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L'imputato - A chi tocca cambiare il mondo?

Da oggi inizio una collaborazione con The Debater, sito che nelle intenzioni degli ideatori servirà a discutere di idee (mi piace l'idea), e col titolo hanno voluto ripercorrere i passi del giovane Chesterton, fondatore con gli amici Bentley, Oldershaw, Avigdor e altri del The Debater, organo del Junior Debating Club della St. Paul's School.

Discutiamo. Mi piace. Merce rara. Rarissima. Non crederete che in giro la gente discuta davvero? In tv? Su Internet? Per piacere. Allora discutiamo.

Vi proporrò qualche pezzo che faccia risuonare Chesterton, andatelo a leggere nel sito di questi amici perché è anche bello da vedersi. Intanto questo. Leggetelo fino in fondo, mi raccomando. Il succo è lì. Poi maleditemi o ridete pure di me, ma a ragion veduta 😊.

Marco Sermarini 

Un aforisma al giorno


I monasteri furono le aziende più pratiche e i più prosperi esperimenti di ricostruzione dopo il diluvio barbarico; gli umili ereditarono davvero la terra.

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno

venerdì 26 gennaio 2018

Un aforisma al giorno - Un pianeta di miracoli.

Prima di passare a visioni e creazioni, possiamo accontentarci di un pianeta di miracoli.

Gilbert Keith Chesterton, L'Imputato

Un aforisma al giorno

L'essere buoni è una impresa molto più rischiosa del giro del mondo.

Gilbert Keith Chesterton, Il Club dei Mestieri Stravaganti 

Un aforisma al giorno

La vera difficoltà dell'uomo non è di godere i lampioni o i panorami, non di godere i denti-di-leone o le braciole, ma di godere il godimento, di mantenersi capace di farsi piacere ciò che gli piace.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia

Un aforisma al giorno

Un'avventura è soltanto un inconveniente considerato nel modo giusto. Un inconveniente è soltanto un'avventura considerata nel modo sbagliato.

Gilbert Keith Chesterton, All things considered

Un aforisma al giorno

La dignità dell'artista sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo.

Gilbert Keith Chesterton, Generally Speaking


martedì 23 gennaio 2018

Un aforisma al giorno


L'uomo non vive di solo sapone.

Gilbert Keith Chesterton, All I survey

lunedì 22 gennaio 2018

La storia del "G. K.'s Weekly" di Chesterton raccontata da padre Brocard Sewell

padre Brocard Sewell
Ci siamo occupati più volte del G. K.'s Weekly, il settimanale che Chesterton diresse e firmò per oltre dieci anni e che seguì al New Witness, fondato dal fratello Cecil. Ora lo facciamo grazie a Luca Fumagalli che ha accettato di approfondire l'argomento secondo la prospettiva che ci giunge dagli scritti di padre Brocard Sewell, singolare religioso che in gioventù partecipò all'avventura chestertoniana e distributista. Il saggio è corredato dall'interessante apparato iconografico che presentiamo, altro motivo di gratitudine verso Luca, perché così si capiscono meglio tante cose.
Ringrazio caldamente Luca per il contributo che spero aumenti l'interesse e l'attenzione per l'esperienza giornalistica del Nostro, fondamentale per capirne tutta la sua peculiarità.

