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venerdì 30 maggio 2008

Ultimissime - Il prete entra per Scalfari ed esce con Chesterton! Gilbert batte Eugenio 2000 a zero!

Leggete questo articolo uscito sul GV online, il settimanale internet del Patriarcato di Venezia.
Il finale è fondamentale.

Eugenio Scalfari e l'esistenza di Dio

ono stato in libreria ad acquistare l'ultimo libro di Eugenio Scalfari, “L'uomo che non credeva in Dio”. Mi interessava conoscere il rapporto dell'autore, fondatore e per molti anni direttore di un grande quotidiano italiano, col mondo della carta stampata, ma mi attirava anche quel titolo provocatorio. Scorrendo l'indice, l'occhio è caduto proprio sul capitolo che parla di Dio e il prete ha prevalso: mi sono messo in un angolo e l'ho letto d'un fiato.
La tesi che in quelle poche pagine Scalfari sviluppa è semplice: Dio è soltanto un'invenzione della mente umana, una bugia dell'intelletto. Un modo attraverso il quale l'uomo sublima i propri desideri e le proprie paure, prima tra tutte la paura della morte. Il concetto non è nuovo: Karl Marx parlava della religione con “oppio dei popoli” e Sigmund Freud vedeva in Dio la proiezione dei bisogni più profondi della psiche umana.
Mi ha stupito la laica sicurezza con la quale Scalfari liquida in poche e schematiche paginette - quasi si trattasse di un caso di scarsa importanza - una questione che ha occupato e occupa uno spazio enorme nella cultura di ogni popolo e determina gli esiti della storia personale di milioni di uomini. L'intellettuale non è colui che, come dice la parola stessa, “legge dentro la realtà”, e perciò rifugge facili risposte alle domande formidabili che l'uomo si pone sul senso della vita? Può l'intellettuale compiere il proprio destino senza quella sana inquietudine che gli permette di cercare sempre, di non sentirsi mai “arrivato”? Non ho trovato inquietudine nell'analisi che Scalfari fa della questione di Dio: c'è solo, in quelle pagine, una chiarezza definitiva che intimorisce. Possibile che i miliardi di uomini e donne che, dall'origine del mondo ad oggi, hanno creduto in Dio, siano stati soltanto “bugiardi” con se stessi e con la vita? Possibile che letterati, intellettuali, scienziati, filosofi credenti siano incappati in una tragica menzogna della mente, che Scalfari ritiene di smascherare con tanta facilità in qualche pagina di un libro? E se Dio è solo la sublimazione dei bisogni dell'uomo, della sua sete di eternità, da dove viene all'uomo questa sete?
Dall'ateo Scalfari non si pretende sudditanza verso l'idea di Dio. Ma ci si aspetterebbe che l'intellettuale Scalfari, mentre incontra il mistero per il quale uomini come lui sono vissuti e morti, fosse almeno sfiorato da un piccolo dubbio. Scalfari conclude il suo capitolo su Dio assicurando i lettori che “Dio muore nel momento in cui la sola verità pensabile – e relativa - si colloca nello sguardo dell'uomo... nel momento in cui scopriamo di averlo inventato per paura”. Mentre leggevo queste parole, istintivamente mi scorrevano nella mente le immagini di Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta: furono un uomo e una donna pavidi, bisognosi di crearsi l'idea di Dio per fuggire la paura della vita?
Ho riposto nello scaffale il libro di Eugenio Scalfari e sono uscito dalla libreria con i più “leggeri” e forse più istruttivi “Racconti di Padre Brown” di Chesterton.

Sandro Vigani

Il Foglio, la denatalità e Piero Angela.

Un interessante articolo de Il Foglio sulla denatalità e sul fatto che pure Piero Angela ha cambiato idea e adesso dice che bisogna fare i figli...

Cliccando il nostro titolo si accede al link della Rassegna Stampa del Forum delle Associazioni Familiari, che ringraziamo per il servizio.

giovedì 29 maggio 2008

Papa: siamo alla emergenza educativa, servono testimoni credibili


Sintesi di AsiaNews del discorso del Papa all'assemblea della CEI.
Il discorso integrale può essere consultato qui.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Riproporre una educazione integrale, offerta da testimoni credibili e mirata a restituire punti di riferimento ai giovani di oggi: è la risposta che Benedetto XVI indica per far fronte alla “emergenza educativa” che, a suo avviso, colpisce molti Paesi. “Quando in una società e in una cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro”. Sono parole della riflessione che il Papa ha proposto oggi ai vescovi italiani, riuniti in Vaticano per la loro la loro 58ma assemblea generale. Per l'intera comunità cristiana, ha proseguito, “l'emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate”. Da parte della Chiesa, allora, si tratta di “dare un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza che tuttora abbiamo con il mondo giovanile”. Accanto a parrocchie, oratori e scuole ed ai rapporti personali, il Papa ha citato i grandi appuntamenti come la Giornata della gioventù di Sydney, a luglio, che “sono l'espressione comunitaria, pubblica e festosa di quell'attesa, di quell'amore e di quella fiducia verso Cristo e verso la Chiesa che permangono radicati nell'animo giovanile”. “Anche nel più ampio contesto sociale – ha detto ancora - proprio l'attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana”. Il Papa ha infine ripetuto ai vescovi italiani quanto disse ad aprile a quelli statunitensi: “Quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica, voi siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati”. “Nel quadro di una laicità sana e ben compresa – ha concluso - occorre pertanto resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato: le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali”.

Buon centrotrentaquattresimo compleanno, Gilbert!


Un giovanissimo magrissimo diciassettenne Gilbert, in basso al centro.

Buon centotrentaquattresimo compleanno, Gilbert!
Noi uomini che siamo qui in terra, noi che siamo la Chiesa militante e ancora facciamo i conti con gli anni, i mesi e i giorni, ci ricordiamo che centrotrentaquattro anni fa Nostro Signore ci fece un gran regalo, e questo regalo sei tu, carissimo Gilbert!
Un regalo inaspettato, come una pianta forte cresciuta in posti impensati e che ha dato frutti meravigliosi.
Come potevamo scordarcelo? Come potevamo scordarci di te?
Come possiamo esprimerti tutta la nostra gratitudine per quello che hai fatto per noi?
Mi viene in mente di dire: per quello che continui a fare per noi! Non solo con le tue bellissime opere, non solo con la memoria delle belle (e il più delle volte divertentissime) cose che facevi, non solo guardando le tue foto con la tua faccia simpatica, ma ci viene il sospetto che anche da lassù, dove -siamo certi- abiterai nella tua cara casetta con casella della posta rossa e lampione verde per cui combattesti tutta la vita, beh anche da lassù in qualche modo ci aiuti (noi che siamo cattolici, come te, crediamo fermamente nel contenuto del Credo degli Apostoli che tu ci hai così ben spiegato in Ortodossia, e lì c'è scritto: credo la comunione dei santi).
Ci manca molto uno come te (da almeno settantadue anni), ma noi stiamo lavorando indefessamente, educativamente, incessantemente, perché qualcuno possa sorgere tra noi e continuare il tuo buon lavoro (come direbbe Qualcuno) di operaio nella vigna del Signore (in fondo, questo mondo è tutto Sua vigna).
Intanto ti diciamo buon compleanno e speriamo (a suo tempo!) di incontrarci.
Credo di interpretare un intero coro di migliaia di persone dicendoti "grazie" di vero cuore per quello che continui a darci, e soprattutto a nome di tutti quelli che ti devono il bene più grande che hanno: la cara fede cattolica.
Nel frattempo parla con Gesù e diGli che di fede ce ne regali ancora un po', e con essa amore, buon umore, allegria e un'indefettibile amicizia con tutti gli uomini.

Evviva Gilbert, evviva la Chiesa!

Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana

mercoledì 28 maggio 2008

Don Zeno in tv stasera



Ieri sera è andata in onda la prima puntata della fiction televisiva su Don Zeno Saltini, il fondatore di Nomadelfia. Pare che sia stata seguita, con successo, da 5.800.000 spettatori. Questo è segno che se in tv fanno vedere roba normale, la gente la vede e la preferisce alle porcherie (vedi le fiction su Don Bosco interpretata da Flavio Insinna, quella su don Gnocchi e tante altre di successo). E' segno che se ci fosse un'educazione del popolo (come disse la buon'anima di quel sant'uomo di don Giussani) tutti starebbero bene.

E' una bella cosa e parla di un uomo vero e vivo, questa fiction.

Consigliamo a tutti di vedere la seconda puntata, questa sera, su Rai 1 in prima serata (per capirci, dopo Flavio Insinna e i suoi pacchi).

Nelle foto, don Zeno quello vero e quello della fiction interpretato dall'attore Giulio Scarpati.

I Vescovi coreani contro la nuova legge sulla bioetica, permette la vendita degli ovuli

Le revisioni al testo di legge, approvate dal Parlamento, prevedono un “rimborso spese” per chi dona ovuli umani. Durissimo il commento della Commissione episcopale per la bioetica, che parla di “enorme passo indietro”. Nel frattempo, il “pioniere della clonazione” annuncia: clonati quattro cuccioli di cane, tutti in buona salute.

Cliccando il nostro titolo si viene inviati alla pagina di AsiaNews, da cui è tratta la notizia.

martedì 27 maggio 2008

Sempre su La Quercia Millenaria - una buona lettura


Quello che vedete è un volume interessantissimo che parla dell'attività di questa associazione, si intitola "IL FIGLIO TERMINALE"- Risposte di amore straordinario all'ordinaria eutanasia prenatale", di Giuseppe Noia e Sabrina Pietrangeli Paluzzi.

