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martedì 29 settembre 2015

Da Roberto Prisco (in arte Rob) - Chesterton e la Guerra Anglo-Boera

Non furono banali né quella Guerra né la posizione assunta da GKC, che divenne un giornalista noto proprio in occasione di quelle polemiche. 


Il frontespizio di una primissima edizione de L'Uomo che fu Giovedì


Il titolo e la firma sono quelli di G. K. Chesterton, in altre parole sul frontespizio fu riprodotto il manoscritto di Chesterton.

Un aforisma al giorno (in vista della strenna natalizia...)

Shaw dice che di sicuro Calvino era nel giusto quando sosteneva che «dal momento in cui l'uomo nasce, è troppo tardi per dannarlo o per salvarlo». Questo è il segreto più profondo e sotterraneo, questa è l'ultima bugia dell'inferno. La differenza tra il Puritanesimo e il Cattolicesimo non riguarda l'attribuire sacralità o meno a certe parole o a certi gesti dei preti. Sta nel decidere se ogni parola e ogni gesto è decisivo e sacro. Qualsiasi gesto quotidiano è, per il cattolico, una scelta drammatica di servire la causa del bene o del male. Per il calvinista nessun gesto possiede questo tipo di solennità, perché riguardo alla persona che lo compie è già stato deciso tutto fin dall'eternità, e quindi a lei non resta che trovare il modo di riempire il proprio tempo fino al giorno del giudizio universale. La sottigliezza della differenza è più fine dei budini natalizi o dei teatrini domestici; la differenza è che, per un cristiano come me, questa breve vita terrena è intensamente spaventosa e preziosa; per un calvinista, come il signor Shaw ha confessato di essere, essa è un automatismo per nulla interessante. Per me questi settant'anni sono una battaglia. Per un calvinista che aderisce al Fabianesimo (per sua stessa ammissione) gli uomini sono solo una lunga processione di vincitori coronati d'alloro e di sconfitti in catene. Per me la vita sulla terra è lo spettacolo, per lui è l'epilogo.

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

lunedì 28 settembre 2015

Trieste incontra Chesterton e la scuola libera

Giovedì 24 Settembre 2015 a Trieste si è tenuta la seconda giornata della Festa del Settimanale Vita Nuova, organizzata dal settimanale sotto la guida del suo direttore Stefano Fontana.
La serata era dedicata all'educazione ed alla scuola.
Il tema della serata era tratto da Chesterton, precisamente da Cosa c'è di sbagliato nel mondo, i relatori erano don Stefano Bimbi di Alleanza Parentale ed il nostro presidente Marco Sermarini.

Ecco qualche foto (spiccano quelle col nostro Fabio Trevisan che fa recitare a tutti Guareschi ed un interessante spezzone di Radio Chesterton, il dibattito tra GKC e Russell) e la cronaca tratta dal settimanale Vita Nuova.

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Festa di Vita Nuova: libertà educativa e stereotipi di istruzione

Innamorarsi fin da bambini della verità, della bellezza, della libertà… si può imparare: in una scuola libera, bella, che insegni il vero. Lo hanno testimoniato con la loro esperienza don Stefano Bimbi e l'avvocato Marco Sermarini

di Susanna Fioranti

Innamorarsi fin da bambini della verità, della bellezza, della libertà… si può imparare: in una scuola libera, bella, che insegni il vero.

Lo hanno testimoniato con la loro esperienza don Stefano Bimbi e l'avvocato Marco Sermarini, fondatori rispettivamente delle scuole di Alleanza parentale e della scuola libera di G. K. Chesterton, giovedì scorso, al Centro pastorale Paolo VI, durante la serata conclusiva della terza festa di Vita Nuova, dal titolo "Dalla scuola potrà mai essere assente il Maestro, Gesù Cristo?". Presente anche il Vescovo Mons. Crepaldi.

Serata dal tono rilassato e dal ritmo interessante, inizialmente dettato dallo scrittore Fabio Trevisan e dai suoi giovani collaboratori, che hanno rappresentato un testo di Guareschi e un dibattito tra Russel e Chesterton. Scrittore geniale, che ben 80 anni fa affermava: «I bambini sono fin da subito sotto la cura responsabile di due persone, i loro genitori, e a queste due persone è affidata una classe molto, molto, piccola».

In due parole, scuole parentali. Ecco finalmente scalzati degli stereotipi realmente pericolosi: gli stereotipi d'istruzione. Infatti per fare una scuola bastano la maestra, gli alunni, e le famiglie. Le scuole parentali sono formate in maniera autonoma da gruppi di genitori che hanno rinunciato all'istruzione statale in favore di una soluzione più aderente ai loro princìpi e con una didattica più efficace. Una valida alternativa alla scuola pubblica, sempre meno inclusiva nei confronti dei genitori, e sempre più invadente nel campo delle loro scelte educative. «Il gender è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso», spiega don Bimbi, poco dopo sostenuto da Sermarini, che ricorda gli art. 30 e 33 della Costituzione.

Un giovane sacerdote e un avvocato brizzolato: cosa li ha portati, per due strade differenti, a intraprendere e vincere una sfida così grande? Risponde il Vescovo Mons. Crepaldi «un vero cristiano, oggi, è inquieto», deve agire, «il fare cristiano nasce da una fede viva. Se il fare è asfittico, la fede non è così viva».

