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mercoledì 28 dicembre 2011

Ancora dal discorso di Papa Benedetto alla Curia

"che cosa è una riforma della Chiesa? Come avviene? Quali sono le sue vie e i suoi obiettivi? Con preoccupazione, non soltanto fedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone che vanno regolarmente in chiesa diventino sempre più anziane e il loro numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazione nelle vocazioni al sacerdozio; come crescano scetticismo e incredulità. Che cosa, dunque, dobbiamo fare? Esistono infinite discussioni sul da farsi perché si abbia un'inversione di tendenza. E certamente occorre fare tante cose. Ma il fare da solo non risolve il problema. Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all'incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci".

Benedetto XVI alla Curia Romana il 23.12.2011

Per la cronaca, i sacrifici di cui parla il discorso e di cui pelosamente parlano i giornali coi loro titoloni non sono la stessa cosa: di certo non sono quelli chiesti dal nuovo governo e dalle banche con e senza lacrime. Qui si capisce bene. È altro che ci chiede il Papa, grazie a Dio. Comunque i discorsi del Papa vanno letti sul sito del Vaticano, non sui "giornali".

"Alla fine dell'anno, l'Europa si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente. Anche se valori come la solidarietà, l'impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici. La conoscenza e la volontà non vanno necessariamente di pari passo. La volontà che difende l'interesse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà. Perciò, da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinché il messaggio diventi avvenimento, l'annuncio diventi vita".

Una segnalazione dal mitico Rob (Prisco)

Caro Marco,
stavo cercando su corriere.it un articolo su GKC che mi dicono essere apparsa sulla versione di carta di oggi, quando mi sono imbattuto in quest'altra notizia, che uno degli studenti migliori d'Italia è appassionato del nostro. Guarda se non hai già pubblicato la notizia in ottobre, e se ritieni che sia interessante.

http://www.corriere.it/cultura/11_ottobre_21/gasperetti-traduci-prosa-poesia_5a8e7bf8-f89f-11e0-a70e-53be2c0ab142.shtml

Ciao
Rob

Schweizer mette in mezzo Chesterton.

http://www.nationalreview.com/articles/284551/crony-capitalists-occupy-dc-interview

Sembra che Peter Schweizer, intellettuale conservatore americano, abbia iniziato il suo ultimo libro Throw them all out con Chesterton. Ecco la domanda dell'intervistatrice del National Review Online e la risposta di Schweizer:

"KATHRYN JEAN LOPEZ: You open the book with Chesterton. Is there really anything new under the sun if Gilbert Keith was on to it? Or is there just nothing new under the sun?

PETER SCHWEIZER: Chesterton understood that politicians are capitalists. They are looking to enrich themselves in office. What is new under the sun is the methods they use. The old methods —- bribes, kickbacks, etc. —- are old hat. They are inefficient, not cost-effective, and they can get you thrown into jail. So instead of taking a bribe for $10,000, the Permanent Political Class in Washington gets access to special IPO shares of stake that will net them ten times that amount in a day. Or they buy stock options with inside information and double their money. And let's not forget those land deals where they use earmarks to boost their own property values. It's all very profitable. And has the added advantage of being legal".

Paolo Gulisano su GKC e il Natale sull'Avvenire Bologna di oggi. E ancora auguri

CHESTERTON: IL NATALE COME PARADOSSO E STUPORE

 

Nel Natale del 1894, Gilbert Keith Chesterton, allora ventenne che aveva appena superato una grave crisi esistenziale che lo aveva condotto sull'orlo del suicidio, scrisse sul suo diario queste righe:"L'uomo è una scintilla che vola verso l'alto. Dio è eterno. Chi siamo noi, a cui è data questa coppa della vita umana, per chiedere di più? Coltiviamo la pietà e camminiamo umilmente. Che cosa è mai l'uomo perché tu lo debba considerare tanto importante? L'uomo è una stella inestinguibile. Dio si è incarnato in lui. La sua vita è preordinata su scala colossale, della quale egli vede solo pochi scorci. Che osi tutto e tutto pretenda: è il Figlio dell'Uomo, che verrà in nuvole di gloria."

Queste parole, con cui il futuro inventore di Padre Brown accoglieva nella speranza ritrovata il mistero del Natale, riassumono la sua visione del Cristianesimo, poetica, militante, fiera senza arroganza, perché mai dimentica che non si dà verità senza carità. Egli, che visse come una sorta di cavaliere medievale finito in qualche modo nel ventesimo secolo, sapeva che il Cristiano combatte per la verità, ma lo fa guardando a Cristo, che era mite ed umile di cuore. Quel Gesù che aveva preparato a lungo la sua missione nel nascondimento, all'ombra dell'umiltà e della semplicità di sua madre, e che infine aveva affronta il dolore dell'orto degli ulivi, del Getsemani e della Croce prendendo su di se il male del mondo e facendolo inchiodare, insieme al suo corpo, sul legno del supplizio, offrendo in cambio la salvezza.

Per questo era stato necessario che il Figlio di Dio entrasse nel mondo. Chesterton meditando sulla Natività la vedeva come un momento di estrema tenerezza, ma anche come l'inizio di un'epica battaglia. Gli Angeli erano scesi sulla terra nella notte di Betlemme per annunciare, ma anche per proteggere quel bambino che iniziava la sua straordinaria avventura, l'avventura di un Dio vivo venuto a dare la vita agli uomini.

Questo perché, come afferma Chesterton, l'essenza del cristianesimo risiede nell'incarnazione, cioè nella sconcertante verità di un Dio-uomo, e quindi sia l'essere umano nella sua unità di mente e corpo, che il mondo naturale nella sua meravigliosa armonia non gli sono affatto estranei.

Un paradosso che genera stupore. . Il paradosso in Chesterton è un apparente mancanza di senso che in realtà rivela l'anti-buonsenso che avvelena la quotidianità.

Chesterton, attraverso Padre Brown e i suoi tanti altri fantastici personaggi, fece uso del paradosso e dello stupore per riportare i suoi lettori in primo luogo al buon senso. Aveva fatto uso dell'umorismo, perché la risata e l'allegria è un vantaggio che non si può e deve concedere ai nemici della Fede, i quali, più che al buon umore, puntano al sarcasmo, a deridere piuttosto

che a sorridere.  "

Dio si era incarnato, era divenuto bambino, per restituire all'uomo l'innocenza degli inizi. "Ciò che è meraviglioso nella fanciullezza – scrisse- è che in essa tutto è meraviglia. Non è semplicemente un mondo pieno di miracoli, ma un mondo miracoloso."

venerdì 23 dicembre 2011

Buon Natale!

