Qui, oltre all'attualità di Chesterton che è sempre più provata e bella, c'è una bella notizia: la conversione di un'anima. In cielo -ci assicurano- si fa festa. Quindi gioia anche noi!
Da Il Giornale n. 14 del 16.04.2007 pagina 1
La conversione a piedi nudi di Castelli
di Stefano Zurlo
Un pellegrino s’inerpica a piedi nudi sulle pietraie scoscese di Medjugorje. Sarà lui? Sì, è proprio lui: Roberto Castelli, l’ex paganeggiante ministro leghista. Le sacre ampolle, i riti celtici, il pantheon germanizzante sono lontanissimi. «Anch’io ho un mio percorso e mi pongo delle domande», afferma lui, stranamente timido e quasi indispettito per quelle foto scattate a sua insaputa il giorno di Pasqua. Occorre insistere, a lungo, per strappare al presidente del gruppo leghista al Senato qualche parola. E per scoprire che quel viaggio non è stato un caso, ma una scelta: «Mia moglie Sara è molto religiosa, accende Radio Maria alle 6 del mattino, appena si sveglia. Io sono assai più dubbioso, però sono affascinato dalla figura di Cristo, anche se faccio fatica a pensarlo il figlio di Dio, e ho sempre seguito per ragioni personali le apparizioni di Medjugorje. Non posso pensare che tutti quelli che vanno in Erzegovina siano matti o creduloni. C’è qualcosa, qualcosa di inspiegabile, una scintilla divina, anche se faccio molta fatica a definire il mistero Medjugorje».
«La cosa più incredibile dei miracoli - amava ripetere Chesterton - è che qualche volta accadono davvero». Anche fra le montagne della ex Jugoslavia? Castelli osserva col binocolo della ragione. Scruta, con la pellicola di scetticismo che tutti noi nati dopo l’Illuminismo ci portiamo dietro. E non giudica.
L’ex ministro esita, centellina le parole, chiede ripetutamente il rispetto della privacy. «Vede, io sono un personaggio pubblico, e non ho problemi a declinare davanti agli italiani anche i miei hobby e le mie passioni: ho commentato la vela in tv, non solo la politica. Ma questa è un’altra storia. Molto, molto personale».
Una trama di incontri, suggestioni, riflessioni. «A dieci anni sapevo a memoria la messa in latino, poi, non trovando risposte, mi sono allontanato dalla Chiesa». Per molti anni il Castelli ingegnere acustico, cresciuto a equazioni e formule, ha cacciato l’altro Castelli, immerso nel mistero del cosmo, da qualche parte, in un angolino invisibile. Poi è arrivato Bossi e con lui lo scintillante armamentario dell’ideologia leghista, quel mix fra l’acqua celtica dell’Eridano e i vessilli di Lepanto.
Invece, l’altro Castelli, quel fanciullo chierichetto, era sopravvissuto e bussava alle porte della coscienza. Fino a trovare un passaggio: «È la seconda volta che vado a Medjugorje, anche per ragioni personali. Mi sono tolto le scarpe spontaneamente, perché volevo immedesimarmi nel clima di sacrificio del luogo. Poi non è che sia stata una grande fatica, figurarsi, per un montanaro come me», e per un attimo riaffiora l’orgoglio lumbard. Quel temperamento roccioso, assai lontano dall’iconografia del baciapile.
Ma subito, ecco la rettifica: «Tutti continuano a ripetere che mi sono sposato col rito celtico, ma naturalmente non è vero. È vero che un giorno sui prati di Pontida io e mia moglie Sara, insieme a tante altre coppie, abbiamo fatto una promessa di matrimonio davanti a Bossi. E questo è tutto, ma non ho più alcuna intenzione di smentirlo. Tanto ogni volta si ricomincia da capo».
Difficile seguire il perimetro della religiosità dell’ex ministro. Difficile classificarlo, nel ricchissimo supermarket della spiritualità postmoderna. Difficile raccapezzarsi fra teorie scientifiche con venature antipositivistiche, ricordi del catechismo, suggestioni di altre religioni. Però qualche dato certo c’è: sotto la scorza ruvida, il «colonnello» leghista coltiva quelle domande che molti considerano una zavorra dell’adolescenza. Sorpresa: fra una polemica con Prodi e un faccia a faccia con il suo successore Clemente Mastella, Castelli cerca sempre i colori dell’arcobaleno nel cielo brumoso della vita. «Il giorno di Pasqua sono salito con Sara sul monte Krizevac, dominato da una grande croce bianca eretta nel 1933 e contenente un frammento della vera Croce di Cristo. A Medjugorje volevo sciogliere un voto».
Di più, il senatore non sillaba. Ma c’è da scommetterci: tornerà da quelle parti. L’anno scorso, intanto, senza dire niente a nessuno, è andato da padre Eligio, altra figura fondamentale nel suo planetario, e si è confessato. Come non gli capitava da quarantasei anni.
Stefano Zurlo
Che belle le notizie incomplete!
RispondiEliminaQuesta favola dell'ingegner Castelli, già ministro, ha qualcosa che non funziona, ed in effetti basta una piccola indagine (alla Padre Brown!) per scoprire alcune cose interessanti: quella signora (tanto religiosa) che Castelli chiama "mia moglie" è in effetti la sua SECONDA moglie.(Chestertonianamente si direbbe "la convivente", visto che il Castelli non è vedovo, e quindi per la Chiesa è ancora sposato alla prima e unica, quella che qualche anno fa piantò, insieme al figlio, per andare a convivere con la sig.ra Sara Fumagalli, anch'essa peraltro già sposata. Insomma: due bei divorziati risposati civilmente, con un pacs di Stato, insomma. Poi va tutto bene, compreso il fatto che i nostri vadano a Medjugorjie oltre che alle Sechelles, ma per favore, non facciamo di Castelli (e consorte civile) un'icona della conversione...La Misericordia del Signore è immensa, ed egli porterà in Paradiso chi gli pare, perfino Castelli, magari pure me, ma come si diceva un tempo: scherza coi fanti ma non coi santi. Da Chestertoniani vediamo di proporre figure più credibili, e vagliamo le notizie (interessate)di certa stampa.
Adam Wayne
Caro Adam Wayne, la citazione dell'articolo era per dire che c'era una citazione di CHesterton (guarda il titolo).
RispondiEliminaPoi se Castelli da impenitente sciupafemmine diventa penitente e si converte, in Cielo faranno di sicuro festa.
Non volevamo indicare Castelli a modello di nulla. La citazione era per dire che qualcuno ancora legge chesterton. Poi siccome c'era di mezzo Medjugorje e una specie di conversione...
Quanto alle mogli... secondo me una è già abbastanza!
Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Mt 7, 1-2
RispondiEliminaSei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?
Rm 2, 1-4
Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, poiché sta scritto:
Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio.
Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.
Rm 14, 10-12
Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi sparla del fratello o giudica il fratello, parla contro la legge e giudica la legge. E se tu giudichi la legge non sei più uno che osserva la legge, ma uno che la giudica. Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?
Gc 4, 11-12
A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.
1 Cor 4, 3-5