Entra di diritto nella nostra rubrica: "Buona Lettura".

La Quercia Millenaria, un aiuto concreto per la vita e contro l'eutanasia eugenetica


Per vari motivi siamo venuti a conoscenza dell'esistenza di questa grandissima e meritoria associazione, La Quercia Millenaria.

E' un aiuto concreto per chi ha un "figlio terminale", cioè un bimbo che, se nascerà, nascerà con tanti disagi che lo porteranno purtroppo alla morte. E' una risposta concreta e piena di senso alla vita che ci domanda: perché? E' un'opera molto bella.

Rientra perfettamente in quella famosa frase di Chesterton che parla di spade sguainate e foglie verdi d'estate (che trovate nella parte destra del nostro blog riportata per intero e tratta da Eretici), esattamente a quella parte che suona così:

"Noi ci ritroveremo a difendere l'incredibile sensatezza della vita umana"

Loro stanno, spada in pugno, su quella barricata bellissima in difesa di questa incredibile sensatezza.

Il Card. Bagnasco: emergenza educativa, fisco a misura di famiglia, ghetti intollerabili, patto di cittadinanza e molto altro.


Cliccando il nostro titolo trovate il link dell'articolo di Andrea Tornielli su Il Giornale di oggi con la sintesi di quanto ha detto ieri il Card. Angelo Bagnasco alla 58° Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana riunita a Roma.

I temi di maggior richiamo sono quelli del titolo, ma c'è molto altro (emergenza alimentare, laicità dello Stato, lavoro, legge 40, eugenetica ecc.) e per questo vi invitiamo a leggere l'articolo con attenzione.


Buona lettura -


Vi presentiamo l'ultima fatica "in solitaria" di Mario Palmaro (che invece spesso scrive scimmiescamente "a quattro mani" con il nostro Alessandro Gnocchi, absit iniuria verbis) sull'aborto e la legge 194.

E' edito da Sugarco, cliccando il nostro titolo verrete riportati alla pagina degli Zuavi Pontifici (ma che bel nome! troppo bello!) che lo commenta brevemente.

Mario Palmaro è docente di filosofia del diritto, scrittore e giornalista.

Mario Palmaro, ABORTO & 194. Fenomenologia di una legge ingiusta, Sugarco - 2008, pp. 270, Euro 18,00

sabato 24 maggio 2008

Appello contro l'eugenetica.

Il Foglio di ieri 23 Maggio ha pubblicato un interessante articolo (quello che segue qui sotto è il suo link) dal titolo "La buona diagnosi contro l'eugenetica" e riferisce dell'appello di un gruppo di psichiatri e neonatologi affinché si possa liberare la donna dal ricatto del figlio perfetto. Il francese Sicard denunciò lo scorso anno il fattivo scopo eugenetico delle diagnosi prenatali.

L'articolo è molto molto interessante e l'appello è animato da uni spirito giusto, antieugenetico e quindi chestertoniano.

Tra i firmatari vi figurano grandi uomini e grandi donne.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/340


venerdì 23 maggio 2008

Chesterton in altre parole - 15

"Fleet Street (la via dei maggiori giornali londinesi, ndr) era casa sua, ma il trono lo aveva nelle trattorie e nei pub dickensiani, alcuni dei quali sono sopravvissuti anche alle incursioni aeree tedesche. Se ne stava seduto lì, nell'immensità del suo corpo, a chiacchierare, a gorgoliare umorismo, come se quest'ultimo gli provenisse da una combustione interna. E mentre spandeva intorno i fiori della sua fantasia, emetteva brevi grugniti di autentico piacere".



(R. Church, G. K. Chesterton, in British Authors. A Twentieth Century Gallery, Londra, Longmans, 1943).

Da L'Avvenire del 22 Maggio 2008



SALTANO I PARAMETRI E LA POSSIBILITÀ DI INTENDERSI 
Quando l’accusa di omofobia viene dispensata gratis 
FRANCESCO D’AGOSTINO 
La dichiarazione della ministra Mara Carfagna di non voler concedere il patrocinio del governo alla manifestazione del Gay Pride ha suscitato le solite prevedibili polemiche, culminanti nell’accusa di omofobia. Negare il patrocinio equivarrebbe a misconoscere i diritti dei gay, a partire da quello dotato di maggiore spessore simbolico, il diritto al matrimonio. Poco mi interessa, in questo momento, valutare su di un piano strettamente politico l’atteggiamento della giovane ministra (atteggiamento peraltro, non privo di saggezza, a quanto ho potuto percepire dai giornali, anche da quelli più antipatizzanti nei suoi confronti). Più della questione politica quella che qui si rileva è infatti una questione giuridica ed antropologica, tutto sommato elementare, ma in merito alla quale si continuano a sollevare polveroni ideologici. Riassumiamola in pochi punti essenziali.
Primo punto: hanno diritti i gay?
Certamente sì; hanno esattamente gli stessi diritti di cui gode qualunque altra persona umana: sarebbe assurdo il solo dubitarne.
La nostra Costituzione, all’art. 3, stabilisce con limpida fermezza che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Sarebbe difficile immaginare una formulazione migliore del principio costituzionale di eguaglianza. Ne segue che ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali, a causa della loro omosessualità, è per la nostra Costituzione (e per la nostra coscienza civile) intollerabile e va assolutamente rimossa. 
Secondo punto: hanno diritto i gay a manifestare pacificamente contro qualsiasi discriminazione venga perpetrata nei loro confronti? Ancora una volta: assolutamente sì (alle consuete condizioni di ordine pubblico che ogni manifestazione deve rispettare). 
Terzo punto: hanno diritto i gay ad ottenere il patrocinio del governo per le loro manifestazioni? La risposta è no: tutti coloro che attivano una manifestazione hanno ovviamente il diritto di 'chiedere' il patrocinio, non quello di 'ottenerlo'. Spetta al governo valutare se concederlo, in base a un criterio molto semplice: è in gioco un reale interesse pubblico? Nel nostro caso: è in atto una tale discriminazione nei confronti degli omosessuali, da giustificare a favore del Gay Pride un patrocinio, così altamente simbolico, come quello governativo? La risposta è negativa, a meno che non si diano (ma nessuno oggi ci riesce) esempi concreti di discriminazioni sociali in atto nel nostro paese nei confronti dei gay.
Quarto punto: il mancato riconoscimento legale in Italia delle unioni omosessuali non costituisce obiettivamente una discriminazione nei confronti dei gay? No, a meno che non si provi (e non semplicemente si affermi) il contrario. Ma si tratta di una prova impossibile, perché al diritto non spetta qualificare giuridicamente la vita sessuale dei cittadini (e meno che mai quella dei gay). C’è una sola eccezione a questo principio, quella del matrimonio, che è però istituto strutturalmente eterosessuale, perché fondativo della famiglia (come riconosce l’art. 29 della nostra Costituzione). La pretesa dei gay di ottenere per le loro convivenze un qualsiasi riconoscimento legale (fino a quello matrimoniale) non ha motivazioni sociali, ma solo psicologiche e simboliche, motivazioni che dimostrano il carattere mimetico delle unioni omosessuali (rispetto a quelle eterosessuali) e la loro strutturale fragilità (un’unione intrinsecamente forte si difende tranquillamente da sola, senza chiedere aiuto al diritto). Quinto punto: chiunque difenda posizioni come quelle cui sopra si è accennato sa bene di prestare il fianco all’accusa di omofobia. Si tratta naturalmente di un’accusa che è ben difficile evitare, in un dibattito così ideologicamente connotato come quello sull’omosessualità. Non si dovrebbe però mai dimenticare che il prezzo per non essere accusati di omofobia sta diventando ormai troppo alto, se è né più né meno che quello di cedere (consapevolmente o inconsapevolmente) all’'eterofobia'. Cosa altro è, in fondo, se non un segno di irriducibile e inaccettabile 'eterofobia' il tentativo di svuotare dal di dentro la realtà antropologica e storica del matrimonio, come unione tra uomo e donna?

Dal settimanale Tempi

In Gran Bretagna l’Embryo Bill, il progetto di legge su fecondazione assistita e ricerca sugli embrioni, è legge. Un verdetto scontato, visto che già prima del voto il quotidiano The Guardian aveva condotto un sondaggio tra 109 deputati di tutti gli schieramenti (53 laburisti, 37 conservatori, 17 libdem e 2 di partiti minori) ottenendo un quadro decisamente pragmatico della situazione: sui tre temi più caldi in discussione, tutti approvati, la maggioranza al testo del governo era infatti garantita a livello bipartisan. Per quanto riguarda la creazione di embrioni ibridi 63 deputati si sono detti favorevoli e solo 26 contrari. Sull’accesso alle tecniche della fecondazione in vitro anche per le coppie lesbiche il risultato si è discostato di poco: 56 favorevoli contro 26 contrari. Anche per quanto riguarda i cosiddetti “saviour siblings” (bimbi creati e selezionati in provetta allo scopo di “aiutare” un fratellino malato, ad esempio attraverso il prelevamento dei tessuti) la maggioranza è stata netta: 56 per il sì, 21 per il no. Di più, a proposito del tema dell’accesso alla fecondazione in vitro per le coppie omosessuali era stato presentato un emendamento che includeva nel progetto la necessità di una figura maschile (una sorta di “papà di Stato”) che vigilasse sulla crescita del bambino: bocciato perché si sarebbe configurato come «una violazione dei diritti umani e civili delle lesbiche». Complimenti quindi a Gordon Brown per questo capolavoro politico. Ma, soprattutto, alle industrie farmaceutiche e ai centri di ricerca per il colpaccio.

giovedì 22 maggio 2008

Il parroco di Baghdad sequestrato nel 2006 racconta il suo mese in catene


Dal settimanale Tempi prendiamo questa interessante testimonianza di padre Saad Sirop Hanna, ex parroco 36enne di San Giacomo a Dora, Baghdad, nell'articolo di Rodolfo Casadei.