Auguri a tutti!

http://uomovivo.blogspot.com/2011/12/buon-natale-tutti.html

Il Presidente e la Segreteria Volante, di vero cuore.

--
Società Chestertoniana Italiana
Via San Pio X, 4/C
63074 San Benedetto del Tronto (AP)
http://uomovivo.blogspot.com
C.F.: 91022790447  ccp 56901515

"Quando vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male".

(G.K. Chesterton)

Buon Natale a tutti!

Cari Amici,

voglio fare a tutti i lettori del blog, soci ed amici, i più cari auguri di Buon Natale.
Questa festa bellissima ci colga desti come i pastorelli, pronti ad accogliere Gesù che arriva nella nostra vita.
Dopo un anno denso di cose belle (il tour di padre Ian Boyd, il Meeting di Rimini col Cavallo Bianco, St. Vincent, la Chesterton Review in edizione italiana che ci ha visti protagonisti impegnatissimi e in movimento) non possiamo che ringraziare Nostro Signore per queste cose belle.

L'augurio è che Chesterton sia sempre più presente nelle nostre letture non solo per diletto ma per cambiare le nostre vite.

Vi saluto di tutto cuore, anche a nome di tutti i chestertoniani italiani.

L'Uomo Vivo

Buon Natale, Padre Brown - Paolo Gulisano a Verona

“Lo straordinario segreto del cristianesimo è la gioia”, diceva il celebre prete investigatore Padre Brown, nato dalla geniale e inesauribile penna di G.K. Chesterton. Così venerdì 16 dicembre, presso il Centro di Cultura Europea S. Adalberto, nel cuore della città di Verona, questo straordinario personaggio ha preso “vita” grazie all’altrettanto ingegnosa vena creativa di Paolo Gulisano. L’autore, biografo di Chesterton stesso, vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana, tra i maggiori esperti della letteratura inglese moderna (ha scritto su Tolkien, Lewis, Wilde) e della cultura britannica, infatti, proprio nell’anno in cui ricorre il centenario dalla nascita di p. Brown, ha realizzato il suo primo romanzo di fantastoria: “Il destino di Padre Brown”. Gulisano riprende laddove lo scrittore inglese aveva interrotto le vicende del suo personaggio. La serata veronese, dal titolo “Buon Natale Padre Brown”, ha ripercorso, con la piacevolezza e l’eutrapelia che caratterizzano da sempre lo spirito dei chestertoniani, i passi salienti del romanzo di Gulisano, attraverso un dialogo stimolante tra l’autore e Carlo Bortolozzo, Presidente del centro culturale. In un’atmosfera calda e fortemente coinvolta si è così raccontato di come, nel testo, si ritrovino narrati personaggi ed eventi storici particolarmente amati da Paolo Gulisano e molto vicini a Chesterton stesso. 
Ma ciò che realmente è emerso dalla serata veronese, è proprio lo sguardo così profondamente umano e cristiano dello scrittore inglese, tradotto mirabilmente nel romanzo di Gulisano. Come quando si legge, per esempio, che Gesù, nei giorni in cui camminava sulla terra, nascose qualche cosa a tutti: “Era qualche cosa di troppo grande perché Dio lo mostrasse a noi (…), ed io qualche volta ho immaginato che fosse la sua allegrezza.” Oppure quando le vicende di padre Brown ci mostrano, con grande attualità, che fede e ragione non sono realtà contrapposte. L’uomo allora è veramente tale quando allarga, al massimo grado, l’uso della ragione e così incontra il Mistero e deve riconoscere che ogni uomo, anche il più peccatore, è in attesa di quella misericordia e salvezza che solo nella Chiesa cattolica divengono un’esperienza viva e personale, come accadde allo stesso Chesterton. Per questo nel romanzo di Gulisano incontriamo Padre Brown presente là dove si svolge la storia e la vita dell’uomo, soprattutto nei momenti duri e difficili. E’ la presenza della Chiesa sempre al fianco dell’uomo attraverso il volto di un prete, che mostra come il destino dell’uomo, di ogni uomo, è già deciso dall’amore di Dio: siamo tutti già salvati e in questo sta l’origine della vera gioia del cristiano!

Roberta

giovedì 22 dicembre 2011

«Luca era gay» e il tabù della conversione - Da La Bussola

di Chiara Mantovani

13-12-2011

L'incontro con un ragazzo che, dopo aver trascorso molta parte della propria vita comportandosi da omosessuale, ha deciso di guardarsi dentro, ha ricevuto una forte motivazione religiosa e ha cambiato stile di vita è, evidentemente, un messaggio troppo forte da accettare. Così, l'ennesima conferenza di Luca (che "era gay e adesso sta con lei"), a Ferrara la settimana scorsa, ha ancora una volta sollevato il problema del cambiamento radicale da omosessuale a eterosessuale, ricevendo una tanto accesa contestazione da suscitare almeno alcuni "perché?".

Continua qui.

Ecco un bel libro per Natale, l'ultima fatica di mons. Luigi Negri



Mons. Luigi Negri è il vescovo della diocesi di San Marino - Montefeltro ed è autore di numerosi libri.
Ha il pregio di essere molto ortodosso ed attaccato al Papa, oltre quello di essere un appassionato di Chesterton (sua la prefazione del San Tommaso d'Aquino della Lindau) e di essere nostro amico da sempre.


Il volume che vi proponiamo, edito da Cantagalli, offre importanti e originali spunti di riflessione sul Risorgimento e sulla nostra identità italiana.

Al di là della mitologia e delle immagini retoriche con cui si continua a parlare oggi del Risorgimento l'autore inserisce il fenomeno del Risorgimento, da un punto di vista culturale, all'interno del processo rivoluzionario che segna la modernità, riuscendo così a leggere in profondità gli avvenimenti e a mostrare, superando le immagini distorte di una certa storiografia, la posizione della Chiesa, soffermandosi soprattutto su Pio IX e Leone XIII. Vengono così sottolineati: l'apporto decisivo del cristianesimo per il formarsi della stessa identità italiana; le ragioni dello scontro con lo Stato italiano; il contributo decisivo del Magistero sociale per la difesa della libertà della persona e la promozione di un'autentica democrazia.

lunedì 19 dicembre 2011

Un'intervista ad Annalisa Teggi su GKC sul mensile Tracce

Scusate, c'era scappata questa bella intervista su GKC ad Annalisa Teggi su Tracce.

