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mercoledì 30 giugno 2010

Ai mondiali in Sudafrica anche la Fifa scende in campo con le lobby degli abortisti


Gianfranco Amato - Il Sussidiario

martedì 29 giugno 2010

La potentissima lobby cultural-affaristica del condom non si ferma neppure di fronte allo sport. Anzi, proprio il campionato mondiale di calcio in Sudafrica ha rappresentato un ottimo pulpito per proclamare al mondo il verbo della contraccezione. In contrapposizione, peraltro, con il retrivo e oscurantista Benedetto XVI.
Per non essere da meno, la Gran Bretagna ha primeggiato in generosità, inviando nell’ex colonia ben 42 milioni di preservativi, da utilizzare in occasione della World Cup. Sono 160 mila i condom che verranno distribuiti gratuitamente ai propri ospiti da un gruppo di hotel di Cape Town, accompagnati da uno slogan allusivo: «play it safe» (gioca sicuro).
Lo stesso ministero della Salute del governo sudafricano ha avviato la distribuzione di preservativi nelle camere di circa 100 hotel in tutto il Paese per promuovere il sesso sicuro, stando a quanto affermato da Kai Crooks-Chissano, project manager per il 2010 della South African Business Coalition on HIV/AIDS. Due preservativi per camera d’albergo ogni notte, è questo il piano governativo.
Anche l’amministratore delegato dell’Ente del Turismo di Cape Town, Mariette du-Toit Helmbold, ha voluto rivendicare la propria competenza in materia di contraccezione, avendo candidamente dichiarato di essere «ben consapevole che l’attività sessuale è parte integrante di una vacanza».
Il Sudafrica, però, non è stato invaso solo da normali preservativi per uomini. Anche quelli femminili hanno fatto la loro parte. La Female Health Company, infatti, ha annunciato di aver ricevuto un ordine per 3,5 milioni di FC2 Femidom, il preservativo rosa, che la ferrea logica dell’eguaglianza tra i sessi non poteva far mancare alle donne. Il micidiale mix di dogmatismo e business che ruota attorno al condom è riuscito ad avere la meglio anche sull’altrettanto potente lobby calcistica della FIFA. In un primo momento, infatti, la Federazione si era opposta alla pubblicità e alla distribuzione gratuita dei preservativi negli stadi. Non certo per motivi etici, ma per questioni assai più prosaiche legate a sponsorizzazioni e licenze.
Dinnanzi, però, allo strapotere ideologico-finanziario della lobby della contraccezione e di fronte alla minaccia di una scomunica da parte della chiesa del politically correct, la FIFA ha visto bene di fare marcia indietro. Tramite un comunicato ufficiale ha puntualmente smentito di aver bloccato le benemerite attività finalizzate alla lotta all’AIDS, e ha dichiarato, anzi, che aprirà proprio a Cape Town, in Sudafrica, il primo “centro della speranza”, il Football for Hope Khayelitsha Center, dove per la prima volta il calcio sarà usato come una scuola per i bambini, affinché vengano istruiti su come evitare il contagio dall’AIDS.
Nello stesso comunicato la FIFA ha inoltre dichiarato che non solo non si opporrà alla distribuzione gratuita di preservativi in Sudafrica durante i mondiali, ma che, al contrario, sarà un testimonial di tale iniziativa, avendo già predisposto appositi punti di distribuzione di medicine di base, creme contro le ustioni solari e profilattici. Tutto gratis, ovviamente. Per farsi perdonare, la stessa FIFA ha anche dichiarato che durante le partite farà trasmettere, attraverso i megaschermi, appositi spot pubblicitari sulla prevenzione dell’AIDS e sulla promozione dei preservativi.
Solamente lo strapotere ideologico ed economico che ruota attorno alla contraccezione poteva scuotere l’imperturbabile “neutralità” etica della FIFA. Quella “neutralità” che per impedire al giocatore cattolico Wayne Rooney di portare la croce al collo durante le partite, aveva fatto dire a Mark Whittle, capo delle relazioni pubbliche della stessa FIFA: «Qui non ci occupiamo di religione». L’ossessione del condom - quando non è business - è pura ideologia. E quando l’ideologia acceca, si finisce per non vedere più la realtà.
Nonostante sia sommerso da una proluvie di preservativi, il Sudafrica detiene il triste primato della velocità di diffusione del virus HIV. Nonché quello del numero dei malati e dei morti per AIDS.
Ogni anno il governo sudafricano distribuisce 450 milioni di condom, e malgrado ciò, oggi in quel Paese vi sono 5,7 milioni di sieropositivi, su una popolazione di 47 milioni di abitanti.
Il bilancio quotidiano è da bollettino di guerra: circa 1.400 persone al giorno contraggono l’infezione, mentre il numero dei decessi per HIV si attesta attorno al migliaio. Se poi si considera che il 30% circa delle donne in stato di gravidanza è affetta da AIDS, l’idea di una generazione sudafricana completamente libera da questo micidiale morbo appare quasi utopica.
Come si fa a non capire che dinnanzi a questa colossale tragedia, che investe un intero popolo, la soluzione non può essere semplicemente quella del condom? In un Paese in cui lo stesso Presidente della Repubblica, Jacob Zuma, è un poligamo e convinto assertore della promiscuità sessuale, forse il problema è innanzitutto di natura culturale. I 42 milioni di preservativi britannici, uniti agli altri milioni già circolanti in Sudafrica, non sono in grado di rappresentare, purtroppo, la mitica panacea.
Anche nel mondo laico qualche testa pensante sta riconsiderando la questione, e comincia timidamente a parlare della necessità di «percorsi educativi», di «sessualità responsabile», di «autocoscienza». Sono, però, cauti sussurri, parole appena bisbigliate, perché - ahimè - sono le stesse usate dal Papa nell’ormai celebre intervista rilasciata al giornalista Philippe Visseyrias di France 2, durante il suo viaggio in Africa. Quelle parole per cui i sommi sacerdoti del politically correct hanno urlato al mondo: Anathema sit!

Un articolo in spagnolo sul distributismo e Chesterton


El Semanal Digital, settimanale spagnolo on line, ha pubblicato una quindicina di giorni fa un articolo di Carmelo Lopez-Arias sul distributismo e sulla recente pubblicazione in spagnolo di un saggio di Chesterton sull'argomento, Outline of Sanity (Los limites de la cordura, in spagnolo, di cui vedete la copertina), che invece è ancora inedito in italiano.

C'è un rinascente interesse verso il distributismo, dopo averlo ignorato per decenni.

Chi ne ha facoltà, legga qui sotto, ma lo spagnolo è abbastanza comprensibile...

PARADOJAS DEL DISTRIBUTISMO

De cómo Chesterton tenía toda la razón incluso cuando se equivocaba

Carmelo López-Arias

Quedaban pocas obras del genial inglés por reeditar, y "Los límites de la cordura" era una de ellas. Se la pidieron para que iluminase los problemas económicos de su tiempo, y lo consiguió.

17 de junio de 2010

La palabra distributismo suena a distribución, y por tanto a socialismo. Pero si hay algo alejado del socialismo es el sistema que propugnaron, como sus dos grandes nombres, Hilaire Belloc (1870-1953) y Gilbert Keith Chesterton (1874-1936). De hecho, el gran objetivo de esa teoría era la extensión de la propiedad a todas las personas, pero no mediante la apropiación colectiva, sino mediante la apropiación individual. Seguían así la estela de León XIII (1878-1903) en la encíclica Rerum novarum de 1891, pistoletazo de salida de la doctrina social de la Iglesia.

