dall'esperienza del mondo ([1 RE 19;8-18]). Da un lato abbiamo nell'"Ortodossia", al termine del quarto capitolo , un'esposizione di per sé rassicurante ([Ortodossia pagine 70-71])nella quale si accenna al principio di creazione paragonando il mondo agli oggettiche Robinson Crusoe aveva salvato dal naufragio tutto è stato salvato da un naufragio. Da un'altra partenell'Autobiografia è rivissuta da GKC tutta l'angoscia che Elia prova di fronte al vento impetuoso, al terremoto ed al fuoco, un'angoscia alimentata da una insana immaginazione che lo aveva portato a scavaretanto in basso da trovare il diavolo e, perfino confusamente, da riconoscere il diavolo. Presto riconoscerà la grandezza di ciò che esiste anche la sola esistenza, ridotta nei sui limiti più semplici è tanto straordinaria da essere stimolante La conclusione è Tutto era magnifico paragonato al nulla ([Autobiografia pagine 494-495]). Ecco, Dio verrà riconosciuto come la presenza ineliminabile che fonda l'esistenza delle cose, eccoci al mormorio di un vento leggero segno del divino per Elia e per Gilbert.

La prima raccolta di saggi del 1901 (L'imputato)conterrà la difesa di tanti piccoli oggetti di cattivo gusto e sarà il modo con cui metterà a disposizione di tutti queste conclusioni. I suoi contemporanei, ignorando il travaglio che aveva portato a quelle conclusioni, ne godettero la prosa come un esempio di raffinata acutezza ed humour, a noi chestertoniani riconoscerlo come un inno all'esistenza ed in definitiva come un esempio dell'umorismo più elevato.


Riferimenti bibliografici
Bibbia di Gerusalemme Edizioni Dehoniane, Bologna 1982
G. K. Chesterton 
Racconti e AutobiografiaCasini Editore 1988
G. K. Chesterton 
Ortodossia Morcelliana , Brescia, 1926
G. K. Chesterton Le avventure di un uomo vivo, Istituto Geografico de Agostini,Novara, 1984
G. K. Chesterton L'uomo Eterno La Nuova Italia, Perugia, 1930


martedì 22 maggio 2012

Le parole di Benedetto XVI al pranzo in occasione del compleanno e dell'elezione a Sommo Pontefice, 21 Maggio 2012


Eminenza,
Cari fratelli,


in questo momento la mia parola può solo essere una parola di ringraziamento. 
Ringraziamento innanzitutto al Signore per i tanti anni che mi ha concesso; anni con tanti giorni di gioia, splendidi tempi, ma anche notti oscure. Ma in retrospettiva si capisce che anche le notti erano necessarie e buone, motivo di ringraziamento.
Oggi la parola ecclesia militans è un po' fuori moda, ma in realtà possiamo comprendere sempre meglio che è vera, porta in sé verità. Vediamo come il male vuole dominare nel mondo e che è necessario entrare in lotta contro il male. 
Vediamo come lo fa in tanti modi, cruenti, con le diverse forme di violenza, ma anche mascherato col bene e proprio così distruggendo le fondamenta morali della società.
Sant'Agostino ha detto che tutta la storia è una lotta tra due amori: amore di se stesso fino al disprezzo di Dio; amore di Dio fino al disprezzo di sé, nel martirio. Noi siamo in questa lotta e in questa lotta è molto importante avere degli amici. E per quanto mi riguarda, io sono circondato dagli amici del Collegio cardinalizio: sono i miei amici e mi sento a casa, mi sento sicuro in questa compagnia di grandi amici, che stanno con me e tutti insieme col Signore.
Grazie per questa amicizia. 
Grazie a lei, Eminenza, per tutto quello che ha fatto per questo momento oggi e per tutto quello che fa sempre. Grazie a voi per la comunione delle gioie e dei dolori. Andiamo avanti, il Signore ha detto: coraggio, ho vinto il mondo. Siamo nella squadra del Signore, quindi nella squadra vittoriosa. Grazie a voi tutti. Il Signore vi benedica tutti. E brindiamo.

lunedì 21 maggio 2012

Padre Brown in teatro a Reggio Emilia!


