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sabato 31 luglio 2021
venerdì 30 luglio 2021
99 anni oggi.
Sono tanti gli anni ma a me sembra ieri che questo fatto sia accaduto. Una delle cose belle del cristianesimo, mi fece notare un amico tanti anni fa, è proprio questa contemporaneità. La contemporaneità di chi vive in Cristo con Gesù Cristo, e il miracolo della contemporaneità generata dal mistero della comunione dei santi che noi ripetiamo sempre nel Credo.
Come sia avvenuta tutta la faccenda lo trovate raccontato proprio nel post di qualche giorno fa in cui davamo l'annuncio lieto del prossimo pellegrinaggio 2022 a Beaconsfield. Tutto poi è ben annotato nel nostro blog, anche i prodromi della sua conversione, di cui ho avuto modo di dare contezza in una allegra conferenza che mi sono auto organizzato su Facebook il 4 aprile 2020, quando fui contentissimo di raccontare il ritorno a casa di Chesterton dalla Terrasanta e la sua promessa fatta proprio nella nostra Brindisi di convertirsi quanto prima al cattolicesimo.
Mi sento ancora una volta di invitare tutti voi anzi ciascuno di voi a pregare con la bella preghiera affinché il nostro caro Chesterton venga glorificato che possa dare l'ennesima testimonianza della sua amicizia, per la sua bontà, e la sua carità e della sua grande fede a ciascuno di noi ed a questo mondo abbastanza pazzo che sembra non amare la vera vita ma solo i suoi piccoli infedeli simulacri.
Sinceramente, quando ogni giorno prego il mio amico Gilbert, me lo immagino girare come una persona semplice assieme la sua cara moglie Francis per le strade della sua piccola cittadina, dicendo buone parole a tutti, beneficando e aiutando tutti quelli che incontrava con i doni che Gesù gli aveva fatto, immagino proprio questa scena come frutto di una contemporaneità miracolosa, sovrumana e umanissima al tempo stesso.
Non so quanti apprezzino cose del genere, però io immagino la Chiesa in questo modo e cerco di propagarla così.
Dunque diamoci da fare, oggi festeggiamo perché è una bella ricorrenza e possiamo fare alla maniera degli hobbit, per cui alle feste (in realtà di compleanno, ma fa niente…) è il festeggiato che fa regali e non il contrario, per cui chiediamo un regalo a Chesterton, qualcosa di gratuito, cioè una grazia.
Vostro,
giovedì 29 luglio 2021
XIX CHESTERTON DAY - YouTube
In ogni caso padre Spencer è un grande amico ed è stato bravissimo.
Guardate!
https://m.youtube.com/watch?v=yw8ChLHSuFY
mercoledì 28 luglio 2021
IL MERCOLEDÌ DI PADRE BROWN - “La parrucca violacea”: il lato tragicomico del giornalismo e dell’aristocrazia | Luca Fumagalli su Radio Spada.
Quando si ha a che fare con una raccolta di racconti, in special modo di genere investigativo, la varietà, tanto nella natura dei casi quanto nelle tecniche narrative, è una delle chiavi del successo.
La parrucca violacea (The Purple Wig), settima storia de La saggezza di Padre Brown (1914), nonostante tratti una vicenda dall'esito abbastanza scontato, si differenzia dalla maggior parte degli altri racconti dedicati al celebre prete investigatore per l'intrigante forma data alla narrazione: il lettore, infatti, è portato a indossare i panni di Edward Nutt, industrioso redattore capo del «Daily Reformer», intento a valutare una coppia di articoli scritti da un suo cronista d'assalto, tale Francis Finn (dietro al quale, per verve provocatoria e gusto del paradosso, parrebbe nascondersi lo stesso Chesterton).
Una riflessione di Annalisa Teggi su La Ballata del cavallo bianco - da Aleteia del 10.03.2020.
Mi permetto di ritirare fuori un articolo di quasi un anno e mezzo fa di Annalisa Teggi, nostra cara amica. Al di là dei riferimenti sensatissimi all'epidemia, volevo riproporvelo perché fa una riflessione molto lucida su cosa intendesse Chesterton in quel bel passaggio poetico del colloquio tra re Alfred il Grande e la Madonna, una bella invenzione di Chesterton.