Chesterton publicó una serie de ensayos sobre distributismo en su semanario G.K.´s Weekly, de tanto impacto que le pidieron los reuniese en un volumen. Lo tituló Los límites de la cordura (El Buey Mudo) y su primera edición data de 1927. Era muy difícil hasta ahora encontrarlo en español, siendo así que se trata de un pilar importante de la biografía del autor.
Es más conocida su obra apologética, sobre todo por tres razones: porque en ella brilla hasta deslumbrarnos su insuperable capacidad dialéctica; porque traduce, tanto como su narrativa, la atractiva personalidad de un hombre enamorado de la vida y de sus misterios con esa mirada infantil tantas veces glosada; y porque... ¡la necesitamos más! en un mundo que se aleja de la Fe que daba sentido a su vida y a las mil y una peleas intelectuales en que le gustaba revolcarse, un mundo en el que ahora sus argumentos resultan sorprendentemente vivos y adecuados.

Es cierto que un exceso de chestertonismo tiene sus riesgos, que ha señalado Miguel Ayuso (chestertoniano también, ¿quién no?). Chesterton libró un combate prioritariamente cultural en un lugar y en un tiempo dados, en los que lo católico se bandeaba en la marginalidad. De ella lo sacaron, precisamente, obras como Los límites de la cordura y el talento de un puñado de hombres excepcionales. Pero el atractivo irresistible con el que supieron revestir su lucha puede menguar otra lucha, también necesaria, que es específicamente política allí donde, como en España, el catolicismo no vive en la marginalidad sino -incluso hoy, o al menos hasta hace muy poco- en la preponderancia.

La propiedad de verdad y la ficticia

Esta digresión sirve para poner en valor el distributismo, que entra de lleno en la organización social, como aportación chestertoniana a la política. Gran aportación, aunque partiese de un recelo excesivo hacia el supuesto papel empobrecedor del gran capital, de la gran empresa y del gran comercio, que, al contrario, globalmente considerados han enriquecido al conjunto de la población; y aunque algunas de sus apuestas se demostrasen imposibles, como el regreso a la artesanía y al cultivo de la tierra como formas de vida.

Porque, incluso cuando se equivocaba en las aplicaciones prácticas, Chesterton tenía razón en señalar el empobrecimiento conceptual de la idea de propiedad causado por la filosofía economicista que denunciaba. "Allí donde el sentimiento de propiedad no existe en absoluto, como entre los millonarios...": así arranca una de las frases lapidarias, tan suyas, que pueblan Los límites de la cordura. Pues la esencia crítica del distributismo no va contra los trusts en cuanto expresiones de la propiedad privada, sino en cuanto aliados del Estado para anularla; no en cuanto expresión del libre intercambio de bienes y servicios, sino en cuanto su ruina por el monopolio consentido y ventajista.

En efecto, el programa distributista, discutible en lo económico (aunque uno sólo se atreve a decir estas cosas porque Chesterton no está vivo para destrozarle a uno con un libro ad hoc), podría suscribirse hoy ante la apoteosis del Gran Hermano, por su defensa del "hombre corriente", ése en el cual "la antigua religión mostraba su confianza" dejando en sus manos elegir qué comer, cómo gobernar su salud, o cómo educar a sus hijos.

Los "nuevos revolucionarios" que censura Chesterton "no confían en que el hombre corriente pueda gobernar su casa". En su boca pone esta apreciación: "Miren a todos esos hombres estúpidos que habitan en casas vulgares y barrios ordinarios. Piensen en lo mal que educan a sus hijos, piensen en lo mal que tratan al perro y en cómo hieren los sentimientos del loro".

Y vemos entonces que Chesterton no hablaba para la Inglaterra de su tiempo, nos hablaba a nosotros hoy, a nosotros que no podemos fumar sino a escondidas, a nosotros que no podemos pisar una cucaracha sin pensar si será una especie protegida, a nosotros que no podemos escapar de la Educación para la Ciudadanía... a nosotros que hemos traspasado, o nos han hecho traspasar, los límites de la cordura.

Un articolo in spagnolo sul distributismo e Chesterton


El Semanal Digital, settimanale spagnolo on line, ha pubblicato una quindicina di giorni fa un articolo di Carmelo Lopez-Arias sul distributismo e sulla recente pubblicazione in spagnolo di un saggio di Chesterton sull'argomento (di cui vedete la copertina).

C'è un rinascente interesse verso il distributismo, dopo averlo ignorato per decenni.

Chi ne ha facoltà, legga qui sotto, ma lo spagnolo è abbastanza comprensibile...

PARADOJAS DEL DISTRIBUTISMO

De cómo Chesterton tenía toda la razón incluso cuando se equivocaba

Carmelo López-Arias

Quedaban pocas obras del genial inglés por reeditar, y "Los límites de la cordura" era una de ellas. Se la pidieron para que iluminase los problemas económicos de su tiempo, y lo consiguió.


17 de junio de 2010
La palabra distributismo suena a distribución, y por tanto a socialismo. Pero si hay algo alejado del socialismo es el sistema que propugnaron, como sus dos grandes nombres, Hilaire Belloc (1870-1953) y Gilbert Keith Chesterton (1874-1936). De hecho, el gran objetivo de esa teoría era la extensión de la propiedad a todas las personas, pero no mediante la apropiación colectiva, sino mediante la apropiación individual. Seguían así la estela de León XIII (1878-1903) en la encíclica Rerum novarum de 1891, pistoletazo de salida de la doctrina social de la Iglesia.

Chesterton publicó una serie de ensayos sobre distributismo en su semanario G.K.´s Weekly, de tanto impacto que le pidieron los reuniese en un volumen. Lo tituló Los límites de la cordura (El Buey Mudo) y su primera edición data de 1927. Era muy difícil hasta ahora encontrarlo en español, siendo así que se trata de un pilar importante de la biografía del autor.
Es más conocida su obra apologética, sobre todo por tres razones: porque en ella brilla hasta deslumbrarnos su insuperable capacidad dialéctica; porque traduce, tanto como su narrativa, la atractiva personalidad de un hombre enamorado de la vida y de sus misterios con esa mirada infantil tantas veces glosada; y porque... ¡la necesitamos más! en un mundo que se aleja de la Fe que daba sentido a su vida y a las mil y una peleas intelectuales en que le gustaba revolcarse, un mundo en el que ahora sus argumentos resultan sorprendentemente vivos y adecuados.

Es cierto que un exceso de chestertonismo tiene sus riesgos, que ha señalado Miguel Ayuso (chestertoniano también, ¿quién no?). Chesterton libró un combate prioritariamente cultural en un lugar y en un tiempo dados, en los que lo católico se bandeaba en la marginalidad. De ella lo sacaron, precisamente, obras como Los límites de la cordura y el talento de un puñado de hombres excepcionales. Pero el atractivo irresistible con el que supieron revestir su lucha puede menguar otra lucha, también necesaria, que es específicamente política allí donde, como en España, el catolicismo no vive en la marginalidad sino -incluso hoy, o al menos hasta hace muy poco- en la preponderancia.

La propiedad de verdad y la ficticia

Esta digresión sirve para poner en valor el distributismo, que entra de lleno en la organización social, como aportación chestertoniana a la política. Gran aportación, aunque partiese de un recelo excesivo hacia el supuesto papel empobrecedor del gran capital, de la gran empresa y del gran comercio, que, al contrario, globalmente considerados han enriquecido al conjunto de la población; y aunque algunas de sus apuestas se demostrasen imposibles, como el regreso a la artesanía y al cultivo de la tierra como formas de vida.

