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lunedì 31 marzo 2008

Un articolo su Chesterton da 30Giorni


Vi segnaliamo questo articolo su Chesterton del filosofo Massimo Borghesi uscito nel numero di Dicembre 2006 della rivista 30Giorni.

Si intitola "La religione della gratitudine".

In esso dice tra l'altro Borghesi: "La religione della gratitudine è l’ultima parola di Chesterton. Essa però, nella sua forma primitiva, così come nel panteismo, non salva dall’ingratitudine, dal peccato. Il trittico delineato nell’Autobiografia vede nel sacramento della confessione, nel cattolicesimo, il pieno compimento dell’atteggiamento generato dallo stupore dell’esistenza".

Cliccando qui si va all'articolo.

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16 Maggio 2022: siccome ci siamo accorti che molti articoli che segnaliamo dopo anni si perdono perché non sempre si ha costanza di mantenere un sito, o spesso succede che i siti cambiano, per non sbagliare abbiamo ritrovato il collegamento di questo articolo, che avevamo perso, e abbiamo pensato di pubblicarlo integralmente per non perderlo, sempre pronti a rimuoverlo qualora qualcuno legittimamente ce lo chieda.
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Letteratura 

La religione della gratitudine


L’autobiografia del grande scrittore inglese, in cui l’autore delle Storie di padre Brown mette a nudo sé stesso, i segreti della propria arte, il senso del suo humour. E ricostruisce la sua conversione 


di Massimo Borghesi


Gilbert Keith Chesterton

Gilbert Keith Chesterton

Autobiography (Autobiografia), pubblicata nel 1937 a un anno dalla morte dell’autore, è lo scritto che, più di ogni altro, consente di penetrare nell’animo di Gilbert Keith Chesterton. Il grande scrittore inglese, universalmente noto per le sue Storie di padre Brown, mette qui a nudo sé stesso, i segreti della propria arte, il senso profondo del suo humour. Lo scopo non è una narrazione fine a sé stessa, egocentrica e autocelebrativa, ma il racconto di una “conversione” che trova la sua espressione conclusiva in un sentimento di gratitudine. L’Autobiografia costituisce, da questo punto di vista, un’opera apologetica che rende manifesto il percorso esistenziale e speculativo che porta a Orthodoxy (Ortodossia, 1908), l’opera in cui Chesterton difende in modo arguto e geniale la fede cattolica, e agli altri lavori dell’autore. In Ortodossia la verità del cattolicesimo è dimostrata a partire dal presupposto che esso rappresenta la sanità, psichica e mentale, dell’uomo; l’equilibrio delle sue facoltà spirituali. La verità coincide qui con la sanità, l’errore con la follia. Si tratta di un metodo che rifiuta la dissociazione postkantiana tra logica e psicologia, e che trova la sua applicazione anche nel Franz Rosenzweig di Dell’intelletto comune sano e malato. Leggendo l’Autobiografia comprendiamo come questa scoperta sia stata fatta da Chesterton sulla propria pelle. Anche per lui la via del dubbio si è trasformata nella via della disperazione e della follia. Da queste lo ha liberato il cattolicesimo ridonandogli la meraviglia perduta della sua fanciullezza. Donde il ritmo ternario della sua narrazione: al tempo della meraviglia segue quello del dubbio e, da ultimo, dello stupore ritrovato. La fanciullezza, che per Chesterton trascorre «piacevole e allegra oltre ogni merito»1, è l’era della scoperta e della continua sorpresa di fronte al reale. «La candida luce di meraviglia che splendeva su tutto il mondo, non era una specie di burla»2. Contrariamente all’opinione corrente sui bambini, questi sanno perfettamente distinguere tra realtà e immaginazione. Ciò permette a Chesterton di non rinnegare la meraviglia originaria, di non relegarla tra i sogni variopinti della sua infanzia. «In una parola non ho mai perduto la convinzione che questa fosse la mia vera vita, il vero inizio di quanto dovrebbe essere stata una vita più reale, una esperienza perduta nella terra dei viventi. […] Soltanto l’adulto vive una vita di finzione e di simulazione. È lui che ha la testa in una nuvola. Naturalmente in quel tempo neppure sapevo che quella luce mattutina poteva andar perduta»3. È quanto accade a Chesterton nel periodo della sua giovinezza, «pieno di dubbi», che lascia nella sua mente «la certezza della solidità oggettiva del peccato»4. L’esperienza e la pratica dello spiritismo, comune nell’Inghilterra tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, unitamente allo scetticismo del suo tempo lo portano ad una sorta di «dubbio metafisico»5 per cui la distinzione tra realtà e sogno diviene impalpabile. L’uscita dal delirio, che a tratti ha i colori oscuri di un incubo, avviene attraverso un «mistico minimum di gratitudine»6 che si alimenta della lettura di Whitman, Browning, Stevenson. Per esso «anche la sola esistenza, ridotta ai suoi limiti più semplici, è tanto straordinaria da essere stimolante. Tutto era magnifico, paragonato al nulla. La luce del giorno poteva essere un sogno, ma un sogno, non un incubo»7
La religione della gratitudine è l’ultima parola di Chesterton. Essa però, nella sua forma primitiva, così come nel panteismo, non salva dall’ingratitudine, dal peccato. Il trittico delineato nell’Autobiografia vede nel sacramento della confessione, nel cattolicesimo, il pieno compimento dell’atteggiamento generato dallo stupore dell’esistenza
È questo stupore che consente a Chesterton di trovare il ponte verso la dimensione religiosa. «Di fatto, ero arrivato a una posizione non molto lontana dalla frase del mio nonno puritano, il quale avrebbe ringraziato Dio per averlo creato, diceva, anche se fosse stato un’anima perduta. Ero attaccato ai resti della religione con un piccolo filo di riconoscenza. […] Ciò che intendevo, riuscissi o no a dirlo, era questo: che nessun uomo sa fino a qual punto è ottimista, anche se chiama sé stesso pessimista, perché nessun uomo ha veramente misurato la vastità del debito verso quel qualsiasi essere che l’ha creato e che lo ha reso capace di chiamarsi qualcosa. Dietro il nostro cervello, per così dire, v’era, dimenticata, una vampa o uno scoppio di sorpresa per la nostra stessa esistenza. Scopo della vita artistica e spirituale era di scavare questa sommessa alba di meraviglia»8. Come Chesterton scrive nell’Autobiografia: «Lo scopo della vita è l’apprezzamento»9. Questo è autentico, e non ottimismo banale, solo là dove è accompagnato dalla «gratitudine che si addice a colui che è indegno»10. L’apprezzamento, unito all’umiltà, di colui che non ha diritti da rivendicare, consente il godimento delle cose vicine. «Ciò che conta», scrive Emilio Cecchi, «è di giungere ad apprezzare i propri beni come li apprezza chi se ne farebbe anche ladro. Di riuscire ad amare la propria moglie, in modo da avere con lei cento fidanzamenti»11. V’è in Chesterton, come in Péguy, l’idea che il Paradiso, luogo di un amore sempre nuovo, sia fatto di cose familiari: di campi di grano, del “lampione” davanti alla propria casa, in cielo. In questa continua sorpresa di fronte all’essere «Io», confessa l’autore al termine della sua vita, «sono diventato vecchio senza annoiarmi. L’esistenza è ancora una cosa mirabile per me, e le do il benvenuto come a un forestiero»12
«Quando un cattolico ritorna dalla confessione entra veramente, per definizione, nell’alba del suo stesso inizio [...]. Egli sa che in quell’angolo oscuro, e in quel breve rito, Dio lo ha veramente rifatto a Sua immagine»
La religione della gratitudine è l’ultima parola di Chesterton. Essa però, nella sua forma primitiva, così come nel panteismo, non salva dall’ingratitudine, dal peccato. Il trittico delineato nell’Autobiografia vede nel sacramento della confessione, nel cattolicesimo, il pieno compimento dell’atteggiamento generato dallo stupore dell’esistenza. Per Chesterton, che si converte nel 1922, la Chiesa romana è, innanzitutto, ambito di rigenerazione, luogo in cui la meraviglia originaria della fanciullezza torna ad essere possibile e attuale. «Quando un cattolico ritorna dalla confessione entra veramente, per definizione, nell’alba del suo stesso inizio, e guarda con occhi nuovi attraverso il mondo, a un Crystal Palace che è veramente di cristallo. Egli sa che in quell’angolo oscuro, e in quel breve rito, Dio lo ha veramente rifatto a Sua immagine. Egli è ora un nuovo esperimento del Creatore. È un esperimento nuovo tanto quanto lo era a soli cinque anni. Egli sta […] nella luce bianca dell’inizio, pieno di dignità, della vita di un uomo. Le accumulazioni del tempo non possono più spaventare. Può essere grigio e gottoso, ma è vecchio soltanto di cinque minuti»13Questa perenne giovinezza, frutto della confessione dei peccati, riporta Chesterton al «primo sguardo del glorioso dono dei sensi, alla sensazionale esperienza della sensazione»14. Lo riporta al primato della realtà, che il “dubbio metafisico”, con il suo mondo interiore di spettri, così simile alla follia, aveva tentato di dissolvere. Da questo mondo l’adorazione del Dio “esterno”, e non di quello “interno” stoico-idealistico, lo aveva liberato. Come dirà in Ortodossia: «Il cristianesimo è venuto nel mondo prima di tutto per affermare con violenza che l’uomo doveva guardare non solamente dentro di sé, ma anche fuori, doveva ammirare con stupore ed entusiasmo un divino drappello e un divino capitano. Il solo piacere che si prova a essere cristiani è quello di non sentirsi soli con la Luce interiore, è quello di riconoscere nettamente un’altra Luce, splendida come il sole, chiara come la luna»15.  