Marco Sermarini



Sei mesi immerso negli archivi di Top Meadow, Beaconsfield, a casa Chesterton, ospite del reverendo Henry Reed e della Converts' Aid Society. Un memorandum preparato da Rex Mawby sulla Distributist League, un pacco di lettere dell'americano Gregory Macdonald, ex membro della redazione del «G. K.'s Weekly», e qualche colloquio con Bryan Keating. 
Queste, in sostanza, le fonti utilizzate da padre Brocard Sewell (1912-2000) per imbastire uno smilzo volumetto, G.K.'s Weekly. An Appraisal, pubblicato nel 1990 dalla Aylesford Press. Dedicato al celeberrimo periodico diretto da G. K. Chesterton, organo ufficiale della Distributist League, il libro di Sewell traccia la storia di una delle imprese editoriali inglesi più curiose e interessanti della prima metà del XX secolo. Lo fa con uno stile piano e gradevole, confezionando un prodotto volutamente orientato al vasto pubblico, stampato anche in De Luxe Edition (100 copie firmate e autografate dall'autore, con una pagina facsimile del «G. K.'s Weekly»). Tra l'altro G.K.'s Weekly: An Appraisal è ancora oggi l'unica monografia sul tema, a parziale eccezione solo di G.K.'s Weekly: a Sempler (Loyola University Press, 1986), una raccolta di una trentina di numeri del periodico corredata da un'interessante introduzione di Lyle W. Dorsett.
Brocard Sewell (al secolo Michael), prima di convertirsi al cattolicesimo e di seguire quella vocazione religiosa che, dopo varie trafile, lo avrebbe condotto tra i carmelitani, aveva lavorato per circa un anno alla redazione del «G. K.'s Weekly». Svolgeva principalmente la mansione di tuttofare, contribuendo di tanto in tanto con qualche recensione o articoletto di complemento. Sewell era pure un frequentatore regolare degli incontri settimanali che la Distributist League teneva al "The Devereux", un pub poco fuori Fleet Street. La sua militanza era iniziata nel 1928, quando, appena sedicenne, aveva organizzato al Weymouth College un incontro con George Heseltine, primo segretario generale della Lega (e suo padrino di battesimo). Arrivò addirittura a ricoprire il ruolo di segretario della sezione del Mid-Sussex. Più avanti il giovane Michael si trovò a lavorare presso la St. Dominic Press di Hilary Pepler, ma continuò comunque a presenziare, seppur sporadicamente, agli incontri al "The Devereux". Ricordi di quei giorni lontani sono contenuti nei lavori autobiografici My Dear Time's Waste (Saint Albert's Press, 1966), The Habit of a Lifetime (Tabb House, 1992) e nel testo miscellaneo, a cura di John Sullivan, G. K. Chesterton: a Centenary Appraisal (Barnes & Noble, 1974). Nel 1990, all'uscita di G.K.'s Weekly: An Appraisal, Sewell era l'unico superstite dello staff del «G. K.'s Weekly».  
Gli studiosi hanno mostrato da sempre un atteggiamento ambivalente nei confronti dell'impresa giornalistica di Chesterton. Molti critici, infatti, hanno messo in discussione il valore del «G. K.'s Weekly», giudicandolo uno spreco di tempo e denaro o, peggio ancora, una distrazione che allontanò lo scrittore inglese dai suoi libri, di gran lunga più interessanti. Gregory Macdonald, e altri con lui, hanno ampiamente smentito tale assunto; del resto lo stesso Chesterton era orgoglioso di essere un giornalista e volentieri si accodò a quella schiera di intellettuali britannici – Defoe, Johnson, Cobbett, William Morris … – che pubblicarono un periodico per promuovere le proprie idee (questa volontà è testimoniata da numerose lettere di Gilbert, comprese quelle scritte a Hilaire Belloc e Maurice Baring). 
Un altro falso mito da sfatare, condiviso da Maisie Ward e da diversi biografi chestertoniani successivi, è che Chesterton non abbia mai voluto dare il via a un giornale, ma l'abbia fatto esclusivamente per onorare la memoria del fratello Cecil, morto al fronte nel 1918. Quest'ultimo era stato infatti il combattivo direttore del «The New Witness», successore del «The Eye-Witness» di Belloc. Anche Frances e Dorothy Collins, rispettivamente moglie e segretaria di Chesterton, nutrivano seri dubbi sulla bontà del progetto. Pur contribuendo al «G. K.'s Weekly», entrambe erano preoccupate per lo stress e la tensione che esso causava all'amato Gilbert, costantemente assillato da malumori redazionali e da problemi economici. 
