Più si avvicina il viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, a metà settembre, e più aumentano tra gli anglicani coloro che vogliono entrare nella Chiesa di Roma, secondo le indicazioni date dal papa nella costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus” del 4 novembre 2009.
I più scalpitanti sono gli appartenenti alla Traditional Anglican Communion, circa mezzo milione con numerosi preti e vescovi, presenti negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in rotta da quasi vent’anni con la comunione anglicana, alla quale non perdonano la deriva verso l’ordinazione delle donne al presbiterato e all’episcopato, la consacrazione di vescovi omosessuali, la benedizione di coppie dello stesso sesso.
Nel giro di pochi giorni, due blocchi di diocesi facenti capo alla Traditional Anglican Communion, in Canada e in Australia, hanno deliberato di voler entrare nella Chiesa di Roma.
A Vancouver, a fine luglio, la Anglican Catholic Church of Canada ha votato a schiacciante maggioranza l’unione con la Chiesa cattolica nelle modalità previste dalla “Anglicanorum coetibus”, designando in Peter Wilkinson il vescovo che dovrebbe presiedere l’istituendo nuovo ordinariato.
E subito dopo, a Coomera, un sinodo della Anglican Catholic Church of Australia ha deciso la stessa cosa, con soli 6 voti contrari su 56. Un’analoga decisione è ora attesa dall’altro gruppo tradizionalista anglicano presente in Australia, la Church of Torres Strait.
Ma se questi passaggi di campo possono apparire scontati, più sorprendente è il passo compiuto nel giorni scorsi nel cuore dell’anglicanesimo, la Church of England, da quindici suoi vescovi, con un lettera aperta nella quale dichiarano di sentirsi sempre più a disagio nella comunione anglicana e sempre più attratti dall’entrare nella Chiesa cattolica romana. Altri due vescovi hanno detto di volersi associare. Si tratta, in ogni caso, di vescovi appartenenti alla corrente detta anglocattolica, più legata alla tradizione. La maggior parte dei 77 milioni di anglicani nel mondo appartengono piuttosto alla corrente detta “evangelical”, anch’essa largamente ostile all’ordinazione delle donne e degli omosessuali, e presente soprattutto in Nigeria, Kenya, Uganda e altri paesi africani, ma poco o per niente propensa ad entrare nella Chiesa cattolica. Tra i vescovi “evangelical” che vivono nel Regno Unito uno dei più famosi è l’anglopakistano Michael Nazir-Ali, critico di come il primate Rowan Williams media tra le varie tendenze dell’anglicanesimo mondiale e affronta questioni capitali come l’islam e la secolarizzazione.
E' una notizia molto bella e confortante. Preghiamo che lo Spirito Santo (il cui soffio pare cominci ad essere percepito dai fratelli anglicani) sia sempre più presente nel cuore e nella mente di tutti loro. Ed anche di tutti noi.
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