È infatti nella fede l'origine, la forza e la linea comune delle due scuole, pensate per permettere ai cattolici di scegliere l'istruzione da impartire ai propri figli. Per il resto, le due esperienze sono diverse: la scuola di don Bimbi nasce in seno a una comunità molto unita e numerosa, formata attorno al centro culturale Amici del Timone di Staggia Senese, fatta di giovani, che hanno risposto a una pastorale senza compromessi, sono cresciuti insieme, sono diventati famiglie forti nella fede, con la responsabilità di crescere bene i propri figli. Ecco le scuole di Alleanza parentale: maestra unica (alle elementari), figura di riferimento, dopo la mamma, per dare sicurezza e affetto ai bambini; classi piccole, massimo 10 bambini, così la maestra conoscerà ogni alunno, lo rafforzerà nelle sue qualità e lo sosterrà nelle difficoltà; infine, niente compiti a casa.

Marco Sermarini, al contrario, è partito in solitaria, dopo aver cercato invano una scuola media per i suoi figli. (In seguito, ha provveduto anche alle superiori). Cosa cercava? Un insegnamento che scegliesse il Vero. Sussurrando le frasi salienti, l'avvocato racconta la fatica e gli ostacoli, e li fa dimenticare, parlando di ragazzi capaci di essere, prima che di fare, liberi di crescere, di imparare e di diventare davvero grandi, al modo di Santa Caterina da Siena: «Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia». Concretamente: il programma ministeriale, svolto però con approfondimenti di autori cattolici, e promuovendo le arti liberali, quelle che, diceva S. Agostino, corrispondono alle esigenze della conoscenza naturale, e quindi preparano alla conoscenza dell'anima e di Dio. La conoscenza e la Sapienza di Dio ci rendono liberi.

E a Trieste? Lascio anche questa risposta a Chesterton: «Una cosa morta può andare con la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro». Io ci sto.


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IL DISTRIBUTISMO CHIAMA! CHESTERTONIANI RISPONDETE!



Cari amici,
sarebbe bello che oggi ogni persona che si trovi questo link (https://www.indiegogo.com/projects/scuola-libera-gilbert-keith-chesterton) doni anche sono 10 dollari per la nostra scuola!
Potremmo raggiungere almeno la quota di 5000 dollari e chi lo sa... magari superarla.







domenica 27 settembre 2015

Il Padre Brown che convertì Alec Guinness (video, grazie alla Sociedade de Chesterton Brasil)

SocChesterton Brasil (@GKCnoBrasil)
Assista o filme "Padre Brown", com Alec Guinness, de 1954 e legendado!

Inspirado nos contos de Gilbert Keith... fb.me/6RgDDVsvz


sabato 26 settembre 2015

Distributismo - Bimbe per il Sierra Leone Chesterton Center

Queste bimbe stanno vendendo i loro giocattoli a padre Jack Schrader, che contribuisce volentieri, per reperire soldi per il Sierra Leone Chesterton Center di John Kanu.

Potete fare anche voi qualcosa! Sono bravissime!

A dicembre il container partirà! Aiutateci perché abbiamo bisogno. La lista nozze di John è su www.pumpstreet.it

martedì 22 settembre 2015

Alessandro Gnocchi parla di Chesterton e di Fabio Trevisan

Il nostro amico Alessandro Gnocchi è titolare di una agguerrita rubrica di lettere su Riscossa Cristiana, che questa settimana parla di Chesterton e del nostro Fabio Trevisan.
Bello.
Enjoy it!

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Martedì 22 settembre 2015

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È pervenuta in redazione:

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Caro Gnocchi,

grazie a Riscossa Cristiana e alla rubrica curata da Fabio Trevisan, in questi mesi ho scoperto quel grande scrittore che è Chesterton. Mi permetto di scriverlo a lei per dire che un cristiano di quel calibro andrebbe conosciuto e studiato per avere un punto di riferimento sicuro nella grave crisi che oggi travolge la Chiesa. Conoscevo poco o niente di questo scrittore e ho scoperto cose nuove, almeno per me. In particolare mi ha colpito come Chesterton scrivendo un secolo fa fosse già in grado di dire che il cattolicesimo aveva creato la libertà, mentre il mondo che lo dimentica sta precipitando nell'anarchia e nella tirannia. Questo l'ho letto sull'articolo pubblicato il primo settembre che parlava del libro "radio Chesterton". È straordinario, sembra davvero la situazione di oggi. Ecco, io credo che uno scrittore così dovrebbe essere insegnato a scuola, fatto conoscere bene, perché aiuta a ragionare davvero e ci fa capire l'origine del disordine in cui viviamo. Sarebbe bello se Riscossa pubblicasse magari dei brani più lunghi dei suoi libri. Intanto faccio tanti complimenti a lei e al sig. Trevisan e auguro buon lavoro.

Alfio Di Martino

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Caro Di Martino,

il merito della sua scoperta non è mio, ma di Fabio Trevisan, che ha ideato la rubrica su Chesterton, e di Paolo Deotto, che la pubblica. In ogni caso il fatto che lei ne parli a me, mi fa piacere almeno per due motivi.