Il senso di dovere nei confronti del fratello fu certamente una componente importante che condizionò la scelta di Chesterton, ma non fu l'unica. Avere uno spazio autogestito poteva fornire a quello che si definiva iperbolicamente «il peggiore direttore del mondo» – e di sicuro Gilbert mancava, in questo ruolo, delle qualità di Cecil – una libertà di cui mai avrebbe potuto godere sulle colonne degli altri giornali per cui scriveva.  
Fu così che nel 1924 venne fondata la G.K.'s Weekly Limited con un capitale di 20.000 sterline. Tra i membri della società, oltre a Chesterton, figuravano Maurice Baring (defilatosi quasi subito), Lord Howard de Walden, Alderman Cedric Chivers e Maurice Bennington Reckitt. Nel 1929, a seguito della morte di Chivers, l'eccentrico editore Cecil Palmer occupò il posto vacante.
Nel novembre del 1924 venne stampato un numero di prova del «G. K.'s Weekly», e in un articolo, significativamente intitolato Apologia, Chesterton allineò il periodico alle posizioni distrbutiste. Bernard Shaw aveva suggerito di chiamare il foglio «Chesterton's», ma Gilbert non avrebbe mai tollerato una simile manifestazione d'egocentrismo. 
A causa della difficoltà a racimolare i fondi necessari, il primo numero ufficiale vide la luce solamente diversi mesi dopo, il 21 marzo 1925. Fu un peccato ritardarne così tanto l'uscita: l'edizione di prova aveva infatti suscitato grande entusiasmo; si persero così potenziali scrittori e abbonati. Dal punto di vista finanziario, poi, la partenza fu davvero pessima. Il «G. K.'s Weekly» non poté essere pubblicizzato adeguatamente e tale situazione – tamponata solo parzialmente da donazioni, lasciti e dal contributo volontario dei redattori – non migliorò nemmeno in seguito. 
Nell'agosto del 1926 si raggiunse un punto di crisi. Si pensò quindi di organizzare una qualche sorta di associazione per promuovere sia il periodico che, più in generale, il distributismo. Su iniziativa del capitano Harry Stuart Devereux Went, un conservatore anglo-cattolico, nacque la Distributist League (ad aiutarlo l'amico Bill Titterton). Il nuovo progetto venne presentato in occasione di due conferenze, a settembre e ottobre. Da quel momento in avanti il «G. K.'s Weekly» divenne l'organo ufficiale della Lega e George Heseltine prese il posto di membro nell'omonima compagnia. 
Negli anni seguenti sorsero nuove difficoltà che mai permisero al periodico di decollare oltre le poche migliaia di copie vendute.  
Rispetto a Cecil, direttore full-time, presente in redazione sette giorni su sette, che si occupava di ogni singolo aspetto del giornale, dai contenuti agli elementi tipografici, Gilbert era più aleatorio, anche perché non risiedeva a Londra ma a Beaconsfield, distante venti miglia dalla capitale. Le incombenze quotidiane erano di conseguenza gestite da un assistente direttore. Inizialmente l'incarico fu ricoperto da Ada Elizabeth Jones, vedova di Cecil Chesterton e giornalista di grande esperienza. A partire dal quinto o sesto numero venne sostituita da William Reginald Titterton che garantì al «G. K.'s Weekly» forse il suo periodo migliore. A seguito di alcune incomprensioni, Titterton – penna pungente, incline alla polemica – abbandonò la vice-direzione nel 1927 venendo rimpiazzato, anche se non subito, da un comitato redazionale semi-ufficiale. Esso era composto, tra gli altri, da Alan Bland, C. E. Baines, A. M. Currie, Desmond Gleeson, George Heseltine, Van Norman Lucas (facente funzione di Business Manager, già critico musicale del «G. K.'s Weekly») e dai fratelli Edward e Gregory Macdonald (il primo si occupava di tenere i contatti tra la redazione e Beaconsfield, mentre il secondo scrisse quasi tutti gli editoriali non firmati). Pare – ma la questione è ancora dibattuta – che a quel punto Frances Chesterton e Dorothy Collins tentarono senza successo di convincere Gilbert ad abbandonare una nave che era destinata, almeno secondo loro, ad affondare. 