Annalisa, devi essere più sfacciata e dircele, queste cose!

Leggetela.

Dal bambino non nato, regalo di Natale di Annalisa Teggi

La nostra carissima Annalisa Teggi, traduttrice ed esperta dell'opera del nostro Gilbert oltre che cara amica, ha appena ultimato la traduzione di una splendida poesia di GKC dal titolo By the Babe unborn (Dal bambino non nato).

Le riportiamo qui di seguito, poesia e traduzione, assieme al collegamento della relativa pagina del sito di Annalisa, ringraziandola per il lavoro che fa e per l'amicizia che ci lega (tra l'altro dobbiamo segnalare che Annalisa ha tradotto Quello che ho visto in America per Lindau ancora odoroso di tipografia or ora nelle mani dell'Uomo Vivo: un'opera da leggere perché ci dice la verità su cosa pensasse Gilbert su America, capitalismo, socialismo e altri accidenti del genere, con buona pace di chi si è fatto delle idee sbagliate in proposito, ma anche perché l'ha tradotta magistralmente la nostra Annalisa).

Pensatelo come un piccolo grande regalo di Natale.

By the Babe Unborn

If trees were tall and grasses short,
As in some crazy tale,
If here and there a sea were blue
Beyond the breaking pale,
If a fixed fire hung in the air
To warm me one day through,
If deep green hair grew on great hills,
I know what I should do.
In dark I lie: dreaming that there
Are great eyes cold or kind,
And twisted streets and silent doors,
And living men behind.
Let storm-clouds come: better an hour,
And leave to weep and fight,
Than all the ages I have ruled
The empires of the night.
I think that if they gave me leave
Within that world to stand,
I would be good through all the day
I spent in fairyland.
They should not hear a word from me
Of selfishness or scorn,
If only I could find the door,
If only I were born.

Dal bambino non nato
(traduzione di Annalisa Teggi)

Se ci fossero alti tronchi d'albero e ciuffi d'erba bassa,
come nella fantasia di certe fiabe,
e se più oltre si scorgesse a tratti un mare blu
a rompere la pallida linea dell'orizzonte,

se ci fosse una palla di fuoco appesa in aria
a riscaldarmi durante il giorno,
e se una folta chioma verde ondeggiasse sulle valli,
là saprei cosa fare.

Me ne sto nel buio: sognando che esistano
grandi occhi severi o gentili,
e strade storte e porte silenziose,
e uomini vivi dietro ad esse.

Che venga la bufera: meglio un'ora,
e poter piangere e combattere,
piuttosto che questo infinito vuoto
a misurare l'impero della notte.

Penso che se mi permettessero
di stare in quel mondo
sarei buono per un tempo pari
a questo lungo giorno nel regno delle fate.

Non udrebbero da me una sola parola
di egoismo o disprezzo,
se solo riuscissi a trovare la porta,
se solo nascessi.

Roberto Prisco legge per noi il Dickens di Chesterton

UNA GIOIA ANTICA E NUOVA di G.K. Chesterton
Casa Editrice Marietti Genova-Milano 2011

(Appreciations and Criticism of the Works of Charles Dickens – 1911)

Una grande meraviglia colpisce il giovane che avendo iniziato a leggere tutto Shakespeare, dopo aver letto l’Otello, il Giulio Cesare ecc. si imbatte nel Sogno di una Notte di Mezza Estate o nella Tempesta e trova che lo stesso scrittore, che aveva trattato di omicidi e di altre nefandezze, è in grado di descrivere con leggerezza folletti e fate ben diverse dalle fatidiche sorelle del Macbeth.

Una sorpresa non minore colpisce l’appassionato lettore di GKC che, saturato da densissimi testi come Ortodossia, Uomo Eterno ecc., trova finalmente tradotta questa serie di critiche letterarie e vi respira un’aria completamente diversa.

Nelle opere polemiche il nostro affronta problemi su problemi con un apparente disordine dominato dall’urgenza di scuotere il lettore con un rosario di paradossi, resi ancora più estranianti dal fatto che non sempre si riesce a capire chi sia il bersaglio della polemica.

In questa serie di critiche, originariamente poste come introduzione alle opere di Charles Dickens e poi riunite in un volume nel 1911, invece, lo stile è radicalmente diverso: la trattazione è distesa e lineare ed i paradossi rari. Il paradosso e l’evocazione lasciano il posto alle definizioni ed alla narrazione particolareggiata, la contrapposizione audace alla meditata elencazione ed alla comparazione puntuale. Il registro rilassato si trova d’altronde anche negli altri scritti di critica letteraria rimarcando con questo una scelta consapevole e voluta determinata dal genere. Si vedano anche ad esempio L’Età Vittoriana nella Letteratura ed il George Bernard Shaw.

La critica letteraria infatti, ci dice lo stesso Chesterton, non ha lo scopo di sorprendere il lettore ma di far balzare sulla sedia l’autore e questo è forse il più paradossale dei paradossi dato che sembra piuttosto difficile che Chesterton facesse fare i balzi sulla sedia ad un autore che era già morto prima che lui nascesse. Il desiderio di far sobbalzare l’autore non trovava comunque origine nell’aspirazione superomistica di porsi come colui che separa i bravi scrittori da quelli scarsi ma dalla tensione di immedesimarsi nell’autore per farne emergere le buone qualità.

Era sicuramente in relazione a Dickens, in effetti, che Chesterton doveva trovare più spontaneamente la condivisione di impulsi e di valori. Del romanziere infatti diceva che sapeva trattare gli uomini con originalità e le idee con superficialità; tratti questi che troviamo anche nel nostro, a patto di definire meglio ciò che intendiamo dire parlando di superficialità riguardo le idee. La superficialità sappiamo bene non è indifferenza, è invece l’approccio con il quale Chesterton coglie di un’idea o di un movimento di pensiero solo gli aspetti che lo interessano.