Il primo è il nostro caro vecchio GKC: così, con questo simpatico acronimo costruito con le iniziali di Gilbert Keith Chesterton, lo scrittore viene affettuosamente chiamato tra i suoi studiosi, cultori e amici.

E qui, prima di continuare a parlare del primo motivo per cui la sua lettera mi è particolarmente gradita, devo subito andare a capo e passare con una grande parentesi al secondo, che è Fabio Trevisan: se le piace, FT. Parlo subito di lui, altrimenti dimentico di dire la cosa più importante a suo riguardo, che è questa: tra coloro che si occupano di GKC, il nostro FT  è uno dei pochi, pochissimi, che, allo stesso tempo, è studioso, cultore e amico dello scrittore inglese. È questo che fa la differenza tra la sua produzione chestertoniana e quella, pur pregevole, di tanti altri. Lo studioso mancherà sempre delle impuntature e dei toni tipici del cultore e dell'amico, la produzione del cultore non avrà la severità di quella dello studioso e il calore di quella dell'amico, la ricerca dell'amico rischierà di mettere in secondo piano le asperità che piacciono tanto allo studioso e sono l'orgoglio del cultore. Insomma, nella maggior parte dei casi mancherà sempre qualche cosa, a meno che, come accade per Trevisan, non ci si trovi davanti a qualcuno che sia studioso, cultore e amico dell'autore di cui si occupa.

Fabio, che mi riesce difficile chiamare per cognome, è uno dei pochi amici veramente amici che ritengo di avere in questo squinternato mondo. Dunque, caro Di Martino, parlando di lui, sono obiettivo senza timore di indulgere in quelle noiose ammuine così abituali tra coloro che scrivono gli uni degli altri. Se dico tutto questo del suo lavoro, sono sicuro di non sbagliare per eccesso o per difetto. D'altra parte la prova sta nella sua lettera: è difficile trovare qualcuno che, in breve tempo, si appassioni all'opera di uno scrittore leggendo ciò che ne scrive un altro. Se ciò accade, significa che questo "altro" sa il fatto suo, come nel caso di FT quando parla di GKC. Non è questo il luogo per entrare nel merito circa il valore del lavoro di Fabio, ma mi premeva spiegarne il motivo più profondo, che sta appunto nel dono abbastanza raro di unire tre caratteristiche che, di solito, viaggiano ognuna per conto proprio.

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A questo punto chiudo la parentesi aperta qualche capoverso sopra e torno al primo motivo per cui la sua lettera mi fa piacere, al caro vecchio GKC. Ma qui me la cavo velocemente perché posso permettermi di rimandare il lettori alla rubrica di Fabio Trevisan. Voglio solo dire che uno dei meriti più grandi di Chesterton sta nell'aver mostrato la perenne attualità del cattolicesimo. Che non consiste semplicemente nell'essere una visione dell'uomo, del mondo e di Dio adatta ogni epoca. Questo, anche se solo fugacemente e in un dato momento storico, potrebbe accadere anche per una particolare idea o persino per un'ideologia di cui gli uomini si innamorano tributandole un sia pur effimero successo. Chesterton mostra che il cattolicesimo è ben di più. È la stessa Verità che risponde alla stessa domanda che si pongono gli uomini di tutte le epoche, perché la Verità precede gli uomini e le epoche e non li insegue come invece fanno le idee e le ideologie. "Mi glorio di essere incatenato da dogmi antiquati e di essere lo schiavo di credi morti " scrive GKC nell'Autobiografia "perché so molto bene che morti sono i credi eretici e che solamente il dogma ragionevole ha una vita così lunga da poter essere chiamato antiquato".

Ma tutto questo, che si può chiamare Tradizione, va curato dagli uomini, deve essere tenuto vivo con il lavoro dello studioso, del cultore e dell'amico. E con quello del sacerdote e del guerriero. Nella Ballata del cavallo bianco, un poemetto che le consiglio di leggere, Chesterton lo spiega con meravigliosa efficacia mostrando che i barbari sono sempre pronti a tornare dopo ogni sconfitta. E, se non riescono a prendere la cittadella di Dio assediandola da fuori, tenteranno di farlo conquistandola dall'interno.

Prima della battaglia finale, Re Alfred, il condottiero dei cristiani che combattono gli invasori dell'Est, ha una visione: "io so che i pagani torneranno" dice.

Essi non verranno su navi da guerra / non devasteranno col fuoco, / ma i libri saranno il loro unico cibo, / e con le mani impugneranno l'inchiostro.

Non con lo spirito dei cacciatori / o con la feroce destrezza del guerriero / ma, mettendo a posto ogni cosa con parole morte, / ridurranno le bestie e gli uccelli a burattini / e il vento e le stelle a una ruota che gira.

Avranno l'aspetto mite dei monaci, / pieni di fogli e di penne; / e voi guarderete alle vostre spalle ammirando / e desiderando un giorno come quelli di Alfred, / in cui, almeno, i pagani erano uomini.

(…)

voi li riconoscerete da questi segni: / lo spezzarsi della spada / e l'uomo che non è più un cavaliere libero, / capace di amare o odiare il suo signore.

Sì, questo sarà il loro segno: / il segno del fuoco che si spegne, / e l'Uomo trasformato in uno sciocco / che non sa chi è il suo signore.