Note 
1 G.K. Chesterton, Autobiografia,  
tr. it., Casale Monferrato 1997, p. 50. 
2 Ibid., p. 51. 
3 Ibid., p. 56. 
4 Ibid., p. 80. 
5 Ibid., p. 92. 
6 Ibid., p. 94. 
7 Ibid., p. 93. 
8 Ibid., pp. 93-94. 
9 Ibid., p. 325. 
10 Ibid., p. 326. 
11 E.Cecchi, «Introduzione» a: G.K. Chesterton, Opere scelte, Firenze – Roma 1956, p. XIV. 
12 G.K.Chesterton, Autobiografia, op. cit., p. 382. 
13 Ibid., pp. 321-322. 
14 Ibid., p. 334. 
15 G. K. Chesterton, Ortodossia, tr. it., Brescia 1995, pp.105-106. 

Un aforisma al giorno - 23

"La mutevolezza è una delle virtù delle donne. Essa ovvia alle crude esigenze della poligamia. Se hai una buona moglie, sei certo di avere un harem spirituale"

venerdì 28 marzo 2008

Un diavolo stranamente... chestertoniano!


giovedì 27 marzo 2008

CHIESA BRITANNICA ALL'ATTACCO - SECCO NO AGLI EMBRIONI IBRIDI

Il Governo britannico vorrebbe approvare a breve una legge che permette la creazione di embrioni ibridi, parte umani parte animali, per la cosiddetta ricerca scientifica. All'omelia di Pasqua il cardinale Keith O' Brien, Primate di Scozia, ha detto che "questa legge rappresenta un mostruoso attentato contro i diritti umani. In alcuni paesi europei si potrebbe finire in prigione per fare quello che il nostro Governo intende rendere legale". La legge se approvata si chiamerebbe Human Fertilisation and Embriology Act. La Chiesa ha chiesto al Primo Ministro Brown di lasciare liberi i parlamentari laburisti di votare secondo coscienza, cosa che Brown non intende concederem Allora la Chiesa ha chiesto a ministri e deputati cattolici di dimettersi. Tra i ministri del governo britannico ci sono cattolici praticanti, che ci auguriamo seguano la Chiesa.

La durezza della posizione della Chiesa nell'isola di Albione trova una validissima radice proprio nel pensiero di Chesterton, che proprio in questi giorni possiamo rileggere in Eugenetica e altri malanni. Gridare prima di farsi male serve proprio ad evitare di farsi male, sosteneva giustamente Chesterton. Quindi che il cardinale O'Brien gridi va solo benissimo, e che richiami i parlamentari cattolici al senso comune non solo e' giusto ma buono e doveroso per loro e per il loro paese.

Tanto è vero ciò, che il premier Gordon Brown ha concesso (è il caso di dirlo, per quanto è assurdo) questa libertà di coscienza.

Magdi Cristiano Allam, una conversione contestata

Il battesimo cattolico del noto giornalista Magdi Allam, egiziano e musulmano non praticante, suscita critiche e disprezzo nel mondo islamico. Vi è pure imbarazzo nel mondo cristiano, timoroso di vedere la Chiesa e Benedetto XVI lanciare una nuova crociata.

Invece, come per il discorso di Regensburg, questo battesimo è un messaggio per difendere la libertà religiosa, l’evangelizzazione e la convivenza fra religioni.

Questa è la posizione (peraltro simile a quella di Gian Maria Vian, autorevole direttore dell'Osservatore Romano) sul noto fatto accaduto la notte di Pasqua di quest'anno di padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano ed autorevole esperto di islam.

Un lettore arcicontento de L'Osteria Volante, quale dovrebbe essere ogni chestertoniano, dovrebbe essere tanto felice se tutti i musulmani prendessero la strada di Allam, come pure tutti quelli che non credono in Gesù Cristo. La cosa sembra chiara e semplice, ma forse non molto di moda e forse neppure molto igienica.

L'articolo intero (molto lungo ma molto bello ed interessante, denso di saggezza e di esperienza personale) lo trovate cliccando il nostro titolo.

mercoledì 26 marzo 2008

Chesterton in altre parole - 9


Un Franz Kafka che coglie la Verità in Chesterton ma, purtroppo per lui, tristemente non la riconosce...

"Assomigliava a quel leggendario soldato semplice che ruppe la lancia per farne una croce. G. K. Chesterton è così lieto che si sarebbe quasi tentati di credere che abbia davvero trovato Dio".

Franz Kafka

Angelo Bottone colpisce ancora! Un articolo di Chesterton da Il Frontespizio del 1934!

Angelo Bottone, chestertoniano oramai italoirlandese, ci ammannisce un'ottima sorpresa: un articolo di Chesterton tratto dalla famosa rivista culturale fiorentina «Il Frontespizio». Lui ce l'ha segnalato, noi ve lo riversiamo paro paro qui. Grazie, Angelo, a nome della Società.

 
Capelli spaccati in quattro Le discussioni teologiche sono sottili ma non magre. In tutta la confusione della spensieratezza moderna, che vuol chiamarsi pensiero moderno, non c’è nulla forse di così stupendamente stupido quanto il detto comune: “La religione non può mai dipendere da minuziose dispute di dottrina”. Sarebbe lo stesso affermare che la vita umana non può mai dipendere da minuziose dispute di medicina. L’uomo che si compiace dicendo: “Non vogliamo teologi che spacchino capelli in quattro”, sarebbe forse d’avviso di aggiungere: “e non vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili”. È un fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili distinzioni di dottrina. Nessuno scriverà mai una Storia d’Europa un po’ logica finché non riconoscerà il valore dei Concili, della Chiesa, quelle collaborazioni vaste e competenti che ebbero per scopo di investigare mille e mille pensieri diversi per trovare quello unico della Chiesa. I grandi Concili religiosi sono di un’importanza pratica di gran lunga superiore a quella dei Trattati internazionali, perni sui quali si ha l’abitudine di far girare gli avvenimenti e le tendenze dei popoli. I nostri affari di oggi stesso, infatti, sono ben più influenzati da Picea ed Efeso, da Trento e Basilea, che da Utrecht o Amiens o, Versailles. In quasi tutti i casi vediamo che la pace politica ebbe per base un compromesso: la pace religiosa invece si fondava su di una distinzione. Non fu affatto un compromesso dire che Gesù Cristo era vero Dio e vero Uomo, come fu invece un compromesso la decisione che Danzica sarebbe stata in parte polacca ed in parte tedesca: era bensì la dichiarazione di un principio la cui perfetta pienezza lo distingueva sia dalla teoria ariana, sia da quella monofisita. E questo principio ha influito e influisce tuttora sulla mentalità di Europei, da ammiragli a fruttivendole, che pensano (sia pure vagamente) a Cristo come a qualcosa di Umano e Divino nello stesso tempo. Mentre il domandare alla fruttivendola quali siano per lei le conseguenze pratiche del Trattato di Utrecht, sarebbe meno che fruttuoso. Tutta la nostra civiltà risulta di queste vecchie decisioni morali, che molti credono insignificanti. Il giorno in cui furono portate a termine certe note contese di metafisica sul Destino e sulla Libertà, fu deciso anche se l’Austria dovesse o no somigliare all’Arabia, o se viaggiare in Ispagna dovesse essere lo stesso che viaggiare nel Marocco. Quando i dogmatici fecero una sottile distinzione fra la sorta di onore dovuto al matrimonio e quello dovuto alla verginità, stamparono la civiltà di un intero continente con un marchio di rosso e di bianco, marchio che non tutti rispettano, ma che tutti riconoscono, anche mentre l’oltraggiano. Nello stesso modo, allorché si stabilì la differenza tra il prestito legale e l’usura, nacque una vera e propria coscienza umana storica, che anche nello spettacoloso trionfo dell’usura, nell’età materialistica, non si è potuto distruggere. Quando San Tommaso D’Aquino definì il diritto di proprietà e nello stesso tempo gli abusi della falsa proprietà, fondò la tradizione di una schiatta di uomini, riconoscibili allora e ora, nella politica collettiva di Melbourne e di Chicago: e ciò staccandosi dal comunismo coll’ammettere i diritti della proprietà, ma anche protestando, in pratica, contro la plutocrazia. Le distinzioni più sottili hanno prodotto i cristiani comuni: coloro che credono giusto il bere e biasimevole l’ubriachezza; coloro che credono normale il matrimonio e anormale la poligamia; coloro che condannano chi colpisce per primo ma assolvono chi ferisce in propria difesa; coloro che credono ben fatto scolpire le statue e iniquo adorarle: tutte queste sono, quando ci si pensa, molto fini distinzioni teologiche. Il caso delle statue è particolarmente importante in questo argomento. Il turista che visita Roma è colpito dalla ricchezza, quasi sovrabbondanza, di statue che vi si trovano, or bene, il fatto dell’importanza dei Concili diviene ancora più impressionante quando tutto l’avvenire artistico di una terra dipende da una sola distinzione, e la distinzione stessa da un solo Uomo. Fu il Papa, solo, che rilevò la differenza tra venerazione delle immagini e idolatria. Fu lui solo a salvare tutta la superficie artistica dell’Europa e di conseguenza l’intera carta geografica del mondo moderno, dall’essere nuda e priva dei rilievi dell’Arte. Nel difendere quest’idea, il Pontefice difendeva il San Giorgio di Donatello e il Mosè di Michelangiolo, e com’egli fu forte e deciso in Roma così il David sta gigantesco su Firenze, ed i graziosi putti dei Della Robbia sono apparsi come squarci di azzurro e nubi nel Palazzo di Perugia, e nelle celle di Assisi. Se dunque una tale distinzione teologica è un filo sottile, tutta la Storia dell’Occidente è sospesa a quel filo; se non è che un punto di affermazione, tutto il nostro passato è in equilibrio su di esso.