E' un'idea del nostro amico Matteo De Benedittis. Andate!

Dal prof. Carlo Bellieni

 

Carlo Bellieni

Il feto già riconosce la voce della madre quando ancora è nel pancione. Questo è quanto mostra uno studio francese – il primo autore è Renaud Jardri -pubblicato sulla rivista International Journal of Developmental Neurosciences di aprile. Questa capacità è stata mostrata con l'uso di raffinate tecniche di risonanza materna, che registrano l'attivazione della corteccia cerebrale temporale già dalla trentesima settimana di gestazione. E uno studio canadese fatto al Kingston General Hospital mostra che il battito del cuore si accelera nel feto quando sente la voce della mamma. Cosa impara da questi studi chi accetta di non avere pregiudizi? In primo luogo che la scienza è un'apertura alla bellezza: cosa c'è di più bello di vedere uno spettacolo normalmente nascosto come quello della vita prenatale, per millenni restato nel mistero del buio uterino? Il secondo punto è la chiarezza che il feto è davvero un bambino, e che reagisce, ricorda, impara proprio come un bambino già nato. Dentro l'utero c'è un universo in rapido sviluppo: è il mondo della nostra vita prenatale, come ricordava a suo tempo anche Pier Paolo Pasolini, che ricordava alla sinistra come si era allontanata dal sentire del popolo per seguire le sirene di un egoistico individualismo. Il feto in sviluppo sente le voci, i sapori, gli odori, e anche il dolore se disgraziatamente gliene facciamo. Proprio per questo si è sviluppata anche l'arte di somministrare analgesici al feto durante gli interventi chirurgici che può subire prima di nascere. Già, perché il feto può anche essere curato chirurgicamente, in un paradossale susseguirsi di stati: dalla vita fetale a quella all'aria aperta seppur attaccato al cordone ombelicale quando si opera, e poi ancora vita fetale, fino alla nascita naturale. Chi suppone che la vita inizi alla nascita ha il suo bel daffare per giustificare questo paradosso di una non-vita che diventa vita, poi torna non vita e poi ancora vita…  Proprio come accade per il feto di canguro che esce dall'utero e nasce, ma poi torna a passare la seconda parte della sua vita fetale nel marsupio, fino alla seconda nascita. Paradossi che ci fanno riflettere: la nascita non cambia proprio niente nello stato morale e davvero poco nello stato fisico di un individuo, perché la vita è un continuum sin dal concepimento, e perché solo una grossolana disattenzione ci fa pensare che la vita fetale sia una vita "in sospeso", o "in un lungo sonno", mentre è piena di sensazioni, utili sia a modella re il sistema nervoso sia a preparare alla vita all'aria aperta. Proprio per questo esistono addirittura dei corsi di educazione prenatale, che aiutano le mamme a prendere coscienza di questa evidenza e soprattutto a sfruttarla positivamente, entrando in contatto col loro bambino prima della nascita tramite il canto, il massaggio attraverso il pancione e alla capacità di sentire i movimenti di risposta del feto. Che consolazione per tante donne scoprire di avere in sé questa compagnia, forse una delle poche persone (è una personcina!) che ti amano non per come sei ma semplicemente perché ci sei! Come ho detto in arie occasioni, è proprio il caso di cancellare la parola "feto" dal nostro vocabolario, perché è un termine stigmatizzante quel livello del nostro sviluppo che si vuole tener distinti dagli altri perché non gli viene riconosciuto pari diritti rispetto agli adulti. La parola "feto" originariamente significava "cucciolo" tanto che viene da una radice sanscrita che significava "succhiare". Poi nel tempo, soprattutto negli ultimi 50 anni si è diviso drasticamente il prima-della-nascita dal dopo. Sarebbe bello se l'utero fosse trasparente, ma con le ecografie e con la scienza in pratica lo è diventato: che guaio per chi sostiene che il feto non è "qualcuno" ma è "qualcosa"!