Prendiamo un esempio dalle critiche a Charles Dickens, più precisamente al Nicholas Nickelby, del quale loda il romanticismo causando una reazione di ripulsa in chi (come chi vi scrive) del romanticismo conosce e con poca simpatia le opere liriche come La Traviata o racconti come quelli del giovane Verga. Fortunatamente Chesterton si esprime descrivendo come intende il romanticismo; in questo modo fa sì che il lettore comprenda come la sua idea di romanticismo sia più vicina allo spirito cavalleresco che non alla letteratura di fine Ottocento. Chesterton, infatti, non si è preoccupato di mettere a tema tutti gli aspetti di quella corrente letteraria, ma ne ha enucleato alcuni. Dice infatti: “amare qualcosa senza desiderare di combattere per averla non è amore ma lussuria”. Del romanticismo non considera ad esempio né l’interesse verso la morte né il pessimismo verso la famiglia ma soltanto quel legame tra “guerra e corteggiamento”.

Questo comportamento fa attribuire senz’altro a Chesterton la qualifica di superficiale, ma gli consente di approvare quei valori che i seguaci del romanticismo (e questi sono uomini) professano in accordo con lui, e quindi di amarli per “aspetti originali e con creatività” nella condivisione di valori riconducibili all’essere e non disvalori riconducibili al non essere.

Pochi anni dopo aver steso queste critiche (nel 1913) Chesterton compilò una ampia rassegna della letteratura inglese dell’età vittoriana, alla quale abbiamo accennato più sopra, ove diede resoconto del fatto che Dickens “godeva” di tutti gli uomini che trattava nei suoi libri. Ed anche i lettori partecipano di questo godimento nato dall’amore verso gli uomini.

I punti di curiosità e di ripresa delle polemiche non sono comunque rari in questa raccolta di recensioni, vi troviamo infatti riferimenti allo stato servile, al filantropismo, al calvinismo, all’evoluzionismo e ad altre strutture di pensiero e pratiche che minano la grandezza dell’uomo. Ne L’Età Vittoriana nella Letteratura ricorderà anche come Dickens simpatizzasse “veramente con ogni sorta di vittima di ogni sorta di tiranni” e questo “contrariamente ai riformatori sociali”.

Questa raccolta non è infatti un’opera polemica, ma una dichiarazione di amore di Chesterton verso Dickens, un amore che non è cieco, anzi aiuta a discernere meglio i suoi difetti e le sue carenze letterarie. A questo proposito torna alla mente quanto diceva in Ortodossia a proposito dell’amore verso la Patria, che non deve farcene dimenticare le colpe. A partire dal Nicholas Nickelby dice infatti che i libri successivi saranno romanzi ed anche di pessima qualità; in altre occasioni parlerà di creatività scadente.

In ciascun capitolo del libro Chesterton esamina una diversa opera: dal Circolo Pickwick al Davide Copperfield all’Oliver Twist ed alle altre opere; lasciamo al lettore appassionato di godere della precisione e dell’attenzione con cui le esamina e le critica.

Ci soffermiamo invece sull’analisi che Chesterton compie dell’ultima opera rimasta incompleta di Dickens che è particolarmente interessante in quanto ci illumina sul suo approccio verso il romanzo poliziesco.

Il Mistero di Edwin Drood doveva essere un giallo rimasto però irrisolto a causa della morte dell’autore e perciò non possiamo sapere chi sia l’assassino. Chesterton riporta le teorie di diversi critici letterari che avevano cercato di dipanare la vicenda presentando ipotesi talvolta semplici, talaltra fantasiose sulla parte del romanzo che non era stato scritto. Il nostro, appassionato lettore di quel genere di letteratura ancor prima che autore egli stesso, esamina e critica quelle ipotesi ed esprime delle argomentazioni favorevoli o contrarie che sono una valida fonte di informazioni su come intendesse quel genere.

Edwin Drood è un giovane architetto scomparso dopo aver passato una serata in compagnia di uno zio (Jasper) che lo ama e di un signore (Landless) con il quale si è rappacificato dopo un periodo di aspra ostilità. Chesterton trova interessanti, e descrive nei particolari, gli accorgimenti stilistici con i quali Dickens fa credere che il colpevole della sparizione sia lo zio. In effetti questi esprime il rimorso per aver causato la morte del nipote. Sembrerebbe tutto sistemato, ma Dickens negli ultimi capitoli fa comparire un personaggio divertente e spigliato (Datchery) che, camuffato sotto una parrucca, è impegnato a trovare le prove dell’omicidio compiuto da Jasper. A quel punto la narrazione si interrompe a causa della morte di Dickens.

Ovviamente la cosa non è finita qui, infatti diversi critici hanno cercato, se non di completare il romanzo, almeno di scovare il colpevole e di svelare la vera identità di Datchery. Alcuni critici hanno ipotizzato che Jasper, essendo dedito all’oppio avrebbe drogato il nipote e sotto l’influsso della droga avrebbe compiuto un tentativo non riuscito di strangolarlo. Entrambi poi, al momento di tornare allo stato di coscienza, prima il nipote e poi lo zio, non avrebbero ricordato con precisione l’accaduto. Drood per sincerarsi sul comportamento dello zio avrebbe assunto l’identità di Datchery per poter compiere le indagini più liberamente.

Chesterton nega che questa possa essere la soluzione progettata da Dickens, fa notare dapprima come sia bizzarro che ad investigare su un omicidio sia proprio la vittima (è immediato per noi ricordare il Delitto a Villa Roung di Achille Campanile). Esamina poi il carattere comico e vivace di Datchery, che trova incongruente con il carattere dubbioso e cupo che ci si aspetterebbe in un Drood redivivo alla ricerca di chi aveva tentato di ucciderlo.

Con argomentazione analoga Chesterton rigetta l’altra ipotesi, secondo la quale Datchery sarebbe il riuscito travestimento della sorella di Landless che era apparsa all’inizio del romanzo come una “principessa barbara” “scontrosa e misteriosa”. Per poter diventare Datchery sarebbe dovuta essere fin dall’inizio più gradevole e simpatica, altrimenti (ed è il caso) la trasformazione risulterebbe non credibile.

In conclusione Chesterton ci avverte sulla differenza essenziale che caratterizza i romanzi polizieschi rispetto agli altri generi di romanzi. Il romanziere classico ha lo scopo di tenere concentrati i lettori, al contrario lo scrittore di romanzi gialli cerca di distrarli. Le ipotesi fatte, quindi, siano pure le più plausibili ma, proprio per questo motivo, sono destinate a risultare false in quanto effetto dei depistaggi che l’abile Dickens ha seminato nella trama.