Eccone le prime righe:

"Rumore di armi automatiche che vengono assemblate e di otturatori metallici che scattano. Il bagagliaio della Mercedes si apre e l’ostaggio, legato mani e piedi e bendato, viene sollevato e lasciato cadere a terra come un sacco. «Questo qui diventerà musulmano», esclama la voce beffarda di quello che sembra essere il capo dei sequestratori. «Ehi, tu!», si rivolge all’uomo a terra. «È vero che diventerai musulmano?». La voce dell’ostaggio è insieme impaurita e ostinata: «No, non diventerò musulmano». «Bada, prete. Non farmi arrabbiare. L’islam è la vera religione e tu diventerai musulmano!». «No! La vera religione è il cristianesimo, e io resterò cristiano!». «Vedremo», taglia corto l’uomo, un po’ sorpreso dalla reazione. Con modi bruschi l’ostaggio viene spinto verso il luogo (uno spiazzo fra le palme a due ore da Baghdad) dove trascorrerà la maggior parte della sua cattività. Sarà rilasciato dopo 28 giorni. Un po’ denutrito. Un po’ indolenzito per le razioni di botte prese. Ma ancora cristiano, come quando era arrivato".

La 194 è prassi eugenetica

CITTA’ DEL VATICANO - La Legge 194 si e' ormai trasformata ''in una prassi di selezione eugenetica'': e' quanto scrive l'Osservatore Romano, ricordando anche come, storicamente, l'introduzione di Leggi per l'interruzione della gravidanza sia legata a ''due nefasti sistemi totalitari come quello sovietico prima e quello nazista dopo''.

E' quindi opportuno - si chiede nell'articolo firmato da Lucetta Scaraffia - che la 194 non si allontani ''dal suo scopo dichiarato di tutelare la maternita' e prevenire la tragedia dell'aborto''. ''e' sopratutto necessario - si legge ancora - riflettere sugli effetti che essa ha portato nella coscienza morale del Paese''. Il quotidiano vaticano ricorda le parole del filosofo teologo Romano Guardini che, nel 1947, scriveva che ''ogni violazione della persona, specialmente quando s'effettua sotto l'egida della legge, prepara lo Stato totalitario''.

Sgreccia: «Raggiunto uno dei più bassi livelli etici»

Le decisioni britanniche hanno avuto larga eco nel dibattito politico e culturale del nostro Paese. Grande preoccupazione è stata espressa da monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia della vita: «La creazione di embrioni ibridi umani-animali rappresenta uno dei più bassi livelli di eticità nel campo della bioetica – ha dichiarato in un’intervista a Radio Vaticana – e uno degli orrori che sempre hanno destato il rifiuto della moralità».

Sulle stesse posizioni il Centro di bioetica dell’Università Cattolica: «Il fatto che la Camera dei Comuni inglese abbia approvato la generazione di ibridi umani per la ricerca scientifica – si legge in una nota diffusa dal direttore, Adriano Pessina – segna l’incapacità della politica di governare la ricerca scientifica, mantenendo intatto il principio fondamentale che pone l’indisponi­bilità della vita umana». La «barbarie culturale di simile esperimenti» viene sottolineata anche dal professor Roberto Colombo, direttore del laboratorio di Biologia molecolare e genetica umana della Cattolica di Milano. Secondo il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella la ricerca sugli embrioni ibridi è poi «vecchia e inutile», superata dalla scoperta delle cellule riprogrammate mentre l’Associazione medici cattolici italiani ha sottoli neato come – pur nel pieno rispetto della sovranità del Regno Unito – sia necessario che della questione vengano investite il Parlamento e la Commissione europea perché pongano seri e precisi limiti. Perplessità e timori sono stati espressi, infine, anche dal premio Nobel Mario Capecchi: «C’è una linea che non va oltrepassata – ha spiegato lo scienziato, pur famoso per le sue scoperte nel campo delle staminali embrionali – ad esempio, nel campo della clonazione: credo che si debba stare attenti alla creazione di chimere e che non tutti i tipi di mani polazioni, per quanto possibili, siano di per sé leciti».

Adesso i britannici hanno abolito il padre per legge.

di Paolo M. Alfieri
Tratto da Avvenire del 21 maggio 2008 - neretti nostri.

Dopo il sì alla creazione di embrioni ibridi uomo-bovino e il via libera alla creazione di fratellini «salvatori», la Camera dei Comuni britannica ha continuato ieri ad “aggiornare” le norme sulla fecondazione artificiale e sull’embriologia.

È caduta così un’altra barriera: l’abolizione della figura paterna come pre-requisito per l’accesso delle donne alla fecondazione assistita.

Con 292 voti contro 217 la Camera dei Comuni, dopo un aspro dibattito in aula, ha giudicato non indispensabile la figura del padre nel procedimento della fecondazione in vitro. La legislazione richiedeva finora alle cliniche di considerare come prioritario il «benessere» del bambino, comprendendo in questo principio anche la presenza di un padre accanto alla madre. La nuova norma, invece, sostiene che il bambino debba semplicemente avere il «supporto dei genitori», non specificando, appunto, la necessità del padre stesso. Un aspetto fortemente contestato in aula da diversi deputati, come il conservatore Patrick Cormack, che ha sottolineato come non sia possibile eliminare la figura paterna se non a costo di sfavorire la crescita equilibrata dei bambini. I sostenitori della norma hanno affermato invece che si «metterà così fine alla discriminazione verso le coppie lesbiche» (o le donne single) che vogliono un figlio con la fecondazione in vitro. L’altra notte, invece, dopo il voto sugli embrioni ibridi, i deputati avevano dato il via libera anche ai cosiddetti fratellini «salvatori», pre-selezionati in vitro e creati allo scopo di fornire tessuti e organi per curare le eventuali patologie di quelli nati.

La maggioranza dei voti a favore è stata schiacciante: 342 voti contro i 163 deputati che avevano appoggiato il divieto per tale pratica. Un distacco addirittura superiore a quello registrato per gli embrioni-chimera (336 contro 176). Inascoltato l’appello del deputato conservatore David Burrowes, che aveva giudicato sbagliata la creazione di un bambino con il solo scopo di dare beneficio a un altro. Considerazioni che il laburista Des Turner aveva rigettato sostenendo che «molti bambini moriranno se non potranno essere curati» grazie a tessuti e organi dei «fratellini» appositamente creati. E l’ex ministro laburista George Howarth aveva parlato di un «forte imperativo morale» a sostegno delle misure contenute nella nuova norma. In precedenza era stato invece dato il via libera agli embrioni-chimera: la Camera dei Comuni aveva respinto un emendamento che avrebbe impedito agli scienziati di creare embrioni umani con parti di Dna animale a fini di ricerca. A favore del divieto si erano espressi ministri cattolici come Ruth Kelly, Des Browne e Paul Murphy. Il premier Gordon Brown, che ha votato contro il divieto così come il leader conservatore David Cameron, aveva lasciato libertà di coscienza ai propri deputati. Anche un secondo emendamento, che vietava «veri embrioni ibridi» (uova umane fertilizzate con sperma animale o viceversa), era stato bocciato subito dopo con 286 voti a 223.

Anche in questo caso il dibattito in aula è stato molto combattuto, con i favorevoli agli embrioni-ibridi che hanno sostenuto la causa della ricerca sulle staminali tratte dagli embrioni-chimera, che potrebbe portare a terapie per malattie al momento incurabili. I contrari – che avevano avuto il forte appoggio della Chiesa cattolica – hanno sottolineato le implicazioni etiche di quella che chiamano «scienza Frankenstein».

mercoledì 21 maggio 2008

Segnaliamo...


Fabio Trevisan e Alessandro Gnocchi, chestertonianguareschiani, organizzano una devotissima bisboccia in onore del Giovannino dai celebrati baffi dalle parti di Brembate di Sopra.
Ecco la locandina... cliccandola diventa più grande!
Siete tutti invitati!

Un aforisma al giorno - 53

"La figura di Padre Brown rimase immobile e scura, ma in quel momento aveva perduto la testa e la sua testa acquistava sempre il massimo valore allorché la perdeva. In momenti simili sommava due più due e formava quattro milioni. Spesso la Chiesa Cattolica, che è fermamente attaccata al buon senso, non approva questo. Sovente egli stesso non lo approvava, ma quelli erano momenti di vera ispirazione, importante in certe crisi, quando chi perde la propria testa la salva".