Anche se arriveranno con carta e penna / e avranno l'aspetto serio e pulito dei chierici, / da questo segno li riconoscerete, / dalla rovina e dal buio che portano;

da masse di uomini devoti al Nulla, / diventati schiavi senza un padrone, / da un cieco e remissivo mondo idiota, / troppo cieco per essere disprezzato;

dal terrore e da storie crudeli / da una macchia segnata nelle ossa e nella stirpe, / dalla vittoria dell'ignavia e della superstizione, / maledette fin dal principio, / dalla presenza di peccatori / che negano l'esistenza del peccato;

da questa rovina silenziosa, / dalla vita considerata una pozza di fango, / da un cuore spezzato nel seno del mondo, / dal desiderio che si spegne nel mondo;

dall'onta scesa su Dio e sull'uomo, / dalla morte e dalla vita rese un nulla, / riconoscerete gli antichi barbari, / saprete che i barbari sono tornati.

Caro Di Martino, se questa visione le ricorda tanto i giorni attuali non sbaglia affatto. I pagani con "l'aspetto serio e pulito dei chierici" sono tra noi e hanno fatto scendere l'onta "su Dio e sull'uomo". Hanno nomi, volti e posti nella gerarchia dei pastori che dovrebbero condurre il gregge alla salvezza e, invece, si beano davanti a "masse di uomini devoti al Nulla" che loro stessi hanno formato.

Re Alfred, al termine della sua visione dice che non sa se gli uomini potranno sconfiggere questa nuova invasione "se la Croce si innalzerà di nuovo / con la carità o con la cavalleria". In ogni caso, conclude "pur nel dubbio, cavalco / verso la battaglia sulla pianura". E troverà la vittoria.

Oggi noi, senza curarci della vittoria, non dobbiamo avere altro fine che quello del nostro dovere in nome di Cristo. In ciò mi è molto caro quanto, all'inizio del poemetto di Chesterton, la Vergine Maria dice in un'apparizione a Re Alfred contrapponendo i cristiani ai pagani dell'Est:

Gli uomini dell'Est scrutano le stelle / per segnare gli eventi e i trionfi, / ma gli uomini segnati dalla Croce di Cristo vanno lieti nel buio.

Gli uomini dell'Est studiano le pergamene / per conoscere i destini e la fama, / ma gli uomini che hanno bevuto il sangue di Cristo / vanno cantando di fronte alle ingiurie.

Il sapiente conosce le malvagità / che sono scritte nel cielo, / mette in fila luci meste e tocca corde tristi, / nell'udire il battito cupo di ali purpuree, / là dove i prìncipi dei serafini dimenticati / tramano ancora su come Dio debba morire.

Il sapiente conosce tutto il male / che giace sotto un albero ritorto / dove il perverso si consuma nel piacere / e gli uomini sono stanchi di vino guasto / e nauseati da mari scarlatti.

Ma tu e tutta la stirpe di Cristo / siete ignoranti e coraggiosi / e avete guerre che a stento vincete / e anime che a stento salvate.

Non dico nulla per il tuo conforto / e neppure per il tuo desiderio, dico solo: / il cielo si fa già più scuro / e il mare si fa sempre più grosso.

La notte sarà tre volte più buia su di te / e il cielo diventerà un manto d'acciaio. / Sai provar gioia senza un motivo, / dimmi hai fede senza una speranza?

Caro Di Martino, noi oggi siamo chiamati a niente meno che questo, a "provar gioia senza un motivo" ad avere "fede senza una speranza". Siamo chiamati ad abbracciare la Croce quando chi dovrebbe reggerla davanti a noi la getta nel fango per gettarsi ai piedi del mondo e del suo principe. Ma non dobbiamo farci prendere dallo sconforto. Non ci facciamo vincere dalla gravità spirituale. Scrive Chesterton in Ortodossia: "Gli angeli possono volare in quanto sanno prendersi con leggerezza (…). È facile essere pesanti: difficile essere leggeri. Satana cadde a causa della gravità".

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

Due minuti di Radio Chesterton



Direttamente dagli archivi della BBC ecco due minuti della trasmissione The Spice of Life (non presente in Radio Chesterton ma nell'inedita e non ancora tradotta raccolta di saggi dall'omonimo titolo, pubblicati da Dorothy Collins). Potremmo dire "altri due minuti", perché a orecchio dovrebbero essere diversi dal minuto che trovammo su YouTube qualche tempo fa e che inserimmo in un articolo che riproponiamo sotto il collegamento della BBC. Assieme a The Spice of Life, nel file di YouTube c'è anche qualche minuto dalla trasmissione sull'architettura (anch'essa destinata al prossimo volume di Radio Chesterton).

Dunque a quanto sembra questi sono gli unici frammenti che si conservano della epiche trasmissioni di Chesterton per la BBC. Ma cercheremo ancora.