I nostri bellissimi magneti da frigo



Sono sempre bellissimi, ne stiamo preparando anche altri.

Per chi li vuole, basta scrivere alla solita posta elettronica della Società.

Rendono il frigo, il suo contenuto, i padroni del frigo enormemente più interessanti, saporiti, gagliardi e chestertoniani. Poi chi sostiene la Scuola Chesterton cresce di altezza di dieci centrimetri!

Abbracci a tutti.

Giovedì padre Brown, GKC e Paolo Gulisano a Milano!


Andate a sentire il nostro vicepresidente alla scoperta del piccolo grande padre Brown e del gigante Gilbert.

Continua la Chestertonian invasion!



mercoledì 16 maggio 2012

Ancora su Il soprannaturale è naturale - Viaggio in Italia

Il volume edito da Marietti sarà disponibile in libreria dal 5 Giugno 2012 e noi ne parleremo sul blog nei prossimi giorni.

E' una vera novità.

Uomini e tristezza - Il ministro Fornero colpisce ancora


16 Maggio 2012 - Avvenire
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Priorit a rovescio 139 KB

15 Maggio 2012 - Asca
SI PARLA DI NOI :: Famiglia, presto in Cdm il Piano nazionale 55 KB

15 Maggio 2012 - Ansa
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 65 KB

15 Maggio 2012 - SirQuotidiano
SI PARLA DI NOI :: Serve un'alleanza 116 KB

16 Maggio 2012 - Tempo
SI PARLA DI NOI :: In crescita i nuclei senza figli 69 KB

16 Maggio 2012 - Sicilia
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: La famiglia tradizionale in crisi 95 KB

16 Maggio 2012 - Repubblica
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: L'apertura della Fornero 102 KB

16 Maggio 2012 - QN
SI PARLA DI NOI :: La famiglia sar pi piccola e con meno figli 73 KB

16 Maggio 2012 - GazzettaReggio
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 160 KB

16 Maggio 2012 - Tirreno
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 146 KB

16 Maggio 2012 - NuovaFerrara
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 179 KB

16 Maggio 2012 - GazzettaModena
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 175 KB

16 Maggio 2012 - MessaggeroVeneto
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 102 KB

16 Maggio 2012 - AltoAdige
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 177 KB

16 Maggio 2012 - Trentino
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 173 KB

16 Maggio 2012 - ProvinciaPavese
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 153 KB

16 Maggio 2012 - Piccolo
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 147 KB

16 Maggio 2012 - Centro
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: riflettere su coppie di fatto e gay 197 KB

16 Maggio 2012 - GiornaleBrescia
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: la famiglia in crisi 81 KB

16 Maggio 2012 - EcoBergamo
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero a sorpresa: c' il problema delle coppie di fatto 115 KB

16 Maggio 2012 - GazzettaMezzogiorno
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero apre a coppie di fatto e gay 217 KB

16 Maggio 2012 - Stampa
Unioni Di Fatto
SI PARLA DI NOI :: Fornero: pi diritti a coppie di fatto e omosessuali 67 KB

una mail del nostro amico Andrea Carbonari

Cari Amici della SCI,
vi scrivo per esprimere la mia gioia per aver partecipato all'incontro di sabato scorso alla Civiltà Cattolica.
E' stato bello trovarsi in mezzo a tante persone innamorate di (o quantomeno interessate a) GKC. E che dire poi dei relatori? Uno meglio dell'altro.
Mi è solo dispiaciuto non poter salutare di persona il presidente, che sempre circondato da persone che gli volevano parlare.
Sarà per la prossima volta.


Saluti chestertoniani,
Andrea Carbonari

Il soprannaturale è naturale - Viaggio in Italia.

E' la prossima uscita chestertoniana, ad opera di Marietti e curata da Marco Antonellini.

Appena potremo, altre notizie.

Benone.