G. K. Chesterton, L'innocenza di padre Brown, Il passo strano.

martedì 20 maggio 2008

La Gran Bretagna e gli ibridi


Da L'Avvenire di oggi 20 Maggio 2008
di FRANCESCO OGNIBENE

Ha appena subìto un memorabile rovescio elettorale, la sua popolarità è crollata ai minimi, si ritrova contestato dentro e fuori il partito laburista, già si parla di una sua sostituzione prima che il vantaggio dei conservatori si faccia incolmabile. Eppure il premier britannico Gordon Brown, screditato come pochi altri leader d’oltremanica, non ha esitato a prendere la testa dello schieramento trasversale che per mesi ha sostenuto il progetto di legge a favore della creazione a scopo di ricerca di embrioni ibridi uomo animale, cavalcando una questione che divide l’opinione pubblica inglese assai più che il suo Parlamento (dove pure si è cementato un agguerrito fronte del no, sinora purtroppo minoritario). E ieri sera, infine, ha spuntato il via libera a una norma dal sapore altamente simbolico.
Il provvedimento, passato per un voto favorevole alla Camera dei Lords e ieri a quella dei Comuni, modifica l’equivalente inglese della nostra legge 40 e apre la strada all’inaudito: i laboratori britannici vengono messi nelle condizioni di miscelare cellule riproduttive umane e bovine, abbattendo grazie al capriccio di una maggioranza parlamentare (336 contro 176, per la precisione) la barriera naturale tra l’essere umano e le specie animali. Per oltrepassare una frontiera insormontabile come quella che ha sempre impedito di ipotizzare seriamente la creazione delle cosiddette 'chimere' occorreva il propellente di una volontà umana determinata a produrre in laboratorio ciò che non esiste e non ha senso di essere generato, travestendo questa profanazione senza ritorno con argomenti 'umanitari'. Gli stessi che un premier a corto di simpatie popolari ha usato a piene mani nell’articolo con il quale dalle colonne dell’Observer di domenica ha puntato sui sentimenti dei britannici: «Lasciate fare alla scienza – ha scritto in buona sostanza Brown –, vedrete che un giorno le staminali estratte dagli embrioni ibridi salveranno milioni di persone colpite da malattie oggi inguaribili» (come la fibrosi cistica, che affligge il suo terzo figlio).
Un argomento che suona familiare, vero? È lo stesso che tre anni fa, proprio in questi giorni, il fronte contrario alla legge 40 rovesciava sugli italiani perché si sbarazzassero per via referendaria di norme ritenute retrograde solo perché pongono come architrave di una legge che parla di vita umana la tutela dell’embrione anziché il suo uso strumentale. La gente disse la sua con estrema chiarezza, dopo aver compreso i termini tanto netti quanto semplici della questione. E la sensazione è che anche agli inglesi – quattro su cinque, secondo un sondaggio di pochi giorni fa – piacerebbe capire qualcosa di più su ciò che i deputati hanno discusso, non fidandosi solo ciecamente di una scienza che senza portare alcuna prova chiede con arroganza senza precedenti di chiudere entrambi gli occhi davanti alle provette dove nascono entità simil-umane. A cosa possa realmente servire questo sfregio senza precedenti alla dignità dell’uomo, umiliato al ruolo di materiale da laboratorio ed equiparato a un quadrupede, nemmeno gli scienziati sono davvero in grado di dirlo, figuriamoci un primo ministro. Gli stessi 'profeti delle chimere' (come Stephen Minger, invitato mesi fa dai radicali a Roma, dove liberamente parlò alla Sapienza) non hanno nulla in mano. Zero, niente di niente. Eppure chiedono un sacrificio insostenibile. Persino i primi esperimenti autorizzati dall’Autorità inglese che vigila sulla ricerca nel settore hanno dato vita a embrioni sopravvissuti solo tre giorni, troppo poco per farci alcunché.
Tutto questo mentre le staminali adulte inanellano un successo dietro l’altro e nei laboratori di mezzo mondo si lavora alle «cellule riprogrammate indotte», matrici inesauribili di staminali identiche a quelle embrionali, tratte dalla pelle senza sognarsi di intrecciare il nostro dna con quello di una mucca. E allora, mister Brown, perché vuole gli ibridi? Per assecondare l’industria biotech inglese che vuole spuntare brevetti prima che altri – in Spagna, in Corea, a Singapore... – facciano lo stesso? O per fare dell’Inghilterra la patria mondiale della scienza priva di limiti? Almeno, lo dica.

Chesterton in altre parole - 14


"G. K. Chesterton (1874-1936) e Hilaire Belloc (1870-1953) - spesso considerati in modo faceto come aspetti l'uno dell'altro, un mostro favoloso chiamato il Chesterbelloc - celebrarono un cattolicesimo gioviale, chauceriano e dedito alle bevute di birra, colorato, sgargiante, vigoroso, talvolta faticosamente faceto. Chesterton diede al tipo di paradosso alla Oscar Wilde un fine spirituale, opposto ad uno meramente spirituel, usando epigrammi oltraggiosi per spingere i suoi lettori a considerare quanto insipida sarebbe la propria vita senza la fede. I suoi racconti sono eccellenti e rimangono fortemente freschi e moderni. L'Osteria Volante intravede un'occupazione musulmana dell'Occidente Cristiano, con la fede in Cristo e nell'alcool tenuta viva da piccole bande di eroi. L'Uomo che fu Giovedì è una notevole spy story teologica. Chesterton aveva i tradizionali doni di uno scrittore di thriller. Imparò dallo Sherlock Holmes di sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) (...) come mantenere la suspense e usare la logica deduttiva nei suoi Racconti di Padre Brown, che sono buone storie poliziesche come pure eccellente teologia. Come critico Chesterton è frivolo, capriccioso, non sempre affidabile, ma come saggista (nella tradizione di Stevenson) è divertente e pensoso. Dopo un periodo di trascuratezza, Chesterton viene finalmente accettato come una rilevante figura letteraria del periodo che unisce l'età Vittoriana alla nostra era. Belloc, che aveva in lui più del Mediterraneo che del Mar del Nord (come testimonia il suo lungo poema In praise of wine), ha portato meno bene, sebbene i suoi versi leggeri rimangano vivi, di quanto abbia fatto Chesterton. Aldous Huxley chiese una volta come mai i cattolici scrivessero i miglior versi leggeri. La risposta potrebbe ben essere: per via della leggerezza di cuore che deriva dalla fede, un impegno con la tradizione che si applica a impostare forme in cui la poesia umoristica fiorisce al meglio, una capacità di formare giudizi teologici che suonano troppo severi per sembrare seri. Questo è tipico di Belloc:
Quando sarò morto, spero si possa dire:
'I suoi peccati erano rosso scarlatto, ma i suoi libri sono stati letti'.
Purtroppo quella speranza non si è ben realizzata."


Anthony Burgess, They Wrote in English, Tramontana Editore, 1979
(nostra libera traduzione)

Gnocchi e Palmaro a cento anni da quei baffi


... e questa è l'ultima (last but not least!) fatica di Alessandro Gnocchi, un altro nostro amico, che si cimenta con Mario Palmaro in una biografia breve ed interessante di Giovannino Guareschi, che vedete qui sopra. Giovannino Guareschi è il Chesterton d'Italia, o forse è meglio dire della Bassa? Comunque merita, a prescindere.

E' edita da Piemme.

Paolo Gulisano e la Gioconda...


...che strana coppia!

Scherzi a parte, vi segnaliamo l'uscita del volume che vedete qui riprodotto per i tipi di Fede&Cultura, diretta dal nostro amico Giovanni Zenone. E' stato scritto dal nostro vicepresidente Paolo Gulisano e da Erminio Bonanomi.

Cliccando il nostro titolo si va... dalla Gioconda!

Chi era la Gioconda? Una domanda che ancora oggi assilla sia esperti di opere d’arte che semplici appassionati. A distanza di cinque secoli dalla realizzazione del capolavoro di Leonardo da Vinci “La Gioconda”, sono state formulate centinaia di ipotesi e affermazioni sull’identità della persona ritratta. La Gioconda ha fatto versare fiumi di inchiostro, ma nessuno è stato in grado di dare un nome certo al volto della giovane donna del quadro. Quello che sappiamo - così narra la leggenda - è che Leonardo teneva molto a questo dipinto, come se rappresentasse qualcosa di speciale, tant’è che lo portava con sé ovunque andasse. E se Leonardo da Vinci avesse occultato intenzionalmente il lineamenti e i particolari dell’opera per nascondere l’identità del soggetto? Quale mistero si cela dietro questo quadro?
Questo libro giunge a formulare una nuova affascinante ipotesi e la soluzione dell’enigma. Il libro rappresenta anche una sintetica ma puntuale lettura di un periodo storico inquietante: il Rinascimento. Un crogiolo di idee, un misto di estetismo, razionalismo ed esoterismo magico in cui si cominciò a cercare di estromettere Dio e far diventare l’uomo “misura di tutte le cose”. Di questo periodo Leonardo fu uno dei protagonisti, e ciò spiega il fascino da lui esercitato sui Dan Brown di turno. Il “Codice” della Gioconda ci fornisce invece ben altre indicazioni.

lunedì 19 maggio 2008

Commento simpaticissimo!

Sul post "Un aforisma al giorno - 50", quello che riguarda Le Avventure di un uomo vivo e riporta la famosa frase di Innocenzo Smith che vorrebbe in Paradiso la sua casa con quel lampione, abbiamo trovato questo simpaticissimo commento di Annina, evidentemente milanese abitante dalle parti del "quartiere cinese", commento che mettiamo a disposizione più diretta qui sotto, assieme all'indirizzo del blog della nostra amica, che trovate cliccando il nostro titolo:

"Stupendo! grazie veramente, queste parole di Chesterton mi confortano... spero però che davanti alla mia casa su in cielo non ci sarà ancora la China Town milanese! :)
Annina".