"La notte sarà tre volte più buia su di te e il cielo diventerà un manto d'acciaio. Sai provar gioia senza un motivo, dimmi, hai fede senza una speranza?". Così parla la Madonna in un testo poetico di Chesterton, osando fare tabula rasa di chi, nel momento della paura, riduce la speranza alla logica di chi si aspetta da Dio la stessa voce degli oroscopi.
La notte è il momento che vivo peggio, perché – si sa – i pensieri cupi lievitano a dismisura: tutto nasce dalla preoccupazione per i miei cari e dalla nuda fragilità a cui ci espone questo contagio. Al buio la paura si scatena in modo più incontrollato, faccio fatica a pregare perché s'insiunano le preoccupazioni, le tentazioni dettate dall'ansia di tutto ciò che non è sotto controllo. Il buio è la prova che stiamo passando, l'incognita di una situazione che è oscura quanto a soluzioni e previsioni.
È stato proprio pensando alla trappola delle previsioni che, di notte, mi ha visitato un pensiero buono, il ricordo di una scoperta accaduta più di 10 anni fa e che mi ha cambiata del tutto. Sì, noi siamo schiavi delle previsioni e della logica degli oroscopi, anche non volendolo impostiamo il pilota automatico della nostra positività sull'ipotesi: "La tal cosa va bene se l'esito è quello che metto in conto io". Di conseguenza, facciamo coincidere la speranza con una conclusione degli eventi secondo le nostre previsioni. Pessima cosa.
Poco più di dieci anni fa tradussi un'opera in versi di G. K. Chesterton che s'intitola La ballata del cavallo bianco e che mandò a gambe all'aria tutto ciò che io credevo di sapere sulla speranza. Il terremoto sulle mie convinzioni cominciò quando feci i conti con questa frase:
ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo
vanno lieti nel buio.
Proprio il buio, proprio la notte, proprio lì dove tutto fa più paura … come è possibile essere lieti di inoltrarsi nella selva oscura di circostanze che non si dominano e di fronte a cui le previsioni si sgretolano?
Chesterton mi stava suggerendo, senza delicatezza alcuna, che o la speranza si libera della preoccupazione sul futuro o non esiste. Pur aggrottando le ciglia, gli ho dato fiducia e l'ho ascoltato, seguendolo lungo il sentiero nuovo e ardito che mi indicava. Oggi, nel senso proprio di oggi, lo ringrazio perché l'unica cosa che tiene in mezzo a questo orizzonte di paura, malattia, quarantena e incognite è l'ipotesi che il mio bene non è in dubbio, persino se le circostanze saranno peggiori di quelle che io posso ipotizzare di notte quando si scatena il panico.
La notte sarà tre volte più buia su di te
Pare strano, ma occorre fare un passo molto indietro per cominciare questa storia di vera speranza. La ballata di Chesterton racconta di un re che visse in Inghilterra sulla fine del XI secolo (1200 anni fa). Si chiamava Alfred il Grande e fu, poi, fatto santo. Nell'ora più nera del suo regno si ritrovò chiuso nella sua piccola fortezza e circondato dal dilagare dell'invasione dei Danesi. Quando tradussi il testo nel 2008 non ci badai troppo, ma nel rileggerlo adesso mi sembra di aver sotto mano l'esatta cronaca di ciò che viviamo: un uomo solo e impotente, chiuso tra quattro mura, costretto a subire l'attacco di un nemico dalle proporzioni gigantesche e dalla forza incontenibile.
L'unica risorsa di Alfred è quella di invocare la Madonna, ponendole la domanda classica che scatta nel momento dell'avversità: "Mi puoi garantire che tutto finirà bene?". Confondiamo la speranza con l'ipotesi che gli eventi si risolveranno per il meglio e diamo al "meglio" il significato di "quello che immagino come buono per me". Chesterton fa piazza pulita di questo abbaglio portando in scena la voce stessa della Madonna, che appare ad Alfred e ha per lui parole incredibili:
Non dico nulla per il tuo conforto,
e neppure per il tuo desiderio, dico solo:
il cielo si fa già più scuro
ed il mare si fa sempre più grosso.
La notte sarà tre volte più buia su di te
e il cielo diventerà un manto d'acciaio.
Sai provar gioia senza un motivo,
dimmi, hai fede senza una speranza?