Recensire una recensione senza giudicare il recensito ma soltanto il recensore? Forse saremo riusciti nel compito se avremo sollecitato a leggere le recensioni nelle quali gli amanti di Dickens potranno trovare giudizi e posizioni con i quali confrontarsi; gli amanti di Chesterton potranno goderne uno stile di scrittura particolare ed accurato nelle argomentazioni.

Per quanto riguarda questa recensione delle recensioni mi è doveroso fare due conti. Per recensire le circa diecimila pagine delle opere di Dickens (stima nasometrica) Chesterton ha impiegato 200 pagine con un rapporto di circa 50 a 1. Per recensire le 200 pagine di Chesteron qui ne sono impiegate 4, di nuovo con un rapporto di 50 a 1. Chi volesse iterare l’operazione, scrivendo la recensione della recensione delle recensioni, non avrebbe a disposizione che 2 o 3 righe per stendere i suoi commenti benevoli o malevoli che siano.

domenica 18 dicembre 2011

TV2000 trasmette padre Brown



Rodolfo Caroselli

 on Facebook
"Vorrei segnalare che su TV2000 stanno trasmettendo i vecchi telefilm di Padre Brown con Renato Rascel."

sabato 17 dicembre 2011

Dal dott. Carlo Bellieni - Lancet di oggi

The LancetBedside detection of awareness in the vegetative state: a cohort study
I
n un certo numero di pazienti in stato vegetativo è possibile inviare richieste e ricevere delle risposte registrabili con l'elettroencefalogramma. Non sono allora così staccati dalla realtà come sembrava. Eppure ci sono addirittura bioeticisti che chiedono di affrettare la morte dei pazienti in staao vegetativo per prendere gli organi per trapianti.

venerdì 16 dicembre 2011

Interessante blog sul distributismo in spagnolo - Da Maria Grazia Gotti

Ho trovato qesto interessante blog sul distributismo, Chesterton, Belloc etc. In questa pagina c'è un video con frasi celebri di Chesterton, Belloc, Padre McNabb, etc, in castigliano. E ci sono diversi interessanti interventi.

Ravasi, non c'è due senza tre


Cari amici della SCI,
con compiacimento vi segnalo che anche oggi (16 dicembre) il cardinal Ravasi ha citato GKC nella sua rubrica mattutino su Avvenire.
Saluti chestertoniani,
Andrea Carbonari

Un aforisma al giorno

"L'investigatore comune va nelle bettole ad arrestare i ladri; noi andiamo per salotti culturali a scovare i pessimisti".


Gilbert Keith Chesterton, L'uomo che fu Giovedì

giovedì 15 dicembre 2011

Chesterton e la Miriano sfondano la Linea Maginot

Riceviamo dall'amico Alessandro Gnocchi (quello di Gnocchi-Palmaro, per la cronaca, protagonista di molte singolar tenzoni chestertoniane, a questo punto non più singolari visto il loro numero) questo finale di email che merita di essere pubblicato. 

Per la cronaca la Chiara di cui si parla è la giovane figlia liceale dell'Alessandro (per dirla alla bergamasca, come fa piacere a loro. Comunque complimenti alla ragazza! Per il voto ma soprattutto per il gusto e l'acume!), il GKC ivi menzionato dovreste avere una minima idea di chi sia, e la Miriano è Costanza Miriano che, oltre ad essere autrice di un bellissimo e condivisibilissimo libro che sta appassionando anche la moglie dell'Uomo Vivo, cosa di per sé commendevole, si è anche dichiarata fan di Chesterton, cosa anche questo commendevole, lo cita ad ogni piè sospinto (e che buon pro faccia alla suddetta brava signora e a chi la legge) e ha messo il nostro blog tra i suoi preferiti nel competente elenco che compare nel blog della suddetta brava signora (e di questo commossi la ringraziamo -  anzi, se qualcuno dei lettori la conosce, glielo faccia sapere!):

«(...) Dimenticavo di dirti che Chiara (forse in preda ai bollori della febbre) ha chiuso il tema di italiano con una citazione di GKC (dopo aver citato anche  "Sposati e sii sottomessa" della Miriano) e ha peso 7 1/2, il voto più alto della classe. Con prof progressista».

mercoledì 14 dicembre 2011

Il video su Frances Chesterton lo abbiamo fatto nostro, eccolo qua! Con un commento del nostro informatissimo Angelo Bottone!




Angelo Bottone ci segnala: "Come colonna sonora del video hanno utilizzato How far is it to Bethlehem, canto natalizio i cui versi furono scritti proprio da Frances Blogg". 

Rassegna stampa per svegliare (dormienti ed accomodanti)

FIORELLO IN DIRETTA TV: ''IL PRESERVATIVO CONTRASTA LA DIFFUSIONE DELL'AIDS''! MA E' UNA BALLA CLAMOROSA...
Le ricerche scientifiche confermano che l'uso del preservativo aumenta del 13 per cento il contagio delle malattie
di Giuliano Guzzo - Fonte: Cogito et Volo
LEGGI >>> http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2069 

DICONO CHE L'EUTANASIA E' LEGALE IN CANADA, AUSTRALIA E IN ALCUNI STATI DEGLI USA... MA NON E' VERO!
Ecco come televisioni e giornali camuffano i dati per far intendere che il proprio Paese sarebbe uno degli ultimi a non riconoscere il diritto umano all'autodeterminazione
di Alessandra Nucci - Fonte: La Bussola Quotidiana
LEGGI >>> http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2060 

I PRINCIPI NON NEGOZIABILI (VITA, FAMIGLIA, LIBERTA' DI EDUCAZIONE) SONO PIU' IMPORTANTI RISPETTO A: GIUSTIZIA SOCIALE, ELIMINAZIONE DELLA POVERTA', SOLIDARIETA', ACCOGLIENZA DEGLI STRANIERI, PACE, ECC.
Madre Teresa diceva: ''Se una madre può uccidere il proprio figlio, nulla può più impedire a me di uccidere te, e a te di uccidere me''
di Giacomo Samek Lodovici - Fonte: La Bussola Quotidiana
LEGGI >>> http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2063 

LA REPUBBLICA E MICROMEGA SENTENZIANO: L'OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI MEDICI PER L'ABORTO VA ABOLITA!
Si prepara il terreno per la discriminazione dei medici che, seguendo il giuramento di Ippocrate, considerano l'aborto una pratica contro la loro professione
di Giacomo Rocchi - Fonte: Comitato Verità e Vita
LEGGI >>> http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2067 

Un bellissimo, semplicissimo video su Frances Chesterton, moglie del nostro Gilbert

Un grazie agli amici della American Chesterton Society per questo bellissimo video su Frances Blogg, moglie del grande Gilbert e grande anche lei.