Quello che non dicono dei cristiani di Palestina.

Una bomba contro la Scuola del Rosario a Gaza
Prima dell’alba una violenta esplosione sveglia la città, per fortuna senza vittime. Dalla presa di potere di Hamas, sono aumentati gli attentati contro la piccola comunità cristiana. E’ il secondo attentato in meno di un anno contro la scuola, condotta da suore e molto apprezzata dagli islamici.


Gaza (AsiaNews/Agenzie) – Una bomba è esplosa il 16.05.2008 alle 4 davanti all’ingresso della Scuola Zahwa del Rosario a Gaza. La violenta esplosione ha svegliato anche i quartieri limitrofi e ha danneggiato l’entrata, per fortuna senza ferire nessuno.

Nessuno ha rivendicato l’attentato, sul quale la polizia di Hamas sta indagando.

La scuola, condotta da suore cattoliche e frequentata soprattutto da studenti islamici, è stata saccheggiata da ignoti il 14 giugno 2007 (durante una settimana di feroci combattimenti conclusi con la presa del potere da parte di Hamas), che hanno devastato il convento e la cappella delle suore, bruciato mobili e immagini sacre e rubato i computer. E’ l’ultimo di una serie di attentati contro istituzioni cristiane nella zona: nel più grave, ad ottobre, un cristiano è stato ucciso. Gli assassini non sono stati trovati.

A Gaza vivono circa 3.200 cristiani tra 1,4 milioni di islamici. Le relazioni tra i due gruppi sono sempre state buone e i cristiani sono stimati e rispettati, si occupano soprattutto di scuole, ospedali e commerci. Ma hanno incontrato crescenti difficoltà da quando Hamas ha esautorato il movimento secolare Fatah ed è rimasto padrone del territorio.

Un aforisma al giorno - 52

Questa è stupenda! Ce l'ha segnalata padre Roberto Brunelli (o sarà meglio dire, a questo punto, Brownelli?!?), socio e sacerdote di Santa Romana Chiesa.
Grazie mille anche a lui!

"Per i cattolici è dogma fondamentale di fede che ogni essere umano senza eccezione alcuna viene particolarmente fatto, formato e aguzzato come freccia lucente allo scopo di colpire nel centro della Beatitudine".

(G. K. Chesterton, La Chiesa Viva, p.32, Paoline, 2 ed. 1957)

Chesterton in altre parole - 13

Da Ernest Hemingway, Tre giorni al vento, in «I quarantanove racconti»:

«Mi piacerebbe conoscerlo» disse Nick.
«A me piacerebbe conoscere Chesterton» disse Bill.
«Vorrei che ora fosse qui» disse Nick. «Domani lo porteremmo a pescare nel ‘Voix».
«Chissà se gli piacerebbe andare a pesca» disse Bill.
«Certo» disse Nick. «Dev’essere uno dei migliori che ci siano. Ti ricordi L’osteria volante?
Se un angelo del cielo
T’offre un altro bicchierino,
Ringrazialo delle buone intenzioni
E va’ a vuotarlo nel lavandino».
«Giusto» disse Nick. «Io credo che come uomo sia migliore di Walpole».
«Oh, come uomo è meglio, senza dubbio» disse Bill. «Ma Walpole è meglio come scrittore».
«Non saprei» disse Nick. «Chesterton è un classico».
«Anche Walpole è un classico» insisté Bill.
«Vorrei che tutt’e due fossero qui con noi» disse Nick. «Domani li porteremmo a pescare nel ‘Voix».
«Sbronziamoci» disse Bill.
«D'accordo» convenne Nick.

venerdì 16 maggio 2008

Chesterton in altre parole - 12


"Edgar Allan Poe scrisse racconti di puro orrore fantastico o di pura bizarrerie; Edgar Allan Poe inventò il racconto poliziesco. Ciò è indubbio quanto il fatto che egli non combinò i due generi. Non impose al signor Auguste Dupin il compito di scoprire l'antico delitto dell'Uomo della Folla o di fornire una spiegazione del simulacro che folgorò, nella camera nera e scarlatta, il mascherato principe Prospero. Invece, Chesterton prodigò con passione e felicità simili tours de force. Ciascuno dei libri della Saga di Padre Brown presenta un mistero, propone spiegazioni di tipo demoniaco o magico e le sostituisce, alla fine, con altre che appartengono a questo mondo. La maestria non esaurisce la virtù di quelle brevi invenzioni; in esse cred di percepire un emblema della storia di Chesterton, un simbolo o uno specchio di Chesterton. La ripetizione dello stesso schema attraverso gli anni e i libri (The Man Who knew Too Much, The poet and the Lunatics, The Paradoxes of Mr. Pond) sembra confermare che si tratta di una forma essenziale, non di un artificio retorico".

Jorge Luis Borges, Altre Inquisizioni

giovedì 15 maggio 2008

Un aforisma al giorno - 51

"Almeno sei volte durante gli ultimi anni mi sono trovato nella situazione di convertirmi senza esitazione al cattolicesimo, se non mi avesse trattenuto dal compiere il gesto azzardato l'averlo già fatto".

G. K. Chesterton, Perché sono cattolico

Un aforisma al giorno - 50

"Intendo che Dio mi ordinò d’amare un determinato luogo e di servirlo, me lo fece onorare come potevo, anche con le mie eccentricità… Intendo che il Paradiso è in un certo luogo e non dappertutto; è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa. E in fin dei conti non sarei troppo stupito se ci fosse davvero un lampione verde, davanti alla mia casa, su in cielo".

G. K. Chesterton, Le avventure di un Uomo Vivo

Un aforisma al giorno - 49

"I paesi di Europa rimasti sotto la influenza dei preti sono precisamente quelli dove ancora si canta, si danza, e ci si mettono vestiti sgargianti e l’arte vive all’aperto. La dottrina e la disciplina cattolica possono essere dei muri, ma sono i muri di una palestra di giuochi. Il Cristianesimo è la sola cornice in cui sia preservata la gioia del paganesimo. Immaginiamoci dei fanciulli che stanno giocando sul piano erboso di qualche isolotto elevato sul mare; finché c’era un muro intorno all’orlo dell’altura, essi potevano sbizzarrirsi nei giochi più frenetici e fare di quel luogo la più rumorosa delle nurseries; ora il parapetto è stato buttato giù, lasciando scoperto il pericolo del precipizio. I fanciulli non sono caduti, ma i loro amici, al ritorno, li hanno trovati rannicchiati e impauriti nel centro dell’isolotto, e il loro canto era cessato".

G. K. Chesterton, Ortodossia

Le braghe su...

La buon'anima di un vecchio nostro amico avrebbe detto: "su le braghe... le braghe su!". Ogni tanto ci vuole qualcuno che mette al loro posto le cose.

Niente Eucaristia al Governatore pro-aborto del Kansas. Parola di Arcivescovo

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Il governatore dello Stato del Kansas (USA), Kathleen Sebelius,è stata interdetta dalla Santa Comunione con un provvedimento dell'arcivescovo di Kansas City, mons. Joseph F. Naumann a causa delle sue posizioni favorevoli all'aborto.
Il 9 maggio in un articolo del giornale diocesano, The Leaven, l'arcivescovo ha scritto che il governatore Sebelius ha comunicato un "messaggio spirituale letale" nel far intendere che si può rimanere in buono stato spirituale mentre si appoggia la richiesta di aborto.
Nell'articolo l'arcivescovo cita anche un progetto di legge su cui il governatore ha messo un veto: The Comprehensive Abortion Reform Act. Il progetto di legge richiedeva che i medici abortisti dovessero informare la donna sugli effetti della pratica abortiva e sulle alternativa ad essa.
Mons. Naumann ha scritto che la posizione del governatore Sebelius sull'aborto è particolarmente dolorosa perchè si dichiara cattolica. L'interdizione dal ricevere la Santa Comunione è stata preceduta da molti incontri dell'arcivescovo con il governatore, che si sono susseguiti per vari mesi "per discutere con lei delle gravi conseguenze spirituali e morali delle sue azioni pubbliche".
Kathleeen Sebelius ha rifiutato di accogliere le osservazioni del suo vescovo e, poichè questa sua presa di posizione pubblica a favore dell'aborto costituisce grave scandalo per i fedeli, l'arcivescovo l'ha pubblicamente invitata a non presentarsi a ricevere la Santa Comunione, pena ulteriori azioni pastorali.
L'arcivescovo ha dichiarato che il governatore sarà accolta all'Eucaristia quando riconoscerà i suoi errori, tramite il Sacramento della Confessione, e ripudierà pubblicamente le sue idee e azioni in appoggio di leggi che promuovono l'aborto.

