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lunedì 29 aprile 2019

Un aforisma al giorno

Che cos'è l'educazione? In senso proprio, non esiste qualcosa come l'educazione. Educazione è semplicemente l'anima di una società che passa da una generazione all'altra. Qualunque sia l'anima, essa dovrà essere trasmessa in qualche modo, consapevolmente o inconsapevolmente; e quella transizione può essere chiamata educazione.

GIlbert Keith Chesterton, Small Property and Popular Government: July 5, 1924, in The Collected Works of G.K. Chesterton: Volume XXXIII: The Illustrated London News 1923-1925

domenica 28 aprile 2019

Da Shakespeare a Chesterton, l'anima cattolica della letteratura inglese

Enrico Reggiani nel suo ultimo libro parla anche di Chesterton.
È uno studio sui cattolici nella letteratura inglese. Vita e Pensiero lo pubblica e Avvenire con Alessandro Zaccuri lo recensisce.

https://www.avvenire.it/agora/pagine/shakespeare-cattolico-chesterton-newman-letteratura

Chi era Flambeau?

Uno delle cose che più mi spiacciono è la sufficienza con cui certi lettori di Chesterton considerano I Racconti di Padre Brown. Sono assolutamente parziale. Quando avevo cinque anni vidi le sei puntate in tv dirette da Vittorio Cottafavi e sceneggiate da Edoardo Anton, con Renato Rascel e Arnoldo Foà (rispettivamente Padre Brown e Flambeau) e lì mi innamorai del pretino. L'ho raccontato centinaia di volte e non voglio tediare.

Vorrei dare qualche notizia, però, sul grande Flambeau, di cui si parla poco.

Flambeau è l'aiutante di Padre Brown, coprotagonista di molte avventure della serie dedicata dal nostro Gilbert al prete investigatore. Padre Brown lo scopre e lo converte e lui cambia vita, divenendo suo aiutante. Bella storia, davvero. Molto ben raccontata visivamente dal già citato Cottafavi. 

Va detto che il suo nome è in realtà uno pseudonimo; il suo vero cognome è Duroc. Il nome di battesimo è Hercule.
Aveva ripreso il suo vero nome di famiglia, Duroc; il suo appellativo - La Torcia - era solo un nome di battaglia, di quelli che servivano a uomini come lui per muovere guerra alla società.
Gilbert Keith Chesterton, Il segreto di Padre Brown
La qualifica ufficiale dell'uomo alto era: il signor Hercule Flambeau, agente investigativo privato, che si recava nel suo nuovo ufficio, di fronte alla chiesa.
Gilbert Keith Chesterton, L'occhio di Apollo
Flambeau è alto e robusto (sei piedi e quattro pollici in misure imperiali, un po' più un metro e novantatré), ed è dotato di una forza strabiliante. Chesterton, che era anche lui grande, era attratto dalla forza fisica, tanto da infarcire le sue novelle di personaggi "grandiosi" e capaci di cose grosse. Uno di essi (per capirci) è Patrick Dalroy, il protagonista de L'Osteria Volante. Ma torniamo al nostro Flambeau. Ecco come l'autore descrive la potenza dell'ex ladro:

Era un guascone di statura gigantesca e di grande coraggio fisico; si raccontavano di lui le più inverosimili storie sugli sfoghi della sua prestanza atletica, su come avesse messo a testa in giù il juge d’instruction, per "fargli schiarire le idee", su come avesse corso giù per la Rue de Rivoli con un poliziotto sotto ciascun braccio... C'era una sola cosa che Flambeau, nonostante tutta la sua abilità nel travestirsi, non poteva nascondere: la sua notevole statura. ... Stava ben attento se vedesse qualcuno, ricco o povero, maschio o femmina, che superasse i sei piedi: infatti Flambeau li superava di quattro pollici.
Gilbert Keith Chesterton, L'innocenza di Padre BrownLa croce azzurra


Ecco qualche sua parola sulla sua conversione:

"Non c'è nulla di mistico, di metaforico o di masochistico nella mia confessione", disse Flambeau. "Ho rubato per vent'anni con queste mie mani, e sono sfuggito alla polizia con questi miei piedi. Spero che ammetterete che le mie attività furono pratiche, come spero che ammetterete che i miei giudici e inseguitori trattavano davvero con il crimine. Credete che non conosca a fondo tutto ciò che riguarda i loro modi di reprimere il crimine? Non ho forse ascoltato i sermoni dei giusti e visto il freddo sguardo delle persone rispettabili? Non sono forse stato catechizzato con quello stile elevato e distaccato, non mi è stato forse chiesto come fosse possibile per qualcuno cadere così in basso, e farmi dire che nessuna persona decente avrebbe mai potuto nemmeno sognare una simile depravazione? Credete che tutto ciò che mi hanno fatto non mi abbia causato altro che riso? Solo il mio amico qui mi disse che sapeva esattamente perché rubavo, e da allora non l'ho più fatto".
Gilbert Keith Chesterton, Il segreto di Padre BrownIl segreto di Flambeau

Qualche notizia, ecco, anche solo per far venire la curiosità.

