Riprendiamo l'argomento che ieri abbiamo toccato grazie all'idea di fantasia secondo Chesterton utilizzata da Tolkien per spiegare la propria idea di "recover" che i racconti e le fiabe devono avere. Parlavo di idee chestertoniane fatte proprie da Tolkien. Ora provo a dare qualche ragione in più.
Tolkien lesse molto dell'opera di Chesterton, poetica e saggistica. Conosceva Eretici e Ortodossia; George Sayers (1914 - 2005) ricorda che Tolkien aveva "una grande simpatia e apprezzamento per L'Uomo Eterno" e che trovava le sue ragioni "assolutamente valide". Si dilettava particolarmente con le opere più stravaganti di Chesterton: conosceva L'uomo che fu Giovedì e Il Napoleone di Notting Hill, e amava cantare ad alta voce le sue poesie comiche, in particolare The Song of Quoodle, The Song against Grocers, e The Rolling English Road. Tutte queste poesie sono presenti in L'osteria volante. Si può leggere tra le righe di un dettaglio non trascurabile de Il ritorno del re, quando si legge che Lotho Sackville-Baggins, dopo aver preso il controllo della Contea come "Capo", "non ha tenuto la birra, se non per i suoi uomini, e ha chiuso tutte le locande".
Tolkien ebbe parole di apprezzamento anche per Lepanto: sua figlia Priscilla ricordava che il padre si divertiva a recitarla. Dice Alison Milbank, autrice del libro Chesterton and Tolkien as theologians: «State leggendo una storia. State leggendo una poesia. E quando in quell’opera incontrate il mondo, in certa misura, vi trae fuori dalla realtà. Ora, ovviamente il fantasy lo fa in un modo molto puro, e quando Tolkien scrive sul “rendere strano” trae l’idea da Chesterton, per il quale è il metodo principale di scrittura. Chesterton scrive in un modo letterario, o grottesco, che fa sì che le cose ordinarie sembrino bizzarre o incantate. Le storie di Padre Brown funzionano così. Siamo in un mondo molto ordinario, per esempio in una sala da tè londinese, e improvvisamente accade qualcosa di inesplicabile, e il mondo intero sembra strano. Non sembra essere ciò che pensavi che fosse. Tutto è possibile. Sei tratto in una sorta di regno quasi fantastico. Come può accadere che un corpo sparisca da un isolato di appartamenti, quando tre testimoni guardavano e nessuno è entrato o uscito? Significa forse che i corpi possono fare cose che non pensiamo possano fare? Così, Chesterton vi porta via da un mondo che sembra funzionare secondo leggi note. Questo è il modo con cui Chesterton opera al fine di ricostruire la realtà» (1).
Milibank esprime in maniera ancor più chiara la questione del Mooreeffoc, ossia la capacità della realtà stessa di mostrarsi bizzarra per sottrarsi dall'ovvietà, la "fantasia chestertoniana" su cui si sofferma Tolkien nel suo saggio On Fairy-Stories.
Naturalmente c'è dell'altro, e di ciò parleremo più avanti, ma già questi aspetti mostrano la profondità dell'influsso chestertoniano sul filologo di Oxford.
Marco Sermarini
(1) Alison Milbank, La Teologia di Chesterton e Tolkien: Un’Intervista con Alison Milbank, di Carlos Perona Calvete, 1 Giugno 2022, in https://tolkienitalia.net/la-teologia-di-chesterton-e-tolkien-unintervista-con-alison-milbank/
Nessun commento:
Posta un commento