Annalisa Teggi - Tremende Bazzeccole -Intransigente discorso chestertoniano sul suicidio. «Occorre amare ciò che si biasima»

Grande Teggi e grande Chesterton su Tempi

Il suicida non è un martire, anche quando gli assomiglia molto.
Ci sono momenti in cui ci si può concedere di parlare dei fatti usando perifrasi e giri di parole; ma in altri la cosa migliore è affondare il coltello. Il tono generale che si usa in questo periodo per parlare dei numerosi suicidi – si dice – causati dalla crisi è compassionevole. E c'è qualcosa di sbagliato, perché il tono compassionevole implica il ragionamento: "Io capisco perché quell'uomo ha compiuto quel gesto e condivido con lui il dolore che lo ha spinto a farlo". Lo abbiamo ascoltato nelle scorse sere dalla voce di Roberto Saviano, che è un bravo narratore. Non siamo forse capaci di immedesimarci con l'imprenditore integerrimo che paga fino all'ultimo centesimo i suoi lavoratori e le tasse, poi, subissato da debiti e da prospettive cupe sul futuro, sceglie di togliersi la vita dentro il capannone della sua azienda – quel luogo che, magari, pietra per pietra ha costruito? Siamo capaci di compassione di fronte a tutto ciò, patiamo con lui. E proprio nei momenti in cui sentiamo viva in noi la compassione (non come mero sentimentalismo) dovremmo renderci conto che essa non può essere un punto d'arrivo, ma semmai è la premessa autentica per un giudizio più comprensivo sul nostro quotidiano vivere.
Dobbiamo diventare talmente interessati alla vita, da essere capaci di dare giudizi disinteressati. Così il signor Chesterton introduce una riflessione sul suicidio in un capitolo di Ortodossia intitolato "La bandiera del mondo". Lui, che era uomo dolce e ironico, capace di giochi di parole sensatissimi (anche quando sembravano solo bazzecole), nel parlare del suicidio è duro e freddo come la lama di una spada: «Il suicidio non solo è un peccato, ma è il peccato. È il male supremo e assoluto, il rifiuto di qualsiasi interesse per l'esistenza, il rifiuto di prestare il giuramento di fedeltà alla vita. L'uomo che uccide un uomo, uccide un uomo. L'uomo che uccide se stesso, uccide gli uomini: annienta il mondo. Il suo gesto è peggiore (dal punto di vista simbolico) di qualsiasi stupro o attentato dinamitardo. Perché distrugge tutti gli edifici e offende tutte le donne. Il ladro è appagato dai diamanti, il suicida non lo è: questo è il suo crimine. Non si lascia nemmeno corrompere dalle pietre sfolgoranti della Città Celeste. Il ladro esalta gli oggetti che ruba, e pure il loro proprietario. Ma il suicida insulta tutto ciò che esiste al mondo non rubandolo. Rifiutando di vivere per amore di un fiore, guasta tutti i fiori. In tutto l'universo non c'è una sola creatura minuscola per la quale la sua morte non sia una beffa».
Spesso alla Chiesa è stato imputata la colpa di essere intransigente nei confronti di questo peccato, come intransigenti sono queste parole. Ma occorre chiedersi cosa ci stiamo guadagnando dall'essere meno intransigenti; cosa ci stiamo guadagnando dalla compassione svincolata dall'idea che la vita è sacra – in ogni caso, senza compromessi di sorta. Siamo capaci di con-patire abbastanza uno sconosciuto (eppure così simile a noi) che si è suicidato da dire ad alta voce che ha sbagliato? Il passo della compassione è facile, perché è umanamente comprensibile; ma il passo dell'intransigenza, proprio perché è difficile, è un passo di amore più incondizionato. Il compromesso per cui la vita è un misto di bene e male, da accettare con dignitosa soddisfazione e dignitosa pazienza è l'illusorio pregiudizio che il signor Chesterton riteneva sommamente erroneo.
Non possiamo semplicemente compatire un uomo, senza voler combattere fino all'ultimo respiro per il suo bene. Da intransigenti. E la risposta non è – in prima istanza – che lo Stato istituisca degli sportelli a cui si possa rivolgere chiunque, operaio o imprenditore che sia, si trovi in situazioni economiche disperate.
Per problemi così drammatici e urgenti non occorrono – in prima istanza – soluzioni pratiche. È il momento in cui a sirene spiegate si deve gridare un solido ideale umano. Dunque, è vero che un uomo si trova ad appartenere a questo mondo, prima di potersi domandare se sia bello appartenervi o no. E poi entra nella giostra degli eventi; ma non è neutrale, perché, in qualche modo, non sente il mondo semplicemente come qualcosa di estraneo, infatti ne fa la sua casa. In molti modi, non solo materiali. Il mondo diventa Pimlico.
Pimlico è un quartiere di Londra che nel periodo storico in cui visse Chesterton attraversava un momento di degrado e declino. Chiamiamolo Scampia; anzi no, chiamiamolo col nome del quartiere in cui viviamo – che sia o meno degradato. Pimlico è la nostra condizione politica di abitanti del mondo; il nostro esserci, in un contesto urbano preciso e definito. Pimlico ci piace – perché ci viviamo, ma in molti casi Pimlico non va bene così com'è. E c'è chi condanna Pimlico, e vorrebbe fuggire e trasferirsi altrove. E c'è chi vorrebbe cambiarlo, passandoci sopra una bella mano di bianco così che non sia più riconoscibile. E in entrambi i casi Pimlico scompare. L'unica via d'uscita, afferma Chesterton, sembra quella di affezionarsi a Pimlico. «Forse l'esempio più frequente riguardo a tale punto è quello delle donne. Le stesse donne che sono pronte a difendere i loro uomini nelle cose piccole e grandi sono quasi morbosamente lucide circa la fragilità delle loro scuse o la grossolanità delle loro menti. Un amico, per quanto affezionato all'uomo, lo lascia così com'è; la moglie invece lo ama, e cerca di cambiarlo».
La cosa urgente da fare è gridare a sirene spiegate la nostra affezione e fedeltà alla vita. È una premessa tutt'altro che teorica; perché le cose che sembrano più ovvie sono proprio quelle che dobbiamo ricordarci più spesso. Non basta semplicemente amare la vita. Oppure, non serve semplicemente biasimare la vita. La contraddizione del vivere richiede una proposta umana altrettanto contraddittoria: occorre amare ciò che si biasima. «La mia accettazione dell'universo – afferma Chesterton riferendosi a Pimlico – non è ottimista, è qualcosa che assomiglia di più al patriottismo. È questione di fedeltà primaria. Il mondo non è una pensione di Brighton, da cui vogliamo andarcene perché è troppo deprimente. È la fortezza della nostra famiglia, con la bandiera che sventola sulla torre, e più è miserabile meno la abbandoniamo».