 
G. K. Chesterton (Trad. dall’inglese di G. Sodi-Cosgrave)
Il Frontespizio, ottobre 1934, annata XII, pp. 8-9.

martedì 25 marzo 2008

Dal numero di Tempi del 28 Febbraio 2008


Un Chesterton dimenticato fa a pezzi l’eugenetica «ricca solo di moventi». Il luminoso senso comune di un genio contro i Frankenstein di ieri e di oggi

di Emanuele Boffi

"LA COSA PIÙ SAGGIA DEL MONDO è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale (...). Un colpo d’accetta si può parare soltanto mentre l’accetta è ancora in aria". Così scriveva Gilbert Keith Chesterton nel 1921 nel suo Eugenetica e altri malanni, opera finora mai pubblicata in Italia e oggi mandata in stampa da Cantagalli (con prefazione di Luca Volontè e postfazione di Luigi Frigerio). Il grande scrittore e polemista inglese era allarmato dai progetti di legge che volevano limitare il numero dei malati e da un clima culturale (Chesterton mette fra i suoi bersagli George Bernard Shaw) che tendeva a giustificare le tesi eugeniste sulla selezione prematrimoniale e il miglioramento della razza. Ma per l’autore de L’uomo che fu Giovedì, queste idee e teorie non erano affatto immuni da critiche, tanto che decise di affrontare la questione di petto, riunendo in un veloce volume tutte le sue perplessità sulle istanze dei propugnatori del Mondo Nuovo. Chesterton, come suo solito, usa l’arma della ragione e dell’ironia, esprimendosi secondo quella che può essere definita la moralità del buon senso comune, carica di presupposti razionali ben più convincenti di tutti gli astrusi arzigogoli degli eugenisti. Cui, sin dal principio dell’opera, non fa sconti: «L’eugenetica è, come il veleno, una cosa con cui non si può venire a patti». Ma che cos’è l’eugenetica? Come può essere definita? Chi sono gli eugenisti? GKC – come si firmava – descrive l’eugenetica come una religione, o meglio, una credenza i cui adepti, per la maggior parte scienziati che vorrebbero salvare il mondo a patto di sacrificare tutti gli uomini, si sono votati con assoluta irrazionalità. GKC li paragona a dei cacciatori di streghe, anzi li trova ancor più spregevoli: «Ho più rispetto per i vecchi cacciatori di streghe che per gli eugenisti, che vanno perseguitando lo scemo della famiglia: perché i cacciatori di streghe, secondo le loro stesse convinzioni, correvano un rischio. Streghe e stregoni non erano persone di mente debole, bensì di mente forte: incantatori malvagi, dominatori degli elementi. La caccia a una strega, a torto o a ragione, poteva sembrare ai paesani che la effettuavano una giusta insurrezione popolare contro una vasta tirannia spirituale, un supremo coacervo di peccato. Sappiamo, tuttavia, che la cosa degenerò in una furiosa e spregevole persecuzione degli inermi e dei vecchi. Finì per essere una guerra contro i deboli. Finì per essere ciò che l’eugenetica è fin da principio».
In sintesi, l’eugenetica si fonda su una crudele «base morale: per la quale noi siamo principalmente e direttamente responsabili del bambino che deve ancora nascere ». Ed in nome di questo (e della donna e dell’uomo che si uniranno in matrimonio, o del malato che forse nascerà, o del pazzo che forse ognuno di noi potrà diventare) gli eugenisti sono disposti a sacrificare il presente e i presenti, che altro non sono che cavie per dimostrare la bontà delle nostre ipotesi. Ma come sempre in logica, da premesse errate derivano conseguenze errate. Le posizioni eugeniste sono gravide di conseguenze, e non c’è tempo da perdere: «Lo Stato eugenista è cominciato»; «Siamo già sotto lo Stato eugenista; e a noi non resta che la ribellione ». La ribellione, così come la intende GKC, ha l’incedere dello sberleffo: «Per lo più gli eugenisti sono eufemisti. Voglio dire semplicemente che le parole brevi li allarmano, mentre le parole lunghe li tranquillizzano (…) Ditegli: “Non è improbabile che giunga un’età in cui l’angusta se pur un tempo utile distinzione tra l’homo antropoide e gli altri animali, gia modificata riguardo a tanti punti morali, si modifichi anche riguardo all’importante questione della dieta umana”; dite così, e vedrete la loro faccia spianarsi come per effetto di un dolce sussurro. Ma ditegli, semplicemente, virilmente, cordialmente: “Mangiamoci un uomo!” e sarete sorpresi da quanto si sorprenderanno». In altri passaggi il polemista inglese sa anche andare al cuore delle intenzioni eugeniche, come al capitolo 7 (il più efficace del libro) nel quale parla degli eugenisti come dei rappresentanti della «Chiesa ufficiale del dubbio». «Nell’eugenetica non c’è ragione, ma ci sono moventi in abbondanza. I suoi fautori si tengono molto sul vago quanto alla teoria, ma saranno dolorosamente pratici quanto alla pratica. (...) Vogliono, insomma, una nuova specie di Chiesa di Stato, che sarà una Chiesa ufficiale del Dubbio – anziché della Fede. Non hanno nessuna Scienza dell’Eugenetica, ma intendono dire realmente che se noi ci mettiamo nelle loro mani per essere vivisezionati, forse, molto probabilmente, un giorno la avranno. Osservo, esprimendomi con molta correttezza, che questo è un po’ troppo».
Stevenson e la tubercolosi
Perché, infine, quel che richiama GKC come suprema fonte di razionalità è proprio l’esperienza basilare che ogni uomo che viva sotto il sole può fare. Per cui, l’idea degli eugenisti di eliminare l’“errore fisico” per ottenere una sicura felicità terrena (e una società perfetta e armoniosa) è per Chesterton una tremenda falsità: «Gli eugenisti probabilmente risponderebbero a tutti i miei esempi citando il caso di matrimoni con persone di famiglie affette da tisi (o da altre malattie presumibilmente ereditarie), e domandando se almeno in questi casi non sia chiaramente opportuno un intervento eugenico. Permettetemi di far loro osservare che ancora una volta hanno idee confuse. La malattia o salute di un tisico può essere una cosa chiara e calcolabile. La felicità o infelicità di un tisico è tutt’altra cosa, e non è calcolabile affatto. Che senso ha dire alla gente che se si sposa per amore rischia di essere punita mettendo al mondo un Keats o uno Stevenson? Keats morì giovane; ma godette in un minuto più di un eugenista in un mese. Stevenson soffriva di tubercolosi; e per quanto ne so un occhio eugenico avrebbe forse percepito tale circostanza già una generazione prima. Ma chi eseguirebbe questa operazione illegale, di impedire la nascita di Stevenson?». Quasi cent’anni fa Chesterton ci metteva così in guardia da tutti i propalatori di felicità astratte, benché ammantate di vocaboli scientifici, ricordandoci che l’unica legge per verificare se qualcosa è buono o malvagio è questa: «Nell’istante in cui uno è, fa esperienza».