Ovviamente continuate a comprare il libro su Pump Street www.pumpstreet.it


http://www.bbc.co.uk/programmes/p0192cxq



lunedì 21 settembre 2015

G.K. Chesterton (@GKCDaily)
GKC's The Napoleon of Notting Hill: How to Be a Catholic Lunatic

by Sean Fitzpatrick

crisismagazine.com/2015/gkcs-the-…


giovedì 17 settembre 2015

Un aforisma al giorno (lo riproponiamo, amici, è necessario) ed un regalo a quattro padri sinodali

Riproponiamo con ossessiva costanza questo splendido articolo di Chesterton uscito sulla rivista Il Frontespizio dell'Ottobre 1934 (Angelo Bottone, la riconoscenza è alla base della felicità per cui felicemente ti ringrazio ancora una volta per avercelo nuovamente regalato riesumandolo).
Lo facciamo alla vigilia del Sinodo perché un creativo come Chesterton non si sarebbe mai sognato di creare così tanto come si sente oggi.
Si può dire ancora con serenità quello che Chesterton afferma in questo articolo?
Io vorrei tanto di sì, perché Chesterton va preso tutto intero, soprattutto quando ci ricorda la verità, anzi, la Verità.
A volte ho la sensazione di no, però trovo queste righe così vere e così importanti che sinceramente non mi interessa di passare da antico. E' bello quello che dice Chesterton, ed è vero, dunque lo affermo e lo seguo.
Se qualcuno ha modo di raggiungere personalmente qualche Padre Sinodale, penso che questa lettura aiuterà molto queste venerande persone.
Dal canto nostro e con il contributo di quattro generosi soci che ringrazio di cuore abbiamo inviato come Società a quattro di essi (i primi della lista degli italiani, mons. Solmi, mons. Brambilla, mons. Forte e il card. Baldisseri) una copia de La superstizione del divorzio, come contributo affettuoso alla discussione (ricordate la campagna "Adotta un sinodale"? Qualcuno ha risposto). E' un libro bello che si basa tutto sulla ragione, e potrebbe anche dare una bella mano a capire da che parte stia realmente la Verità.
Non potevamo fare molto di più coi nostri poveri mezzi, anche se il nostro lavoro quotidiano su questo blog è da intendersi come un modo di edificare il Regno di Dio, alla Chesterton...

Marco Sermarini

«Le discussioni teologiche sono sottili ma non magre. In tutta la confusione della spensieratezza moderna, che vuol chiamarsi pensiero moderno, non c'è nulla forse di così stupendamente stupido quanto il detto comune: «La religione non può mai dipendere da minuziose dispute di dottrina». Sarebbe lo stesso affermare che la vita umana non può mai dipendere da minuziose dispute di medicina. L'uomo che si compiace dicendo: «Non vogliamo teologi che spacchino capelli in quattro», sarebbe forse d'avviso di aggiungere: «e non vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili». È un fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili distinzioni di dottrina. Nessuno scriverà mai una Storia d'Europa un po' logica finché non riconoscerà il valore dei Concili, della Chiesa, quelle collaborazioni vaste e competenti che ebbero per scopo di investigare mille e mille pensieri diversi per trovare quello unico della Chiesa. I grandi Concili religiosi sono di un'importanza pratica di gran lunga superiore a quella dei Trattati internazionali, perni sui quali si ha l'abitudine di far girare gli avvenimenti e le tendenze dei popoli. I nostri affari di oggi stesso, infatti, sono ben più influenzati da Nicea ed Efeso, da Trento e Basilea, che da Utrecht o Amiens o Versailles. In quasi tutti i casi vediamo che la pace politica ebbe per base un compromesso: la pace religiosa invece si fondava su di una distinzione. Non fu affatto un compromesso dire che Gesù Cristo era vero Dio e vero Uomo, come fu invece un compromesso la decisione che Danzica sarebbe stata in parte polacca ed in parte tedesca: era bensì la dichiarazione di un principio la cui perfetta pienezza lo distingueva sia dalla teoria ariana, sia da quella monofisita. E questo principio ha influito e influisce tuttora sulla mentalità di europei, da ammiragli a fruttivendole, che pensano (sia pure vagamente) a Cristo come a qualcosa di Umano e Divino nello stesso tempo. Mentre il domandare alla fruttivendola quali siano per lei le conseguenze pratiche del Trattato di Utrecht sarebbe meno che fruttuoso. Tutta la nostra civiltà risulta da queste vecchie decisioni morali, che molti credono insignificanti. Il giorno in cui furono portate a termine certe note contese di metafisica sul Destino e sulla Libertà, fu deciso anche se l'Austria dovesse o no somigliare all'Arabia, o se viaggiare in Spagna dovesse essere lo stesso che viaggiare nel Marocco. Quando i dogmatici fecero una sottile distinzione fra la sorta di onore dovuto al matrimonio e quello dovuto alla verginità, stamparono la civiltà di un intero continente con un marchio di rosso e di bianco, marchio che non tutti rispettano, ma che tutti riconoscono, anche mentre l'oltraggiano. Nello stesso modo, allorché si stabilì la differenza tra il prestito legale e l'usura, nacque una vera e propria coscienza umana storica, che anche nello spettacoloso trionfo dell'usura, nell'età materialistica, non si è potuto distruggere. Quando san Tommaso d'Aquino definì il diritto di proprietà e nello stesso tempo gli abusi della falsa proprietà, fondò la tradizione di una schiatta di uomini, riconoscibili allora e ora, nella politica collettiva di Melbourne e di Chicago: e ciò staccandosi dal comunismo coll'ammettere i diritti della proprietà, ma anche protestando, in pratica, contro la plutocrazia. Le distinzioni più sottili hanno prodotto i cristiani comuni: coloro che credono giusto il bere e biasimevole l'ubriachezza; coloro che credono normale il matrimonio e anormale la poligamia; coloro che condannano chi colpisce per primo ma assolvono chi ferisce in propria difesa; coloro che credono ben fatto scolpire le statue e iniquo adorarle: tutte queste sono, quando ci si pensa, molto fini distinzioni teologiche. Il caso delle statue è particolarmente importante in questo argomento. Il turista che visita Roma è colpito dalla ricchezza, quasi sovrabbondanza, di statue che vi si trovano; or bene, il fatto dell'importanza dei Concili diviene ancora più impressionante quando tutto l'avvenire artistico di una terra dipende da una sola distinzione, e la distinzione stessa da un solo Uomo. Fu il Papa, solo, che rilevò la differenza tra venerazione delle immagini e idolatria. Fu lui solo a salvare tutta la superficie artistica dell'Europa e di conseguenza l'intera carta geografica del mondo moderno, dall'essere nuda e priva dei rilievi dell'Arte. Nel difendere quest'idea, il Pontefice difendeva il san Giorgio di Donatello e il Mosè di Michelangiolo, e com'egli fu forte e deciso in Roma così il David sta gigantesco su Firenze, ed i graziosi putti dei Della Robbia sono apparsi come squarci di azzurro e nubi nel Palazzo di Perugia, e nelle celle di Assisi. Se dunque una tale distinzione teologica è un filo sottile, tutta la Storia dell'Occidente è sospesa a quel filo; se non è che un punto di affermazione, tutto il nostro passato è in equilibrio su di affermazione, tutto il nostro passato è in equilibrio su di esso»