Porque, incluso cuando se equivocaba en las aplicaciones prácticas, Chesterton tenía razón en señalar el empobrecimiento conceptual de la idea de propiedad causado por la filosofía economicista que denunciaba. "Allí donde el sentimiento de propiedad no existe en absoluto, como entre los millonarios...": así arranca una de las frases lapidarias, tan suyas, que pueblan Los límites de la cordura. Pues la esencia crítica del distributismo no va contra los trusts en cuanto expresiones de la propiedad privada, sino en cuanto aliados del Estado para anularla; no en cuanto expresión del libre intercambio de bienes y servicios, sino en cuanto su ruina por el monopolio consentido y ventajista.

En efecto, el programa distributista, discutible en lo económico (aunque uno sólo se atreve a decir estas cosas porque Chesterton no está vivo para destrozarle a uno con un libro ad hoc), podría suscribirse hoy ante la apoteosis del Gran Hermano, por su defensa del "hombre corriente", ése en el cual "la antigua religión mostraba su confianza" dejando en sus manos elegir qué comer, cómo gobernar su salud, o cómo educar a sus hijos.

Los "nuevos revolucionarios" que censura Chesterton "no confían en que el hombre corriente pueda gobernar su casa". En su boca pone esta apreciación: "Miren a todos esos hombres estúpidos que habitan en casas vulgares y barrios ordinarios. Piensen en lo mal que educan a sus hijos, piensen en lo mal que tratan al perro y en cómo hieren los sentimientos del loro".

Y vemos entonces que Chesterton no hablaba para la Inglaterra de su tiempo, nos hablaba a nosotros hoy, a nosotros que no podemos fumar sino a escondidas, a nosotros que no podemos pisar una cucaracha sin pensar si será una especie protegida, a nosotros que no podemos escapar de la Educación para la Ciudadanía... a nosotros que hemos traspasado, o nos han hecho traspasar, los límites de la cordura.

lunedì 28 giugno 2010

Anche i francesi leggono Chesterton

http://www.causeur.fr/chesterton-ii-finkielkraut-remix,6754

http://www.causeur.fr/un-elephant-de-joie-gilbert-keith-chesterton,6751

Nei collegamenti qui sopra trovate due articoli in francese dal sito www.causeur.fr su Chesterton. Anche in Francia è stato recentemente ristampato il saggio Eretici.

La Santa Sede sugli incredibili fatti del Belgio

«Neanche i regimi comuni sti ci hanno mai trattato così». È questo il senso del duro com mento sul caso delle perquisi zioni in Belgio rilasciato ieri mattina dal cardinale Segreta rio di Stato Tarcisio Bertone a margine di un convegno dedi cato ai temi economici che si è svolto all'università Lumsa di Roma. «Non ci sono preceden ti, nemmeno nei regimi comu nisti di antica esperienza», ha detto il cardinale, riferendosi al «sequestro» dei vescovi del Belgio, costretti a rimanere rin chiusi per nove ore nel palazzo arcivescovile di Malines-Bru xelles dopo l'arrivo della poli zia e dei magistrati che hanno preso in consegna i loro telefo nini e computer. E che hanno pure violato le tombe di due cardinali primati, nella cripta della cattedrale, alla ricerca di non si sa quali documenti. «È un fatto inaudito e grave -ha detto ancora Bertone –. Al di là della condanna della pe dofilia l'irruzione e il seque stro dei vescovi per nove ore, senza bere né mangiare...». Ie ri un portavoce dell'arcivesco vado di Bruxelles ha reso noto che tutta l'attività amministra tiva e informativa della curia «resta bloccata dopo le perqui s izioni e il sequestro di materia li effettuato dalla polizia». Gli investigatori, oltre ai 475 fasci coli riguardanti testimonianze su casi di pedofilia, hanno an che sequestrato i server e i com puter utilizzati per il sito inter net dell'arcivescovado e la ge stione degli affari correnti. Venerdì il Vaticano aveva re agito in modo sdegnato per le modalità della perquisizione e per le indagini nell'oltretom ba. In questione non è il diritto degli inquirenti di far luce sui vecchi casi di abusi, in seguito alle denunce di un anziano sa cerdote, ma il modo con cui tut to è stato gestito: «I vescovi so no stati trattati alla stregua di un gruppo di criminali –spiega no Oltretevere – e sono stati vio lati i dossier confidenziali del la Commissione per il tratta mento degliabusi sessuali gui data dal professor Peter Adria ensses, senza rispettare la vo lontà di quelle vittime che ave vano accettato di collaborare ma in modo confidenziale». Il clamoroso blitz, e la prova di forza della violazione dei se polcri,rappresenta un segnale preciso per la Chiesa: per la pri ma volta in modo così eclatan te le autorità di un Paese euro peo e democratico dimostra no di non avere alcuna fiducia nelle gerarchie ecclesiastiche che già stavano collaborandoe non si sono opposte in alcun modo alle indagini. La Santa Sede guarda con molta preoc cupazione quanto sta accaden do. È infatti la seconda volta nel giro di poco più di un anno che i rapporti con il Belgio so no così tesi: il 2 aprile 2009 ilParlamento belga, con 95 voti a favore, 18 contrari e 7 asten sioni, aveva approvato una mo zione con la quale si sollecita va «l'esecutivo a condannare l'inaccettabile presa di posizio ne del Papa» relativa all'uso del preservativo nella lotta con tro l'Aids, e a «presentare una protesta formale alla Santa Se de ». Le modalità scelte per la perquisizione e gli interrogato ri, con il «sequestro» dei vesco vi impossibilitati a comunica re con l'estero per tutta la gior nata, è considerata nei sacri pa lazzi una preoccupante azione dal sapore «intimidatorio».

venerdì 25 giugno 2010

Bello e commovente l'incontro con padre Jerzy Mazurkiewicz


E' iniziata a Grottammare (AP) la festa in onore del beato Pier Giorgio Frassati, nel cui ambito si svolge anche il nostro caro vecchio CHESTERTON DAY per l'ottava volta.

Molto bello e commovente l'incontro di ieri sera con padre Jerzy Mazurkiewicz sul beato Jerzy Popieluszko, anche perché il relatore raccontava del suo personale rapporto con il beato, e ci ha dato una bella idea di cosa fosse in quel momento per la Polonia la presenza di giganti come lo stesso Popieluszko, papa Giovanni Paolo II e il cardinale Stefan Wyszynski, "la nostra quercia", come ha detto padre Jerzy.

Solo così si capisce che il cattolicesimo è parte inscindibile dell'identità polacca.

Così comprendiamo anche l'intensa amicizia che legò Chesterton alla Polonia.

mercoledì 23 giugno 2010

Il nuovo libro di Paolo Gulisano su Newman

Un'agile biografia per conoscere l'uomo che sta dietro il teologo, il filosofo, il cardinale, il prosatore e il più autorevole apologista della fede che abbia prodotto la Gran Bretagna: John Henry Newman (Londra, 21 febbraio 1801 – Edgbaston, 11 agosto 1890).

Questo libro si sofferma sui passaggi fondamentali della biografia del nuovo beato, sottolineando la sua figura di intellettuale moderno, capace cioè di dire le ragioni della fede cristiana accettando in pieno la sfida culturale e intellettuale d'oggi.