Belloc e gli amici Zuavi

Gli amici del sito www.lozuavopontificio.net (titolo che avremmo voluto inventare noi, come mille altre cose al mondo! ma va bene così!), che per brevità chiameremo gli Zuavi, bene, gli Zuavi hanno fatto un bel lavoro: hanno pubblicato la bella presentazione del nostro vicepresidente Paolo Gulisano del libro di Hilaire Belloc L'Europa e la Fede, edito da Il Cerchio di Rimini (uno dei pochi titoli editi in italiano di Belloc: gli altri due sono Santa Giovanna d'Arco, edizioni Fede&Cultura -nel nostro sito dovrebbe esserci pure il link- e Lo Stato servile, edizioni Liberilibri di Macerata).
Poi sono stati così gentili da segnalare una nostra pagina biografica su Belloc e il nostro sito.

Chesterton senza Belloc è come un cielo senza stelle. Senza questa fondamentale amicizia Chesterton non sarebbe stato quello che è stato e che è ancora per noi. A tale proposito consentiteci di segnalare la sempre bella biografia dei nostri eroi Chesterton e Belloc - Apologia e profezia, edita da L'Ancora e scritta dal nostro Paolo Gulisano, uno strumento utilissimo per essere introdotti a questi due straordinari personaggi che Shaw definì "il Chesterbelloc", praticamente un tutt'uno.

Cliccando il titolo, trovate lo scritto del nostro caro Paolo. Merita.

PER UN FISCO GIUSTO - 25 marzo

APPUNTAMENTI

Pastena, scuola “Pasqualina Bruno”, 27 marzo, ore 18,30
Conferenza sul tema "UN FISCO A MISURA DI FAMIGLIA" a cui interverranno: Gianni Astrei (membro del direttivo nazionale del Forum), Pia Zallocco (consulente tributaria e commerciale), padre Riccardo Pappagallo (parroco di Pastena), Renato De Angelis (sindaco di Pastena)

Romans d'Isonzo, sede associazione La Miglioranza, 27 marzo
Incontro interdecanale promosso dall’associazione “La Miglioranza” sulla proposta del Forum

Udine, parrocchia del Buon Pastore, 27 marzo, ore 20,30
Incontro foraniale per illustrare la petizione popolare proposta dal Forum

Cagliari, Aula Magna Ingegneria, 28 marzo, ore 18
conferenza su "La famiglia ed il rischio educativo". Intervengono Felice Nuvoli, docente di pedagogia a Cagliari, Giovanni Caocci, presidente Medicina&persona, Carla Montixi, psicoterapeuta

Mestre, parrocchia San Giovanni Evangelista, 28 marzo, ore 20,30
il presidente del forum provinciale veneziano Maurizio Colangelo interviene sul tema "Per un fisco a misura di famiglia". Domenica 30, grande raccolta delle firme nel territorio.

Genova, Teatro dei giovani, 28 marzo, ore 21
convegno sulla petizione fiscale, relatori Francesco Belletti (Cisf) e Maria Grazia Colombo (Presidente Agesc). Al tema del fisco si aggiunge quello della libertà di educazione, per ricomporre i due temi proposti nel manifesto del Forum.

Chianciano, Grand Hotel Ambasciatori, 29-30 marzo
Il Movimento per la vita ha convocato per sabato 29 e domenica 30 marzo l’annuale assemblea che si svolgerà a Chianciano per affrontare gli adempimento statutari ma soprattutto per mettere a punto le iniziative legate ai trent’anni della legge 194 e alla Petizione lanciata dal Forum.

San Pietro Clarenza (CT), piazza della Vittoria, 30 marzo, 9 - 13,30
Gazebo per raccogliere le alla petizione nazionale e alla petizione da presentare alla Regione Sicilia

S. Donato M.se, aula magna scuola Maria Ausiliatrice, 1 aprile, ore 21
Il Forum regionale insieme ad Age ed Agesc un incontro con Ernesto Mainardi, presidente regionale della Lombardia del Forum su “Un fisco a misura di famiglia. Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese”

Gambarare di Mira (VE), 4 aprile ore 20.30
La parrocchia del centro veneto ospita un incontro con il presidente del forum provinciale di Venezia, Maurizio Colangelo sul tema della Petizione su Fisco e famiglia.

Assisi, 4-6 aprile
L’Ordine francescano secolare si riunisce per la propria assemblea nazionale

Boario Terme, 4-6 aprile
La Festa di primavera 2008 – Rassegna di corsa campestre è organizzata dall’associazione San Paolo dal 4 al 6 aprile a Boario Terme. Prevede spostamenti a Gardaland, al lago d'Iseo, a Montisola e Franciacorta, Boario Terme

Roma, Divino Amore, 5 aprile, ore 9,30 – 18
La Conferenza episcopale laziale organizza il II Convegno regionale in pastorale della famiglia sul tema “Dalla famiglia un patto per l'educazione”, Interviene il card. Ruini, mons. Moretti, Paolo Crepet, Claudio Gentili, Stefano Sancondi, Edio Costantini e Davide Guarneri

Monfalcone, 18 aprile, ore 20,30
Incontro interdecanale a Monfalcone sulla petizione proposta dal Forum in materia di Fisco e famiglia

Alcuni begli auguri di Pasqua

Permetteteci di farvi parte di alcune belle cose ricevute in questi bellissimi giorni di Pasqua.

In particolare vorremmo rendere leggibili a tutti gli auguri del neosocio Piergiorgio Bighin di Chioggia, un uomo straordinario, dai mille interessi, che presto scoprirà di essere più chestertoniano di quanto non pensi:

"Carissimi, sono entrato da poco tra i chestertoniani (non sono neppure sicuro si scriva così) grazie all'insistenza di un amico che aveva regione. Vi ringrazio dell'aiuto nel giudizio che sempre comportano gli aforismi che mandate. Splendido quello sulla resurrezione del cristianesimo! Vi invio i miei auguri con una frase di Leone Magno e una mia poesia. Piergiorgio.

Abbracciamo il mirabile sacramento della Pasqua di salvezza.
E lasciamoci trasformare ad immagine di Colui
Che è diventato conforme alla nostra deformità.
S. Leone Magno

Consummatum est!

Luce trascorre,
Il volto ti fa
D’infante.
Occhi di madre
Leggono il destino
Sulla fronte.
Di croce le disegna
Una ruga che la scava,
sarà fonte…
Consumato compimento
Il pianto
T’avvolge del suo manto.
Tutto è compiuto!
La luce ora
Per gioco
Resta sulle case
Ancora un poco,
prima che il buio
la rapisca.
Consumato
Dammi Tua Luce!

Buona Pasqua da Piergiorgio Bighin"

venerdì 21 marzo 2008

Venerdì Santo - Chi porta ancora la Croce oggi.


Cliccando il nostro titolo, troverete la dolorosa testimonianza di Yawnan Al-Muselly, cattolico caldeo dell'Iraq.

La comunità caldea è ancora sotto shock per la perdita del suo pastore, mons. Rahho, ucciso sotto sequestro questo mese. Vi trovate tutt gli interrogativi che ancora avvolgono il caos di quella che oggi è l’ultima roccaforte urbana di al Qaeda in Iraq.

Lo mettiamo a disposizione di tutti in questo Venerdì Santo, perché questi poveretti portano la Croce di Gesù in maniera così realistica, e noi cattolici che siamo una cosa sola non possiamo dimenticarci di quella parte del corpo che è la Chiesa che sta soffrendo.

mercoledì 19 marzo 2008

Un aforisma al giorno - 22


Chesterton tredicenne è quello in prima fila al centro


Lo scopo dell'educazione obbligatoria è di privare la gente comune del proprio senso comune.

AUGURI DI BUONA PASQUA!!! (Un aforisma al giorno - 21)


Il cristianesimo è stato dichiarato morto infinite volte. Ma, alla fine, è sempre risorto, perché Dio conosce bene la strada per uscire dal sepolcro (Chesterton).