Parafrasando il discorso di Maria: se ciò che ti interessa sapere è "come andrà a finire questa faccenda?", te lo dico: andrà peggio di quello che ti aspetti («il cielo si fa già più scuro, la notte sarà tre volte più buia su di te»). La Madonna non vuole essere confusa con una fattucchiera, non elargisce oroscopi e previsioni. Quello che Lei porta è più solido di un diamante. Perché la speranza non ha le sue radici sull'esito degli eventi futuri; sperare è qualcosa che mi deve fare stare in piedi nel qui e ora dell'incertezza, anche al cospetto della consapevolezza che domani sarà peggio.
Allora, la Madonna mette il re Alfred di fronte alla domanda: la tua consistenza umana – il Bene su cui fondi il tuo essere – dipende dal sapere che uscirai vittorioso dalle prove che ti aspettano? Se questa è la prospettiva, allora non c'è via d'uscita e la tua speranza si riduce a un sentimento debole che si frantumerà nel momento in cui gli eventi tradiranno le aspettative. Pensiamo al nostro presente. Molti non usciranno vivi dal contagio del coronavirus, dobbiamo guardare in faccia questa drammatica verità per fondare un'ipotesi non fragile e passeggera di speranza. La speranza vale solo per quelli che si salveranno dal contagio? Ti rassicura un'ipotesi del genere?
Il primo atto di amore che Chesterton affida alla Madonna è quello di portare un uomo di fronte a questa consapevolezza di estrema fragilità e perfino di ignoranza (noi non sappiamo come finiranno le cose, diciamocelo). L'orizzonte si rasserena e l'anima si rincuora davvero solo se siamo capaci di sostenere appieno questo tremore. Se preghiamo non è per modificare l'esito degli eventi a nostro favore ma per avere una «gioia senza un motivo», e cos'è? È una fiducia lieta, capace di sussistere dentro ogni circostanza, positiva o negativa che sia.
Ignoranti e coraggiosi
Alfred è frastornato dall'incontro con la Madonna, l'unica compagnia incoraggiante che Lei gli lascia è questa:
Gli uomini dell'Est scrutano le stelle,
per segnare gli eventi e i trionfi,
ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo
vanno lieti nel buio.
…
Ma tu e tutta la stirpe di Cristo
siete ignoranti e coraggiosi,
e avete guerre che a stento vincete
e anime che a stento salvate.
Qualcuno si è inoltrato nel buio prima di noi e ne è uscito vincitore, Cristo. Il cristiano è segnato da questa Presenza e fonda sulla roccia del Calvario una speranza nuova, svincolata dalla trappola del futuro. Ogni uomo è ignaro di ciò che è a venire: taluni si illudono di riuscire a prevedere gli eventi; tanti si disperano perché le illusioni si infrangono al cospetto della realtà. Il cristiano è l'uomo ignorante e coraggioso, portavoce di Chi ha da dire l'unica cosa che conta: "Qualunque cosa ti accada Io, che ho sconfitto la morte per sempre, sono con te".
È al cospetto di questa voce che lo sguardo si pulisce e l'anima si libera delle molte zavorre che l'attanagliano. Il bambino ha paura del buio fino a quando qualcuno non gli dà la mano e lo accompagna. Andare lieti nel buio non significa essere spavaldi nelle avversità, significa piuttosto liberarci per sempre dal peso della disperazione ed essere liberi di andare incontro al nostro destino come bambini accompagnati per mano dal Padre. Le ferite non sono escluse, il patire non è cancellato a priori con un colpo di spugna. Ma ogni segno brutale che le avversità potranno infliggerci non scalfirà la dignità, il valore e il destino eterno che ciascuno di noi è, perché Dio ha strappato alla morte l'ultima parola ed è compagno quotidiano di strada.
Alfred va in guerra, dunque, avendo di fronte a sé solo prospettive di cupa sconfitta. I nemici non capiscono perché sul suo volto ci sia il sorriso. Lo spiega Chesterton descrivendo il sovrano-soldato che si lancia dentro la mischia di una battaglia tremenda e verisimilmente mortale:
Perché nella foresta densa di paure,
come una strana folata che giunge dal mare,
lo sospinse quella antica innocenza
che è molto più della destrezza.
E come un bambino i cui mattoni crollano
si mette a sistemarli ancora e ancora,
vennero crolli e scrosci infuocati,
col tempo, che gira come una ruota,
e accovacciatosi tra le ginestre e le felci
egli cominciò la sua vita una volta di più.