lunedì 14 maggio 2012

E' uscito questo splendido libro...


Voi direte: cosa c'entra Gino Bartali con Gilbert Keith Chesterton?

Voi direte: cosa c'entra la letteratura, la filosofia, il sottile ragionare di Gilbert Keith Chesterton con il rude Gino Bartali?

Se avete pensate questo, siete proprio fuori binario e allora vi ci dobbiamo amorevolmente riportare.

Avevano in comune due splendide cose: erano due cattolici coi fiocchi ed erano due uomini vivi!

Gino Bartali si rese protagonista di imprese non solo sportive che sono venute fuori solo negli ultimi anni, e molti di noi chestertoniani le conoscono, anche perché abbiamo la fortuna di aver visto la splendida mostra su Gino fatta dai ragazzi della Gagliarda Sambenedettese, una società sportiva di uomini vivi, proprio a fianco e nei giorni vicini a quelli degli scorsi Chesterton Day. Per cui molti, vicino a Gilbert, hanno visto anche Gino. 

I ragazzi anni fa fecero un "Giardino degli Uomini Vivi", delle belle sagome realistiche che popolarono il bel giardino di San Francesco a Grottammare, e tra queste c'erano le sagome del beato Giovanni Paolo II, di Giovannino Guareschi, di Pier Giorgio Frassati, di Gilbert e di Gino. 

