Città del Vaticano - Il Papa mette in guardia da una fede idealizzata e da idoli che «entrano in vari modi» anche «nel mondo della nostra fede». Davanti a decine di migliaia di fedeli, in una piazza San Pietro gremita, Benedetto XVI celebra la messa per la Domenica delle Palme e denuncia: «L’avidità è idolatria». «È la nostra fede abbastanza pura ed aperta - domanda Benedetto XVI - così che a partire da essa anche i ’paganì, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria - prosegue il Papa - raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede?».
Il Papa richiama così il significato della Domenica delle Palme che «racconta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme». «Insieme ai suoi discepoli e ad una schiera crescente di pellegrini - racconta Ratzinger - Egli era salito dalla pianura della Galilea alla Città Santa». E «L’ultima meta della sua salita è la Croce». Infatti, dice il Pontefice, «l’ascesa fino al cospetto di Dio passa attraverso la Croce». La celebrazione si è aperta con la tradizionale e suggestiva processione guidata da Benedetto XVI. Un lungo corteo di cardinali, vescovi, religiosi e giovani è sfilato intorno all’emiciclo di piazza San Pietro. La messa delle Palme viene trasmessa in ben 181 Paesi del mondo collegati via satellite. È stata la Puglia a donare quest’anno gli ulivi, mentre le Palme arrivano da Sanremo.
E' in cinese, e intercede per il Papa, la prima delle preghiere dei fedeli della messa delle Palme che Benedetto XVI celebra oggi in piazza San Pietro. Nella lingua del Paese dove la Chiesa è - almeno formalmente - divisa tra quella clandestina fedele al Papa e quella patriottica che non può esplicitare tale fedeltà, si prega oggi "per il nostro Santo Padre Benedetto XVI e tutti i pastori della Chiesa: perché, ispirandosi agli apostoli, uniti in preghiera con Maria, Madre di Dio, proclamino con franchezza il Vangelo di Gesù, morto e risorto".
"Basta odio, iracheni sollevate la testa" - Appello del Papa, dopo la morte del vescovo rapito in Iraq, Paulos Faraj Rahho: "basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l'odio in Iraq", afferma Benedetto XVI alzando "un forte e accorato grido" durante l'Angelus. E elevando "in pari tempo un appello al Popolo iracheno...": "solleva la tua testa e sii te stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale". Ora "riconciliazione, perdono, giustizia, rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi...". Benedetto XVI ha ricordato la morte dell'arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Rahho, "tragicamente scomparso pochi giorni fa. La sua bella testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla sua gente, che nonostante numerose minacce non aveva voluto abbandonare, - ha detto papa Ratzinger - mi spinge ad alzare un forte e accorato grido: basta con le stragi, basta con le violenze, basta odio in Iraq". E qui le parole papali sono state interrotte da un caloroso applauso dei fedeli in piazza. "Ed elevo in pari tempo - ha proseguito - un appello al Popolo iracheno, che da cinque anni porta le conseguenze di una guerra che ha provocato lo scompaginamento della sua vita civile e religiosa: amato popolo iracheno, solleva la tua testa e sii tu stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale. Siano la riconciliazione, il perdono, la giustizia e il rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi, la solidale via alla pace nel nome di Dio".
Il Papa richiama così il significato della Domenica delle Palme che «racconta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme». «Insieme ai suoi discepoli e ad una schiera crescente di pellegrini - racconta Ratzinger - Egli era salito dalla pianura della Galilea alla Città Santa». E «L’ultima meta della sua salita è la Croce». Infatti, dice il Pontefice, «l’ascesa fino al cospetto di Dio passa attraverso la Croce». La celebrazione si è aperta con la tradizionale e suggestiva processione guidata da Benedetto XVI. Un lungo corteo di cardinali, vescovi, religiosi e giovani è sfilato intorno all’emiciclo di piazza San Pietro. La messa delle Palme viene trasmessa in ben 181 Paesi del mondo collegati via satellite. È stata la Puglia a donare quest’anno gli ulivi, mentre le Palme arrivano da Sanremo.
E' in cinese, e intercede per il Papa, la prima delle preghiere dei fedeli della messa delle Palme che Benedetto XVI celebra oggi in piazza San Pietro. Nella lingua del Paese dove la Chiesa è - almeno formalmente - divisa tra quella clandestina fedele al Papa e quella patriottica che non può esplicitare tale fedeltà, si prega oggi "per il nostro Santo Padre Benedetto XVI e tutti i pastori della Chiesa: perché, ispirandosi agli apostoli, uniti in preghiera con Maria, Madre di Dio, proclamino con franchezza il Vangelo di Gesù, morto e risorto".
"Basta odio, iracheni sollevate la testa" - Appello del Papa, dopo la morte del vescovo rapito in Iraq, Paulos Faraj Rahho: "basta con le stragi, basta con le violenze, basta con l'odio in Iraq", afferma Benedetto XVI alzando "un forte e accorato grido" durante l'Angelus. E elevando "in pari tempo un appello al Popolo iracheno...": "solleva la tua testa e sii te stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale". Ora "riconciliazione, perdono, giustizia, rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi...". Benedetto XVI ha ricordato la morte dell'arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Rahho, "tragicamente scomparso pochi giorni fa. La sua bella testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla sua gente, che nonostante numerose minacce non aveva voluto abbandonare, - ha detto papa Ratzinger - mi spinge ad alzare un forte e accorato grido: basta con le stragi, basta con le violenze, basta odio in Iraq". E qui le parole papali sono state interrotte da un caloroso applauso dei fedeli in piazza. "Ed elevo in pari tempo - ha proseguito - un appello al Popolo iracheno, che da cinque anni porta le conseguenze di una guerra che ha provocato lo scompaginamento della sua vita civile e religiosa: amato popolo iracheno, solleva la tua testa e sii tu stesso, in primo luogo, ricostruttore della tua vita nazionale. Siano la riconciliazione, il perdono, la giustizia e il rispetto della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi, la solidale via alla pace nel nome di Dio".
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