martedì 15 settembre 2015

Un aforisma al giorno (incocciamo, alla Chesterton - chissà che qualcuno capisca)

L'uomo, come il topo, tende a scardinare ciò che non comprende. E dato che ha sbattuto contro qualcosa lo chiama l'ostacolo più vicino; non importa che questo ostacolo sia il pilastro portante che sostiene il tetto sopra la sua testa. Con zelo si dedica alla rimozione dell'ostacolo; e per tutta risposta l'ostacolo rimuove lui e cose anche più preziose di lui.

Gilbert Keith Chesterton, La superstizione del divorzio

Gli enigmi del Vangelo - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"Il Cristo del Vangelo esprime realmente, in parole di una bellezza che spezza il cuore, la sua pietà per i nostri cuori spezzati".

In quel poderoso saggio del 1925: "L'uomo eterno", Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) riprendeva nella seconda parte, intitolata L'uomo chiamato Cristo, gli enigmi del Vangelo visti da un "pagano immaginario" alle prese per la prima volta con la lettura del Vangelo. Chesterton intendeva così confutare, da brillante apologeta qual era, le bizzarre tesi razionaliste, operando quel genere di cui era maestro: la reductio ad absurdum. Il che significava dimostrare che le tesi razionaliste erano irrazionali, ridicole e insostenibili.

Egli intendeva far rilevare che dinanzi a quell'ipotetico "lettore immaginario", ovvero ad una lettura imparziale, l'esito sarebbe stato quello… di condurlo alla fede! La questione sollevata da Chesterton è ancor più adesso di stretta attualità, in quanto spesso la verità è stata capovolta: "Abbiamo sentito dire più volte che il Gesù del Nuovo Testamento ha in realtà un più pietoso e umano amore dell'umanità, ma che la Chiesa ha nascosto questo suo carattere umano in dogmi repellenti e circondato di ecclesiastici terrori finché ne è venuto fuori un carattere inumano". Ancora oggi le tesi del grande scrittore londinese ci possono aiutare, nel momento in cui si abusa spesso del "Gesù misericordioso", contrapponendolo al presunto "Gesù della Chiesa gerarchica", che lo vorrebbe imbalsamato e reso inerme in dottrine, dogmi e precetti vari.

Pur partendo dal fatto oggettivo che l'immagine di Cristo nelle chiese, come sottolineava Chesterton, è quasi interamente mite e caritatevole, l'immagine di Cristo nei Vangeli era anche questo, ma molte altre cose ancora: "C'è qualche cosa di pauroso, qualche cosa che agghiaccia il sangue nelle vene, nell'idea di una statua di Cristo irato…uno che prendesse le parole per quello che valgono si formerebbe un'altra impressione, piena di mistero, ma certo non soltanto un'impressione di dolcezza". Sia ben chiaro che Chesterton non avversava la rappresentazione popolare che corrispondeva ad una perfetta e sana tradizione, in cui l'immaginazione spingeva fino all'eccesso il sentimento del "Buon Gesù, mite e dolce". La Chiesa stessa, quella vituperata Chiesa autoritaria e gerarchica, in realtà preservava il culto popolare e devozionale del "Gesù misericordioso".

La contrapposizione quindi tra i fautori di un "Gesù misericordioso dei Vangeli" e di un "Gesù pietrificato dalla Chiesa gerarchica" è fuorviante ed erronea: "Cristo piangeva di pietà e di amore sopra Gerusalemme che doveva trucidarlo. Noi non sappiamo quale strana atmosfera lo condusse a sprofondare Betsaida nell'abisso, più giù di Sodoma". Chesterton ammoniva che non si poteva leggere il Nuovo Testamento senza alcun riferimento all'ortodossia e alla dottrina ed invitava a "leggere" la Persona umana e divina di Cristo nella sua completezza, nella sua misericordia assieme alla sua inflessibilità a denunciare il peccato: "C'è il Pietro al quale Cristo diceva perdonando: "Pasci i miei agnelli" e c'è il Pietro a cui Cristo si volge, come fosse il diavolo in persona, gridando nell'oscura collera:"Allontanati da me, Satana". Non si trattava di stare da una parte o dall'altra, ma di stare, permanere nella Verità di Cristo senza false contrapposizioni: "Se c'è un aspetto in cui si può dire che Gesù appare soprattutto una persona pratica, è quando si presenta in veste di esorcista. Qui nulla è mite e dolce nel tono della voce che grida: "Taci ed esci fuori da lui". 

A nulla serve separare la dolcezza dall'autorità, la bontà dalla verità, la misericordia dall'intransigenza al peccato. Questo anche in virtù dell'approssimarsi del Sinodo sulla famiglia e sulle preoccupanti derive che potrebbero dilagare.

Serva da monito quest'ultima frase chestertoniana: "Non possiamo pretendere di abbandonare la morale del passato per un'altra più adatta al presente. La verità è che non è la morale di un'altra epoca, ma piuttosto di un altro mondo". Ed aggiungeva, onde evitare pericolosi fraintendimenti: "Cristo, a proposito del matrimonio, non si riferisce alle condizioni e agli usi della Palestina del primo secolo…Ebrei e romani e greci non credevano che l'uomo e la donna potessero misticamente diventare una sola sostanza sacramentale. E' assolutamente falso che le idee di Gesù fossero conformi al suo tempo. Quanto fossero conformi al suo tempo si può forse capirlo dal modo in cui la storia finì".

Blatchford or Chesterton? You Choose | Da National Catholic Register, di Mark Shea

Robert Blatchford fu il primo con cui Chesterton incrociò simbolicamente la spada per difendere la religione. Nel 1903 Chesterton uscì allo scoperto come difensore della religione. Ne nacque la famosa Blatchford Controversy. Qui Mark Shea ci parla dei due... corrissanti.


http://m.ncregister.com/blog/mark-shea/blatchford-or-chesterton-you-choose#.VfhuOGZobCQ


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giovedì 10 settembre 2015

Un aforisma al giorno

L'uomo, come il topo, tende a scardinare ciò che non comprende. E dato che ha sbattuto contro qualcosa lo chiama l'ostacolo più vicino; non importa che questo ostacolo sia il pilastro portante che sostiene il tetto sopra la sua testa. Con zelo si dedica alla rimozione dell'ostacolo; e per tutta risposta l'ostacolo rimuove lui e cose anche più preziose di lui.

Gilbert Keith Chesterton, La superstizione del divorzio

mercoledì 9 settembre 2015

Un aforisma al giorno

Sono pienamente cosciente che nel nostro tempo la parola "proprietà" è stata vessata dalla corruzione dei grandi capitalisti. Verrebbe da pensare, basandosi su ciò che dice la gente, che i Rothschild e i Rockefeller siano dalla parte della proprietà.  Invece, son i nemici naturali della proprietà, perché sono nemici dei loro limiti. Non vogliono la loro terra, ma quella degli altri.

Gilbert Keith ChestertonCosa c'è di sbagliato nel mondo

martedì 8 settembre 2015

Il nostro presidente nel Bresciano e ad Eraclea (VE) a parlare della Scuola Libera G. K. Chesterton (quindi di Chesterton...)

Il nostro presidente Marco Sermarini è impegnato tra venerdì e domenica prossimi (11-12-13 Settembre 2015) in una serie di incontri di cui trovate traccia nei collegamenti qui sotto.

Si parla della Scuola Libera G. K. Chesterton ma si parla anche di Chesterton, per forza di cose.

Per chi fosse interessato...

http://scuolachesterton.org/2015/09/03/marco-sermarini-a-brescia-per-parlare-della-nostra-scuola/

http://scuolachesterton.org/2015/09/08/marco-sermarini-a-roe-volciano-bs-a-parlare-della-nostra-scuola/

http://scuolachesterton.org/2015/09/08/marco-sermarini-ad-eraclea-a-parlare-della-nostra-scuola-e-di-pier-giorgio-frassati/

lunedì 7 settembre 2015

Guardate che cosa hanno trovato a Londra Emma Wilson e Helen Barrell...


Questo è il documento che firmò Chesterton e che consegnò al Census (una specie di Agenzia delle Entrate, o Catasto, giusto per capirci…) quando siglò il contratto di affitto di Overroads, la prima casa di Beaconsfield…

L'hanno trovato nei National Archives Emma Wilson (simpaticissima signora inglese che ho conosciuto lo scorso anno a Beaconsfield) e la sua amica Helen Barrell.