Non è più un uomo che pensa di andare incontro alla morte, è un uomo che anche «nella foresta densa di paure» comincia da capo la sua vita. La vera speranza è ciò che trasforma ogni istante, anche quello più cupo, in un momento di vita in più che è dato da vivere. Anche combattere è vivere, anche stare immobili a casa è vivere, anche affrontare la malattia è vivere. La compagnia presente di Cristo rende vero il paradosso della gioia nel dolore, di un cuore che soffre eppure è liberato dall'oppressione del nichilismo e della disperazione.
Riproposizioni / Un aforisma al giorno.
domenica 25 luglio 2021
Un bellissimo annuncio per tutti noi chestertoniani!
In a letter from Bishop David Oakley, the new Bishop of Northampton, his Lordship said, "Please be assured of my support for the important work that you are engaged in. It is good that the [Catholic GK Chesterton] Society is promoting the work of this important contributor to Catholic thinking in the twentieth century. And of course, that you are engaged in the promotion of Chesterton's Cause. Please know of my prayers for the Society and all you are doing at this time.
The date of Saturday, 30th July 2022 is now firmly in the diary here, and I would be delighted to preach at the Mass."
Nostra traduzione:
In una lettera del vescovo David Oakley, il nuovo vescovo di Northampton, Sua Eccellenza ha detto: "Siate certi del mio sostegno per l'importante lavoro in cui siete impegnati. È un bene che la [Catholic GK Chesterton] Society stia promuovendo il lavoro di questo importante contributore del pensiero cattolico del ventesimo secolo. E naturalmente, che voi siate impegnati nella promozione della Causa di Chesterton. Sappiate che prego per la Società e per tutto ciò che state facendo in questo momento.
La data di sabato 30 luglio 2022 è ora saldamente in agenda qui, e sarei felice di predicare alla messa".
Il 30 Luglio 2022 ricorre il centenario della conversione di Chesterton alla Chiesa Cattolica. Sarebbe bellissimo essere tutti lì, in quell'occasione verrà celebrata una messa in rito antico e il vescovo Oakley pronuncerà l'omelia.
Il luogo era «il Railway Hotel di Beaconsfield, la cui sala da ballo era stata convertita in una cappella di fortuna in assenza di una chiesa cattolica in città. In verità era poco più di un capannone con un tetto di ferro ondulato e pareti di legno, dotato di attrezzature per la cappella da Sir Philip Rose e messo a disposizione dalla proprietaria irlandese dell'hotel, Mrs Borlase. Tuttavia, se Padre Rice non era riuscito a convincere Chesterton ad essere ricevuto in un ambiente più lussuoso [la Douai Abbey School dove il Padre era preside], fu ampiamente compensato quando Gilbert chiese di essere presente con Padre O'Connor al suo ricevimento [nella Chiesa Cattolica, ndr] di domenica 30 luglio. I due sacerdoti fecero colazione insieme nella locanda dove alloggiava Padre O'Connor prima di recarsi insieme a piedi a Top Meadow [casa di GKC]. Secondo Padre Rice, trovarono Gilbert su una poltrona che leggeva il catechismo, "facendo delle facce e dei rumori come era solito fare quando leggeva". Salutando i suoi due amici, si alzò e si mise il catechismo in tasca. A pranzo bevve dell'acqua e versò del vino per tutti gli altri, e verso le tre si avviarono verso la chiesa. Mentre Gilbert si stava confessando da Padre O'Connor, Frances [la moglie di Gilbert], che piangeva continuamente, fu confortata da Padre Rice» (da Joseph Pearce, Wisdom and Innocence).
XII PELLEGRINAGGIO DA LONDRA A BEACONSFIELD - 30 LUGLIO 2022! QUI SOTTO LE INDICAZIONI DI STUART!
Unisciti a noi il giorno del pellegrinaggio, sabato 30 luglio 2022, per una messa di rito antico, in cui il vescovo David Oakley predicherà alle 14.30 presso il convento delle Brigidine, Fulmer Common Road, Iver, SL0 0NR, mandaci un'email se hai bisogno di un passaggio da West Drayton o Uxbridge per raggiungere il convento. PORTATE UN PRANZO AL SACCO.
E se volete potete camminare per 6 miglia dopo la messa fino alla tomba di GK Chesterton. Se lasciate la vostra auto al Convento, il minibus può riportarvi a prenderla alla fine della giornata.