Il comitato redazionale ebbe tuttavia vita relativamente breve, estinguendosi dopo quattro anni: quando Arthur Currie propose di fondare un vero e proprio partito politico di stampo distributista, si scontò con Edward Macdonald, contrario all'ipotesi. Quest'ultimo prese in carico la gestione del periodico, aiutato dal fratello, inaugurando la terza e la più longeva fase del «G. K.'s Weekly»: l'era Macdonald.  
Nel 1936, alla morte di Chesterton, la testata cambiò proprietà e direttore. Mutò anche il nome che diventò «The Weekly Review». Da quel momento in avanti di essa si occuparono Reginald Jebb – genero dei Belloc – e Hilary Pepler. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia. 
Il «G. K.'s Weekly» aveva dalla sua diversi punti di forza, a partire dai collaboratori – occasionali e non –, letterati e studiosi di grande caratura intellettuale. Tra i più noti: Ezra Pound, Eric Blair (alias George Orwell), Walter de la Mare, padre Vincent McNabb, K. L. Kenrick, Eric Gill, Hilaire Belloc, J. C. Squire, A. J. Penty, Conal O'Riordan, John Heron Lepper, Louis Golding, Emile Cammaerts, Mrs Henry Dudeney, Featherstone Hammond, R. McNair Wilson, Bernard Gilbert, il reverendo H. E. G. Rope, Freda Derrick e W. H. Ogston
Fino alla fine del 1935 Mrs Cecil Chesterton, celata sotto lo pseudonimo di J. K. Prothero, tenne una rubrica dedicata al teatro, mentre quella politica, "The Scrapbook", per quanto vivace, contò pochi contributi davvero interessanti. "The Cockpit", la pagina della corrispondenza, era invece un luogo di scoppiettante dibattito, anche se col tempo degenerò in un'arena dove si affrontarono più che altro le posizioni interne al distributismo (e molti lettori si lamentarono per questo). 
Inoltre del «G. K.'s Weekly» divennero presto famose le vignette umoristiche disegnate da Will Owen, "Esquire", Powys Evans, Thomas Derrick, Denis Tegetmeier e dall'australiano Will Dyson.
Tra politica, economia e cultura, tra polemiche pubbliche e stilettate sagaci, c'era spazio anche per la voce del direttore, quella più ascoltata e discussa dai lettori. Chesterton dava il suo contributo, ogni settimana, con un articolo a tutta pagina della serie "Straws in the Wind". Per un lungo periodo scrisse in aggiunta anche due pezzi non firmati, di metà pagina ciascuno, intitolati "Top" "And Tail". A volte stendeva articoli anonimi d'attualità per la rubrica "Notes of the Week" oppure recensioni librarie.
L'ultimo numero del «G. K.'s Weekly» che uscì sotto la sua direzione fu quello del 18 giugno 1936 (Chesterton era morto qualche giorno prima, il 14 giugno). Vi comparvero messaggi di tributo da parte del cardinale Hinsley, arcivescovo di Westminster, di Robert Lynd ed E. C. Bentley. All'interno, numerosi articoli a lui dedicati da parte di amici ed estimatori, ne elogiavano lo spirito arguto, la vis polemica e le indubbie qualità giornalistiche. 
Nonostante fosse un periodico piccolo, portato avanti con un capitale esiguo, il «G. K.'s Weekly» ebbe comunque una sua nicchia d'influenza. Da quella minuscola redazione di Little Essex Street – una stanza di medie dimensioni in un edificio del XVIII secolo, arredata con pochi mobili – si tentò di condurre un romantico quanto folle attacco al cuore del corrotto sistema politico ed economico britannico. Solo un novello Don Chisciotte come G. K. Chesterton poteva guidare un'armata Brancaleone destinata inesorabilmente alla sconfitta.
Eppure se ancora oggi il nome della testata da lui diretta non è dimenticato, è perché il «G. K.'s Weekly», al netto dei limiti, ha segnato a suo modo un'epoca, quella della speranza che un nuovo Davide potesse sorgere per sconfiggere una volta per tutte il Golia della modernità.