DI CUORE, TANTISSIMI AUGURI SINCERI ALLEGRI DI BUONA PASQUA DI RESURREZIONE DALLA SOCIETA' CHESTERTONIANA ITALIANA!!!

(guardate quant'è allegro Chesterton...)

Per l'Occidentale il distributismo non è attuale

Cercando citazioni di attualità di Chesterton in giro per il web, ci siamo imbattuti in un articolo del sito de L'Occidentale, vicino alla Fondazione Magna Charta, che si colloca per sua esplicita dichiarazione nell'area del Popolo delle Libertà.

L'articolo è di Tiziano Buzzacchera e si intitola L'etica cattolica e lo spirito del capitalismo.

La questione di fondo è interessante, nel senso che crea discussione, e ciclicamente riemerge; in questo articolo tutto parte dalla lettura del volume di Thomas Woods Jr., La Chiesa e il mercato (Liberilibri, editrice di Macerata, su posizioni politiche ed economiche liberali, che continua a pubblicare Lo Stato servile di Hilaire Belloc, uno dei capisaldi della teoria distributista, fatta propria con contributi interessanti da Chesterton e padre Vincent McNabb). L'autore dell'articolo definisce Woods, Senior Fellow presso il Mises Institute, difensore di "quello che si può definire un 'cattolicesimo libertarian' ", prospettiva da lui definita "incendiaria".

Dice l'autore dell'articolo: "Partire da Mises per finire a S.Tommaso non è un'idea balzana perchè, sia nel cattolicesimo che nel laissez-faire più convinto si ravvisa una struttura di leggi naturali ( morali per il primo, economiche per il secondo) che reggono l'impalcatura della realtà, che sono per il credente di ordine soprannaturale ed afferrabili tramite la ragione (...)".

Poco più avanti però ammette che "qui... si incrociano le spade": secondo Buzzacchera/Woods la Chiesa non avrebbe saputo sempre accettare le lezioni dell'economia. Egli si fa forte della lezione di Woods jr: "il fatto che ogni uomo guadagni un 'salario familiare' che permetta alla sua famiglia di vivere in un ragionevole benessere è un traguardo sociale auspicabile. L'implicita convinzione di qualche pensatore sociale cattolico secondo cui questo risultato può essere realizzato per decreto, ovvero che la volontà dell'uomo può determinare questo stato di cose grazie a un ipse dixit e che nessun ricorso alle cosiddette leggi economiche può essere di aiuto nell'accertare il probabile risultato di queste misure, ebbene, questa convinzione non può essere difesa sul piano intellettuale più di quanto non lo sia l'idea che il desiderio che l'uomo ha di volare rende superfluo il tener conto della legge di gravità".

E qui tira in ballo Chesterton e amici: "Valga a scopo illustrativo un altro esempio. Una parte consistente del mondo cattolico denuncia una certa simpatia per il 'distributivismo' di Chesterton e Belloc. Banalizzando, il nocciolo del distributivismo sta nella nozione di 'proprietà diffusa' anzichè concentrata, da cui si ricava un'evidente preferenza per la piccola proprietà, che sarebbe maggiormente in grado di garantire l'indipendenza familiare e la sicurezza rispetto all'economia di scambio. Eppure, le prescrizioni del distributivismo si sgretolano non appena si comincia ad esaminarle in modo più approfondito".

La tesi, insomma ed in sintesi, è che il capitalismo sarebbe totalmente adeguato alla visione cattolica del mondo e della società.

Voi che ne pensate?
Sarebbe interessante aprire una discussione su questa questione, che quanto meno non è del tutto pacifica...

Cliccando il titolo troverete l'articolo per intero, qui citato solo per sommi capi.

Cliccando questo link trovate un breve profilo biografico di Belloc; sopra, nel testo del post, trovate un altro link che riguarda Belloc e la pagina di Wikipedia (nostra opera che speriamo non venga modificata) su padre McNabb.

Presto anche il San Tommaso...

Alcune autorevoli (e sicure) informazioni ci dicono che la casa editrice Lindau (che ha pubblicato una nuova edizione -ben fatta, con note utilissime- del San Francesco d'Assisi, di cui abbiamo parlato recentemente e che trovate nell'elenco delle recenti riedizioni chestertoniane, qui a destra) pubblicherà nei prossimi mesi la biogafia di San Tommaso d'Aquino di Chesterton.

Una bella notizia se pensate che il San Tommaso manca in circolazione dall'edizione Piemme, circa dieci anni fa, cui l'editrice non diede più seguito. Personalmente, ricordo di averne comprato una copia di una vecchia edizione del '30, pur avendo l'altra, per paura di non trovarla più, a beneficio di amici e soci desiderosi di leggere questo capolavoro.

Etienne Gilson, uno dei massimi studiosi del movimento domenicano e di San Tommaso d'Aquino (di cui non diremo mai abbastanza bene, di cui non abbiamo davvero la reale contezza della sua grandezza umana e teoretica, che è di gandissima attualità...), disse che era la più bella biografia sul "Bue muto" (pensate, così lo chiamavano... pensate quanto avevano capito di lui...) e che niente di meno del genio era ipotizzabile leggendola...

Bravi gli uomini di Lindau. Aspettiamo fiduciosi.

La delusione dell'ateismo secondo The Guardian


Saverio Simonelli, chestertoniana colonna portante di Sat2000 (la TV satellitare cattolica) e di altre bellissime iniziative editoriali e letterarie, ci fa dono di un interessante articolo tratto dal sito della sua trasmissione La Compagnia del Libro nel quae ci dà conto di una questione interessante: una rilettura targata "Guardian online" delle pubblicazioni antireligiose di questi anni...e dei loro orrori.

Lo "strano" sta nel fatto che The Guardian (sia nella sua versione on line che in quella cartacea...) è un giornale inglese decisamente progressista.

Ecco l'incipit dell'articolo:

"I campioni dell’ateismo? La peggior versione del fanatismo. E le loro idee non sono altro che una corruzione malriuscita di dogmi scientisti sconfitti dall’evidenza della storia. A parlare così non è un apostolo di Militia Christi, ma il laicissimo supplemento settimanale on line del Guardian, quotidiano britannico progressista, a firma di John Gray".

La questione è molto interessante e molto chestertoniana: quanto lavorò Chesterton a seppellire di ironia i cosiddetti atei, scientisti, razionalisti e assurdi vari?

Per leggere l'articolo, basterà cliccare qui oppure il nostro titolo.

martedì 18 marzo 2008

In 15mila alla prima messa celebrata nella chiesa a Doha

Doha (AsiaNews/Agenzie) – Erano in 15mila alla prima messa “ordinaria” celebrata nella chiesa di Nostra Signora del Rosario, a Doha, sabato, dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione. Il giorno prima, lo stesso porporato aveva consacrato quella che è la prima chiesa dello Stato del Golfo.

I fedeli sono arrivati fin dal primo mattino, ma l’edificio, che pure può ospitare 5mila persone, non li ha potuti contenere: a migliaia, così, hanno partecipato al rito dall’esterno. Stretto il servizio d’ordine, con decine di poliziotti che hanno controllato i partecipanti, forse nel timore che avessero seguito le proteste contro la costruzione della chiesa, elevate nelle settimane scorse da alcuni gruppi di fondamentalisti musulmani. Il rito è stato celebrato in inglese, preghiere sono state pronunciate anche in arabo, urdu, indi, tagalog, spagnolo e francese, lingue della maggior parte dei presenti.

La chiesa di Nostra Signora del Rosario è la prima di un gruppo di edifici sacri cristiani che il sultano ha permesso di costruire: a quella cattolica, ne seguiranno altre per anglicani, copti, ortodossi e indiani. “Un positivo messaggio rivolto al mondo”: così il vice primo ministro del Qatar Abdullah bin Hamad al-Attiyah ha definito Nostra Signora del Rosario.

Analoghe considerazioni da parte del nunzio mons. Paul-Munjed al-Hashem, il quale ha anche espresso l’auspicio che si possano presto stabilire rapporti diplomatici con Arabia Saudita ed Oman, gli unici Paesi del Golfo che non hanno normali relazioni con la Santa Sede.