Oppure incontriamoci alle 9.05 fuori da Ealing Town Hall per proseguire a piedi fino alla Messa (circa 12 miglia).
Oppure, per fare l'intera camminata di 27 miglia, incontriamoci alle 7.15 fuori dalla chiesa anglicana di St George, Aubrey Walk, Londra, W8 7JG dove GKC fu battezzato da bambino, per camminare per 21 miglia fino alla messa. E 6 miglia dopo la Messa, se volete.
Il minibus riporterà i pellegrini alla stazione di Uxbridge, dopo aver fatto un salto al pub di GKC dopo la preghiera sulla tomba.
E dite la preghiera di GK Chesterton il giorno stesso, ovunque siate. Trovate la preghiera in diverse lingue qui: https://www.catholicgkchestertonsociety.co.uk/about.html
sabato 24 luglio 2021
Chesterton’s Things Find Themselves at ND’s London Gateway | Stories | Notre Dame Magazine | University of Notre Dame
https://magazine.nd.edu/stories/chestertons-things-find-themselves-at-nds-london-gateway/
Un aforisma al giorno.
venerdì 23 luglio 2021
Un aforisma al giorno.
giovedì 22 luglio 2021
Chesterton in Catalogna - G.K. Chesterton Study and Documentation Centre
Gilbert and Frances stayed twice in Catalonia: the first time in May 1926 and the second one in 1935, also during the spring.
Period before his 1926 stay
Chesterton began to be known in Catalonia during the years of the First World War, as a controversial journalist active in the Allied cause through his weekly column in the Illustrated London News, and then, soon after, for his position on the Irish question.
Il resto qui sotto:
https://cedgkchesterton.cat/en/the-man-who-was-chesterton/chesterton-in-catalonia/Sabato si terrà l'XI Pellegrinaggio Chestertoniano a Beaconsfield!
mercoledì 21 luglio 2021
“La testa di Cesare”: l’idolatria per le cose di questo mondo - Luca Fumagalli su Radio Spada.
La testa di Cesare (The Head of Caesar), sesto racconto della raccolta La saggezza di Padre Brown (1914), per quanto ben congeniato e scritto, non è nulla di speciale. La storia ha dalla sua uno stile spumeggiante, venato di quel surrealismo fiabesco che è il marchio di fabbrica del miglior Chesterton, ma è decisamente manchevole dal punto di vista dei paradossi memorabili. Scarsi sono pure gli spunti apologetici, il più notevole dei quali è forse quello dedicato all'ateismo: dopo una brillante definizione dell'uomo come mistero con un cuore, il sacerdote investigatore chiosa: «Ciò che tutti noi temiamo di più è un'incertezza senza nessun cuore. E' proprio per questo che l'ateismo è un incubo».
Padre Brown, con il suo «volto non troppo dissimile da quello di un innocente fantasma» e l'amico Flambeau si trovano in una locanda di Brompton, a Kensngton, per trascorrere la serata. Il prete, «già parroco di Cobhole nell'Essex ed ora in missione a Londra» nota attraverso la finestra una losca figura che si aggira per strada con un naso adunco, certamente finto. Insospettito, invita Flambeau a seguirlo. Dopo essere stato lasciato solo, al suo tavolo si avvicina una giovane dai capelli rossi, Cristabel Carstairs, che confida a Padre Brown che è entrata nella locanda proprio per sfuggire a quell'uomo inquietante che da qualche tempo la sta ricattando.
martedì 20 luglio 2021
Chesterton, Stanley Jaki e la scienza. Trasmissione radiofonica.
"The Kinship of Catholic and Jews"
presents
G. K. CHESTERTON, STANLEY JAKI & SCIENCE
a radio interview with
Fr. Lawrence Frizzell & Dr. Dermot Quinn
Sunday, July 25, 2021 at 11:00(EST)
WSOU online:https://www.iheart.com/live/wsou-895-fm-5252/
G. K. Chesterton Institute for Faith & Culture
Seton Hall University
400 South Orange Avenue
South Orange, NJ 07079
lunedì 19 luglio 2021
A Cortona ricompare Padre Brown?
https://www.arezzonotizie.it/social/cortona-ciak-marco-marzocca-stefano-sarcinelli.html
venerdì 16 luglio 2021
mercoledì 14 luglio 2021
Il bolscevico e l'uomo primitivo - Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 3 Marzo 1923 (edizione USA). Traduzione di Umberta Mesina.