La figura di Newman ha inaugurato il filone dei «grandi convertiti inglesi» (Chesterton, Marshall, Waugh... fino all'ex premier Tony Blair).


«Il libro che sto presentando può essere un valido aiuto per entrare nella vita interiore di Newman» (Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna).



Benedetto XVI sarà nel Regno Unito dal 16 al 19 settembre 2010 e la visita si concluderà con la beatificazione di Newman, fortemente voluta dal Papa.



Paolo Gulisano

JOHN HENRY NEWMAN
Profilo di un cercatore di Verità

PAGG.: 160
PREZZO: 13,00 euro
FORMATO: 14,5*21
ISBN: 978-88-514-0770-4

Prefazione del card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna

In libreria a partire
dal 23 giugno 2010

Chesterton e la SCI su Vita Nuova

Qui di seguito il testo dell'articolo del nostro Fabio Trevisan che sarà pubblicato sul prossimo numero del periodico diocesano di Trieste "Vita Nuova", ora diretto da Stefano Fontana, già direttore dell'Osservatorio Van Thuan. Si parla anche di noi e del Chesterton Day.

Percorsi con G.K.Chesterton

 

Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) è stato uno dei più grandi scrittori del Novecento.

Giornalista, pittore, romanziere, saggista, commediografo, poeta, è stato autore di un centinaio di opere (delle quali meno di una trentina tradotte in italiano) su svariati argomenti, ancora di scottante attualità: dal divorzio all'eugenetica, dalla perdita delle radici cristiane al nichilismo, dall'aborto alla globalizzazione.

Ha unito, con un impareggiabile ed inconfondibile stile, un sano umorismo cristiano a delle analisi lucidissime e penetranti. Sostenitore convinto dell'esigenza metafisica in una visione del mondo (Weltanschaung), si è convertito al cattolicesimo nel 1922 assieme alla moglie Frances Blogg.

La conversione fu dovuta anche all'incontro con un sacerdote cattolico irlandese, Padre John O' Connor, che gli ispirò la celeberrima figura di Padre Brown, trasposta televisivamente sui nostri schermi da Renato Rascel. Proprio la figura trasandata ed assai poco interessante esteriormente di Padre Brown rappresenta la peculiarità del paradosso in Chesterton; questa insignificanza apparente del prete-detective cozza contro l'insospettabile acume e ci rivela la profonda umanità e lì ortodossia cattolica di questo invisibile pretino cattolico romano. La benemerita Morganti Editori ha inaugurato la collana "Chestertoniana" , nella quale potete trovare le opere divise di Padre Brown, ovvero: "Il candore", "La saggezza", "Il segreto", "Lo scandalo", "L'incredulità" tradotte in italiano dallo stesso direttore, Paolo Morganti, che ha avuto pure il pregio di tradurre in modo corretto il romanzo più conosciuto di Chesterton: "UomoVivo" e non "Le avventure di un uomo vivo" come precedentemente ed erroneamente era stato tradotto.

Altre piccole e nobili case editrici stanno traducendo le opere del grande scrittore inglese, come ad esempio Raffaelli Editori che con: "La ballata del cavallo bianco", poema epico che narra in versi la storia dello scontro di Re Alfred (IX secolo), Re cattolico inglese, contro l'invasore pagano danese, ci testimonia l'incontro dell'Inghilterra con il fatto cristiano. Opera imperdibile, giudicata da molti un autentico capolavoro, è impreziosita da una preziosa e scrupolosa traduzione di Annalisa Teggi, alla quale è dovuta una particolare menzione. Anche Rubbettino ha stampato uno dei saggi più importanti dello scrittore londinese: "L'Uomo eterno", così come Lindau ha edito l'importante "La Chiesa viva" con prefazione di Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana nonché organizzatore del cosiddetto "Chesterton Day" che si terrà a Grottammare (AP) la sera del prossimo 2 luglio. Per saperne di più di questo simpatico ed importante eventocliccare : www.uomovivo.blogspot.com

Cantagalli Editori ha pubblicato l'incredibile ed attualissimo saggio: "Eugenetica e altri malanni", così come Excelsior 1881 ha stampato: "L'utopia degli usurai". Un'altra piccola e preziosa casa editrice, Fede&Cultura, si occupa di Chesterton da lungo corso, avendo trasposto teatralmente alcune opere di Chesterton (vedere il sito www.fedecultura.com). Dopo aver realizzato un dvd con libro dedicato a Chesterton, dal titolo: "Uomini d'allevamento", ultimamente ha stampato un volume prezioso di preghiere e riflessioni chestertoniane ("Le preghiere dell'Uomo Vivo") con allegata preghiera di intercessione delle grazie, proprio perché è in corso la raccolta della documentazione necessaria per l'inizio della causa di beatificazione.

Negli Stati Uniti d'America si pubblica ormai da tempo la "Chesterton Review", una rivista periodica dedicata allo studio delle opere di Gilbert Keith Chesterton, soprattutto grazie all'approfondimento di un Padre Basiliano, Jan Boyd, che abbiamo avuto modo di conoscere, apprezzare  ed ospitare in Italia, durante il tour organizzato dalla Società Chestertoniana Italiana e dai Gruppi Chestertoniani Veronesi che ha toccato le città di Roma, Milano e Verona.

I Gruppi Chestertoniani Veronesi non rappresentano un'elite gelosa di custodire il patrimonio del grande scrittore di Beaconsfield, ma vogliono essere un'occasione libera e popolare di avvicinare questo grande maestro del pensiero cristiano nel modo, si crede, a lui più conveniente e cioè dinanzi ad una tavola con del buon vino e delle buone pietanze e con gli immancabili suoi libri. In questo modo è assicurata una piacevole serata in compagnia dei suoi penetranti paradossi e delle sue gustose argomentazioni.

Altre città italiane hanno iniziato ad accostare in questo modo Chesterton; ne cito una che vale per le altre: Pisa dell'amico Andrea Bartelloni, al quale non ho potuto negare qualche suggerimento per un menu in salsa chestertoniana. Perché leggere Chesterton, un autore morto più di settant'anni fa ?

Sentite un po' alcuni suoi incredibili paradossi e poi dimostratemi il contrario.

"Il pazzo non è colui che ha perso la ragione, ma colui che ha perso tutto tranne la ragione".

"Tutte le strade portano a Roma, per questo molta gente non c'è mai andata".

"Si arriva sempre tardi perché si va troppo di fretta".

"Molti si lamentano della nostra epoca tumultuosa, dinamica; in realtà questo apparente dinamismo cela l'effettiva pigrizia: la pigrizia del pensare".

Come non vedere in quest'ultimo paradosso l'urgente monito di Papa Benedetto XVI nell'ultima Enciclica "Caritas in veritate" laddove si legge che "… l'attuale società è incapace di riflessione profonda".

Ancora Chesterton: "Il mondo è pieno di antiche virtù cristiane impazzite, così che si coltiva la verità senza la carità e la carità senza la verità". Incredibile, vero? Chesterton le scriveva nel 1908. Non è ancora il tema dell'ultima enciclica del Santo Padre ?

Assieme all'amico Hilaire Belloc (1870-1953), Chesterton fu un acuto osservatore dei fatti storici, tanto da proporre una rilettura della dottrina sociale della chiesa, soprattutto dopo l'uscita dell'enciclica "Rerum novarum" di Leone XIII del 1891. Fu favorevole alla distribuzione della piccola proprietà (il Distributismo) per mantenere quei legami naturali ed organici, in primis per preservare la famiglia, dagli attacchi ignominiosi che avrebbe ricevuto nei decenni successivi. Ripensando al sistema corporativo medievale delle "Arti e mestieri" volle tutelare l'indipendenza economica e morale del mondo del lavoro dalle spinte ideologiche liberiste e socialiste che avrebbero scatenato le ideologie e le guerre nel mondo.