Vedetelo perché merita, nella sua semplicità.

C'è anche qualche secondo di un film che ritrae GKC e (a questo punto) FB su una nave, un film di pochi secondi che non avevamo mai visto.

Un grazie a tutti ed un saluto speciale al grande Dale Ahlquist, presidente e mentore dei nostri confratelli americani.

In Pakistan la sfida di Benedetto XVI - Intervista a Paul Bhatti, fratello di Shahbaz Bhatti.

Da La Bussola quotidiana

di Andrea Zambrano

08-12-2011

Un incontro interculturale tra rappresentanti di diverse confessioni provenienti da tutto il mondo. Per rispondere ad una semplice domanda: si può uccidere in nome della religione? L'idea è ambiziosa, ma è l'unico modo per onorare il primo anniversario del sacrificio di Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro per le minoranze religiose del Pakistan ucciso il 2 marzo scorso. E per la riuscita di quello che è a tutti gli effetti il primo congresso di portata internazionale sul tema della libertà religiosa a Islamabad, la città dove Bhatti fu ucciso, in un paese dove la legge sulla blasfemia sta mietendo vittime oggi più che 20 anni fa, il neo ministro federale per l'Armonia e fratello del martire cristiano Paul Bhatti, è deciso a coinvolgere la comunità internazionale. Manca solo la data, verso febbraio 2012, i relatori Bhatti li sta contattando in occidente perché è il confronto tra questi due mondi che può fecondare. Ci saranno il cardinale Tauran e l'arcivescovo di Canterbury. Più rappresentanti degli indù e di altre confessioni che si trovano a convivere con gli islamici. «Lo faccio per dare una risposta alla domanda che mi sono fatto il giorno del funerale di mio fratello», spiega Paul Bhatti in questa intervista alla bussolaquotidiana.it.

Quale? 

Quando mio fratello venne ucciso, tornai in Pakistan per il funerale. Ero deciso a portare mia madre in Italia, dove vivevo e lavoravo da 10 anni come medico chirurgo. Ero sicuro che avrei chiuso questa storia. La nostra famiglia, con la morte di Shabhaz, non era più sicura in Pakistan.

E poi?

Poi vidi una distesa sterminata di persone. Non solo cristiani, ma anche musulmani e fedeli semplici di altre minoranze religiose.

Qual è la domanda? 

E adesso chi porterà la sua croce? Per raggiungere la chiesa dovetti impiegare quattro ore a piedi, mi feci largo tra la folla per ore. Ho visto un movimento di popolo che chiedeva giustizia e libertà religiosa.

Oggi invece è stato lei a lasciare l'Italia con la sua famiglia ed è tornato ad Islamabad. Perché? 

E' stato il presidente Zardari a chiedermi di continuare l'opera di mio fratello. Non potevo dire di no.

Quindi è lei che dovrà portare la sua croce... 

Dio voleva che seguissi la sua missione. Qualche mese prima di morire Shahbaz mi chiese di raggiungerlo in Pakistan. "La mia vita sta giungendo al termine", disse.

E lei rimase in Italia? 

Sì, vivevo con angoscia le minacce che riceveva. Gli dissi che non volevo passare dal paradiso all'inferno e gli proposi di raggiungermi in Italia e sospendere per un po' la sua attività politica di denuncia.

E lui? 

Ricordo la sua risposta: "Non morirò in Italia".

Così adesso nell'inferno è piombato lei...

Perché rifiutando avrei lasciato il campo agli estremisti.

A che punto è la vicenda di Asia Bibi? 

E' ancora in carcere, l'attenzione mediatica non deve fermarsi.

Quante possibilità concrete ci sono per cancellare la legge sulla blasfemia a causa della quale Asia Bibi è in attesa della sentenza capitale? 

Poche, ma in questo momento non è il centro della mia attività.

Perché? 

Perché neanche abrogando le norme sulla blasfemia, si risolverebbe il problema.

Sarebbe un inizio... 

E' vero, ma è la cultura che deve cambiare. Il mese scorso mi sono occupato personalmente di un'accusa di blasfemia che ha colpito un cristiano. Ebbene: ho coinvolto una commissione di saggi, tra cui molti islamici. Il responso è stato negativo: non c'è stata alcuna azione irriguardosa verso il Corano. Così il giudice ha assolto quell'uomo. Sa come è andata a finire?

Come? 

Che gli estremisti hanno ucciso prima lui e poi il giudice. Finchè non cambia la mentalità l'abrogazione della legge è inutile.

Come fare allora per cambiare la cultura? 

Anzitutto potenziare il sistema sanitario e scolastico che penalizza i poveri. Mio fratello decise di spendersi per loro perché aveva visto le grandi diseguaglianze tra ricchi e poveri. Noi stessi, sebbene cristiani, ma benestanti, non siamo mai stati toccati da provvedimenti restrittivi in quanto cristiani, diverso invece il caso di chi vive nella miseria che non può difendersi.

Crede che l'incarico che le ha affidato il presidente Zardari possa svolgersi serenamente? 

Sì, abbiamo ottenuto una vittoria importante sull'uso della parola "Gesù Cristo" negli sms.

Cioè? 

Fino a un mese fa era proibito pronunciarla. Rientrava in uno dei 1.600 termini sottoposti a censura perché considerati blasfemi o pornografici. Ci sono stati anche cristiani finiti in carcere per sms considerati blasfemi, ma dei quali non si è mai potuto apprendere in fase di giudizio il contenuto perchè sempre secretati.

Come si sta muovendo in ambito internazionale? 

Questo è un punto cruciale. Ho ottenuto l'appoggio del cancelliere Merkel, dell'ex ministro Frattini e di altri rappresentanti di governo. Ma la sfida ora è riuscire a portare questi concetti di libertà in Pakistan.

E' a questo che serve il convegno? 