Lo scorso anno, nel manifesto della festa del beato Pier Giorgio Frassati (nell'ambito della quale accadono il Gagliarda's Day con lo Spazio Gino e il Chesterton Day), Gino tirava in secco una nave incagliata e Gilbert lo aiutava vangandole intorno.

Quest'anno ci sarà un nuovo Spazio Gino e si parlerà ancora di quest'uomo vivo, il 26 Giugno 2012, e si parlerà dell'altro uomo vivo, Gilbert, il 1° Luglio 2012. Vi aspettiamo, ovvio.

Miracoli che accadono solo in quei paraggi e in quei giorni.

A proposito della tassa che il governo vorrebbe mettere sulle bevande gassate, c'è chi tira in ballo Chesterton...

Dice Massimo Sorci su Linkiesta:

"Gilbert Keith Chesterton, duro e radicale come sanno essere i veri cattolici, scriveva ne L'utopia degli usurai che il tentativo dello Stato di ridurre il consumo di alcolici in Inghilterra era in realtà «uno sporco e meschino espediente di prescrivere la dieta dei suoi schiavi. Perché questi prepotenti, quando girano per le case dei poveri a ritirare gli affitti, mettono dentro la testa e sono sempre pronti a infilare una zeppa fangosa laddove vi sia una fessura». Per Chesterton questa è la tattica dello «Stato Servile» che promuove «l'incoraggiamento delle piccole virtù che sostengono il Capitalismo» e scoraggia le «grandi virtù che lo mettono in discussione»".


Il resto è qui.

Esce La Ballata di Santa Barbara


Itaca Edizioni fa sua la passione chestertoniana e pubblica proprio in questi giorni (le prime copie le abbiamo viste sabato all'incontro de La Civiltà Cattolica) questo inedito poetico, La ballata di Santa Barbara.

La cura e la traduzione dell'opera vede impegnate due nostre conoscenze, Marco Antonellini (che si occupò con Annalisa Teggi de La Ballata del Cavallo Bianco per i tipi di Raffaelli Editore) e Marica Ferri (che ha tradotto I delitti dell'Inghilterra sempre per Raffaelli Editore).

L'edizione comprende anche altre opere poetiche di Gilbert.

Appena avremo l'opera tra le mani ve ne parleremo diffusamente.

L'interesse verso Chesterton poeta è cosa bella e fruttuosa, vista la caratura delle sue opere. Lo abbiamo visto con l'inspiegabilmente quasi ignota Ballata del Cavallo Bianco (ricordiamo che l'italiana è stata la prima traduzione in assoluto dell'opera).

sabato 12 maggio 2012

Ora su Radio Maria Gnocchi sul dilagante Chesterton

Ve lo segnaliamo dopo una campale giornata chestertoniana a Roma!

Per non perdere l'abitudine...

@Sochest, 12/05/12 18:31 Tavola rotonda su Chesterton giornalista

Soc Chestertoniana (@Sochest)
12/05/12 18:31
Teggi - presto avremo in italiano Greybeards at play (Burloni barbagrigia)


@Sochest, 12/05/12 15:43 Seminario Chesterton

Soc Chestertoniana (@Sochest)
12/05/12 15:43
Campinoti - #GKC: l'opera del Cielo è stata solo materiale, quella dell'inferno solo spirituale.

Chesterton in altre parole - Charles Williams

"Egli (Chesterton, ndr) è dalla parte di Dio e del popolo. Ma, in un certo senso, entrambi i suoi grandi alleati sono senza voce e senz'armi. È lui la loro canzone e la loro arma, e la sua arma è la sua canzone".

Charles Williams, "Gilbert Keith Chesterton" Poetry at Present, Oxford: Clarendon Press, 1930, p. 99), nostra traduzione.

Un aforisma al giorno.


"Il problema è chiaro. E' tra la luce e le tenebre e ognuno deve scegliere la sua parte".

Le ultime parole di Gilbert Keith Chesterton