Paladino autentico della libertà nella verità, volle difendere le piccole terre dal latifondismo, l'amata terra dei padri dal cosmopolitismo (soprattutto nelle opere: "L'Osteria volante" e : "Il Napoleone di Notting Hill").

Volle non prendersi troppo sul serio, per scrollarsi di dosso quel connotato austero e severo della sua epoca. Per questo suo carattere mite e profondo,incline al sorriso, non fu compreso,  come riporta in un altro importante saggio: "Eretici", laddove sostiene che "…il contrario di divertente non è serio, ma non-divertente". "Gli angeli volano perché sanno prendersi alla leggera" ribadirà per significare come si sarebbe dovuto unire l'impegno culturale con la possibilità di far divertire le persone.

Con quest'ultima frase :"La gioia, appariscenza per il pagano, è il vero segreto del cristiano" si condensa la filosofia di vita di quest'uomo vivo e la sua sfida che affascina tutti noi ancor oggi.

Una sfida "per salvare l'anima e la ragione" (che è il sottotitolo significativo alle "Preghiere dell'Uomo Vivo") alla quale ciascuno non dovrebbe sottrarsi.

 

Fabio Trevisan


Su Libero di oggi una cospicua anticipazione di Eretici

Nell'edizione di oggi del quotidiano Libero trovate un passo della
nuova edizione Lindau di Eretici

Più tardi vi metteremo a disposizione il testo.

Ricordiamo a tutti che il libro sarà a disposizione di tutti già
all'inizio dei festeggiamenti in onore del beato Pier Giorgio
Frassati, che partono il 24 Giugno 2010 a Grottammare.

lunedì 21 giugno 2010

Il martirio dei vescovi e la salvezza delle anime

In calce alla lettera di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro ci sarebbe la risposta di Giuliano Ferrara, ma è solo parziale perché per leggerla tutta bisogna essere abbonati.

Ci premeva mettere la lettera dei nostri due amici perché crediamo che dica il vero.

21 giugno 2010
Il martirio dei vescovi e la salvezza delle anime

La risposta dell'elefantino alla lettera di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro


Caro direttore, sono bastati pochi giorni perché calasse il silenzio sul martirio di monsignor Luigi Padovese avvenuto in Turchia ai primi di giugno. Salvo rare eccezioni, in casa cattolica, ci si è crogiolati nell’interpretazione minimale del fatto derubricandolo al rango di “gesto folle”. Ma, a ben guardare, forse è meglio il silenzio piuttosto che il povero tentativo di chiamare con un altro nome il martirio. Meglio il silenzio, perché tutti quei discorsi che in morte di monsignor Padovese hanno impiegato volutamente le parole sbagliate lasciano trasparire l’agghiacciante convinzione ormai divenuta maggioritaria dentro il mondo cattolico: che la Chiesa non abbia più bisogno di martiri, cioè di testimoni di Cristo. Tanto basta il dialogo.

D’altra parte, non si vede come potrebbe andare diversamente quando si predica la sostanziale equivalenza delle religioni in merito alla salvezza delle anime. E’ vero che atti magisteriali importanti come la Dominus Jesus e l’insegnamento di Papa Benedetto XVI vanno in ben altra direzione. Ma è altrettanto evidente lo scollamento tra il magistero e la teologia dominante, l’insegnamento nelle facoltà teologiche e nei seminari, la predicazione domenicale e, conseguenza di tutto ciò, il comune pensare di gran parte dei fedeli per i quali un minareto vale più o meno come un campanile. Fino a quando il cattolicesimo non ritroverà la propria unicità in ordine alla salvezza eterna di tutti gli uomini, che è la suprema legge della Chiesa, non potrà capire il martirio di un vescovo o di un qualsiasi fedele. Finirà sempre per chiamarlo con un altro nome: per ignoranza, per quieto vivere, per codardia o, peggio ancora, considerandolo inutile. Perché versare il sangue in nome di Cristo là dove la salvezza scorre, magari non limpidissima, per altri rivoli?

Se non fosse tanto drammatica, ci sarebbe da sorridere davanti a questa fase paradossale della storia in cui non sono più i persecutori a temere i martiri cristiani, ma lo sono i cristiani stessi a ritenerli quanto meno imbarazzanti. E qui non si tratta neppure di trovarsi a disagio davanti a chissà quale violenza perpetrata ai danni di inermi infedeli da convertire. Qui non ci si trova davanti all’oppressione dei corpi al fine della salvezza delle anime. Ci ritrova davanti al suo esatto contrario, davanti all’offerta sacrificale del proprio corpo per la salvezza altrui. Ma, anche senza voler scomodare il tanto aborrito proselitismo, ci si trova davanti a un gesto considerato inutile, dato che si pone il dialogo come manifestazione suprema della divinità. E allora lo si chiama con un altro nome.

Ha ben poco da attendersi l’occidente da un cattolicesimo incapace, prima ancora che di affermare, di pensare la propria unicità rispetto all’islam e a qualsiasi altra religione. Questo non è certo il cattolicesimo che diede vigore alla filosofia greca e alla civiltà romana attraverso la grandiosa affermazione del Logos. Questa è una religione malaticcia che ha abdicato al mandato principe disceso dal Logos: quello di chiamare ogni cosa con il suo nome. Ma per farlo ci vogliono fede, intelligenza e coraggio nelle giuste proporzioni. Gli esempi non mancano. San Francesco, narrano le Fonti francescane, andò dal Sultano in piena crociata e gli mostrò che cosa comportasse l’essere cristiani: “I cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete”. Magari, questo San Francesco stupirà coloro che l’hanno conosciuto come antesignano del pacifismo dialogante del XX secolo. Ma quello splendido uomo medievale era ben altro, era un fiero e battagliero ambasciatore di Cristo: cioè un santo.
Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro

Al posto di “unicità”, parlando da non credente e da lettore della tradizione privo di vincoli carismatici, metterei “identità”. Salvare se stessi nel pluralismo religioso, non escludendolo. Affermare la propria coscienza libera e la propria fede nella libertà della coscienza e della fede altrui, anziché negarla. Può essere che questo sia un compromesso debole, laico nel senso di popolare, non degno di un alto e gerarchico magistero di salute, può essere; ma già affermare la propria libera determinazione di abitanti del mondo cristiano suona scandalo agli adoratori del secolo. Io mi accontento. Per il resto, per molto del resto di quel che avete scritto sull’imbarazzante imbarazzo intorno al martirio di monsignor Padovese, come potrei non essere d’accordo con voi?


© - FOGLIO QUOTIDIANO

Possiamo dirvi con certezza che a Dublino è nata l'Irish Chesterton Society!

Ci sembra una bella notizia. Molto molto bella.

Allora tanti auguri agli irish chestertonians e che Dio li conservi e li aumenti. Chesterton può solo fare del bene all'Insula Sanctorum, in questo momento storico.

Il 24 Giugno 2010 esce in libreria Eretici


Cari Amici,

è con vera gioia che vi confermiamo per il prossimo 24 Giugno 2010 l'uscita in libreria della riedizione di Eretici a cura di Lindau.

Nuova traduzione con belle note, con nostra bibliografia e nota biobibliografica.