Se Nick Hornby scrive un pamphlet pro vita e famiglia


Abbiamo letto sul sito de La Compagnia del Libro, il gustoso programma di Sat2000 condotto e curato dall'amico Saverio Simonelli che ci ha ospitato la scorsa settimana, una sua interessante recensione di un romanzo di Nick Hornby straordinariamente a favore di vita e famiglia, pur restando laicissimo e molto "metropolitano".
Ovviamente sono usciti fiumi di recensioni e nessuna che abbia messo in luce questo aspetto...
Allora ve ne proponiamo (non è la prima volta che Saverio ci mette a parte di "insospettabili scoperte", e gliene siamo grati) il passaggio iniziale, rimandandovi alla lettura dell'intero cliccando, come sempre, il nostro titolo.
Il neretto è nostro, non se la prende il Papa quando lo mettiamo, figuriamoci se si dispiacerà Saverio...

di SAVERIO SIMONELLI

Non so cosa ne pensiate voi, ma ci sono dei libri che impressionano la mente come una lastra fotografica, come nel momento in cui dentro la camera oscura lo sviluppo chiude fuori dall’universo di quella foto tutta la possibile luce del mondo esterno. Bene - ripeto - ci sono dei libri con i quali succede lo stesso. E lo capisci perché alzando gli occhi dal testo e richiudendolo continui a pensare con quella sintassi lì, ragioni per un attimo con quello stile che c’era sulla carta e se qualcuno ti rivolge la parola rispondi come se ti trovassi ancora dentro le pagine. Insomma sono casi in cui la nostra lingua ha indossato il mondo dello scrittore come un vestito particolarmente aderente.
Ecco: questo è un po’quello che succede leggendo in genere i romanzi di Nick Hornby e ora in particolare questo “Tutto per una ragazza” (pessima e inspiegabile traduzione dell’originale ‘Slam’) sicuramente il migliore tra le sue ultime creazioni, almeno dal tempo di “Come diventare buoni”. Ed è il migliore forse anche perché questa lingua così immediata, urbana e “contemporanea” ci introduce a contenuti “forti” anch’essi attualissimi. Succede in breve che stavolta Nick Hornby, tifoso dell’Arsenal e calciofilo di primissima qualità, laburista deluso da Tony Blair, ha scritto non credo inavvertitamente uno splendido, credibile e godibile spot pro familgia e pro life: più trasparente e convincente di una siepe di cartelli di fronte a una clinica abortista o di una dotta disquisizione su diritti natuale e requisiti ontologici della persona umana. Come è potuto accedere? Stiamo ai fatti, cioè al testo. (...)

Iraq - Mons. Sako: premere su Usa e Baghdad perché aiutino i cristiani iracheni a restare

di + Louis Sako

L’arcivescovo di Kirkuk chiede all’Occidente di accogliere e integrare coloro che sono stati costretti a fuggire, ma al tempo stesso di dare un concreto aiuto a quanti hanno deciso di restare. Da AsiaNews.

L’Occidente deve accogliere ed offrire integrazione ai cristiani iracheni che hanno lasciato il loro Paese, ma al tempo stesso deve fare pressioni politiche su Stati Uniti e governo di Baghdad per fare in modo che coloro che decidono di restare in patria possano farlo in sicurezza e rispettati. I cristiani d’Iraq sono infatti una ricchezza della Chiesa universale e non vanno dimenticati, né abbandonati, di fronte al progetto di totale islamizzazione del Paese dei due fiumi, portato avanti dagli estremisti. E’ l’appello che mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, ha lanciato da Friburgo, in Svizzera, nel corso di una conferenza tenuta all’università, della quale proponiamo i passaggi principali.

I cristiani di occidente debbono prendere coscienza della gravità della tragedia dei cristiani iracheni. Essi sono i più antichi abitanti del Paese e parte significativa della sua cultura. Ma spesso sono vittime di violenze che li colpiscono in quanto cristiani.

I cristiani iracheni si sentono soli, isolati e dimenticati. Non hanno fiducia in un avvenire sicuro di fronte al grande silenzio della comunità internazionale e della stessa Chiesa, a parte il Papa ed alcuni vescovi europei. E’ evidente che molti non sanno nulla dei cristiani d’Oriente e dimenticano che sono all’origine della cristianità.

Appena 30 anni fa, eravamo il 5% della popolazione, oggi siamo meno del 3%. La caduta del regime e l’invasione americana hanno creato una situazione molto instabile: il Paese è divenuto terreno d’azione dei terroristi. La classe culturale è dispersa. Dal 2006 la situazione è ancora peggiorata. Gli estremisti – i capi dei quali sono stranieri – hanno evidenziato l’obiettivo finale di creare uno Stato islamico. Chiamano alla Jihad, sostengono e incoraggiano la violenza, la cintura esplosiva è divenuta una via diretta per il Cielo. Gli attacchi contro le chiese, il rapimento di sacerdoti a Baghdad e Mosul, l’uccisione di tre sacerdoti, di due sotto-diaconi e dell’arcivescovo caldeo di Mosul hanno completamente distrutto la fiducia di molti cristiani.

L’esodo dei cristiani si colloca in questo contesto. Ci sono 100mila rifugiati in Siria, 30mila in Giordania, molte migliaia in Libano, Egitto e Turchia. Sanno che il loro soggiorni non può essere che provvisorio e la prospettiva del ritorno a casa sembra un sogno. Sono disperati. Molti altri, soprattutto i più poveri, si rifugiano nella regione curda, a nord, che erano stati costretti ad abbandonare dal regime di Saddam. Il governo curdo, grazie alla preoccupazione del ministro delle Finanza, che è un cristiano, ha ricostruito le loro case nei loro villaggi, ma mancano di strutture sanitarie, scuole e lavoro. Nei villaggi della piana di Ninive vivono 7mila famiglie emigrate da Mosul, Baghdad, Bassora. L’affitto è caro, molti giovani non possono frequentare le scuole o l’università.

Allora, che fare? Mettere in opera con molta pubblicità un piano di accoglienza per i cristiani avrebbe effetti perversi su coloro che vogliono restare. Chi se ne va indebolisce coloro che restano e dà un argomento ulteriore agli islamisti per fare pressioni a lasciare il Paese, perché noi abbiamo un rifugio. Incoraggiare in questo modo l’emigrazione vuol dire svuotare l’Iraq e forse l’Oriente dei suoi cristiani. E’ privare il Paese di questo elemento specifico di spiritualità, di aperture e di capacità di dialogo.

L’aiuto diplomatico e politico dell’Occidente deve concentrarsi sugli Stati Uniti e il governo iracheno ed anche sugli Stati che danno sostegno ala islamizzazione dell’Iraq, per far rispettare la dignità delle persone e le libertà fondamentali e per fermare le persecuzione e la pulizia etnica.

Quanto alle famiglie già emigrate in Europa, c’è il dovere di integrarle e di legalizzare la loro permanenza. Per coloro che sono rifugiati nei Paesi confinanti, andrebbero accolte le famiglie davvero minacciate o quelle che hanno parenti già residenti in Occidente, gli altri andrebbero aiutati ad andare nelle città nelle quali la sicurezza è garantita, per esempio il nord dell’Iraq.

Le Chiesa di Occidente ci debbono aiutare, credo che attualmente solo la Chiesa può fare qualche cosa, aiutandoci non solo a parole, ma concretamente per restare nel nostro Paese. La priorità va data all’apertura di scuole e istituti professionali, anche di infermieri, alla messa in opera di piccoli progetti agricoli e di organizzazioni economiche e sanitarie. Ciò produrrà sicuramente lavoro, perché possano nutrire la speranza di poter restare.

Khoueiry: L'escusione e il non rispetto delle identità condannano il Libano alla crisi permanente



Vi proponiamo da www.ilsussidiario.net l'intervista a Jocelyn Khoueiry.
Nell'aprile 1975, quando in Libano scoppia la guerra, Jocelyne Khoueiry, appena vent'anni, diviene una combattente. Presto però capisce che la vera battaglia era da combattere ogni giorno, a sostegno dei deboli e dei bisognosi.
ilsussidiario.net l'ha intervistata.

Cliccando il nostro titolo si viene riportati all'articolo.

Chi vuole sapere di più di questa grande donna può comprare la sua biografia scritta da Nathalie Duplan e Valerie Raulin:
Il Cedro e la Croce-Jocelyne Khoueiry, una donna in prima linea
Edizioni Marietti 1820.

Perché ci interessiamo al Libano? Perché Chesterton era amico delle "piccole patrie" di cui cantò le glorie ne Il Napoleone di Notting Hill, e perché diede voce ai cattolici irlandesi e polacchi quando nessuno ne aveva sposato la causa.

Francesco Merlo su Repubblica fa il paradossale...