G. K. Chesterton, Il bolscevico e l'uomo primitivo, Illustrated London News, 3 marzo 1923 (ediz. USA).
La vita di un uomo pensante sarà probabilmente divisa in due parti: una prima in cui egli desidera sterminare i pensatori moderni, e una seconda in cui desidera osservarli mentre si sterminano a vicenda. Non dico di aver già raggiunto il pieno godimento di quest'ultima, più serena e caritatevole, condizione. Ma ne sono attratto ogni giorno di più, perché ogni giorno scopro più e più esempi di un processo intellettuale con cui tutto quest'intellettualismo distrugge sé stesso.
Supponiamo, per esempio, che ci sia una vecchia storia e un nuovo scettico che è scettico riguardo a quella storia. Dovremo solo aspettare un po' per avere uno scettico ancor più nuovo che sarà scettico riguardo a quello scettico. Probabilmente troverà che la vecchia idea in effetti rafforza la sua idea nuova. Questo procedimento è una verità astratta che si applica a tutto tranne che l'accordo e disaccordo. Non ha niente a che fare col nostro credere nella vecchia storia o nella nuova teoria.
Supponiamo che nella vostra città-giardino vi ritroviate un modernissimo movimento che suggerisce che la storia di Giona e la Balena sia alquanto improbabile. C'è però anche un altro movimento moderno che prova una gioia misteriosa nel sostenere che l'umanità più primitiva era miserevolmente piccola e vile, alla mercé di altre creature. Prima o poi qualcuno molto probabilmente dirà che l'uomo era un minuscolo animale anfibio, in grado di vivere come un microbo all'interno di un organismo più grande; e presto sarà suo interesse intellettuale sostenere che la storia di Giona e la Balena sia del tutto ordinaria.
Supponiamo che nel vostro sobborgo ci siano degli scettici che osano dubitare della storia dell'asina di Balaam. Ci sono però, nel vostro sobborgo, anche dei filantropi che mettono in dubbio la superiorità dell'umanità rispetto agli animali superiori. Presto o tardi uno di loro potrebbe anche trovarsi a sostenere che gli asini erano in grado di parlare al cospetto dell'uomo. Tutto è possibile; e raramente, in quel senso, mancano somari che parlino.
Se questi esempi sembrano un pochino estremi e improbabili, ammetto che esistono casi più misurati in cui la teoria di oggi davvero corregge la teoria di ieri e viene più ragionevolmente in aiuto della teoria dell'altro ieri. Se invece qualcuno nega la possibilità del procedimento, o non comprende esattamente quale sia il procedimento, con gran piacere gli racconterò l'avvincente storia del Bolscevico e dell'Uomo Primitivo. I due personaggi della storia a qualcuno potrebbero sembrare estremi che non si incontrano; invece hanno varie cose in comune, incluso il fatto che nessuno di coloro che ne discutono sa alcunché di essi e che non è impossibile che entrambi in fin dei conti siano dei miti.
Lasciando da parte questo, tuttavia, la curiosissima posizione è la seguente.
Per tutta la mia giovinezza fu sostenuto dai materialisti, e soprattutto dai materialisti marxiani che posero le fondamenta del bolscevismo, che la società era passata per una serie di tappe inevitabili, che sarebbero culminate nella Guerra di Classe e nello Stato Socialista. C'era lo stadio nomade, lo stadio feudale, lo stadio capitalista... tutti prodotti da un destino economico che non poteva deviare dal suo corso; e lo stadio successivo nel destino dell'industrialismo moderno doveva essere il passo dal capitalismo al collettivismo. In tal caso era chiaramente inevitabile che la crisi industriale sarebbe dovuta arrivare nei paesi industrializzati, e che il capitalismo doveva innanzitutto essere capitalista per poter poi diventare collettivista.
Poi accadde qualcosa che gettò all'aria la teoria proprio mentre realizzava il programma. Il socialismo ebbe successo al momento sbagliato e nel posto sbagliato.
Era inevitabile in America, ma ebbe successo in Russia. Raggiunse il culmine proprio dove non aveva alcun interesse a culminare: in un paese che non era particolarmente industrializzato e neanche strettamente capitalista. I bolscevichi furono vittoriosi e furono sconcertati dalla loro vittoria. Il loro trionfo politico fu la loro sconfitta filosofica. Secondo tutti i loro calcoli, la Guerra di Classe sarebbe dovuta accadere a New York o a Londra. Era a Whitehall che avremmo dovuto vedere le Guardie Rosse al posto delle Guardie a cavallo. Era in questo partito laburista britannico che avremmo dovuto vedere Trotsky al posto di Thomas.