Tibet - Notizie di prima mano e senza filtri da AsiaNews

Vi alleghiamo questa serie di link su vari argomenti, tratti dal sito di AsiaNews, un'agenzia seria, cattolica e ben fatta, che si occupa di Asia:

- alcune foto, piuttosto eloquenti ma decisamente non adatte a chi è sensibile, che riguardano cosa sta veramente succedendo in Tibet:

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11805&size=A

- "Se è colpa nostra, Pechino inviti osservatori occidentali": è la risposta data da Penpa Tsering, direttore del Centro di ricerca parlamentare tibetano, al primo ministro cinese Wen Jiabao, che questa notte ha accusato “la cricca del Dalai Lama” delle violenze scoppiate in Tibet negli ultimi giorni:

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11794&size=A

- A Lhasa i soldati fanno sfilare gli arrestati:

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11793&size=A



domenica 16 marzo 2008

Domenica delle Palme 2008 - Il Papa ci richiama fortemente.


Città del Vaticano - Il Papa mette in guardia da una fede idealizzata e da idoli che «entrano in vari modi» anche «nel mondo della nostra fede». Davanti a decine di migliaia di fedeli, in una piazza San Pietro gremita, Benedetto XVI celebra la messa per la Domenica delle Palme e denuncia: «L’avidità è idolatria». «È la nostra fede abbastanza pura ed aperta - domanda Benedetto XVI - così che a partire da essa anche i ’paganì, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria - prosegue il Papa - raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede?».

Il Papa richiama così il significato della Domenica delle Palme che «racconta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme». «Insieme ai suoi discepoli e ad una schiera crescente di pellegrini - racconta Ratzinger - Egli era salito dalla pianura della Galilea alla Città Santa». E «L’ultima meta della sua salita è la Croce». Infatti, dice il Pontefice, «l’ascesa fino al cospetto di Dio passa attraverso la Croce». La celebrazione si è aperta con la tradizionale e suggestiva processione guidata da Benedetto XVI. Un lungo corteo di cardinali, vescovi, religiosi e giovani è sfilato intorno all’emiciclo di piazza San Pietro. La messa delle Palme viene trasmessa in ben 181 Paesi del mondo collegati via satellite. È stata la Puglia a donare quest’anno gli ulivi, mentre le Palme arrivano da Sanremo.

E' in cinese, e intercede per il Papa, la prima delle preghiere dei fedeli della messa delle Palme che Benedetto XVI celebra oggi in piazza San Pietro. Nella lingua del Paese dove la Chiesa è - almeno formalmente - divisa tra quella clandestina fedele al Papa e quella patriottica che non può esplicitare tale fedeltà, si prega oggi "per il nostro Santo Padre Benedetto XVI e tutti i pastori della Chiesa: perché, ispirandosi agli apostoli, uniti in preghiera con Maria, Madre di Dio, proclamino con franchezza il Vangelo di Gesù, morto e risorto".

"Basta odio, iracheni sollevate la testa" - Appello del Papa, dopo la morte del vescovo rapito in Iraq, Paulos Faraj Rahho: "basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l'odio in Iraq", afferma Benedetto XVI alzando "un forte e accorato grido" durante l'Angelus. E elevando "in pari tempo un appello al Popolo iracheno...": "solleva la tua testa e sii te stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale". Ora "riconciliazione, perdono, giustizia, rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi...". Benedetto XVI ha ricordato la morte dell'arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Rahho, "tragicamente scomparso pochi giorni fa. La sua bella testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla sua gente, che nonostante numerose minacce non aveva voluto abbandonare, - ha detto papa Ratzinger - mi spinge ad alzare un forte e accorato grido: basta con le stragi, basta con le violenze, basta odio in Iraq". E qui le parole papali sono state interrotte da un caloroso applauso dei fedeli in piazza. "Ed elevo in pari tempo - ha proseguito - un appello al Popolo iracheno, che da cinque anni porta le conseguenze di una guerra che ha provocato lo scompaginamento della sua vita civile e religiosa: amato popolo iracheno, solleva la tua testa e sii tu stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale. Siano la riconciliazione, il perdono, la giustizia e il rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi, la solidale via alla pace nel nome di Dio".

venerdì 14 marzo 2008

Una grande Croce per la nostra Chiesa prima della Pasqua


Mons. Rahho aveva 67 anni. “Una grande Croce per la nostra Chiesa prima della Pasqua” ha detto mons. Rabban al Qas, vescovo di Arbil, commentando la notizia ad AsiaNews. Personalità della Chiesa caldea, tra cui mons. Shlemon Warduni, hanno portato il cadavere all’ospedale di Mosul per accertare le cause del decesso. I funerali si svolgeranno nella vicina cittadina di Karamles. Mons. Rahho sarà sepolto vicino a p. Ragheed, il suo sacerdote e segretario ucciso il 3 giugno 2007 all’uscita dalla messa da un commando terrorista.

Il presule era molto malato. Pochi anni fa aveva subito un infarto e da allora aveva bisogno di assumere medicine quotidiane. Le difficili trattative andate avanti in questi 14 giorni di sequestro avevano da subito preoccupato per la totale assenza di contatti diretti con l’ostaggio. Tra le condizioni poste dai rapitori - fanno sapere fonti di AsiaNews a Mosul - oltre ad un ingente riscatto nell’ordine dei milioni di dollari, si è parlato anche di forniture di armi e della liberazione di prigionieri arabi nelle carceri curde.

Per il rilascio del presule si erano espressi numerosi leader musulmani, sunniti e sciiti, in Iraq, Libano e Giordania, che hanno anche condannato il gesto come “contrario all’islam”.

Era morto da almeno cinque giorni l’arcivescovo caldeo di Mosul. Lo ha accertato l’autopsia cui è stato sottoposto il corpo di mons. Paulo Farj Rahho. Lo riferiscono ad AsiaNews fonti vicine al vescovo deceduto.

Sul corpo del presule, rapito il 29 febbraio, sembra non vi siano segni di violenze. Probabilmente è morto per la mancanza di medicinali che doveva assumere regolarmente per i suoi gravi problemi di salute. Ma ancora sulle cause del decesso non vi è chiarezza.

Mons. Rahho e i tre uomini che erano con lui al momento dell’agguato, si aggiungono al lungo elenco di cristiani uccisi in Iraq. Mosul si conferma la città più pericolosa per la comunità cristiana, la cui presenza è scesa a un terzo rispetto al 2003. Grande è il tributo di sangue versato da questa diocesi. Solo nel 2007 sarebbero almeno 13 i cristiani uccisi – tra cui p. Ragheed Gani trucidato il 3 giugno – più due preti e un vescovo rapiti. Numerosi gli attacchi ad obiettivi cristiani. L’ultima ondata di violenze si è registrata tra il 6 e il 17 gennaio 2008, quando una serie di esplosioni ha colpito: la chiesa caldea della Vergine Immacolata, quella caldea di San Paolo, quasi distrutta, l’entrata dell’orfanotrofio gestito dalle suore caldee ad al Nour, una chiesa nestoriana e il convento delle suore domenicane di Mosul Jadida.

Secondo una lista stilata da AsiaNews, per l’anno passato il bilancio delle vittime di azioni violente in Iraq è di 47 morti, di cui almeno 13 solo a Mosul.

giovedì 13 marzo 2008

E' stato ucciso mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei

Oggi in Iraq è stato ritrovato il cadavere di monsignor Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei, rapito il 29 febbraio. Lo ha riferito monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei. «Lo abbiamo ritrovato privo di vita nei dintorni di Mossul, i rapitori lo avevano sepolto» ha affermato il presule citato dall’agenzia Sir.

La notizia del ritrovamento del cadavere di monsignor Rahho "colpisce e addolora profondamente" il Papa, "che è stato subito informato". Lo riferisce il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi. Il Papa si augura che "questo tragico evento richiami ancora una volta e con più forza l’impegno di tutti e in particolare della comunità internazionale per la pacificazione di un Paese così travagliato". La "deplorazione del Papa per un atto di disumana violenza che offende la dignità dell’essere umano e nuoce gravemente alla causa della fraterna convivenza dell’amato popolo iracheno" è espressa, dopo il ritrovamento del cadavere dell’arcivescovo caldeo di Mosul, Faraj Rahho, in un telegramma di Benedetto XVI al patriarca caldeo Emmannuel Delly III. Assicurando le sue preghiere "per lo zelante pastore sequestrato proprio al termine della celebrazione della via crucis" papa Ratzinger prega inoltre "perché questo tragico evento serva a costruire nella martoriata terra dell’Iraq un futuro di pace".

E' un martire. Preghiamo per i nostri fratelli cristiani in Iraq, condannati da circostanze non volute da loro e per le quali i Papi Giovanni Paolo e Benedetto hanno invocato la pace.

Un'aforisma al giorno - 18

"Anche la sola esistenza, ridotta nei suoi limiti più semplici, è tanto straordinaria da essere stimolante. Tutto era magnifico, paragonato al nulla".

