Festa di Vita Nuova: libertà educativa e stereotipi di istruzione
Innamorarsi fin da bambini della verità, della bellezza, della libertà… si può imparare: in una scuola libera, bella, che insegni il vero. Lo hanno testimoniato con la loro esperienza don Stefano Bimbi e l'avvocato Marco Sermarini
di Susanna Fioranti
Innamorarsi fin da bambini della verità, della bellezza, della libertà… si può imparare: in una scuola libera, bella, che insegni il vero.
Lo hanno testimoniato con la loro esperienza don Stefano Bimbi e l'avvocato Marco Sermarini, fondatori rispettivamente delle scuole di Alleanza parentale e della scuola libera di G. K. Chesterton, giovedì scorso, al Centro pastorale Paolo VI, durante la serata conclusiva della terza festa di Vita Nuova, dal titolo "Dalla scuola potrà mai essere assente il Maestro, Gesù Cristo?". Presente anche il Vescovo Mons. Crepaldi.
Serata dal tono rilassato e dal ritmo interessante, inizialmente dettato dallo scrittore Fabio Trevisan e dai suoi giovani collaboratori, che hanno rappresentato un testo di Guareschi e un dibattito tra Russel e Chesterton. Scrittore geniale, che ben 80 anni fa affermava: «I bambini sono fin da subito sotto la cura responsabile di due persone, i loro genitori, e a queste due persone è affidata una classe molto, molto, piccola».
In due parole, scuole parentali. Ecco finalmente scalzati degli stereotipi realmente pericolosi: gli stereotipi d'istruzione. Infatti per fare una scuola bastano la maestra, gli alunni, e le famiglie. Le scuole parentali sono formate in maniera autonoma da gruppi di genitori che hanno rinunciato all'istruzione statale in favore di una soluzione più aderente ai loro princìpi e con una didattica più efficace. Una valida alternativa alla scuola pubblica, sempre meno inclusiva nei confronti dei genitori, e sempre più invadente nel campo delle loro scelte educative. «Il gender è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso», spiega don Bimbi, poco dopo sostenuto da Sermarini, che ricorda gli art. 30 e 33 della Costituzione.
Un giovane sacerdote e un avvocato brizzolato: cosa li ha portati, per due strade differenti, a intraprendere e vincere una sfida così grande? Risponde il Vescovo Mons. Crepaldi «un vero cristiano, oggi, è inquieto», deve agire, «il fare cristiano nasce da una fede viva. Se il fare è asfittico, la fede non è così viva».
È infatti nella fede l'origine, la forza e la linea comune delle due scuole, pensate per permettere ai cattolici di scegliere l'istruzione da impartire ai propri figli. Per il resto, le due esperienze sono diverse: la scuola di don Bimbi nasce in seno a una comunità molto unita e numerosa, formata attorno al centro culturale Amici del Timone di Staggia Senese, fatta di giovani, che hanno risposto a una pastorale senza compromessi, sono cresciuti insieme, sono diventati famiglie forti nella fede, con la responsabilità di crescere bene i propri figli. Ecco le scuole di Alleanza parentale: maestra unica (alle elementari), figura di riferimento, dopo la mamma, per dare sicurezza e affetto ai bambini; classi piccole, massimo 10 bambini, così la maestra conoscerà ogni alunno, lo rafforzerà nelle sue qualità e lo sosterrà nelle difficoltà; infine, niente compiti a casa.
Marco Sermarini, al contrario, è partito in solitaria, dopo aver cercato invano una scuola media per i suoi figli. (In seguito, ha provveduto anche alle superiori). Cosa cercava? Un insegnamento che scegliesse il Vero. Sussurrando le frasi salienti, l'avvocato racconta la fatica e gli ostacoli, e li fa dimenticare, parlando di ragazzi capaci di essere, prima che di fare, liberi di crescere, di imparare e di diventare davvero grandi, al modo di Santa Caterina da Siena: «Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia». Concretamente: il programma ministeriale, svolto però con approfondimenti di autori cattolici, e promuovendo le arti liberali, quelle che, diceva S. Agostino, corrispondono alle esigenze della conoscenza naturale, e quindi preparano alla conoscenza dell'anima e di Dio. La conoscenza e la Sapienza di Dio ci rendono liberi.
E a Trieste? Lascio anche questa risposta a Chesterton: «Una cosa morta può andare con la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro». Io ci sto.
Nessun commento:
Posta un commento