Dopo un attento esame di Whitehall e Westminster e del mondo occidentale in genere, il socialista scientifico giunse alla conclusione che quello stato di cose non era esattamente vero. Il socialista scientifico inferì addirittura che doveva esserci qualcosina di sbagliato nella sua teoria scientifica del socialismo. Non restava altro che confutare nell'interesse del bolscevismo ciò che tanto pienamente era stato provato nell'interesse del socialismo.
Un certo signor Goldenweiser ha sistemato la questione. Perlomeno, ha provato che i materialisti marxiani erano tutti nel giusto provando che si sbagliavano tutti.
Nella principale rivista comunista, il Liberator, le sue opportune scoperte sono presentate con gioia trionfante. Evidentemente era necessario che qualcuno scoprisse il prima possibile che non era necessario attraversare tutti gli stadi evolutivi, come invece era stato provato in precedenti occasioni; e il signor Goldenweiser s'è affrettato a scoprirlo senza ulteriore indugio. Mi sembra di capire che, nel dissotterrare la sua scoperta, egli abbia gettato via come spazzatura tutte le altre recenti scoperte. In effetti, getta via l'intera teoria su cui ogni progressista è stato istruito.
Egli «espone con concisione ed essenziale chiarezza la posizione assunta dal più progredito gruppo di antropologi»; ed è l'esatto opposto della posizione verso cui tutti gli altri gruppi progrediti s'erano finora vantati di progredire.
Goldenweiser sembra piuttosto infuriato con «l'accettazione quasi servile della dottrina della superiorità della civiltà attuale rispetto a qualunque altra che si sia finora sviluppata», cioè la dottrina con cui sono stati finora indottrinati tutti gli altri Goldenweiser. Il recensore in effetti dice che «l'antropologia è molto progredita dal 1877, quando Morgan espose per la prima volta le sue teorie sullo sviluppo della razza umana»; sembra però che ora l'antropologia sia progredita fino al punto di negare il progresso. Ad ogni modo, l'Uomo esisteva addirittura prima di Morgan. Il periodo dal 1877 ad oggi difficilmente si può considerare una porzione molto lunga dello "sviluppo della razza umana", o anche solo delle teorie al riguardo, che sono sempre state un bel fastello. Perfino in un periodo così breve, però, sembrerebbe che il progresso sia progredito mettendosi a testa in giù e che l'antropologia abbia fatto tutta la ruota e completamente contraddetto sé stessa.
Ma non è solo in materia di superiorità della civiltà moderna sull'antica, che si è contraddetta. In effetti perfino l'ammirato recensore è in allarme per l'entità del capovolgimento successivo. Dice che «il determinista economico sorride compiaciuto» all'idea che l'uomo sia del tutto alla mercé della sua civiltà e inconsapevole perfino della propria impotenza.
Non ho mai visto sorridere un determinista economico, e dal tono della recensione mi è difficile pensare che i sorrisi siano il suo punto di forza. Vorrei piuttosto che mi rispondesse a una domandina, e cioè: "Se la mente è fabbricata dalle condizioni e non è in grado di correggere sé stessa, come può un bolscevico esser certo che il suo stesso bolscevismo sia più corretto di qualsiasi altra cosa?". Ma questa è un'altra storia. In ogni caso, il sorriso del determinista economico è più spaventoso del suo spaventoso cipiglio, quando apprende che ognuno (incluso lui stesso) è una vittima dell'ambiente, avvelenato da pregiudizi su ogni cosa.
Il recensore però ammette che il determinista smette di sorridere, e comincia perfino a strabuzzare gli occhi, quando legge un ribaltamento di tutte le nostre idee scientifiche come quello che segue: «La dottrina evoluzionista applicata alle società viene messa alla prova... e trovata mancante. "Mentre la caccia fa parte senza dubbio di uno dei primissimi tentativi economici, essa permane lungo tutti gli stadi successivi; e l'agricoltura fu praticata da molte tribù che non erano mai passate attraverso uno stadio pastorale né avevano mai tenuto animali domestici"».