Lo troverete al prossimo Chesterton Day, il 2 Luglio 2010, dalle ore 18.30 in poi a Grottammare (AP), uno spettacolo nello spettacolo.

E' un libro assolutamente imperdibile, è l'antecedente storico e logico di Ortodossia. Quando G. S. Street lesse Eretici disse a Chesterton che ora si sapeva a cosa Chesterton non credesse ma al tempo stesso rimaneva da sapere in cosa Gilbert credesse. Chesterton prese la faccenda con senso di sfida e scrisse Ortodossia.

Prezzo € 19,00 tutti meritati.

Chi lo comprerà dalla nostra bancarella, ci aiuterà a tenere in piedi la annuale sarabanda che chiamiamo Chesterton Day, il blog e il lavoro di risveglio chestertoniano che facciamo ogni giorno e che potete vedere e apprezzare.

Se poi qualcuno vuole aiutarci a prescindere dall'acquisto dei libri (che fa bene comunque), siamo ben lieti di ricevere il vostro aiuto al ccp 56901515.

mercoledì 16 giugno 2010

Ancora il Papa su San Tommaso d'Aquino

http://press.catholica.va/news_services/bulletin/news/25738.php?index=25738&lang=it

Qui sopra il collegamento con il sito del Vaticano con il testo
dell'udienza generale di Papa Benedetto XVI di oggi dedicata ancora
una volta al grande San Tommaso d'Aquino.

Magris cita Gilbert


Sul Corriere di oggi (il 14, ndr) c'è in apertura un ampio colloquio tra il critico Claudio Magris e neurochirurgo Arnaldo Benini intitolato «Paradiso e inferno, tutto è nel cervello». E a un certo punto Magris se ne salta fuori così:

«Chesterton, scrittore cattolico, ha detto che le grandi religioni si distinguono dalle volgari superstizioni per il loro genuino materialismo: il Verbo che si fa carne, sinapsi fra neuroni. Oggi il pericolo culturale più grande è l'ondata di fumosa irrazionalità, culto pacchiano del paranormale, paccottiglia misticheggiante di chi si vanta di non credere in Dio e crede che un gobbo porti fortuna. C'è pure un rozzo fondamentalismo ateo, che non ha nulla a
che vedere col grandissimo materialismo di Lucrezio e di Leopardi».

Bye!

Paolo Pegoraro

Esce Babylondon, l'ultima fatica di Paolo Gulisano, sul grande padre Vincent McNabb

L'Uomo Vivo dice che mancava proprio un libro sul grande domenicano irlandese, maestro del distributismo, di cui oggi si sente sempre più il bisogno.

Indovinate dove lo troverete?

Al Chesterton Day!!!


Paolo Gulisano

Babylondon

Padre McNabb, maestro di Chesterton, nel caos di “Babylon-London”

ISBN 978-88-7094-763-2

formato 115 x 190 mm

brossura

pp. 176 – € 15,00 – collana «Le frecce»

Chesterton definì padre McNabb come «uno dei pochi grandi uomini che ho mai incontrato nella mia vita; ... è grande sotto molti aspetti, mentalmente e moralmente e misticamente e praticamente... nessuno che lo abbia mai incontrato o visto o sentito lo ha mai dimenticato».

Vincent McNabb era un domenicano nativo dell’Irlanda. Visse gran parte della sua maturità a Londra: abitualmente la domenica pomeriggio predicava all’aperto nei giardini di Hyde Park. Fondò insieme a Chesterton, di cui fu amico e maestro, il movimento sociale del Distributismo. Per più di cinquant’anni fu protagonista della vita religiosa e culturale inglese, fu un profeta che aveva intravisto i drammi della modernità. Una figura a tutto tondo tutta da scoprire.

I podcast della American Chesterton Society...

http://uncommonsense.libsyn.com/index.php?post_id=622483

Segnalato da Angelo Bottone, è il podcast della American Chesterton Society. Andate a vedere!

Fecondazione in vitro: allarmi

Avremo il prof. Carlo Bellieni a Grottammare per i festeggiamenti in onore del beato Pier Giorgio Frassati sabato 26 Giugno 2010 alle ore 21.30!

E' una bella occasione per ascoltarlo di persona e farlo ascoltare a chi in testa ha tante tante idee confuse e in contraddizione tra loro.


IVF treatments linked to autism 
novità sulla frontiera della fecondazione in vitro. Uno studio israeliano ha mostrato che il 10% dei bambini con autismo è nato da fecondazione in vitro; la spiegazione può in parte essere l'età media delle madri e padri, più alta che nella popolazione generale. A questo proposito, arriva la notizia che la mamma-in-vitro più vecchia al mondo (72 anni) sta morendo 18 mesi dopo la nascita del figlio. Infine, uno studio francese mostra che il tasso di malformazioni è maggiore che nella popolazione generale.
 
My daddy's name is donor
Questo rapporto narra che i nati da donazione di sperma hanno problemi di droga, delinquenza e depressione più deegli altri; almeno la metà è disturbato dall'idea che il denaro c'entra con il proprio concepimento e altrettanti da quella che potrebbero trovarsi a fare sesso con un parente senza saperlo. Due terzi di loro vorrebbero conoscere il loro padre biologico e la metà di loro non è d'accordo con questa pratica. (leggi)

martedì 15 giugno 2010

I Blues Brothers piacciono in Vaticano

Il 16 giugno 1980 usciva negli Stati Uniti "The Blues Brothers" e fu quasi subito leggenda 

In missione per conto di Dio (e del cinema)


Sull'Osservatore Romano di oggi trovate una serie di articoli sul film "The Blues Brothers", che l'Uomo Vivo si sente di consigliare e sottoscrivere.

Ho passato ore indimenticabili al cinema e poi a casa a vedere questo inossidabile divertentissimo film.

Credo di essere stato almeno dodici volte al cinema per vederlo.

Bello. Troppo bello. In alcuni punti commovente.

Almeno questo - Bloody Sunday, finalmente gli inglesi hanno ammesso la verità

Da Rainews24


Nel Bloody Sunday, la sanguinosa domenica del 1972 in cui i parà britannici uccisero 14 manifestanti per i diritti civili a Derry, in Irlanda del nord, furono i soldati ad aprire il fuoco per primi con "un comportamento ingiustificato e ingiustificabile". Ad affermarlo è stato il premier conservatore britannico, David Cameron, nel presentare a Londra il rapporto sui tragici eventi del 30 gennaio di 38 anni fa che dettero il via a una lunga stagione di violenze nell'Ulster.

Cameron si è detto "profondamente dispiaciuto" per il ruolo avuto dal Primo reggimento dei paracadutisti. Il rapporto di 5mila pagine, redatto da un team guidato dal giudice Lord Saville di Newdigate, è stato presentato dopo 12 anni di inchiesta e 195 milioni di sterline di spesa.

Un aforisma al giorno ma anche Chesterton è attuale!

"Sembrava non tanto che il Cristianesimo fosse così cattivo da riunire
in sè tutti i vizi, quanto piuttosto che ogni bastone fosse buono per
bastonare il Cristianesimo".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

lunedì 14 giugno 2010

Un aforisma al giorno

"L'isolamento del pensiero nell'orgoglio conduce all'idiozia. Tutti
gli uomini che hanno il cuore duro debbono rassegnarsi a finire col
cervello tenero".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Oggi è l'anniversario della morte di Gilbert

Vorremmo poter dire un giorno: il dies natalis.