Luca Fumagalli

Un aforisma al giorno


Una regola rigida non solo è necessaria per governare, è necessaria anche per ribellarsi.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

domenica 21 gennaio 2018

Un aforisma al giorno

Il ritmo aperto e inarrestabile delle parole (della poesia di Shakespeare, ndr) sembrava pieno di significato anche quando io non lo comprendevo.

Gilbert Keith Chesterton, Leggendo Shakespeare 

Un aforisma al giorno

Amavo Shakespeare mentre mi trascinavo svogliatamente verso scuola, e lo amo adesso che potrei essere bonariamente descritto come un ricurvo e pantofolaio Pantalone.

Gilbert Keith Chesterton, Leggendo Shakespeare

venerdì 19 gennaio 2018

Un aforisma insostituibile al giorno

G. K. Chesterton (@GKCdaily)
When we step into the family, by being born, we step into a world which is incalculable, into a world which has its own strange laws, into a world which could do without us, into a world that we have not made. In other words, when we step into the family we step into a fairytale.

Gilbert Keith Chesterton, Heretics

Un aforisma meraviglioso al giorno

G. K. Chesterton (@GKCdaily)
The only perfect pleasure in life is the pleasure of fighting for something in which one passionately believes.


Dalla poesia ad un'altra poesia, la Scuola Chesterton che vi chiede aiuto!

Va bene la "poesia poesia", ma c'è anche un'altra poesia, quella della nostra bellissima Scuola Chesterton a San Benedetto del Tronto che domani celebra il suo Gala di beneficenza bellissimo, allegrissimo, con circa settecento amici prenotati (visto?!?😉😉😉😉)... Chi non può venire può fare anche un piccolo gesto di amicizia: una piccola o grande donazione! Ve ne sarò personalmente grato! Ci conto! Ringrazio tanto tutti per il tifo che dedicate alla scuola, ora vi chiedo di... cacciare gli... "striscioni", adesso...

http://scuolachesterton.org/index.php/donazioni/

Leggendo Shakespeare, di Gilbert Keith Chesterton - Intanto ecco la copertina...

... poi in questi giorni ve ne parlerò più diffusamente. .. Non resisto però a tacere davanti al libro che mi guarda e mi dice: dai, forza, parliamone... prima devo prepararmi e riflettere, due cose ciononostante le dico subito.

È giusto e confortante trovare nelle prime pagine l'idea di fondo, espressa dalla curatrice e traduttrice Valentina Vetri: Chesterton apprezzava tantissimo Shakespeare e non ne faceva un uso strettamente "culturale" (egli non fu mai contaminato da questa aberrazione di tenere separate vita e lettere, pur essendo un intellettuale, perché ebbe in dono l'idea sacramentale della realtà), ma ne traeva un beneficio spirituale, come succede con tutte le "grandi opere di genio", "perché si rivolgono certamente a tutta l'umanità, facendo risuonare quel che tutti abbiamo nel profondo e in cui tutti ci riconosciamo". Poi ne godeva, così come succedeva per Dickens (sopra tutti gli altri), Stevenson, Browning, Chaucer e così via.

L'idea che la poesia e la letteratura in senso più ampio possano estrarre dall'anima dell'uomo la sua identità e la facciano risuonare (mi piace questo verbo) è molto chestertoniana; il nostro Gilbert diceva che in certe epoche sono i poeti che ci richiamano alla nostra vera natura. Com'è che diceva Chesterton da qualche parte: "Non nego che debbano esserci i preti per rammentare agli uomini che un giorno dovranno morire. Dico soltanto che, in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti, chiamati poeti, per ricordare agli uomini che ancora non sono morti". La curatrice ci ricorda che Chesterton si nutrì di letteratura, sin dalla più tenera età, ed è emozionante attraversare Kensington e Notting Hill sapendo che Gilbert le ha attraversate con un libro in mano, che il suo babbo, Mr. Ed, gli ha fatto vedere le più belle opere d'arte, dandogli un nutrimento che poi ha prodotto il nostro Campione.

Ma, come vi ho detto, parlerò più avanti ed in maniera più compiuta di questa felice scelta dell'editore Rubbettino di collazionare gli scritti "shakesperiani" di Chesterton.

Marco Sermarini

What has the BBC done to Father Brown? | CatholicHerald.co.uk

Qualche critica alla serie su padre Brown della BBC giunta alla sesta edizione.

Personalmente mi è sempre sembrata distante dal l'originale, e così la pensava il nostro Stratford Caldecott.

Marco Sermarini

http://catholicherald.co.uk/issues/january-19th-2018/what-has-the-bbc%E2%80%88done-to-father-brown/

mercoledì 17 gennaio 2018

Fede & Rivoluzione

Per i nostri progetti titanici di fede e rivoluzione, tutto ciò di cui abbiamo bisogno non è una fredda accettazione del mondo come un compromesso.

Per i nostri progetti titanici di fede e rivoluzione, tutto ciò di cui abbiamo bisogno non è una fredda accettazione del mondo come un compromesso.

Per i nostri progetti titanici di fede e rivoluzione, tutto ciò di cui abbiamo bisogno non è una fredda accettazione del mondo come un compromesso.

Per i nostri progetti titanici di fede e rivoluzione, tutto ciò di cui abbiamo bisogno non è una fredda accettazione del mondo come un compromesso

martedì 16 gennaio 2018

L'Eden del Medioevo - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

''L'Eden del Medioevo era davvero un giardino, dove ognuno dei fiori di Dio –verità e bellezza e ragione- fioriva…L'Eden del progresso moderno è un orto di casa".

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Nel saggio letterario su Robert Browning (1812-1889) del 1903, Chesterton sin dal primo capitolo perorava l'età medioevale quale baluardo della ragione contro il razionalismo moderno (che rappresentava la  decadenza ideologica della logica), come rinveniva in particolare nel Paracelsus di Browning: "Nel personaggio di Paracelso, Browning desiderava raffigurare i pericoli e le delusioni che attendono l'uomo che crede solo nell'intelletto. Desiderava illustrare la caduta del logico". 

Credo che sia abbastanza semplice collegare questo pensiero a ciò che Chesterton esprimerà successivamente e paradossalmente in Ortodossia del 1908: "Il pazzo non è colui che ha perso la ragione ma quello che ha perso tutto, tranne la ragione". Uno dei bersagli favoriti di Chesterton era infatti la "testa" del logico, del razionalista, tanto che il personaggio di Innocent Smith nel romanzo Uomovivo era raffigurato appunto con una testa piccola e sproporzionata rispetto al resto del corpo. Il bersaglio era quindi il razionalismo dell'età moderna e la salvaguardia della logica medioevale: "La tradizione del Medioevo è il periodo più interamente e perfino dolorosamente logico che il mondo abbia mai conosciuto". Chesterton, anche nei saggi letterari, continuava a porre a confronto la tradizione medioevale all'età moderna e desiderava difendere la logica dalle accuse ingiuste e ingiustificate: "La vita moderna accusa la tradizione medioevale di stritolare l'intelletto; Browning accusa quella tradizione di glorificarlo oltre misura". Inutile dire da quale parte stesse Chesterton in quella disputa "intellettuale".

Alcuni appassionati chestertoniani ritengono, come il sottoscritto, che i saggi letterari di Chesterton su Dickens, Blake, Browning, Chaucer, Shakespeare e altri costituiscono le opere più significative, più profonde del grande scrittore inglese. Chesterton infatti non era soltanto un avido lettore (in alcune biografie su di lui si parla che avesse letto più di 10.000 libri) ma un cultore fine di letteratura, che amava approfondire tutte le questioni più controverse nell'interpretazione delle poesie e dell'intera opera di ogni singolo autore che trattava. Si scontrava spesso con opinioni parziali e riduttive che osteggiava con la sua competenza, diremmo oggi, "professionale". Partiva sempre da ciò che pensavano gli altri, dimostrandone le lacune e presentando un suo concetto di insieme che sovente sbalordiva e induceva alla riflessione e alla ponderatezza, come nel caso dell'interpretazione di Browning: "L'intera nostra opinione su Browning è destinata ad essere del tutto differente, e io ritengo del tutto falsa, se partiamo dall'idea che egli fosse ciò che i francesi chiamano "un intellettuale"…la sua concezione di sé non fu mai quella dell'intellettuale. Piuttosto si considerava un gagliardo e tenace combattente". 

Tenendo ferme le categorie di "intellettuale" (della modernità) e di "combattente" (della tradizione medioevale) è deducibile da quale parte stessero Browning e Chesterton. Chesterton vedeva e amava in Browning tutta quella poesia del quotidiano che lo avrebbe ispirato nella realizzazione di alcune sue opere di quel periodo di inizio '900, come ad esempio il saggio "The Defendant" oppure "Il Club dei mestieri stravaganti": L'immaginario di questi poemi consiste, se ci è consentito gettare un rapido sguardo alla poesia d'amore di Browning, di strade suburbane, pagliette, rastrelli da giardino, bottiglie di medicinali, pianoforti, persiane, turaccioli bruciati, pellicce alla moda. Ma con questo metodo nuovo egli espresse pienamente il vero essenziale…la poesia d'amore di Browning è la più squisita poesia d'amore del mondo". Robert Browning riportava quindi Chesterton a quell'Eden da cui Adamo ed Eva erano stati scacciati, alla constatazione della caduta del peccato originale e a quella santa nostalgia del pellegrino cristiano che venne descritta nelle Avventure di un uomo vivo. 

