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martedì 7 luglio 2009

Faisalabad, cristiani e musulmani indagano sul giovane accusato di blasfemia

di Qaiser Felix

Una commissione interreligiosa approfondirà il caso di Imran Masih, torturato e arrestato per aver bruciato pagine del Corano e picchiato dalla polizia. Sacerdote cattolico sottolinea che è “un passo positivo” per stemperare la tensione. Coinvolgere i leader musulmani per smontare le accuse a carico del giovane.


Faisalabad (AsiaNews) – Leader cristiani e musulmani indagheranno sulla vicenda di Imran Masih, giovane cristiano, accusato di blasfemia e attualmente detenuto nella prigione distrettuale di Faisalabad. Secondo informazioni di Giustizia e pace, il giovane – già torturato da una folla di musulmani inferociti – ha subito violenze anche dalla polizia.

Imran Masih, 26 anni, è accusato di aver bruciato alcune pagine del Corano ed è stato arrestato il primo luglio scorso. La decisione di dar vita a un comitato indipendente, formato da cristiani e musulmani, è stata presa all’unanimità il 3 luglio, nel corso di un vertice presso la curia diocesana. Circa 60 fra esperti di legge musulmani, sacerdoti cattolici, pastori protestanti, laici e parenti della vittima hanno preso parte all’evento.

Padre Aftab James Paul, direttore della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso, sottolinea ad AsiaNews che il comitato rappresenta “un passo positivo per stemperare la tensione”. Esso indagherà sulla vicenda “in maniera indipendente”, mentre la polizia “farà il suo lavoro come meglio ritiene opportuno”. Il sacerdote spiega che l’obiettivo è “coinvolgere i leader musulmani moderati”, perché scoprano che “non si è trattato di un fatto intenzionale, come riferito dal testimone nel fascicolo a carico di Imran Masih”.

La Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) ha garantito assistenza legale gratuita al giovane. Padre Nisar Barkat, direttore della sezione di Faisalabad di Ncjp, ha incontrato Imran in prigione e riferisce che il ragazzo “è stato malmenato anche dai poliziotti”, ma non vi sono segni di torture da parte degli agenti di custodia. Egli sarebbe in “buone condizioni” di salute, anche se provato dalla vicenda. Il sacerdote riporta le parole di Imran Masih, il quale conferma di aver bruciato “fogli di carta dopo aver pulito il negozio”, ma tra questi non vi erano pagine del Corano.

Ghaffur Masih, padre di Imran, spiega di non sapere “chi ci sia dietro a tutto questo”. L’uomo, padre di sei figli di cui quattro femmine e due maschi, aggiunge che “la famiglia è proprietaria del negozio da 25 anni e non si erano mai verificati episodi di violenze”. Al contrario, i rapporti con la comunità musulmana “sono sempre stati buoni”.

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