14 Giugno 1936, circondato dagli amici e nella pienezza della fede
cattolica, di cui si fece difensore, disse Pio XI.

Il ritorno di Eretici

Vi annunciamo che Lindau sarà in libreria dal 24 Giugno 2010 con la
riedizione di Eretici, una delle opere di punta del nostro caro Gilbert!

Bella sorpresa, no?

domenica 13 giugno 2010

I Mumford & Sons si ispirano a Chesterton...

http://m.guardian.co.uk/?id=102202&story=http://www.guardian.co.uk/music/2010/may/30/mumford-and-sons-music-festivals

In questo collegamento del The Guardian trovate un articolo sul gruppo
musicale dei Mumford & Sons.

A un certo punto Marcus, uno dei membri del gruppo, dice che l'ultimo
album (Sigh no more) nelle parole è stato influenzato da GK
Chesterton...

Interessante.

Mons. Franceschini al posto di mons. Padovese

Citta' del Vaticano, 12 giu. (Adnkronos) - Benedetto XVI ha nominato questa mattina mons. Ruggero Franceschini, vescovo di Smirne, amministratore apostolico del Vicariato Apostolico di Anatolia. Una nomina che il vescovo ha accolto ''con gratitudine e spirito di servizio. Sara' difficile, difficilissimo, perche' la comunita' cristiana e' prostrata - ha spiegato ai microfoni della Radio Vaticana - pero' e' anche una comunita' cristiana che e' giovane e, quindi, ha voglia di riuscire a superare questi momenti. Io ho parlato con i giovani che sono un po' divisi perche' si sono infiltrati tanti musulmani e, forse, bisognava essere piu' attenti su questo ma non ci perderemo d'animo, faremo il possibile''.

Domani 14 giugno 2010 settantaquattresimo anniversario della morte di Gilbert

E noi preghiamo il Signore che voglia manifestare la Sua gloria
attraverso Gilbert, che di cose prodigiose ne ha già fatte molte, come
indurre alla conversione al cattolicesimo molti ossi duri, più tutti
quelli che non sappiamo.

Evviva Gilbert!

sabato 12 giugno 2010

venerdì 11 giugno 2010

Un aforisma al giorno

"Un uomo con una convinzione precisa (...) appare sempre bizzarro, perché non muta col mondo; egli si è issato fino a una stella fissa, e la terra rotea sotto di lui come uno zootropo. Milioni di miti uomini in giacchetta nera si dichiarano sani di mente e ragionevoli solo perché afferrano al volo la fola del momento, perché vengono sospinti da una pazzia all’altra dal maelstrom del mondo".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

Un aforisma al giorno

"La verità è che è un grave errore supporre che l’assenza di convinzioni precise conferisca alla mente libertà e agilità. Un uomo che crede in qualcosa è pronto e arguto, perché ha tutte le sue armi. Può applicare il suo esperimento all’istante".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

giovedì 10 giugno 2010

Un aforisma al giorno

"L'eretico, che è anche un fanatico, non è un uomo che ama troppo la verità; nessun uomo può amare troppo la verità. L'eretico è un uomo che ama la sua verità più della verità stessa. Preferisce la mezza verità che ha trovato piuttosto che l'intera verità che l'umanità ha trovato".

Gilbert Keith Chesterton

ATTENDERE UN MARTIRE IN DUOMO SENZA SCORDARSI DELLA PERSECUZIONE TURCA


Paolo Rodari - GIU 10, 2010 IL FOGLIO

Il Duomo di Milano e la sua piazza. Qui un anno e mezzo fa migliaia di musulmani si fermarono a pregare dopo aver bruciato le bandiere con la stella di David. Un gesto potente in un luogo di culto simbolo della cristianità. Per molti fu un gesto di sfida, anzitutto al cristianesimo. Il cardinale Dionigi Tettamanzi reagì con molta cautela. Con lui gli uomini della curia milanese, che per voce dell’arciprete Luigi Manganini dissero: “Piazza del Duomo è una piazza civile, non religiosa”.
Lunedì ci sarà meno timidezza, forse. Sul sagrato Tettamanzi riceverà solennemente – ha chiesto grande partecipazione di popolo e di preti e vescovi – le spoglie mortali di un grande sacerdote “figlio della terra ambrosiana”, Luigi Padovese, missionario in terra islamica, capo dei vescovi della Turchia, decapitato, secondo Asianews, per motivi religiosi: “Allah è grande” ha urlato il giovane autista del prelato, Murat Altun, dopo averlo sgozzato.
Cosa dirà il cardinale Tettamanzi? Quattro anni fa il cardinale Camillo Ruini, allora vicario di Roma, celebrò i funerali di don Andrea Santoro, assassinato a Trebisonda. L’omelia fu vibrante. Ruini parlò del coraggio di Santoro: “Quel tipico coraggio di cui i martiri hanno dato prova, attraverso i secoli, in molte occasioni”. Dice Bernardo Cervellera, direttore di Asianews: “Occorre riflettere su cosa significhi essere cristiani in Turchia”.
“Non voglio dire – continua il direttore di Asianews – che dietro gli omicidi dei cristiani ci sia l’appartenenza certa a gruppi di islamici fondamentalisti. Ci sono però troppi dubbi sulla ‘follia’ dell’assassino di Padovese. Anche in passato diversi attentati sono stati compiuti da giovani definiti troppo frettolosamente ‘instabili’, mentre erano in legame con questi gruppi ultranazionalisti e anti cristiani”. Perché attaccare i cristiani? “C’è in Turchia una sorta di ‘stato profondo’. Una realtà dai contorni indefiniti, uno stato dentro lo stato che agisce contro Erdogan per destabilizzare e cercare di prendere il potere. I cristiani in Turchia stanno pagando il prezzo di questa situazione”.
“Nessuno riuscirà a spegnere la fiamma della fede in Turchia” ha detto l’altro ieri Ruggero Franceschini, arcivescovo metropolita di Smirne, durante le esequie di Padovese a Iskenderun. Franceschini non ha parlato del movente dell’assassinio. Tuttavia si sa cosa egli pensi degli attacchi ai cristiani nel paese. Lo scrisse su “Oasis”, la rivista del patriarcato di Venezia: dietro gli omicidi di cristiani in Turchia vi è “una cultura di esaltazione della razza, e una falsa concezione della laicità”. E ancora: “L’impegno maggiore degli insegnanti nelle scuole turche è quello di negare la realtà del cristianesimo, o quello di sminuirne il valore”, trattando il Vangelo come “un racconto inventato”. “I media in Europa sono poco informati di questo sottofondo di indottrinamento prolungato nel tempo di odio, di violenza, di contrapposizione, che può esplodere in ogni momento, non essendoci regole comuni, neppure nel diritto civile e penale”. Cervellera: “La mancanza di libertà religiosa in Turchia è un dato. Proselitismo bandito. I cristiani non possono avere luoghi di culto di proprietà, seminari, scuole”.
La settimana scorsa partendo per Cipro il Papa ha usato parole che hanno stupito. Ha detto che l’assassinio di Padovese non è ‘politico o religioso’ e che ‘si tratta di una cosa personale’. E’ padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, a spiegare al Foglio questa prudenza: “Il Papa voleva slegare l’omicidio dal viaggio a Cipro. Separare le due cose. Tra l’altro Padovese era stato ucciso da poche ore e non si avevano elementi certi”. Adesso ne avete di più? “Siamo interessati ad avere una visione più completa. Stiamo attendendo ulteriori elementi”.
Pubblicato sul Foglio mercoledì 9 giugno 2010

mercoledì 9 giugno 2010

Confessioni di un portoricano



mercoledì 9 giugno 2010 - Il Sussidiario


Senza dubbio l’argomento più dibattuto nelle notizie della scorsa settimana negli Stati Uniti è stata la “marea nera” del Golfo del Messico con tutte le sue implicazioni, specialmente le conseguenze politiche per il presidente Obama. Altri temi sono in attesa di passare al centro dell’attenzione nazionale, quali l’economia, la candidatura di Elena Kagan alla Corte Suprema, l’influenza del Tea Party sulle prossime elezioni di mezza legislatura, l’abolizione della politica “non chiedere, non dire” per gay e lesbiche nelle forze armate, e via dicendo.