Quella "tradizione della Caduta" (così ben rimarcata in Ortodossia) si innestava nella tradizione medioevale a tal punto da rinvenire nell'Eden del Medioevo un giardino, dove ognuno dei fiori di Dio – verità e bellezza e ragione – fioriva e ognuno aveva il proprio nome.

lunedì 15 gennaio 2018

Un aforisma al giorno




Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

domenica 14 gennaio 2018

Un aforisma al giorno

G. K. Chesterton (@GKCdaily)
Can you hate the world enough to change it, and yet love it enough to think it worth changing?

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno

G. K. Chesterton (@GKCdaily)
A man who thinks aloud is almost the definition of a good citizen.


venerdì 5 gennaio 2018

Un aforisma al giorno

Per la religione tutti gli uomini sono uguali, come tutti i penny sono uguali, perché l'unico valore di ciascuno di esse consiste nel fatto che recano l'immagine del Re.

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens

giovedì 4 gennaio 2018

Un aforisma (rivoluzionario) al giorno

È abbastanza vero che ogni uomo deve avere un colpo di genio, perché ha solo un colpo in canna – e viene gettato nudo nella battaglia. La pretesa del mondo bussa direttamente alla sua porta. In breve (come suggerisce il libro del Successo) egli deve dare "il suo meglio", e quanta poca parte di lui è "il suo meglio"! Il suo "discreto" è spesso molto meglio. Se è il primo violino, allora è costretto a suonare per sempre, dimenticandosi che è una gradevole e buona cornamusa, una bella e discreta stecca da biliardo, un fioretto, una penna a sfera, una partita a bridge, una pistola e un'immagine di Dio.


Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Per piacere, fatelo leggere a tutti...

Un aforisma al giorno (oggi più vero che mai)

Per i nostri progetti titanici di fede e rivoluzione, ciò di cui abbiamo bisogno non è una fredda accettazione del mondo con un compromesso, ma qualcosa che ci permetta di odiarlo fervidamente e di amarlo fervidamente. Non vogliamo che la gioia ed il rancore si neutralizzino a vicenda e producano una triste soddisfazione, vogliamo una gratificazione più intensa, un malcontento più intenso. Dobbiamo percepire l'universo come il castello dell'orco, da prendere d'assalto, e al tempo stesso come la nostra villetta, dove possiamo tornare ogni sera.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

mercoledì 3 gennaio 2018

Un aforisma al giorno

Ogni treno del pensiero può finire in un'estasi, e tutte le strade portano nel paese delle fate.

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens - A critical study

Un aforisma al giorno (amici per sempre)


Sono davvero il fantasma di Shakespeare? E posso venire per il tè?

Gilbert Keith Chesterton a Clare e Barbara Nicholl

due bambine che lo avevano invitato a casa per un tè, perché per Clare lui era l'amico che sempre aveva sognato e la reincarnazione di Shakespeare. Le due ragazze e le altre tre sorelle Nicholl furono amiche per sempre di Gilbert e Frances (che dire di più?)... 

in Joseph Pearce, Wisdom and Innocence - A life of G. K. Chesterton

Cagliari, 4 Gennaio 2018 ore 21.30 - L’Osteria Volante


Un gradito invito di Mario Sarritzu:

Giovedì 4 Gennaio suonerò a Le Streghe, in via Piccioni 12. Il locale si trasformerà per una sera in una osteria inglese dell'inizio del '900 per una serata dedicata allo scrittore G. K. Chesterton. Ci saranno delle letture effettuate dall'attore Elio Turno Arthemalle e canzoni da osteria suonate da Massimiliano Viani al violino e da me alla chitarra.
Letture semi serie sui temi più disparati, buon cibo, buona musica, buon vino, divertimento... e cosa volete di più??? Vi aspetto!