Da L'Avvenire di ieri - articolo di Marina Corradi

PARADOSSALE RAGIONAMENTO DI FRANCESCO MERLO SU «REPUBBLICA»
L’inarrestabile estinzione delle balene? Naturalmente colpa dei preti

Chirurghi famosi che mandano sms osceni a tredicenni, calciatori che raccattano travestiti, perfino «politici per bene e di sinistra» tentati dai transessuali. Su Repubblica l’editoriale di Francesco Merlo è sbigottito come, un tempo, avrebbe potuto esserlo una dama di carità che avesse trovato sotto casa un postribolo. «L’aberrazione – lamenta Merlo – è diventata normalità». Ma Repubblica non è giornale che possa fermarsi a una così superficiale analisi della situazione. Occorre andare a fondo, sviscerare le questioni in tutti i loro dietrologici recessi. Dunque, si chiede Merlo, perché accade che gli italiani, da innocenti cacciatori di vichinghe sull’Adriatico, son diventati dei – parole sue – «sordidi viziosi»? La risposta è una rivelazione. È colpa della Chiesa – in particolare del Papa, di Bertone e di Ruini. Sì, «apparentemente», ammette Merlo, certe storie non c’entrano niente con Pontefice e cardinali. Ma solo a uno sguardo distratto. E va a svelare l’occulto legame da par suo. Allora: c’erano una volta da un lato appunto i cacciatori estivi di nordiche e dall’altro il genio trasgressivo di Pasolini. Oggi, lamenta Merlo e fin qui non si può dargli torto, di genii ce n’è pochi, ma la trasgressione è di serie. Perfino, ahimè, fra i politici «di sinistra e perbene». Merlo, uno che si dice «laico e senza ideologie», davanti a queste storie rimane «a bocca spalancata». Poi, c’è un passaggio logico un po’ affrettato. «Ebbene, una parte della responsabilità ce l’ha sicuramente quel laboratorio di Frankenstein che è stato ed è tornato ad essere il neointegralismo cattolico». E perché? «Da una parte c’è il fuoco del divieto e dall’altro quello del vizio, da un lato la dottrina infuocata e dall’altro la società infoiata», argomenta finemente il giornalista. Sotto il fuoco della repressione cattolica gli italiani, conclude agile Merlo, vanno a fare i turisti sessuali in Thailandia. Il lettore chiude la pagina perplesso. Ma a cercare ragazzini in Asia, ci andranno solo gli italiani? E i nordici, e i tedeschi che affollano la spiaggia di Pukhet, e gli americani? Quelli il laboratorio di Frankenstein in casa non ce l’hanno, che ci fanno in Thailandia? E il Belgio, con le sue tragedie di pedofilia, è famoso forse per l’assiduità dei cittadini in parrocchia? Come mai, se la causa della perversione è questa pretesa dottrina «infuocata», certe storie allignano in tutto l’Occidente, e non solo? Anni fa a Stoccolma a un congresso dell’Onu sentimmo elencare le cause probabili del diffondersi delle aberrazioni. Si disse della nuova autonomia della donna, che spinge alcuni uomini deboli a cercare soggetti più 'docili'. Della diffusione massiccia di pornografia e pedofilia su Internet. E del meccanismo della ricerca di sempre nuove emozioni: come la droga, il vizio vuole ogni volta qualcosa di più forte. (Del Vaticano, a dire il vero, non si fece parola). Invece da sue personali fonti Merlo ha appreso la verità. Gli italiani ascoltano il cardinale Ruini in tv, e per reazione escono a vedere chi c’è di nuovo sui marciapiedi della circonvallazione. Sentono un monito del Papa, e prenotano un last minute per soli uomini a Cuba. Colpa, è evidente, dell’oscurantismo cattolico­sessuofobico- bigotto. (D’altronde, quando ci si dimentica di quell’antico male cui siamo tutti naturalmente inclini, un colpevole bisogna pure trovarlo, e additare indignati il fattore di corruzione di un’umanità che di per sé sarebbe 'naturalmente' buona). Attendiamo ora la prossima puntata. Cosa avremo fatto ancora, noi cattolici? Il buco nell’ozono, la desertificazione dell’Africa sub Sahariana: a prima vista, non c’entriamo. Ma qualche vigile penna laica e non ideologica, ne siamo certi, non tarderà a svelare l’ombra del Vaticano dietro alla inarrestabile estinzione delle balene.

mercoledì 14 maggio 2008

Un aforisma al giorno - 48

"Taluni hanno preso la stupida abitudine di parlare dell'ortodossia come di qualche cosa di pesante, di monotono e di sicuro. Non c'è invece, niente di così pericoloso e di così eccitante come l'ortodossia: l'ortodossia è la saggezza, e l'esser saggi è più drammatico che l'esser pazzi; è l'equilibrio di un uomo dietro cavalli che corrono a precipizio, che pare si chini da una parte, si spenzoli da quell'altra, e pure, in ogni atteggiamento, conserva la grazia della statuaria e la precisione dell'aritmetica".

G. K. Chesterton, Ortodossia

martedì 13 maggio 2008

Chesterton in altre parole - 11

A proposito della comune inclinazione all'ironia di Chesterton e di San Tommaso Moro, padre Vincent McNabb dava questa spiegazione:

"Chesterton and More were both cockeys" (Chesterton e Tommaso Moro erano entrambi cockey, cioè londinesi purosangue, ndr).

Un aforisma al giorno - 47

"Ancora ogni generazione cerca per istinto il suo santo. Ed egli è non ciò che la gente vuole, ma piuttosto colui del quale la gente ha bisogno (...). Da ciò il paradosso della storia che ciascuna generazione è convertita dal santo che la contraddice maggiormente".



G. K. Chesterton, San Francesco d'Assisi

Il Papa e la 194 - Dichiarazioni di contenuto non astratto.

Il Papa ieri sull'aborto ha dichiarato cose molto molto laiche, molto da uomo preoccupato per il bene della società, ancor prima che cose di contenuto "etico". Se ha detto qualcosa di "eticamente rilevante", lo ha detto nel senso letterale delle parole "ethos" e "mos, -ris", cioè comportamento, e non all'interno di una sfera che il pensiero e la cultura dominante vorrebbero essere del tutto avulsa dalla realtà, strettamente confinata alla coscienza come un luogo inaccessibile e intangibile dalla realtà.

Il Papa ha parlato di bene e male per la società. Ha parlato come i grandi papi dell'alto medioevo, che salvavano il loro popolo dalle orde barbariche.

lunedì 12 maggio 2008

Papa Benedetto: "Aborto, ulteriore ferita nelle nostre società già gravate da profonde sofferenze".

UDIENZA AI MEMBRI DEL MOVIMENTO PER LA VITA
Alle ore 12.30 di questa mattina, nell’Aula delle Benedizioni, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i membri del Movimento per la vita.

Qui di seguito uno stralcio quasi integrale del discorso. L'intero discorso è reperibile cliccando il nostro titolo. Il Papa parla chiaro. Neretti nostri.

"La vostra visita cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo. Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa.

Certamente molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto. Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze.

Tanto impegno, in verità, in questi anni è stato profuso, e da parte non solo della Chiesa, per venire incontro ai bisogni e alle difficoltà delle famiglie. Non possiamo però nasconderci che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono. La mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l’impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli, sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l’esigenza dell’amore fecondo, mentre aprono le porte a un crescente senso di sfiducia nel futuro. E’ necessario per questo unire gli sforzi perché le diverse Istituzioni pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo la vita nasce e si sviluppa. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno.

Per i cristiani resta sempre aperto, in questo ambito fondamentale della società, un urgente e indispensabile campo di apostolato e di testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Per questo, cari fratelli e sorelle, domando al Signore di benedire l’azione che, come Centro di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, voi svolgete per evitare l’aborto anche in caso di gravidanze difficili, operando nel contempo sul piano dell’educazione, della cultura e del dibattito politico. E’ necessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare. Per chi ha il dono della fede questo diventa un imperativo inderogabile, perché il seguace di Cristo è chiamato ad essere sempre più "profeta" di una verità che mai potrà essere eliminata: Dio solo è Signore della vita. Ogni uomo è da Lui conosciuto e amato, voluto e guidato. Qui soltanto sta l’unità più profonda e grande dell’umanità, nel fatto che ogni essere umano realizza l’unico progetto di Dio, ognuno ha origine dalla medesima idea creatrice di Dio. Si comprende pertanto perché la Bibbia afferma: chi profana l’uomo, profana la proprietà di Dio (cfr Gn 9,5).

Quest’anno ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo il cui merito è stato quello di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali, di convergere attorno ad un nucleo fondamentale di valori e, quindi, di diritti. Come ho recentemente ricordato, nella mia visita all’ONU, ai membri delle Nazioni Unite, "i diritti umani debbono essere rispettati quali espressione di giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori. La promozione dei diritti umani rimane quindi la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali, come pure per un aumento della sicurezza". Per questo è oltremodo lodevole anche il vostro impegno nell’ambito politico come aiuto e stimolo alle Istituzioni, perché venga dato il giusto riconoscimento alla parola "dignità umana". La vostra iniziativa presso la Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo, nella quale affermate i valori fondamentali del diritto alla vita fin dal concepimento, della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, del diritto di ogni essere umano concepito a nascere e ad essere educato in una famiglia di genitori, conferma ulteriormente la solidità del vostro impegno e la piena comunione con il Magistero della Chiesa, che da sempre proclama e difende tali valori come "non negoziabili".

Cari fratelli e sorelle, incontrandovi il 22 maggio del 1998, Giovanni Paolo II vi esortava a perseverare nel vostro impegno di amore e difesa della vita umana, e ricordava che, grazie a voi, tanti bambini potevano sperimentare la gioia del dono inestimabile della vita. Dieci anni dopo, sono io a ringraziarvi per il servizio che avete reso alla Chiesa e alla società. Quante vite umane avete salvato dalla morte! Proseguite su questo cammino e non abbiate paura, perché il sorriso della vita trionfi sulle labbra di tutti i bambini e delle loro mamme. Affido ognuno di voi, e le tante persone che incontrate nei Centri di aiuto alla vita, alla materna protezione della Vergine Maria, Regina della Famiglia, e mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, di cuore benedico voi e quanti fanno parte dei Movimenti per la Vita in Italia, in Europa e nel mondo".

Ecco un brano di quello che è successo a Sat2000 mercoledì scorso!

Due simpatici apologi di Chesterton, Andrea Monda e Saverio Simonelli, e il presidente della Società Chestertoniana Italiana, Marco Sermarini. Ecco il contenuto di un brano della puntata di mercoledì scorso di La Compagnia del Libro, che va in onda ogni settimana su Sat2000 e viene replicata due volte, ideata e condotta da Saverio Simonelli, che ringraziamo per essersi interessato a Chesterton ed essersi ricordato della Società.