G. K. Chesterton, da Le Avventure di un Uomo Vivo

Chesterton in altre parole - 8

"Spuntò un movimento di rinascita cattolico ben diverso i cui principali rappresentanti furono Péguy e Bernanos in Francia e Chesterton in Inghilterra. Ciò che questi uomini odiavano nel mondo moderno non era la democrazia, ma la sua mancanza. Ciò a cui aspiravano era la libertà per il popolo e la ragione per le menti"

Hanna Arendt
(cit. in G.K. Chesterton, San Francesco d'Assisi, Torino, Lindau 2008 -
postfazione di Giulio Meotti)

martedì 11 marzo 2008

Dal bollettino del Movimento per la Vita - La pazzia impazza in Europa!

Gran Bretagna - GRANDI MANOVRE PER FERMARE LA NUOVA LEGGE SULLA FIVET
Il primo ministro britannico Gordon Brown è alle prese con una ribellione dei ministri cattolici che si oppongono alla Human Fertilisation and Embryology Bill approvata dai Lord ed ora tornata alla Camera dei Comuni. I tre ministri in questione - Des Browne, Paul Murphy e Ruth Kelly - minacciano di votare contro la norma, la quale autorizzerà tra l’altro la creazione di embrioni “ibridi” o “chimere” e consentirà inoltre alle coppie lesbiche di farsi registrare come genitori.
Il primate cattolico card. O’Connor, preoccupato che il governo laburista voglia impedire ai propri parlamentari di votare secondo coscienza, ha sollecitato tutti i fedeli perché scrivano al parlamentare del proprio collegio perché voti contro la nuova legge.

EUTANASIA. IL LUSSEMBURGO VERSO LA LEGALIZZAZIONE
Il Lussemburgo potrebbe essere il terzo Paese dell'Unione europea a depenalizzare l'eutanasia dopo Belgio e Olanda. I deputati lussemburghesi (con 30 voti favorevoli e 26 contrari) hanno approvato il disegno di legge che permetterà ai medici di aiutare i pazienti terminali a porre fine alla propria vita.
Il progetto stabilisce che, per poter chiedere l'eutanasia, il paziente debba essere maggiorenne o minorenne emancipato e soffrire di una malattia irreversibile, con una sofferenza fisica o psichica costante e senza prospettive di miglioramento.
La contemporanea approvazione di una buona legge sulle cure palliative ha costretto la Corte a bloccarle entrambe per la loro evidente contraddittorietà. Ora i deputati hanno tre mesi di tempo per cambiarle. Il Primo ministro, cattolico fervente, è pronto ad aprire una crisi istituzionale pur di non firmare la legge.
Zenit e RadioMaria hanno lanciato una campagna internazionale per impedire che il Lussemburgo vari la legge sull’eutanasia.

FIVET. NUOVA TECNICA VECCHIO IMBROGLIO
Dalla Gran Bretagna la scoperta di una nuova tecnica di fecondazione assistita che permette da un lato di incrementare le possibilità di successo della fecondazione in vitro e dall’altro di ridurre l’incidenza di parti plurigemellari.
Gli studiosi del Guy’s and St.Thomas Hospital di Londra hanno sperimentato una procedura nella quale gli embrioni vengono fatti crescere in laboratorio 2 giorni in più rispetto alle precedenti tecniche. Impiantando nell’utero solamente un embrione, il migliore (!), aumentano le chance di successo del trattamento.
Evitando l’inserimento di due o tre embrioni fecondati come prevedono le tecniche consuete, il rischio di parti gemellari o plurigemellari è stato sensibilmente ridotto (al 30% per due gemelli e al 17% per tre). In sostanza non si tratta di altro se non una selezione pre impianto degli embrioni. Di positivo c’è che Yakoub Khalaf, lo studioso a capo del team, sostiene che il successo riportato da questa nuova tecnica smentisce ’il mito secondo cui trasferendo un singolo embrione si abbassa il tasso di successo della gravidanza’.

ZEVIO. UN ASSESSORE ALLA VITA NASCENTE
Al comune veronese di Zevio, è stata conferita la delega di “assessore alla vita nascente” a Maria Luisa Tezza, assessore provinciale alla famiglia, all'istruzione, ai servizi sociali e alle pari opportunità e già sindaco per due mandati nella cittadina della bassa scaligera. E' una novità assoluta a livello mondiale il conferimento di questa specifica delega “alla vita nascente”, carica di un rinnovato senso ideale e al contempo concreto della politica. Nel decreto firmato ieri, 21.2.08, il sindaco Paolo Lorenzoni dichiara che è “fondamentale rilanciare con forza un dibattito nazionale e internazionale sull'aborto e sostenere la provocazione culturale intesa col nome di Moratoria Internazionale per l'abolizione della Pena di Aborto e il comune di Zevio intende dare rilevanza a una politica di sostegno della vita sin dal momento del concepimento”.

LITUANIA. 110 EURODEPUTATI CONTRO LEGGE ANTI-ABORTO
La proposta di legge accolta nel 2007 dal parlamento lituano prevede il drastico restringimento delle condizioni per l’aborto legale.
La legge è stata approvata in prima lettura prima della chiusura invernale del parlamento lituano, e dovrebbe essere discussa e votata definitivamente in primavera.
La Sinistra europea, capeggiata dalla svedese Eva Britt Svensson, vicepresidente della commissione Donna all’eurocamera, ha promosso un appello sottoscritto da 110 eurodeputati contro la proposta di legge lituana, 12 gli italiani che hanno sottoscritto.

PER UN FISCO GIUSTO - 11 marzo

APPUNTAMENTI

Volturara Irpina (AV), Sala Consiliare, 11 marzo ore 17,30
Ofs e Gifra propongono una conferenza su “La missione educativa della famiglia” a cui intervengono tra gli altri mons. Alfano, vescovo di S. Angelo dei Lombardi, Edmondo Marra, sindaco di Volturara. Raccolta firme sulla petizione del Forum

Altamura, Auditorium Parrocchia Trasfigurazione, 11 marzo, ore 19.30
Il Forum regionale della Puglia organizza un incontro su “Famiglia risorsa della società e culla della vita”. Partecipano Lodovica Carli e Vito Massari

Perugia, Sala San Francesco 11 marzo ore 20,30
Incontro con Alessandro Mazzullo

Verona, Palazzo della Gran Guardia, 14 marzo, ore 20,45
Incontro organizzato col Patrocinio del Comune e della Provincia di Verona da Famiglie per l’accoglienza, con Paola Soave, vicepresidente del Forum, i professori Antonini e Perale, Marco Mazzi, presidente Famiglie per l’accoglienza

Valenzano, Castello Baronale, 15 marzo ore 20
Incontro pubblico sul tema: "Per un fisco a misura di famiglia", organizzato dalle comunità parrocchiali del luogo. Relatore, Vito Massari, coordinatore del comitato provinciale di Bari del Forum

Todi, Sala del Consiglio comunale, 15 marzo, ore 17,00
incontro su "Ideologia di genere" a cui Intervengono Simone Pillon e suor Roberta Vinerba

Romans d'Isonzo, sede associazione La Miglioranza, 27 marzo
Incontro interdecanale promosso dall’associazione “La Miglioranza” sulla proposta del Forum

Udine, Parrocchia del Buon Pastore 27 marzo ore 20,30
Incontro foraniale per illustrare la petizione popolare proposta dal Forum

S. Donato M.se, aula magna scuola Maria Ausiliatrice, 1 aprile, ore 21
Il Forum regionale insieme ad Age ed Agesc un incontro con Ernesto Mainardi, presidente regionale della Lombardia del Forum su “Un fisco a misura di famiglia. Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese”

Intervento del card. Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente - 10 Marzo 2008

Cliccando il nostro titolo trovate, nel sito dell'Agenzia di stampa Zenit, il testo dell'intervento del presidente della Conferenza Episcopale Italiana cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio Episcopale Permanente lunedi 10 Marzo.

Tocca molti temi, pastorali, liturgici, culturali e politici. E' interessante.