Certo. Ho contattato personalmente il cardinal Jean Louis Tauran, presidente del pontifcio consiglio sul dialogo interreligioso, che è già stato in Pakistan e ha partecipato a diversi incontri. Poi sono stato dall'arcivescovo di Canterbury. L'obiettivo è portare questo tipo di dialogo da noi con tutti i rappresentati religiosi, anche quelli islamici, ben sapendo che è difficile trovare un capo rappresentativo presso di loro perchè mancano di magistero. 

Non c'è il rischio che diventi una parata istituzionale di buone intenzioni?

Dipende da come lo si affronta. Vorrei che si rispondesse al quesito posto da Benedetto XVI a Ratisbona: "E' lecito uccidere in nome della religione?". E far saltare fuori che l'Islam è una religione di pace. E' questa la vera sfida del dialogo interculturale tra le religioni. 

Farlo a Islamabad a un anno dalla morte di suo fratello ha un alto valore simbolico...

E' il miglior modo per rendere onore al suo sacrificio. Il fatto stesso che si possa svolgere è già un fatto storico. 

E' la prima volta?

Di questa portata internazionale sì. E' questa la novità. Recentemente è stato svolto un congresso simile a Faisalabad, ma aveva un taglio più locale. E' tempo che il mondo intero accenda i riflettori sul Pakistan.

Uomini e tristezza - In Gran Bretagna un'altra pensata: la pillola del giorno dopo a casa per Natale!

Qui l'articolo di Rino Cammilleri sull'argomento.

Una cosa grossa, ragazzi... Questi rischiano di prendere il premio "Uomini e tristezza 2011", hanno lasciato al palo anche quelli degli asili per bambini senza sesso e tanti altri...

Ancora sul caso della ragazza sedicenne di Trento che ha abortito

Qui trovate l'articolo di Francesco Agnoli ("A Trento come ai tempi di Erode") apparso su La Bussola Quotidiana sull'argomento.

Qui invece quello di Riccardo Cascioli ("Ripassino per la Curia di Trento") a complemento dell'articolo di Agnoli, sempre su La Bussola Quotidiana.

Qui, ancora, l'articolo di Giorgio Israel ("L'aborto imposto di Trento e l'educazione all'affettività") apparso su Il Foglio e riproposto da La Bussola Quotidiana.

lunedì 12 dicembre 2011

Rassegna stampa divorzista, abortista, eutanasica, in poche parole triste.

08 Dicembre 2011 - Avvenire
Divorzio
A pagare sono i figli 158 KB

10 Dicembre 2011 - Giornale
Aborto
Che fallimento quei genitori 97 KB

11 Dicembre 2011 - Giornale
Aborto
Che libertà abortire a 16 anni? 231 KB

08 Dicembre 2011 - Avvenire
Eutanasia
D'Agostino. E' solo disumana 143 KB

14 Dicembre 2011 - Panorama
Eutanasia
MAGRI. Quando si sbriciolano ideologie, tifoserie ed anche la fede 300 KB

Dal prof. Carlo Bellieni - BAMBINI E SALVA-VITA: "fetalizzare" il neonato?

di Carlo Valerio Bellieni MD, Membro Corrisp. Pontificia Academia Pro Vita

ROMA, domenica, 11 dicembre 2011 (ZENIT.org)- Le linee-guida di molti Paesi prevedono di dare solo cure palliative a certi bambini estremamente fragili, quelli nati molto prematuri. E la letteratura scientifica riporta che anche in caso di prognosi di futura grave disabilità, si tende in vari centri a sospendere le cure salva-vita in neonati anche più sviluppati dei precedenti, vedi ad esempio lo studio comparso du Bioethics del 2000 fatto da Michael Gross, che confronta i comportamenti dei medici in 4 Paesi occidentali.

Ma è corretto dare loro solo cure palliative dato che hanno solo un rischio, ma non la certezza di morire?

Ed è giusto sospendere le cure in base alla futura disabilità ai bambini appena nati che presentano segni di rischio di danno cerebrale?

Alla nascita

Ecco alcune linee-guida di vari Paesi, che danno indicazioni se rianimare i bambini nati prematuri (vai all'indirizzo web: http://carlobellieni.com/?p=1019 ).

In basso, le possibilità che gli stessi bambini hanno di sopravvivere, e nell'altra tabella, la prognosi.

E' giusto dare solo cure palliative – vedi la tabella- a chi ha il 15% o il 60% di possibilità di sopravvivere?

D'altronde, c'è chi ha parlato di "fetalizzazione" del neonato (1), per dire che a questi bambini si offrono gli stessi diritti che si offrono ad un feto (che notoriamente non ha diritti a meno che questi non gli vengano "generosamente" prestati dai genitori, che fanno da garanti e arbitri della sua umanità).

Qualcuno dice che pare corretto sospendere le cure vitali perché, anche se vivono, avranno un terribile danno cerebrale. Invito ad andare all'indirizzo web: http://carlobellieni.com/?p=1019per vedere i dati della letteratura scientifica.

Oltretutto, dei bambini nati sotto le 25 settimane di gestazione, il 22% ha disabilità grave, il 24% disabilità media e il 34% disabilità lieve (2). Dunque molti avranno problemi di salute, ma solo in certi casi avranno una "disabilità grave" (es. cecità oppure paralisi, o sordità, o ritardo mentale grave). Sospendiamo le cure perché un bambino sarà forse sordo o non vedente?

Anche la tanto temuta (giustamente) paralisi cerebrale, che può colpire anche il bambino più sviluppato (cioè nato oltre le 25 settimane di gestazione) non è sempre sinonimo di gravissimo danno, dato che ha diversi livelli di gravità.

Infine: seguire i "desideri dei genitori" significa sempre seguire il migliore interesse del bambino? I genitori possono avere un conflitto di interessi con la sua sopravvivenza.

Dopo la nascita

Le linee-guida dell'American Academy of Pediatrics dicono: "Ci possono essere casi in cui la prognosi è incerta ma facilmente molto grave, e la sopravvivenza associate a scarsa qualità di vita; in questi casi i desideri dei genitori devono determinare il tipo di trattamento" (3).

Questo significa, che in molti casi, a distanza dalla nascita, fatta diagnosi di futura disabilità grave, si può decidere sulla base di un criterio molto soggettivo: la qualità della vita, cioè avviare "la sospensione attiva del supporto vitale a prematuri con emorragia intracranica grave basata sulla qualità della vita", come scrive Taylor Sawyer dell'Università delle Hawaii (4), criticando il suddetto documento.