Marco Sermarini

John Light nei panni di Flambeau
nella recente serie inglese
(francamente troppo finta...).

Arnoldo Foà ne La croce azzurra nei panni di Flambeau
(questo ci piace)

sabato 27 aprile 2019

Langone e il Patriota Cosmico... che fenomeni!


"Che per caso hai dato un libro di Chesterton a Langone?"
mi chiede pochi giorni fa un seminarista fermano.
"Sì, prima di Natale, perché?".
Eccolo il perché:
Caro Chesterton, in questi giorni il Bambino mi impone di essere più buono e allora tacerò sull'abbigliamento del frate non vestito da frate che mi ha regalato un tuo libro antologico (la polemica contro i religiosi mimetizzati da irreligiosi un'altra volta). Elogerò l'antologia donatami ovvero "La famiglia, regno della libertà" pubblicato dal Centro Missionario Francescano di Mogliano (Macerata). E in particolare, visto il periodo, le pagine dedicate al Natale. "Gli avversari del rito lo attaccano sostenendo che è diventato esteriore e vuoto. Ed è così. Ma un rito diventa esteriore e vuoto solo quando gli uomini non sono abbastanza rituali". Dunque, caro Chesterton, prego affinché gli altezzosi critici del Natale, coloro che di questi giorni lamentano un consumismo fra l'altro abbastanza in declino, accorrano pieni di entusiasmo al più vicino presepe, magari lasciando un'offerta (nulla di esteriore! Una busta chiusa!) per pagare la bolletta della luce. (Camillo Langone, Il Foglio, 26 dicembre 2018)
Camillo mi ha fatto nero come la tonaca che non indossavo.
Il "tempo del perdono" mi ha salvato da rimbrotti peggiori.

Padre Roberto Brunelli

Irish Impressions (brief, it’s night...)

La conferenza alla Central Catholic Library

Marco Sermarini di fronte alla Newman Church

Angelo Bottone e Marco Sermarini
nell'area di St. Stephen's Green, nei pressi della
Newman Church

Cari Amici,

sono sulla strada del ritorno da Dublino. Sono state due giornate molto belle e liete, anzitutto perché ho potuto rivedere il mio caro amico Angelo Bottone, anzi, il nostro caro amico! E la sua accoglienza è sempre un dono.
Poi ho avuto modo di parlare a due gruppi di persone molto interessate alla nostra scuola, alla comunità nata per l'ispirazione di Pier Giorgio Frassati e poi alla santità di Chesterton. L'Irlanda è un paese che oggi ha bisogno di speranza, della speranza cristiana, che invece sta gettando un po' come il bambino assieme all'acqua sporca.
Ho avuto modo di conoscere persone bravissime e sinceramente amanti di Gesù Cristo, che lottano per Lui.
Ho avuto il privilegio di parlare della chiesa fatta costruire dal beato John Henry Newman, a St. Stephen's Green, a due passi dal palazzo del Governo, proprio al centro di Dublino.
Ho avuto il privilegio di parlare presso la Central Catholic Library, una grande e prestigiosa istituzione di sapore distributistico (se pescate nel blog troverete ampie sue notizie ed immagini); è questa una cosa accaduta anche al nostro grande Gilbert (in realtà la Library all'epoca era in un altro posto, e lui parlò davanti al presidente dello Stato Libero d'Irlanda Cosgrave): è veramente un grande onore, per un acchiappagalline come me...
Con sprezzo del ridicolo pubblico queste foto per dire che ci sono stato veramente e che sono contento.
Spero che ci sia qualche seguito, la bella Irlanda merita la gioia di Cristo.

Marco Sermarini

G.K. Chesterton and the Renewal of Catholic Education - di Joseph Pearce

The whole point of education is that it should give a man abstract and eternal standards by which he can judge material and fugitive standards.

Il resto qui:

http://www.ncregister.com/blog/josephpearce/g.k.-chesterton-and-the-renewal-of-catholic-education

martedì 23 aprile 2019

Un aforisma al giorno


Dobbiamo ricordare che c'è un solo ingegnere lieto fronte di un migliaio di vittime annoiate dell'ingegneria.

Gilbert Keith Chesterton, Il profilo della ragionevolezza

Un aforisma al giorno

Il mondo degli affari ha bisogno della metafisica—per semplificarlo.

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Comune

A Dublino

Marco Sermarini, president of the Italian Chesterton Society will give 2 talks in Dublin this week: 

"The Catholic Hobbiton: Creating a Community of Faith." 
Thursday 7 pm at Newman's University Church, 

and 

"G. K.  Chesterton: a saint?" 
Friday 1 pm at the Central Catholic Library.


domenica 21 aprile 2019

Buona Pasqua!

Il funerale di Dio è sempre una sepoltura prematura.

Gilbert Keith Chesterton 


Andrea Mantegna, La Resurrezione (1457-1459), Musee des Beaux-Arts, Tours.

venerdì 19 aprile 2019

Necrologio - padre James Schall, SJ


L'altro ieri è tornato a Casa p. James V. Shall, SJ (1928-2019), filosofo e politologo, grande esperto di GKC, a cui dedicò varie opere, curò almeno un paio di volumi dell'omnia, dedicò mensilmente un articolo nel magazine "Gilbert!" dal 1980. Qui la terza parte di una intervista in tre parti, dove racconta il suo debito con GKC:

http://www.ignatiusinsight.com/feat…/schall_intvw3_aug05.asp

(grazie a Paolo Pegoraro che ci ha dato la notizia e che ha scritto questa breve nota)

Un aforisma al giorno

La verità, naturalmente, deve per forza essere più strana della finzione, perché abbiamo creato la finzione per adattarla a noi stessi.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

Un aforisma al giorno

La libertà religiosa potrebbe significare che tutti sono liberi di discutere di religione. In pratica, significa che quasi nessuno è autorizzato a menzionarla.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia

Un aforisma al giorno

Se ottimismo significa approvazione generale, è certamente vero che più un uomo diventa ottimista e più diventa malinconico. Se riesce a lodare tutto, la sua lode svilupperà un'allarmante somiglianza con una noia educata. Dirà che la palude è buona come il giardino; vorrà dire che il giardino è opaco come la palude.

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens

mercoledì 17 aprile 2019

Il Washington Post cita GKC


Columnist
A great book is burning, one of the greatest ever written.
That an edifice like Notre Dame Cathedral could survive so much and then, in an instant, by accident, be engulfed in flames and devastated in a matter of hours causes, in 2019, a sensation that is at once harrowing and dully familiar. We assume that things are durable because they have lasted. But in the words of G. K. Chesterton (words that always occur to me at such moments) "to be breakable is not the same thing as to be perishable. Strike a glass and it will not endure an instant; simply do not strike it, and it will endure a thousand years."
Il resto qui:

La schiavitù del mondo - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

Nel libro Fancies versus Fads del 1923, G.K. Chesterton si occupò di quello che denominava "il sentimentalismo del divorzio", proseguendo nella condanna di quello che nel 1920 aveva titolato nel saggio: "La superstizione del divorzio". Lo scrittore inglese aveva intuito quanto sarebbe stato sconvolgente il venir meno del voto, ossia di quel legame naturale e morale che corroborava il tessuto sociale della nazione.
Aveva mostrato, sulla scorta dello "stato servile" di Hilaire Belloc (1870-1953), quanto la viltà e la licenza avrebbero occultato la natura dell'autentica libertà: "Nelle società servili può aversi nella pratica, e perfino nella teoria, una gran quantità di lassismo sessuale…di tutte le esche che l'antica schiavitù pagana può offrire, lussi e lassismo sono le più forti e non nego che i poteri che desiderano degradare la dignità umana hanno scelto bene i loro strumenti". 
Chesterton aveva compreso quanto il servilismo dello Stato moderno avesse prodotto diabolicamente (dall'etimo: "colui che divide")la solitudine ontologica prima ancora che etica: "La società ha isolato i suoi membri per governarli meglio e li ha divisi allo scopo di indebolirli". Ecco cosa rivelava esserci sotto il divorzio, fosse esso sentimentalismo o superstizione: "I signori della plutocrazia moderna sanno il fatto loro. Un istinto assai profondo ed esatto gli ha permesso di individuare nella famiglia l'ostacolo principale al loro progresso disumano. Senza la famiglia siamo impotenti di fronte allo Stato, che nella nostra situazione moderna coincide con lo Stato Servile". 
A coloro che sostenevano la "qualità della vita" fondata sul lusso irresponsabile e sul lassismo anarchico, magari scambiandoli malignamente per "libertà", Chesterton opponeva l'esatta concezione di "sacralità della vita domestica", non solo ponendo a modello la Sacra Famiglia ma recuperando l'antico concetto di "tempo sacro", holiday in inglese: "Il giorno reso vacanza è un giorno reso sacro". In una società servile impazzita come quella moderna, Chesterton richiamava un secolo fa al compito essenziale, come scrisse nell'Illustrated London News il 3 maggio 1919: "Non torneremo mai a una società sana di mente finché non inizieremo dall'inizio. Dobbiamo cominciare da dove comincia tutta la storia, con un uomo, una donna e un bambino e con la provincia della libertà e della proprietà di cui hanno bisogno per la loro piena umanità". 
Parole chiare e incisive che, a distanza di un secolo, appaiono ancora tremendamente attuali. Parole davvero libere poiché collegate a quella verità a cui Chesterton aveva scelto di voler vivere dopo essersi convertito alla Chiesa Cattolica, il "luogo dove tutte le verità si danno appuntamento" come aveva scritto in Perché sono cattolico. Quale era la caratteristica distruttiva del servilismo, ora come allora? Penso che possa essere sintetizzata in una frase di Chesterton: "La gente è inondata, accecata, resa sorda e mentalmente paralizzata da un'alluvione di volgare e insipida esteriorità, che non lascia tempo per lo svago, il pensiero e la creazione dall'interno di sé". Inutile sottolineare quanto siamo inondati dalla trivialità e dalla banale esteriorità, che ci rendono incapaci di pensare e di dedicare tempo all'edificazione morale, spirituale e culturale. Il moderno schiavo pagano idolatra ciò che lo rende servile, il sentimentalismo del divorzio, il lassismo anarchico, il diabolico disegno di chi ci rende sottomessi al principe del mondo e che ha ridotto a pezzi la verità: "Un uomo che crede in una religione non crede in frammenti di quella religione. Se qualcosa è vivo e organico, non può essere diviso senza che arrivi la morte…qualunque cosa che abbia in sé una scintilla di vita e una circolazione di forze non può essere tagliata in pezzi".

Un aforisma al giorno (Notre Dame..., grazie, Stuart McCullough)

Notre Dame non è un mito. Notre Dame non è una teoria. Il suo interesse non nasce dall'ignoranza ma dalla conoscenza; da una cultura complicata da cento polemiche e rivoluzioni. Non è privo di caratteristiche, ma scolpito in una foresta incredibile e un labirinto di caratteristiche affascinanti, di cui si potrebbe parlare per giorni. Non è grande perché c'è poco, ma grande perché c'è molto. . . . Notre Dame, dal suo lato meramente umano, è la civiltà medievale.

Gilbert Keith Chesterton, Fancies Versus Fads

Un aforisma al giorno

Ciò che disorienta il mondo, e i suoi sapienti filosofi e immaginosi poeti pagani, intorno ai sacerdoti e al popolo della Chiesa Cattolica, è che essi ancora si comportano come fossero messaggeri. Un messaggero non fantastica su quel che il messaggio possa essere e non discute su quello che dovrebbe essere; egli lo consegna qual è. Non una teoria o una fantasia, ma un fatto. Tutto quello che si condanna nella tradizione cattolica, - l'autorità, il dogmatismo e il rifiuto di ritrarre o modificare - non sono che i naturali attributi di un uomo che porta un messaggio relativo a un fatto.


Gilbert Keith Chesterton, Il soprannaturale è naturale. Scritti per l'Italia

Un aforisma al giorno (a proposito di Notre Dame, Basilica di Norcia, arte cristiana e laiche teste pazze...)

Ci sono migliaia di europei istruiti che amano l'Italia, che ci vivono, che ci si recano ogni anno, che attraversano un intero continente per vederla, che danno la caccia ai suoi dipinti più oscuri e alle sue sculture più cadenti; ma sono tutti accomunati da questo, che considerano l'Italia un posto morto. È una galleria nel loro museo universale, un distretto di ossa fossili. Ci sono persone ricche e beneducate, soprattutto americani, che sembrano pensare di tener l'Italia come terrebbero una voliera o una serra calda, in cui possono passeggiare ogniqualvolta hanno voglia di una folata di bellezza. Browning non nutriva affatto simili sentimenti; era intrinsecamente incapace di un simile insulto all'anima di una nazione. Se non avesse potuto amare l'Italia come una nazione, non avrebbe consentito ad amarla come un negozio di antiquario. In ogni cosa al mondo, dal Medioevo all'ameba, di cui tanto si parla in Mr Sludge the Medium, egli è interessato alla vita che c'è nelle cose.
Era interessato alla vita nell'arte italiana e alla vita nella politica italiana. Forse il primo e il più semplice esempio che si può offrire al riguardo è l'interesse di Browning per l'arte. Egli era sempre stato smisuratamente affascinato da pittura e scultura e il suo soggiorno in Italia gli diede, ovviamente, innumerevoli occasioni perfette di studiare pittura e scultura. Ma il suo interesse per questi studi non era come quello del comune visitatore istruito che gira per le città italiane. Migliaia di questi visitatori, per fare un esempio, studiano quei magnifici busti pagani che in file interminabili ti capitano davanti in quasi ogni galleria e museo d'Italia, li ammirano, li annotano nei loro cataloghi e li descrivono nei loro diari. Ma il modo in cui essi influivano su Browning è descritto in maniera suggestiva in un passaggio di una lettera di sua moglie. Ella descrive il proprio desiderio che suo marito ricominci a scrivere poesie, le sue implorazioni a lui perché scriva poesie; ma tutte le sue richieste cadono nel vuoto perché suo marito è impegnato tutto il giorno a modellare busti di creta e a spaccarli non appena li ha terminati. Questo era l'interesse di Browning per l'arte: l'interesse per una cosa viva, l'interesse per una cosa che cresce, l'interesse insaziabile per come si fanno le cose.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning

Un aforisma al giorno

Il cosmo un giorno replicò al rimprovero di un pessimista: "Visto che tu mi hai insultato, puoi lasciarmi ora risponderti coi miei mezzi? Concedimi di ridurti a niente, e poi discutiamo della cosa". Morale: a universo donato non si guarda in bocca.

Gilbert Keith Chesterton in Maisie Ward, Chesterton


domenica 14 aprile 2019

Un aforisma al giorno

Tutta la scienza, anche la scienza divina, è una sublime storia gialla. Solo che non è impostata per rivelare perché un uomo sia morto, ma il segreto più oscuro del perché egli viva.

Gilbert Keith Chesterton, La mia fede (originale: The Thing; altra edizione italiana: La Chiesa viva)

... Blu di Prussia....



... e il blu di Prussia ritrae un classicissimo ufficiale dell’esercito del Kaiser di Prussia...

Dipinti dalla scatola dei colori ... Blu oltremare francese...


Qui c’è anche un gioco di parole: Ultra Marine significa sia oltremare (nel senso di colore blu oltremare) che Ultra (forte, fortissimo, massiccio, come volete...) Marine (inteso come fante di mare...)...

Un aforisma in lingua originale al giorno (dal profondo della gioventù di Gilbert)

There is one secret of life: the secret of constant astonishment.

(C'è un solo segreto nella vita: il segreto della costante meraviglia).

Il giovane Gilbert Keith Chesterton in uno dei suoi 📓 Notebooks, circa 1894

Un aforisma al giorno (da annoverare nell’elenco delle citazioni riguardanti eresia, virtù, verità...)

La verità intera è generalmente l'alleato della virtù; una mezza verità è sempre l'alleato di qualche vizio.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, The Collapse of the Victorian Compromise, 11 Giugno 1910

Possiamo infilare questa perla assieme alle altre sei che sinora abbiamo ritrovato nelle sue opere.

Da questo aforisma traiamo la prova di tre fatti: Chesterton lavorava costantemente sulla realtà e sul pensiero, su ciò che vedeva e su ciò che riscontrava, e annotava silenziosamente nel suo prodigioso cervello tutto quello che riconosceva utile e fruttuoso al fine di chiarire la propria visione filosofica del mondo (ennesima conferma della sua intrinseca sistematicità); poi gli va riconosciuta la affilatissima coerenza di pensiero. Da ultimo va riscontrato un costante impegno missionario: Chesterton non scriveva solo per dire con piacere cose vere, ma le voleva far sapere a quante più persone possibili (è significativo che queste intuizioni siano spesso contenute in articoli per periodici, in particolare per l’Illustrated London News, giornale popolare, popolare perché per gente comune), voleva che tutti ne raggiungessero la conoscenza, perché questa conoscenza portava direttamente a Dio. Questo era lo scopo ultimo della sua vita, intuito a venti anni e perseguito per tutta i suoi anni. Indizio di santità, per un uomo comune come me.


Marco Sermarini

sabato 13 aprile 2019

Un aforisma al giorno


Il segno del vero grande uomo è che vede l'uomo comune da lontano e lo adora. Il grande uomo cerca di essere ordinario, e nel mentre diventa straordinario. Ma il piccolo uomo cerca di essere misterioso, e diventa lucido in un senso terribile, perché tutti noi possiamo vedere attraverso di lui.

Gilbert Keith Chesterton, The Uses of Diversity 

Un aforisma al giorno

C'è un grande uomo che fa sentire ogni uomo piccolo. Ma il vero grande uomo è l'uomo che fa sentire grande ogni uomo. 

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens

venerdì 12 aprile 2019

Un aforisma al giorno

Alcune delle culture più civili e altamente organizzate, come quella di Cartagine al vertice della sua ricchezza, hanno avuto i sacrifici umani come peggiore delle proprie espressioni. La cultura, come la scienza, non è una protezione contro i demoni.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 7 Luglio 1934, in As I was saying

Aneddoti su Chesterton - Amico anche del cappello... (ma quanto è grande...)

Una storia affascinante ci viene narrata da un uomo che vide Gilbert iniziare a inseguire il suo cappello per strada. Immerso nel traffico, il passante lo salvò per il suo pericolo imminente, e non fu contento quando Gilbert lo ricevette con l'osservazione che sua moglie gliene aveva appena comprato uno nuovo e si sarebbe rammaricata nel rivederlo.
"Allora perché mai l'hai inseguito?"
"È un vecchio amico. Ci sono affezionato e alla fine volevo stare con lui".

Maisie Ward, Return to Chesterton

Aneddoti su Chesterton - A spada tratta in giro per il paese...

Agli amici i suoi modi sembravano divertenti, agli sconosciuti sconcertanti o addirittura allarmanti. Un poliziotto chiamò un giorno in paese per dire al signor Mills: "Il signore che sta con lei sta bene? E' stato visto andare in giro con una spada sguainata..".

Maisie Ward, Return to Chesterton

Aneddoti su Chesterton: "... non sono mai stato veramente moderno..."

Un uomo in genere non riesce a dimenticare il giorno delle sue nozze, specialmente un matrimonio altamente comico come il mio. Perché la famiglia ricorda contro di me un certo numero di leggende ormai familiari, sul perdere treni, sullo smarrimento di bagagli, e altre cose ritenute ancor più eccentriche. È stato asserito contro di me, ed in perfetta verità, che mi sarei fermato sulla strada per bere un bicchiere di latte in un negozio e comprare una pistola con cartucce in un altro. Alcuni li hanno visti come singolari regali di nozze per uno sposo da donare a se stesso; e se la sposa avesse saputo meno a proposito dello sposo, suppongo che avrebbe potuto immaginare che fosse un suicida o un assassino o, peggio ancora, un astemio. Mi sembravano le cose più naturali del mondo. Non ho comprato la pistola per uccidere me stesso o mia moglie; non sono mai stato veramente moderno. L'ho comprata perché era la grande avventura della mia giovinezza, con l'idea generale di proteggerla dai pirati che infestano senza dubbio i Norfolk Broads, verso i quali eravamo diretti; dove, dopo tutto, c'è ancora un numero sospettosamente elevato di famiglie con nomi danesi. Non mi infastidirà se tutto ciò verrà definito infantile; ma ovviamente si trattava piuttosto di una reminiscenza dell'adolescenza, non dell'infanzia.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia

giovedì 11 aprile 2019

Chesterton: amare i vicini di casa è un’impresa eroica - Annalisa Teggi su Aleteia

Se domani mattina la neve ci bloccasse nella strada in cui abitiamo, d'improvviso entreremmo in un mondo molto più ampio e convulso di quello che abbiamo mai conosciuto. E l'uomo tipicamente moderno si sforza in ogni modo di fuggire dalla strada dove abita. Prima, inventa l'igiene moderna e va a Margate (località marittima inglese molto inflazionata – NdR). Poi inventa la cultura moderna e va a Firenze. Poi inventa l'imperialismo moderno e va a Timbuctù. Si spinge fino ai confini più fantastici della terra. Osa sparare alle tigri. Quasi sta a cavalcioni di un cammello. In tutto questo, sta essenzialmente fuggendo dalla strada in cui è nato; e riguardo a questa fuga, è sempre pronto con la sua spiegazione. Dice che sta fuggendo dalla sua strada perché è tediosa: mente.

Il resto è qui sotto:


G. K. Chesterton e il fascismo - di Luca Fumagalli (da Radio Spada)

Come tutti gli uomini di genio, G. K. Chesterton (1874-1936) sfugge a facili interpretazioni di parte. Il suo pensiero è troppo complesso e la sua produzione così poliedrica che è impossibile collocarlo all'interno di categorie troppo rigide. 

Nonostante ciò, lo scrittore inglese è stato più volte vittima di dicerie tendenziose come, ad esempio, quella di essere stato un simpatizzante del fascismo. L'associazione di Chesterton alle idee di Mussolini e di Franco è stata suggerita da qualche critico e l'accusa ritorna ciclicamente a infiammare il dibattito intorno alla sua figura.


Il resto nel collegamento qui sotto:




https://www.radiospada.org/2019/04/g-k-chesterton-e-il-fascismo/?fbclid=IwAR0xBwFm6t9SCIGlK2gpEpO0e41lK__tx0lgfugChWvNlo4tuVslz1fEu9w

domenica 7 aprile 2019

Il poeta e i pazzi – di Paolo Gulisano (da Riscossa Cristiana)

Gilbert Keith Chetserton, Il poeta e i pazzi, Fuorilinea, pagine 308, 18 euro.

Gabriel Gale, l'investigatore poeta e pittore creato da Gilbert Chesterton nel 1929 è tornato. Ci ha pensato – meritoriamente – a ripubblicarlo una piccola ma intraprendente casa editrice,  Fuorilinea, con il titolo Il poeta e i pazzi.

Gabriel Gale, pittore e poeta, nonché investigatore assolutamente dilettante, è un personaggio chestertoniano quanto pochi altri: Chesterton ci dice che gli era avvenuto di risolvere parecchi misteri, ma si trattava per lo più di quei misteri che interessano i mistici. Accadde tuttavia che una volta o due fosse obbligato a scendere dalle nuvole del misticismo per immergersi nell'atmosfera intensamente viva di un delitto e riuscì talvolta a dimostrare che un apparente delitto era un suicidio, talaltra a dimostrare che un suicidio era invece un delitto; talora si occupò anche di cose meno gravi quali la scoperta di un falso o di una frode.

Ma la sua partecipazione alle indagini non era di solito che il frutto di una coincidenza, poteva derivare dal fatto che un avvenimento toccasse casualmente qualche punto verso il quale la sua fantasia, sempre interessata ai movimenti ed agli stati d'animo, lo guidava; oppure essa gli dimostrava come aveva guidato altri al di là dei confini della legalità. Nella maggioranza dei casi riuscì a dimostrare che i moventi del furto o del delitto sono perfettamente logici e persino convenzionali.

"Giunto alla maggiore età, aveva ereditato i piccoli debiti e le modeste rendite di un gentiluomo di campagna piuttosto sfortunato. Ma benché cresciuto nella tradizione dei piccoli proprietari non era tipo da non possedere, specie a quell'età, opinioni personali estranee a quella tradizione. Giovanissimo ancora, era politicamente l'esatto opposto di quel che dovrebbe essere un proprietario di terre, e cioè era molto rivoluzionario e, dato il luogo, quasi anarchico. Interveniva in favore dei cacciatori di frodo e degli zingari; indirizzava ai giornali lunghe lettere che i redattori giudicavano troppo eloquenti per essere adatte alla pubblicazione. Denunciava la magistratura della contea in controversie che avrebbero poi dovuto venir giudicare imparzialmente dagli stessi magistrati della contea. Avendo alla fine scoperto con grandissimo stupore che tutte le autorità gli erano contrarie e sembrava fossero in grado di controllare lealmente ogni possibile mezzo di espressione a sua disposizione, ideò un nuovo metodo del tutto personale, il quale procurò a lui un grande spasso, e alle autorità locali non poche seccature. Si diede cioè a impiegare il talento per il disegno che sapeva di possedere, e insieme un altro talento di cui era meno consapevole che gli permetteva di indovinare i pensieri delle persone che avvicinava e di capire in breve tempo le loro più intime caratteristiche spirituali". 

Naturalmente questa capacità di scrutare nell'animo umano e di metterlo a nudo di fronte all'interessato stesso viene considerata follia. Di fronte a due medici che forti del loro metodo razionalista e pseudo-scientifico intendono valutarlo, Gabriel risponde, con semplicità disarmante: "Credete davvero che esista qualche ragione per la quale voi siate adatti a stendere una relazione sul mio stato mentale più di quanto sia io in grado di descrivere il vostro? Non potete certo conoscermi più di quanto io non conosca voi; anzi neppure la metà di quanto io vi conosca. Non sapete che un pittore di ritratti deve saper valutare le persone a prima vista esattamente come un medico? E io so farlo molto meglio di voi perché in questo campo ho un'abilità speciale. Ecco la ragione per la quale so dipingere quelle figure sui muri, e le vostre persone le saprei disegnare grandi come case. Io so quello che vi sta in fondo al pensiero, dottor Simeon Wolfe: un caos di eccezioni senza nessuna regola. Voi trovate anormale ogni cosa perché non sapete comprendere la normalità. Voi riuscireste a dichiarare pazzo chiunque; in quanto poi al perché desiderate in maniera speciale di provare che io sia pazzo questo è un altro svantaggio dell'ateismo, perché non credete che niente vi potrà colpire per punirvi del vile tradimento a cui vi siete oggi venduto".

Gabriel, come detto, era stato creato da Chesterton nel 1929, dopo il suo ingresso definitivo nella chiesa cattolica, ed è la figura ultima del suo "pantheon" di investigatori, ovvero di cercatori di Verità. La vita come enigma è il senso del Libro di Giobbe, definito da Chesterton, che vi aveva trovato ristoro e salvezza nella crisi terribile degli anni giovanili come il più grande poema religioso dell'umanità.

Enigma, o mistero, non nel senso di qualcosa di ignoto, di in conoscibile, di assurdo, ma come, contrariamente a come solitamente viene posta la questione, una risposta che attende una domanda, una domanda posta nel modo giusto, come quella che deve rivolgere il cercatore del Santo Graal al custode del sacro calice. Chesterton notava che in Giobbe l'affermazione che convince il dubbioso non è l'immagine dell'ordinata bontà del creato, quale l'aveva raffigurata la religiosità rigorosamente razionale del diciottesimo secolo, bensì la descrizione della sua immensa e arcana irrazionalità. E la sorpresa stupita di fronte a un Dio che supera incommensurabilmente i nostri calcoli e le nostre previsioni intellettuali è all'origine dell'atto di fede: "Non è vero che il volgo preferisce la letteratura mediocre alle opere di gran pregio, né che ama i racconti polizieschi perché sono letteratura di infimo grado. (..) Bisogna riconoscere che numerosi racconti polizieschi traboccano di crimini eccezionali, proprio come un dramma di Shakespeare. (…) Non solo il racconto poliziesco è una forma d'arte perfettamente legittima, ma presenta certi vantaggi ben definiti e reali come strumento del benessere pubblico." E ancora: "Il primo pregio fondamentale del racconto poliziesco consiste nel fatto che rappresenta il più antico, nonché l'unico genere di letteratura popolare in cui sia espressa una qualche consapevolezza della poesia della vita moderna".

L'investigatore è il moderno eroe che viva la sua Iliade nei meandri delle strade della città. Era inevitabile che sorgesse una letteratura popolare che tenesse conto delle possibilità romantiche offerte dalla città moderna. I racconti polizieschi possono essere sobri e confortanti come le ballate di Robin Hood. Il romanzo poliziesco sottrae all'oblio il fatto che la civiltà stessa è la più sensazionale delle trasgressioni e la più romantica delle sommosse

Gabriel Gale è un cavaliere cristiano che combatte contro l'assuefazione dell'anima, contro ogni accidia spirituale si rivolgono i grandi personaggi indagatori di Chesterton più che contro la stessa malvagità, che in fondo non ne è che una conseguenza.

Un aforisma al giorno


Tutti su questa terra dovrebbero credere, in mezzo a qualsiasi follia o fallimento morale, che la propria vita e il proprio temperamento hanno qualche obiettivo sulla terra. Credete di avere qualcosa da dare al mondo che non può essere dato altrimenti.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning 

martedì 2 aprile 2019

Un aforisma al giorno

Come la religione anticamente andò in ritirata, così il patriottismo deve ritirarsi nella vita privata. Questo non significa che sarà meno potente; alla fine può essere più potente, proprio come i monasteri divennero enormemente potenti.
Ma è ritirandoci in questi forti che possiamo restare in vita e fiaccare l'invasione; è accampandoci su queste isole che possiamo attendere l'abbassarsi della marea. Proprio come nei secoli bui il mondo di fuori fu abbandonato alla vanagloria della pura e semplice rivalità e violenza, così in quest'epoca passeggera il mondo sarà abbandonato alla volgarità e a mode gregarie e a ogni sorta di frivolezza. È come il Diluvio; e non solo perché è instabile come l'acqua.