Si noterà, come al solito, che tale invalidamento è offerto come se fosse una novità. La verità è, come al solito, che ciò che esso invalida non fu mai niente di più che una novità altrettanto fuggevole. Chi ha mai detto che l'umanità agricola era passata attraverso uno stadio nomade, se non una manciata di professori della stessa specie, o forse proprio gli stessi professori? Chi mai in possesso dei cinque sensi ha mai avuto bisogno di farsi insegnare che la caccia esiste tuttora, se non una manciata di dotti che non si fanno mai insegnare niente, perché son sempre occupati ad insegnare a noi? Chi mai ha detto che la dottrina evoluzionista era adatta ad essere applicata alle società, se non quella stessa specie di evoluzionisti sociali? Questa sorta di progressista è innanzitutto fiero di avere sempre e comunque ragione e poi è ancor più fiero di scoprire che aveva torto su tutta la linea.
Ma c'è ancora un terzo esempio di favole della scienza che scoppiano; e alla luce di questo giungiamo finalmente al vero motivo di tutto questo misterioso sacrificio di idoli scientifici. Se mai ci fu una cosa che ci fu insegnato essere "scienza", era che le diverse razze avevano differenti capacità naturali e forse addirittura origini differenti. Ora appare chiaro che «la nostra aumentata comprensione dell'organizzazione, dell'industria e delle idee delle comunità primitive rende difficile parlare di stadi di sviluppo, di culture superiori o inferiori. L'unità biologica della razza umana, le pari potenzialità dei gruppi razziali, spiccano nettamente». Ma nella frase precedente il recensore svela il vero problema; quando si volta e fa a pezzi la recente filosofia della sua scuola gridando «Alla luce di questa più recente letteratura, è semplicemente fantasioso parlare di un fallimento predeterminato della Rivoluzione russa per il fatto che la Russia ha saltato un passaggio nell'invariabile sviluppo economico delle nazioni».
Sono completamente d'accordo che sia fantasioso parlare in quel modo, o anche parlare del fallimento predeterminato di qualunque cosa. Ma faccio notare che non era la povera vecchia gente ortodossa come noi a dedicarsi a certe fantasie. E le persone religiose venivano chiamate reazionarie quando credevano nell'unità biologica della razza umana e la chiamavano la fraternità degli uomini.
Un aforisma al giorno.
martedì 13 luglio 2021
Un aforisma al giorno.
Può forse derivare da incurabile o biasimevole levità o frivolità del mio carattere, tuttavia molte notizie riguardanti i bolscevichi, e in special modo quelle ricevute attraverso i bolscevichi medesimi, mi fanno semplicemente ridere. So che alcuni proprietari di giornali e taluni "leaders" nazionali pensano che quelle notizie dovrebbero soltanto farci rabbrividire di spavento, e pubblicano periodici appelli per mantenerci in questo stato di paura, però io non credo che la paura, o il disgusto, siano mezzi efficaci per combattere, né ho mai sentito dire che qualsiasi stupidità venga annientata con tali mezzi: piuttosto ho sentito dire che si è demolita col ridere.
Gilbert Keith Chesterton, Il soprannaturale è naturale - Scritti per l'Italia.
domenica 11 luglio 2021
Un aforisma al giorno.
La Chiesa cattolica
Quando un uomo arriva a vedere realmente la Chiesa, anche se ciò che vede non gli piace, non sarà comunque quello che si era aspettato di detestare. Anche se vuole cancellarla, non può più calunniarla; potrà trovarla odiosa all'istante, ma ciò che ha davanti agli occhi non è quello che aveva previsto; forse sperimenterà una nuova rabbia, ma perderà i suoi vecchi pregiudizi. Ecco che cade la sacra armatura della sua invincibile ignoranza: da quel momento in poi non potrà più essere così stupido.
venerdì 9 luglio 2021
Un aforisma al giorno.
giovedì 8 luglio 2021
Nascita della copertina della Summa Chestertheologica.
Marco Sermarini, nome di battaglia: L'Uomo Vivo;
Padre Roberto Brunelli, nome di battaglia: Il Patriota Cosmico;
Italo Benati, in una delle rare occasioni in cui è stato immortalato senza il kilt del suo clan.
Tutti e tre senza copricapo. Chi vuole capire ha capito.
Goal di istinto, quella copertina, che poi passò tra le mani sapienti e ponderate di un artista vero, Lorenzo Zappalà, che ne fece un capolavoro.