Cliccando il nostro titolo si viene riportati alla pagina del sito www.lacompagniadellibro.tv, in calce alla quale trovate il video.

Un chestertoniano... insospettabile.

Sul Corriere del 9 maggio è apparso un articolo di Claudio Magris sull'illustre germanista e critico marxista Cesare Cases. Eccone un brano:

"In questo luminoso finale della sua vita e del suo percorso, Cases, affezionato lettore di Chesterton, opera una sorta di rivalutazione del Cristianesimo. Esso gli appare sempre basato su una premessa a suo avviso insostenibile, ossia sull'affermazione che il Messia è già arrivato, ma, parlando con Gnoli, egli mostra una forte comprensione per i cristiani che, a differenza degli ebrei, non hanno avuto la pazienza di aspettare (quella pazienza che egli rimprovera alla borghesia ebraica) e hanno proclamato Messia e Crocifissi. Parlando su questo tema, Cases ha scritto: "Scandalo ai pagani, follia ai giudei. Sì, con il Crocifisso posso identificarmi, accetto la follia". E in un altro momento ha detto che essere cristiani è ancora più difficile che essere marxisti".

Evoluzione, anche l’ornitorinco smentisce Darwin

Un interessante articolo di Mario Gargantini, fisico e giornalista scientifico, sull'evoluzionismo. Eccovi l'incipit, il resto lo trovate cliccando il nostro titolo, da cui verrete riportati alla pagina di www.ilsussidiario.net:

"Si scaldano i motori in vista del Gran Prix dell’evoluzione: l’anno prossimo sarà il bicentenario della nascita di Charles Darwin e il 150esimo della pubblicazione del celebre L’origine delle specie. Tutto quindi deve essere a posto per celebrare i fasti della scienza leader del terzo millennio, la biologia; per fugare ogni dubbio sulla autenticità dei modelli del neo-darwinismo e sulla credibilità dei suoi profeti. Soprattutto per allontanare il rischio che qualcuno trovi un modo convincente per parlare di creazione e renda esplicito quello che la semplice ragionevolezza sembra indicare: cioè che il caso cieco, tanto caro ai fan di Richard Dawkins, non spiega un bel niente".

In Libano le cose peggioreranno, se non si elegge il Presidente


Intervista al nostro caro amico giornalista libanese Camille Eid (qualche anno fa partecipò alla festa del beato Pier Giorgio Frassati, che ogni anno ospita il Chesterton Day) - da www.ilsussidiario.net

Gli ultimi fatti sembrano mostrare che Hezbollah sta diventando sempre più forte in Libano. Questo è forse il segno di una crescente influenza dell’Iran sul paese?
L’Iran continua a godere di una forte influenza in Libano, soprattutto dopo che i siriani hanno “mollato” il paese nel 2005, ed è molto più presente rispetto ad altri attori regionali. Tuttavia, penso che gli ultimi fatti abbiano diminuito questa influenza, proprio perché Hezbollah ha cominciato a occuparsi troppo della politica interna libanese.
In passato, almeno fino a due anni fa, c’era un forte consenso intorno a Hezbollah: i libanesi avevano accettato il fatto che continuasse ad armarsi in nome della liberazione dei territori occupati da Israele o per difendere il paese da eventuali aggressioni esterne. Ma ultimamente Hezbollah si è perso nei “meandri” della politica interna, che sono abbastanza “sporchi” e questo ha danneggiato indirettamente anche l’Iran.
L’offensiva dell’altro giorno nei quartieri di Beirut danneggerà ulteriormente Hezbollah agli occhi degli arabi e dei musulmani in generale, che sono al 90% sunniti e che hanno visto quest’atto come una vera e propria ingerenza nella politica interna.
La crisi libanese è risolvibile dall’interno o è necessario un forte intervento di Onu, Stati uniti o della comunità internazionale in generale?
La situazione non può essere risolta solo dall’interno, e lo si vede nella circostanza critica che riguarda la carica presidenziale: da oltre 5 mesi siamo senza presidente. Questo riflette, almeno in parte, il conflitto in atto che oppone Arabia Saudita ed Egitto da una parte e Siria e Iran dall’altra, e nel quale i libanesi si sentono presi in trappola.
Purtroppo l’Onu, la Francia in particolare, ha già tentato una mediazione tra le parti per arrivare a una soluzione, ma senza esito. Da un paio di mesi è in atto la missione della Lega Araba, il cui Segretario generale, Amr Moussa, non è ancora riuscito a sbloccare la situazione, che nel frattempo si è fatta più ingarbugliata. Questo non deve portare alla conclusione che i libanesi devono essere lasciati soli per risolvere la situazione, ma la comunità internazionale deve prendere atto che in Libano nessuna parte (proprio nessuna) può imporre la propria opinione sull’altra. Bisogna quindi cercare di costruire un consenso tra i libanesi verso un unico obiettivo, al di là dei conflitti regionali in atto. Questo obiettivo credo debba essere l’elezione del presidente.
Non bisogna aspettare che Iran e Arabia Saudita facciano la pace per potere eleggere un presidente in Libano. Bisogna fare pressioni sul parlamento, che deve essere convocato per arrivare a questa elezione. Lo sblocco di questa carica, infatti, porterà allo sblocco di tutte le istituzioni, perché si formerà un nuovo governo, non importa se di unità nazionale o meno, e potrà riprendere il lavoro della Camera.
Se non arriviamo a questo, continueremo a trovarci in un vicolo cieco e le cose non potranno che peggiorare, perché la tensione politica si trasforma facilmente in scontri di piazza e la situazione può sfuggire a qualsiasi tipo di controllo.
Secondo Lei il contingente Unifil sta svolgendo bene il suo ruolo o bisognerebbe cambiare le regole d’ingaggio per renderne più incisiva la presenza?
Sono stato recentemente in Libano e ho visitato diversi contingenti e penso che il lavoro che stanno facendo sia utile.
Le regole d’ingaggio possono anche essere cambiate, ma bisogna capire in quale direzione. Si potrebbe pensare di fare in modo di avere un maggior controllo sul territorio, sui movimenti degli Hezbollah, sull’arrivo delle armi. Ma bisogna stare attenti a non mettere a rischio la vita di questi militari, perché se saranno costretti a trincerarsi nei loro presidi, la loro presenza diventerà inutile.
Credo però che un cambiamento vada fatto, perché da quando il contingente Unifil si è stanziato, Israele ha continuato a sorvolare il territorio libanese, suscitando le proteste dello Stato libanese e di Hezbollah, che da parte sua ha continuato ad armarsi attraverso il confine siriano. Il fatto è che questo contingente non può far altro che registrare e denunciare tali fatti alle Nazioni Unite. Quindi, non ha i mezzi per poter svolgere un grande funzione, ma sul territorio che ha sotto controllo ha fatto tutto quello che doveva fare.
Comunque, sulla possibilità di cambiare le regole di ingaggio, sono d’accordo con quanto ha detto il neo-ministro Frattini: sentiamo i militari che sono lì cosa ne pensano; se c’è qualcosa da cambiare verrà proposto all’Onu, cui spetta la decisione.
Quale ruolo possono giocare i cristiani per risolvere la crisi?
Se fossero tutti uniti intorno a una leadership, politica perlomeno, potrebbero giocare il loro tradizionale ruolo di mediatori, di pacificatori, tra le differenti comunità, che hanno già ricoperto in passato. Attualmente, infatti, i cristiani, dal punto di vista politico, sono divisi in due: ce ne sono alcuni che hanno un “patto d’intesa” con Hezbollah o il movimento Amal, senza per questo essere filo-siriani o filo-iraniani, e che sono simpatizzanti del generale Aoun; ve ne sono poi altri che stanno con “Forze libanesi” o il partito di Gemayel.
Sono contento che per il momento i cristiani non si siano lasciati trascinare negli scontri degli ultimi giorni, e spero che rimangano fuori da questa “bega” che è completamente assurda. Ho comunque qualche timore, perché ho visto molti giovani cristiani alle manifestazioni politiche: loro non hanno mai assistito veramente alla guerra e sembrano tentati di riprendere questa “avventura”. Questo sinceramente non lascia presagire nulla di buono.
Non bisogna poi dimenticare che, a differenza di quanto avviene nelle zone musulmane, dove si sa in quale parte ci sono gli sciiti e in quale i sunniti, nelle zone cristiane è possibile che nella stessa via, nello stesso palazzo, vi siano diverse affiliazioni politiche. Questo, in caso di un conflitto armato, potrebbe comportare situazioni gravissime.
È possibile in qualche modo superare questa divisione fra cristiani?
Il Patriarca maronita ha provato diverse volte a riunire i cristiani, almeno sulle cose comuni, ma finora non vi è riuscito. Ma attualmente è in viaggio all’estero e non si sa quando tornerà, perché l’aeroporto di Beirut è chiuso.
Ognuno pensa, in buona fede, di fare la politica giusta, ma non ci si rende conto che sul terreno queste divergenze politiche, quando si arriva all’insulto o all’accusa di tradimento reciproca, può far sfociare la tensione in scontri nelle piazze e nelle strade.
Spero che in questa circostanza particolare che sta vivendo il Libano si ritrovi il buon senso. Spero questi cristiani si rendano conto che il bene della nazione viene prima di tutti gli interessi particolari.