E poi c’è la Coppa del Mondo di calcio in Sudafrica. È interessante che Time Magazine abbia dedicato il suo doppio numero estivo al Mondiale, pubblicando gli stessi articoli in tutte le sue edizioni nei vari Paesi. Nell’edizione americana vi era, tuttavia, un articolo su un tema che condizionerà il futuro del Paese molto più della Coppa del Mondo, e cioe l’immigrazione. L’articolo si intitola “La battaglia per l’Arizona” e descrive con toni drammatici cos’è in gioco nell’attuale riforma delle leggi sull’immigrazione per l’intera nazione, non solo per l’Arizona.

La Chiesa cattolica è fortemente coinvolta in questa discussione, dato che molti degli immigrati che preoccupano, o perfino spaventano, molti americani sono ispanici o latinos. È perciò istruttivo vedere come la Chiesa affronta questo dibattito, partendo dalla predica di insediamento, un po’ più di una settimana fa, del nuovo Arcivescovo di Miami, Thomas Wenski, uno dei maggiori esperti sull’immigrazione dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa.

L’Arcivescovo Wenski ha incominciato sottolineando l’importanza di questa materia per l’arcidiocesi di Miami: “Miami può con diritto affermare di essere la nuova Ellis Island (l’isola di fronte a New York su cui venivano raggruppati gli emigranti in arrivo negli Stati Uniti, ndr), perché è diventato il porto di accesso per profughi e immigrati da tutto il mondo, soprattutto dai Caraibi e dall’America Centrale e del Sud. Ovviamente, qui non c’è nessuna Statua della Libertà a dare il benvenuto ai nuovi arrivati, che talvolta non sono comunque molto ben accolti; tuttavia, negli ultimi 52 anni […] la Chiesa di Miami ha continuato a offrire il suo materno abbraccio a tutti”.

“Miami (e la Florida del Sud) è parte di questi Stati Uniti - ha sottolineato poi - ma è diventata anche una parte vitale delle tante nazioni dalle quali è arrivato il nostro popolo: Haiti, Cuba, Nicaragua, Venezuela, Colombia, il resto dei Caraibi e dell’America Centrale e del Sud. Miami si vanta di essere la capitale dell’America Latina, se non dell’intero emisfero. La presenza qui oggi di Vescovi dell’Ecuador, dell’Uruguay, di Porto Rico, Cuba e Haiti dimostra che questo non è un vanto senza fondamento”.

Dopo aver parlato in un fluente spagnolo e creolo, Wenski ha continuato: “Nell’Arcidiocesi di Miami abbiamo i nostri problemi. La crisi economica, la chiusura di scuole, e di più di una dozzina di parrocchie, hanno frustrato tutti e fatto arrabbiare molti. Ma non sentiamoci angustiati per noi stessi”. “Possiamo essere preoccupati da molte cose, ma non dimentichiamo la cosa che è veramente necessaria: il nostro rapporto con Gesù Cristo. Non abbiamo altra ricchezza che questa: il dono dell’incontro con Gesù Cristo”.

L’Arcivescovo ha ricordato come il mese scorso il Papa abbia osservato come “la più grande persecuzione della Chiesa non venga dai nemici esterni, ma dall’interno della Chiesa stessa”. Con parole che dimostrano la sua diversità da molti altri leader ecclesiastici, l’Arcivescovo Wenski ha ammonito che “la sofferenza della Chiesa” non verrà risolta da migliori programmi di computer, da più efficienti procedure economiche, o perfino da più efficaci prediche, “ciò che è richiesto è piuttosto la conversione, un nuovo impegno di tutti a vivere coerentemente la fede”.

È dopo questa fondamentale considerazione che l’arcivescovo ha affrontato il tema dell’origine del ruolo della Chiesa nell’attuale scontro culturale, riferendosi “alla crescente influenza all’interno della nostra cultura di quella che Papa Benedetto ha chiamato ‘la dittatura del relativismo’”, osservando che “questo mondo radicalmente laicizzato vuole ridurre la fede all’ambito del ‘privato’ e del ‘soggettivo’”. Ha poi delineato quella che dovrebbe essere la risposta della Chiesa a questa sfida: “A un mondo tentato di vivere come se Dio non avesse importanza, un mondo che quindi vive in bilico sull’orlo della disperazione, noi dobbiamo testimoniare la speranza dimostrando, con quello che diciamo e facciamo (e non facciamo) quanto bella e gioiosa sia la vita quando uno vive convinto che Dio conti realmente. E, siccome Dio conta, siamo chiamati a costruire una vita in cui conti anche l’uomo”.

L’Arcivescovo Wenski ha continuato: “Noi portiamo nel pubblico dibattito politico su questioni come la vita umana, la dignità, la giustizia e la pace, la riforma sull’immigrazione, il matrimonio e la famiglia, una concezione della persona che, fondata sulla Scrittura, è accessibile anche alla ragione umana. Questa concezione espressa nell’insegnamento sociale della Chiesa può sembrare complessa, ma io credo che possa essere riassunta in una sola, semplice frase: nessun uomo è un problema. Ecco perché come Arcivescovo di Miami continuerò ad affermare un’etica della vita positiva e coerente: nessun essere umano, non importa quanto povero o debole, può essere ridotto solo a un problema. Quando permettiamo a noi stessi di pensare a un essere umano solamente come a un problema, noi offendiamo la sua dignità, e ci sentiamo autorizzati a cercare ciò che conviene, ma non soluzioni”.

L’Arcivescovo ha poi portato diversi esempi di come questa impostazione sia riflessa nell’insegnamento della Chiesa circa l’aborto, il matrimonio, la salute, la pena di morte, e l’immigrazione.

“Per noi cattolici, perciò, non ci possono essere cose come ‘un problema gravidanza’, ma solo un bambino che deve essere ben accolto alla vita e protetto dalla legge. Il profugo, l’immigrato, anche senza documenti, non sono un problema. Può essere forse uno straniero, ma uno straniero da abbracciare come un fratello. Perfino i criminali, con tutto l’orrore dei loro crimini, non perdono la loro dignità di esseri umani, che viene loro da Dio. Anch’essi devono essere trattati con rispetto, anche nella punizione. Per questo la Dottrina sociale della Chiesa condanna la tortura e chiede l’abolizione della pena di morte”.

La conclusione dell’omelia ha sintetizzato la concezione di fondo che lo guiderà: “Stiamo iniziando un nuovo capitolo nella storia della nostra Chiesa locale. Dobbiamo guardare avanti, come Pietro, fiduciosi nelle parole di Cristo ‘Prendi il largo’. Duc in altum. Il Signore ci ha già assicurato: ‘Sono con voi sempre’. Quindi, incominciamo, ripartiamo da capo da Cristo”. Cosa posso aggiungere io? Solo: così sia.