Anche in questo caso, la decisione si fa sulla base non dell'ineluttabilità della morte, ma della qualità della vita che per quanto segnata dalla disabilità non è a rischio di morte.

Non ci sembra un criterio condivisibile: essere disabili non è un motivo sufficiente per togliere le cure.

Domande cruciali

Si può sospendere le cure sulla base di una statistica, e di un rischio, senza una prognosi certa, come avviene in sala parto, quando non esistono strumenti per fare una prognosi su quel bambino?

Si può sospendere le cure nell'interesse dei genitori?

E' lecito per un cristiano sospendere le cure per un rischio di malattia, in cui oltretutto la malattia nemmeno è certa?

Perché non si usano gli stessi criteri che si usano per gli adulti, cui non verrebbe mai sospesa la terapia senza una prognosi certa, o nell'interesse di terzi?

Perché a parità di prognosi (per esempio in caso di ictus o di infarto) nell'adulto si soccorre sempre il paziente, mentre il neonato di 23 o di 24 settimane si può lasciar morire?

Non è questo procedere una estensione dei criteri dell'aborto volontario, prolungato non solo al feto ma anche al bimbo neonato?

Proponiamo a tutti le decisioni del Comitato Nazionale Italiano di bioetica su questo tema (12) che hanno decretato come obbligo per il medico il soccorso attivo E NON PALLIATIVO ai bambini nati vivi, e con possibilità (NON CERTEZZA) di sopravvivere.

Conclusioni

Il rispetto della vita umana non può far differenze tra adulto, bambino, feto od embrione. e soprattutto non può discriminare sulla base della futura disabilità.

Compito del cristiano è riconoscere questa evidenza, e farsi carico di un rispetto incondizionato della vita umana, che non significa accanirsi quando non ci sono possibilità di salvare la vita, ma nemmeno abbandonare le cure nell'interesse dei genitori, o supponendo che per il disabile la morte sia la migliore chance.

Dunque la sospensione delle cure in base alla prognosi di disabilità non è accettabile; ha la stessa valenza morale dell'aborto procurato.

Si deve ben distinguere la futilità delle cure: non sono cure futili se curano un morbo o tengono in vita, pur non risolvendo la malattia di fondo (per esempio la sindrome Down).

Non dimentichiamo che il caso più famoso di sospensione di cure ad un neonato fu quando i genitori rifiutarono di far operare un neonato Down per atresia all'esofago, provocandone così la morte, come leggibile al seguente indirizzo web: http://en.wikipedia.org/wiki/Baby_Doe_Law.

Il medico cattolico non può collaborare a decisioni che contrastino col diritto alla vita del bambino, prima o dopo la nascita.

Il medico cattolico deve attivarsi per creare un clima di accoglienza che implichi in primo luogo un superamento dei pregiudizi contro la disabilità; quindi un impegno sociale a favore delle famiglie con parenti disabili.

Compito del politico cattolico è facilitare questo percorso, mettendo nell'agenda politica le persone disabili e povere al primo posto.

BIBLIOGRAFIA della tabella

Special Report—Neonatal Resuscitation: 2010 American Heart Association Guidelines for Cardiopulmonary Resuscitation and Emergency Cardiovascular Care.PEDIATRICS 2010;126( 5)Il protocollo dice: "in caso di prognosi incerta, sopravvivenza al limite, alto tasso di morbilità, peso future sul bambino alto" Non si danno limiti di età, ma sembra corrispondere alle 23-24 settimane perché sopra e sotto questo limite sono date precise indicazioni, pur essendo difficile dire che a 23-24 settimane la sopravvivenza è al limite (v. qua sopra i dati).

Pignotti MS. Extremely preterm births: recommendations for treatment in European countries. Arch Dis Child Fetal Neonatal Ed. 2008 Nov;93(6):F403-6

Pignotti MS, Donzelli G. Perinatal care at the threshold of viability: an international comparison of practical guidelines for the treatment of extremely preterm births. Pediatrics. 2008 Jan;121(1):e193-8.

Lorenz JM. The outcome of extreme prematurity. Semin Perinatol. 2001;25(5):348-59.

Stoll BJ et al: Neonatal Outcomes of Extremely Preterm Infants From the NICHD Neonatal Research Network. Pediatrics 2010;126;443-56

Dani C, et al. Survival and major disability rate in infant born at 22-25 weeks of gestation. J Perinat Med. 2009;37(6):599-608

Itabashi K, et al: Mortality rates for extremely low birth weight infants born in Japan in 2005. Pediatrics. 2009 Feb;123(2):445-50.

Iijima S, et al. Clinical patterns in extremely preterm (22 to 24 weeks of gestation) infants in relation to survival time and prognosis. Am J Perinatol. 2009 Jun;26(6):399-406.

Mortality Rates According to GA for VLBW Infants Born in NRN Centers Between January 1, 2003, and December 31, 2007

BIBLIOGRAFIA del testo

Dageville C, Bétrémieux P, Gold F, Simeoni U; Working Group on Ethical Issues in Perinatology. The French Society of Neonatology's proposals for neonatal end-of-life decision-making. Neonatology. 2011;100(2):206-14.

Citazione che odora di Chesterton

Gentili Chestertoniani,
vi segnalo una bellissima citazione (l'avrebbe potuta dire Chesterton) che ho trovato sulla rubrica della posta de "Il Foglio" del 29/11/2011.
La citazione è segnalata dal sig.Ugo Sergio Ravalico ed è dell'allora card. Ratzinger.

"La Chiesa patisce oggi per il contrasto dei partiti, delle idee che in essa si agitano, e per i cristiani sarà sempre più difficile orientarsi, distinguere i veri dai falsi profeti. Il nostro problema è intimamente legato al discernimento degli spiriti. Uno dei metodi fondamentali per riuscire a distinguere potrebbe essere così espresso: là dove non c'è la gioia e si spegne l'humour, certo non v'è lo Spirito di Gesù Cristo. E, viceversa: la gioia è un segno della Grazia. Chi è sereno dal fondo del suo cuore, chi ha sofferto e non ha perso la gioia, non può essere distante dal Dio dell'evangelium, la cui prima parola, alla soglia della Nuova Alleanza, suona così: rallegrati."

Joseph Ratzinger, Elementi di teologia fondamentale (Edizioni Morcelliana, Brescia - ristampa 2005, pagina 79)

Saluti e Buon Santo Natale a tutti voi.
Stefano Maggi