Gilbert Keith Chesterton, I Nuovi Secoli Bui, G.K.'s Weekly

Pazzia e anarchia - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

I temi della pazzia e dell'anarchia sono stati affrontati diverse volte da Chesterton. Famoso è quello espresso in Ortodossia del 1908: "Il pazzo non è colui che ha perso la ragione ma quello che ha perso tutto tranne la ragione". Spesso la pazzia è collegata alla monodirezionalità, alla monotematicità dell'universo maschile tanto da divenire sistema ideologico. Al contrario, nel femminino Chesterton trovava l'elemento riequilibratore che temperasse la dissennatezza del maschio. La mano che dondola la culla, la gonna che governa il mondo erano riconducibili alla capacità della donna di tenere a bada il delirio, anche d'onnipotenza, del maschio.

Nel Poeta e i pazzi, Gabriel Gale definisce in questo modo la pazzia: "Il pazzo è colui che smarrisce la via e non sa più ritornare". I temi del "perdersi" e del "ritrovarsi" sono continuamente esaminati da Chesterton al pari di quelli della "pazzia" e dell'anarchia. Basterebbe fare una rapida carrellata dei suoi scritti per rendersene esatto conto: Innocent Smith è l'uomo vivo che fa il giro del mondo per ritornare a casa. Sembrerebbe pazzo ma in realtà mostra in modo paradossale la capacità di trovare la strada del ritorno e quindi dell'assennatezza.

Nell'introduzione all'Uomo eterno il giovane scorge dalle montagne la sua piccola casa e capisce che quella era in realtà ciò che cercava. Nel La sfera e la croce il monaco Michele mostra al professor Lucifero l'esito della pazzia, riconducibile alla forsennatezza di svellere la croce da tutti gli ambiti della vita umana (dal collo della sua fidanzata alla cima del campanile fino alle palizzate di legno lungo le strade di campagna). Lo smarrimento della strada ha qui il significato non solo di squilibrio razionale ma soprattutto spirituale, indicando con precisione la sanità con l'affermazione salvifica della croce di Cristo.

La condizione della sanità è riferibile in Chesterton all'accettazione del dogma del peccato originale (la "tradizione della Caduta" come amava definirla) e, conseguentemente, allo status di pellegrino: "Mi son fatto pellegrino per guarirmi dall'essere un esiliato". L'incapacità di ritornare sulla retta via è quindi simbolo della pazzia, ma anche dell'anarchia, come egli afferma in Eugenetica e altri mali: "L'anarchia è l'incapacità di rientrare dopo un legittimo divertimento". Chesterton non intendeva con il termine "anarchia" solo una concezione politica ma soprattutto una condizione etica e la raffigurava con un'immagine altisonante, la cascata: "Il Niagara è debole e assordante, è incapace di fermarsi". L'anarchia dall'alto verso il basso, il potere come il Niagara, oppure l'anarchia dal basso, come i costumi disordinati di chi va a letto sempre più tardi o mangia ad orari sbagliati. Viene meno, nell'anarchia come nella pazzia, la condizione dell'umano, ed infatti Chesterton giustamente apostrofa, senza mezzi termini, come "porci" coloro che non hanno più regole. Sembrerebbe quindi che l'anarchia, concepita in questo modo, estenda il concetto di pazzia oltre il solo razionalismo per lambire i vari ambiti dell'esistenza.

Anarchico quindi non è solo colui che mette la bomba perché avversa ogni potere (ad esempio nel caso dell'incubo descritto nell'Uomo che fu Giovedì), ma è soprattutto colui che non accetta l'ordine razionale e naturale e lo porta alle estreme conseguenze in una vita disordinata senza più freni né limiti. Se quindi il pazzo poteva essere riscontrabile nello scientista, nel razionalista, nell'eugenista, nell'evoluzionista, l'anarchico era anche l'uomo della strada che aveva perso la strada e che non sapeva e, soprattutto, non voleva più ritornare. Era l'uomo comune che smarriva il senso comune o l'uomo che non sapeva più mantenersi fedele al voto. Era il disimpegnato, l'avventuriero moderno che non aveva più Patria, Tradizione, Famiglia. Era il relativista che non cercava più la verità oggettiva; era colui che aveva invertito i principi fondamentali con quelli legati all'autodeterminazione e alla perversione del desiderio.

Ancora una volta Chesterton indicava l'esito drammatico della modernità. La non accettazione della verità oggettiva ("Tutte le strade portano a Roma, per questo molta gente non c'è mai stata") conduceva alla deriva libertaria, pazza e anarchica che tuttora stiamo vivendo.

lunedì 1 aprile 2019

Dale Ahlquist e Marco Sermarini

Grande incontro della Chesterton Academy e della Scuola Chesterton, e le parole dei due gemelli chestertoniani!

https://www.youtube.com/watch?v=qAvDWB5-meI