Io l'avevo visto ad Overroads con Dale, padre Spencer e Juan Pablo, quando penetrammo lecitamente ma sfacciatamente a casa Chesterton, abitata oggi dai nuovi gentilissimi proprietari (la sfacciatissima ma divertente e commovente incursione è raccontata qui: http://uomovivo.blogspot.it/2014/05/di-ritorno-da-beaconsfield-3.html).

E brava Emma! Guardate, il documento è riempito di pugno di Gilbert…

Marco Sermarini

sabato 5 settembre 2015

La passata distributista

I ragazzi e le famiglie della Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati di San Benedetto del Tronto hanno fatto in questi giorni la passata di pomodoro per le famiglie. Un'occasione di lavoro gioioso e di condivisione, con tanti momenti allegri e costruttivi (si lavora insieme, si lavora per le famiglie, si fa una cosa sana e buona per i nostri pranzi...).

Questo è distributismo, senza diagrammi e teorie. Alla Chesterton, con il cuore di Frassati.

venerdì 4 settembre 2015

Un aforisma al giorno

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"One difficulty of life consists in the multiplicity of its beauties." - #GKChesterton


mercoledì 2 settembre 2015

La libertà che conta - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

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1° settembre 2015

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La libertà che conta 

di Fabio Trevisan

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"Il mondo medievale fu molto lento nel far diventare i servi, o gli schiavi, dei contadini. Il mondo moderno è stato straordinariamente veloce nel far tornare i contadini a essere di nuovo schiavi".

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Il 19 giugno 1935, Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) presentava un programma radiofonico alla BBC sul tema della libertà (il tutto è rinvenibile nel recente volume: "Radio Chesterton" curato da Annalisa Teggi con introduzione del presidente della Società Chestertoniana Italiana, Marco Sermarini). Sul settimanale della BBC, The Listener, furono trascritte le trasmissioni radiofoniche e si ospitarono le lettere, soprattutto di protesta, che le acute osservazioni di Chesterton suscitarono nel pubblico.

Da quel grande e coraggioso cattolico qual era, Chesterton parlò dalla radio mostrando senza mezzi termini l'essenza del cattolicesimo, con una confessione esplicita che personalmente mi ha commosso: "Mi propongo di mostrare che il cattolicesimo ha creato la libertà inglese; e che quella libertà si è conservata esattamente fino a quando tale fede si è mantenuta; e che laddove la nostra fede è interamente scomparsa, anche tutta la nostra libertà sta scomparendo". Chesterton richiamava le origini cattoliche dei Comuni, del Parlamento, del common law e di tante altre istituzioni che avevano permeato la storia inglese: "I cattolici posero le fondamenta del concetto essenziale del liber et legalis homo, l'uomo come soggetto libero e giuridico". Ammoniva poi il pubblico che lo ascoltava con queste parole: "Tenete a mente questa frase, perché l'intero mondo moderno sta precipitando nell'anarchia e nella tirannia per aver dimenticato ciò".

Cosa aveva dimenticato l'epoca moderna? Che cosa aveva stabilito la cristianità? A queste domande Chesterton collegava il tema della vera libertà conservata dalla fede e, pur nella consapevolezza di essere quanto meno frainteso se non vituperato, egli chiariva: "Sapendo di rendermi ancora più sgradevole, dico che la libertà è stata quasi completamente cancellata nei Paesi non cattolici come l'America, la Prussia e l'Inghilterra". Che tremendo paradosso per gli alfieri della presunta libertà! Vale la pena davvero di leggere queste incredibili osservazioni sorte dal confronto tra le libertà paventate dal mondo protestante e quelle effettivamente garantite dalla Chiesa cattolica: "Il mondo protestante si è concentrato esclusivamente sulla libertà di opinione; si è dimenticato di tutto il resto: la libertà di vivere, di crescere, la libera scelta nelle faccende quotidiane, della proprietà da parte di un uomo libero della propria casa, dei propri strumenti, del proprio corpo e della propria anima. All'indomani della Riforma, il concetto di libertà ha significato semplicemente questo: chiunque può scrivere un pamphlet, chiunque può guidare un partito, chiunque può fondare una setta". 

Il mondo moderno, protestantizzandosi, diventava pazzo e andava contro l'uomo comune e le sue elementari, cattoliche e basilari libertà. Ecco perché il mondo moderno era stato molto veloce nel far diventare schiavi i contadini. Favorendo, come indicava il grande scrittore londinese, le teorie a discapito delle tradizioni comuni, si era consegnato un mondo libero nelle mani di forze incontrollate anonime e anarchiche e così egli poteva ammonire in modo veemente: "Quel che voi avete fatto, con la vostra progressiva libertà protestante, è stato di sacrificare tutti i diritti e i bisogni comuni in nome del bisogno particolare di poche persone di esprimere ad alta voce le loro opinioni". Potete immaginarvi le reazioni delle cosiddette persone "libere" alle osservazioni chestertoniane ? Se non riuscite del tutto ad immaginarle, vi consiglio di leggerle. Potrete gustare così la tremenda attualità di quelle stupefacenti riflessioni e la difesa assidua della ragione cattolica di un autentico paladino della fede, che così puntualizzava: "Il maniaco (protestante) è stato libero di predicare le sue manie, ma l'uomo libero non è più stato libero di proteggere la propria libertà".

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Radio Chesterton può essere acquistato su www.pumpstreet.it

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