Verhagen e la truffa dell'eutanasia infantile



L'altra sera c'è stata una puntata piuttosto movimentata di Tetris su La7, con Giuliano Ferrara, Lidia Ravera, Vanessa Gravina (=?cui prodest?) e altri.
Ferrara e il conduttore, Luca Telese, si sono pure presi a parole, ma questo non ci interesse né poco né punto.
Vi proponiamo questo breve brano della trasmissione in cui si parla del dott. Verhangen, un medico olandese che pratica l'eutanasia infantile ed avrebbe elaborato un protocollo in tal senso (=?!? Esculapio ?!?) di cui ha parlato Il Foglio attraverso un'intervista qualche giorno fa (una roba del genere può nascere in un paese oramai privo di qualsivoglia identità come l'Olanda, che farebbe meglio a ripartire da tulipani e mulini a vento, da dighe e lavoro indefesso e dalla sana fede cattolica, per salvare se stessa da questa assurda cultura di morte e di nulla. Pensate che qualche anno fa ad alcuni esponenti politici olandesi venne in mente di abolire l'olandese come lingua nazionale per fare posto all'inglese... lo trovate normale?).
Questa è il progresso a cui ci vorrebbero portare tanti esponenti politici in giro per il mondo, crediamo trasversalmente ma fino ad un certo punto.
E' una truffa bruttissima e tristissima. La truffa sta nel chiamare l'eutanasia "pietà", la tristezza sta nel fatto che ora molti, anche le persone anziane, che dovrebbero essere sagge, cresciute in questo contesto tristissimo e truffaldino, dicono che è giusto così. Le nostre nonne stavano davanti al fuoco a dire il rosario, quelle di adesso sentono la Ravera e dicono che in fondo ha ragione.
Per fortuna qualcuno si ricorda di gridare che l'eutanasia è una truffa, e quella infantile addirittura una doppia truffa.
I chestertoniani d'Italia lavorano per denunciare truffe come queste.
Truffe nel linguaggio, nel ragionamento, nell'uso della ragione.
Truffe.
Truffe e basta.

lunedì 10 marzo 2008

Benedetto XVI ci richiama al rischio della secolarizzazione, senza mezze misure

Poi non vogliamo privarvi del discorso pronunciato da Benedetto XVI sabato 9 Marzo ricevendo in udienza i partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, svoltasi dal 6 all'8 marzo. Mazzola altrettanto la secolarizzazione, senza timori e senza mezze misure, col sorriso sulle labbra. Dice pure che la secolarizzazione è dentro la Chiesa e snatura il cristianesimo. Neretti nostri.

Signori Cardinali,
cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
gentili Signore, illustri Signori!

Sono lieto di accogliervi, in occasione dell'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, congratulandomi per il lavoro che svolgete e, in particolare, per il tema scelto per questa Sessione: "La Chiesa e la sfida della secolarizzazione". È questa una questione fondamentale per il futuro dell'umanità e della Chiesa. La secolarizzazione, che spesso si muta in secolarismo abbandonando l'accezione positiva di secolarità, mette a dura prova la vita cristiana dei fedeli e dei pastori, e voi l'avete, durante i vostri lavori, interpretata e trasformata anche in una sfida provvidenziale così da proporre risposte convincenti ai quesiti e alle speranze dell'uomo, nostro contemporaneo.

Ringrazio l'Arcivescovo Mons. Gianfranco Ravasi, da pochi mesi Presidente del Dicastero, per le cordiali parole con le quali si è fatto vostro interprete e ha illustrato la scansione dei vostri lavori. Sono grato anche a voi tutti per l'impegno profuso nel far sì che la Chiesa si ponga in dialogo con i movimenti culturali di questo nostro tempo, e sia così conosciuto sempre più capillarmente l'interesse che la Santa Sede nutre per il vasto e variegato mondo della cultura. Oggi più che mai, infatti, la reciproca apertura tra le culture è un terreno privilegiato per il dialogo tra uomini e donne impegnati nella ricerca di un autentico umanesimo, aldilà delle divergenze che li separano. La secolarizzazione, che si presenta nelle culture come impostazione del mondo e dell'umanità senza riferimento alla Trascendenza, invade ogni aspetto della vita quotidiana e sviluppa una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall'esistenza e dalla coscienza umana. Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall'interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell'immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c'è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale.

La "morte di Dio" annunciata, nei decenni passati, da tanti intellettuali cede il posto ad uno sterile culto dell'individuo. In questo contesto culturale, c'è il rischio di cadere in un'atrofia spirituale e in un vuoto del cuore, caratterizzati talvolta da forme surrogate di appartenenza religiosa e di vago spiritualismo. Si rivela quanto mai urgente reagire a simile deriva mediante il richiamo dei valori alti dell'esistenza, che danno senso alla vita e possono appagare l'inquietudine del cuore umano alla ricerca della felicità: la dignità della persona umana e la sua libertà, l'uguaglianza tra tutti gli uomini, il senso della vita e della morte e di ciò che ci attende dopo la conclusione dell'esistenza terrena. In questa prospettiva il mio predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, consapevole dei cambiamenti radicali e rapidi delle società, con insistenza richiamò l'urgenza di incontrare l'uomo sul terreno della cultura per trasmettergli il Messaggio evangelico. Proprio per questo istituì il Pontificio Consiglio della Cultura, per dare un nuovo impulso all'azione della Chiesa nel fare incontrare il Vangelo con la pluralità delle culture nelle varie parti del mondo (cfr Lettera al Card. Casaroli, in: AAS LXXIV, 6, pp. 683-688). La sensibilità intellettuale e la carità pastorale del Papa Giovanni Paolo II lo spinsero a mettere in risalto il fatto che la rivoluzione industriale e le scoperte scientifiche hanno permesso di rispondere a domande che prima erano parzialmente soddisfatte solo dalla religione. La conseguenza è stata che l'uomo contemporaneo ha spesso l'impressione di non aver più bisogno di nessuno per comprendere, spiegare e dominare l'universo; si sente il centro di tutto, la misura di tutto.

Più recentemente la globalizzazione, per mezzo delle nuove tecnologie dell'informazione, ha avuto non di rado come esito anche la diffusione in tutte le culture di molte componenti materialistiche e individualistiche dell'Occidente. Sempre più la formula "Etsi Deus non daretur" diventa un modo di vivere che trae origine da una specie di "superbia" della ragione - realtà pur creata e amata da Dio - la quale si ritiene sufficiente a se stessa e si chiude alla contemplazione e alla ricerca di una Verità che la supera. La luce della ragione, esaltata, ma in realtà impoverita, dall'Illuminismo, si sostituisce radicalmente alla luce della fede, alla luce di Dio (cfr Benedetto XVI, Allocuzione per l'incontro con l'Università di Roma "La Sapienza", 17 gennaio 2008). Grandi, perciò, sono le sfide con le quali la missione delle Chiesa deve confrontarsi in questo ambito. Quanto mai importante si rivela perciò l'impegno del Pontificio Consiglio della Cultura per un dialogo fecondo tra scienza e fede. È un confronto tanto atteso dalla Chiesa, ma anche dalla comunità scientifica, e vi incoraggio a proseguirlo. In esso la fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. In questo senso la secolarizzazione non favorisce lo scopo ultimo della scienza che è al servizio dell'uomo, "imago Dei". Questo dialogo continui nella distinzione delle caratteristiche specifiche della scienza e della fede. Infatti, ognuna ha propri metodi, ambiti, oggetti di ricerca, finalità e limiti, e deve rispettare e riconoscere all'altra la sua legittima possibilità di esercizio autonomo secondo i propri principi (cfr Gaudium et spes, 36); entrambe sono chiamate a servire l'uomo e l'umanità, favorendo lo sviluppo e la crescita integrale di ciascuno e di tutti.

Esorto soprattutto i Pastori del gregge di Dio a una missione instancabile e generosa per affrontare, sul terreno del dialogo e dell'incontro con le culture, dell'annuncio del Vangelo e della testimonianza, il preoccupante fenomeno della secolarizzazione, che indebolisce la persona e la ostacola nel suo innato anelito verso la Verità tutta intera. Possano, così, i discepoli di Cristo, grazie al servizio reso in particolare dal vostro Dicastero, continuare ad annunciare Cristo nel cuore delle culture, perché Egli è la luce che illumina la ragione, l'uomo e il mondo. Siamo posti anche noi di fronte al monito rivolto all'angelo della Chiesa di Efeso: "Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza ... Ho, però, da rimproverarti che hai abbandonato il tuo primo amore" (Ap 2,2.4). Facciamo nostro il grido dello Spirito e della Chiesa: "Vieni!" (Ap 22,17), e lasciamoci invadere il cuore dalla risposta del Signore: "Sì, verrò presto!" (Ap 22,20). Egli è la nostra speranza, la luce per il nostro cammino, la forza per annunciare la salvezza con coraggio apostolico giungendo fino al cuore di tutte le culture. Dio vi assista nello svolgimento della vostra ardua ma esaltante missione!

Affidando a Maria, Madre della Chiesa e Stella della Nuova Evangelizzazione, il futuro del Pontificio Consiglio della Cultura e quello di tutti i suoi membri, vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana]