In molte zone sono l’unica realtà educativa
Da Avvenire del 30 Otobre 2008
DA MILANO ENRICO LENZI
Con il taglio di 133 milioni di euro alle scuole paritarie, per i piccoli della monosezione della materna di Vione, in Alta Vallecamonica nel Bresciano, potrebbe aprirsi la via del pendolarismo verso Temù, Comune a una decina di chilometri da Ponte di Legno. Un viaggio di parecchi chilometri lungo la tortuosa via che risale la Valleca monica. E la stessa sorte potrebbe capi tare ai loro amici di Marmertino in Val Trompia, che avreb bero come meta Tavernole sul Mella, scendendo di oltre 400 metri di altitudine. Ma lo scenario montano potrebbe ripetersi tranquillamente anche nella pianura dove si trova la materna di Martignana vicino Empoli: anche in questo caso la chiusura dell’attività costringerebbe le famiglie o a rinunciare al servizio o a trasportare i propri figli in altri Comuni. Già, perché in molti centri abitati di piccole dimensioni la materna paritaria è l’unico centro educativo presente e non ha alternative.
Sono soltanto tre delle centinaia di esempi che si potrebbero fare. Sono scuole, ma anche volti, storie, famiglie reali, che rischiano di veder sparire un servizio pubblico oggi garantito anche dalle ottomila materne aderenti alla Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) e alle centinaia di scuole elementari che aderiscono alla Fidae, la Federazione che riunisce le scuole cattoliche dalle elementari alle superiori. «Troppo spesso pensiamo alle grandi città – sottolinea Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism –, dove l’alternativa di un’altra scuola esiste. Ma le nostre materne sono spesso sorte là dove lo Stato non ha un proprio istituto scolastico e dove magari il Comune, viste le proprie finanze, preferisce sostenere con un piccolo contributo la nostra scuola paritaria», il tutto in un’ottica non solo di sana sussidiarietà, ma anche nel principio sancito con la legge 62 del 2000, quella nota come legge sulla parità, in cui si parla di un unico sistema scolastico pubblico, a cui partecipano scuole di diversi gestori, compreso lo Stato. «E non dimentichiamo – rivendica Morgano – che il sostegno degli Enti locali nasce anche dall’apprezzamento della qualità delle nostre scuole». Un principio importante che riceve, però, dallo Stato solo 534 milioni di euro, che la Finanziaria 2009 potrebbe ri durre di un quarto. Legittimo allora domandarsi cosa accadrà alle sezioni delle materne di Trecchina, Senise, Maratea, Castelluccio Superiore, Oppido Lucano, o San Costantino Albanese in provincia di Potenza, ma anche a quelle di Bagnoli di Sopra o Rio di Ponte San Nicolò nel Padovano. O, per restare nel Nord-Est, la «San Giovanni Bosco» di Piano di Riva vicino ad Ariano Polesine, o la «San Gottardo » di Bagnolo di Po, entrambi Comune in provincia di Rovigo, dove sono presenti soltanto le sezioni di scuola materna paritaria della Fism.
«Ma anche nelle grandi città – aggiunge don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae – le nostre scuole sono spesso sorte e sono ancora presenti nei quartieri periferici o popolari dei capoluoghi». Ora arriva «questo taglio indiscriminato e grande nelle proporzioni, visto il no stro punto di partenza, che è fermo da ben sei anni» ricorda il presidente Fidae. Insomma una decisione che fanno apparire lontane le parole pronunciate dal presidente Napolitano all’apertura dell’anno scolastico, quando, rammenta don Macrì, «ha auspicato che la scuola sia collocata tra le priorità per l’avvenire del Paese, tanto da meritare - sono ancora parole di Napolitano - una speciale considerazione quando si affronta il proble ma della riduzione della spesa pubblica ». Preoccupazione condivisa anche da Vincenzo Silvano, presidente della Fe derazione Opere Educative (Foe), le scuole che fanno riferimento alla Compagnia delle Opere. «Diminuire ulteriormente gli esigui fondi alle scuole paritarie – commenta – è un colpo alle famiglie che già sopportano oneri economici per garantirsi la propria libertà di scelta in campo e ducativo. Tra le scuole nostre associate circa un quarto restano aperte grazie proprio all’impegno delle famiglie che sono subentrati alle Congregazioni religiose nella gestione diretta delle scuole paritarie. Un impegno accettato e sostenuto, ma se ci saranno questi tagli per loro diventerà ancora più difficile». E alle famiglie va il pensiero anche di Luigi Morgano della Fism: «Le nostre scuole con meno fondi si troverebbero davanti al bivio: interrompere il servizio o alzare le rette, con un ulteriore aggravio di spesa». Uno scenario rifiutato pure da don Francesco Macrì della Fidae. Insomma ritirare quel taglio ai fondi per metterebbe ai bambini della materna
Da Avvenire del 30 Otobre 2008
DA MILANO ENRICO LENZI
Con il taglio di 133 milioni di euro alle scuole paritarie, per i piccoli della monosezione della materna di Vione, in Alta Vallecamonica nel Bresciano, potrebbe aprirsi la via del pendolarismo verso Temù, Comune a una decina di chilometri da Ponte di Legno. Un viaggio di parecchi chilometri lungo la tortuosa via che risale la Valleca monica. E la stessa sorte potrebbe capi tare ai loro amici di Marmertino in Val Trompia, che avreb bero come meta Tavernole sul Mella, scendendo di oltre 400 metri di altitudine. Ma lo scenario montano potrebbe ripetersi tranquillamente anche nella pianura dove si trova la materna di Martignana vicino Empoli: anche in questo caso la chiusura dell’attività costringerebbe le famiglie o a rinunciare al servizio o a trasportare i propri figli in altri Comuni. Già, perché in molti centri abitati di piccole dimensioni la materna paritaria è l’unico centro educativo presente e non ha alternative.
Sono soltanto tre delle centinaia di esempi che si potrebbero fare. Sono scuole, ma anche volti, storie, famiglie reali, che rischiano di veder sparire un servizio pubblico oggi garantito anche dalle ottomila materne aderenti alla Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) e alle centinaia di scuole elementari che aderiscono alla Fidae, la Federazione che riunisce le scuole cattoliche dalle elementari alle superiori. «Troppo spesso pensiamo alle grandi città – sottolinea Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism –, dove l’alternativa di un’altra scuola esiste. Ma le nostre materne sono spesso sorte là dove lo Stato non ha un proprio istituto scolastico e dove magari il Comune, viste le proprie finanze, preferisce sostenere con un piccolo contributo la nostra scuola paritaria», il tutto in un’ottica non solo di sana sussidiarietà, ma anche nel principio sancito con la legge 62 del 2000, quella nota come legge sulla parità, in cui si parla di un unico sistema scolastico pubblico, a cui partecipano scuole di diversi gestori, compreso lo Stato. «E non dimentichiamo – rivendica Morgano – che il sostegno degli Enti locali nasce anche dall’apprezzamento della qualità delle nostre scuole». Un principio importante che riceve, però, dallo Stato solo 534 milioni di euro, che la Finanziaria 2009 potrebbe ri durre di un quarto. Legittimo allora domandarsi cosa accadrà alle sezioni delle materne di Trecchina, Senise, Maratea, Castelluccio Superiore, Oppido Lucano, o San Costantino Albanese in provincia di Potenza, ma anche a quelle di Bagnoli di Sopra o Rio di Ponte San Nicolò nel Padovano. O, per restare nel Nord-Est, la «San Giovanni Bosco» di Piano di Riva vicino ad Ariano Polesine, o la «San Gottardo » di Bagnolo di Po, entrambi Comune in provincia di Rovigo, dove sono presenti soltanto le sezioni di scuola materna paritaria della Fism.
«Ma anche nelle grandi città – aggiunge don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae – le nostre scuole sono spesso sorte e sono ancora presenti nei quartieri periferici o popolari dei capoluoghi». Ora arriva «questo taglio indiscriminato e grande nelle proporzioni, visto il no stro punto di partenza, che è fermo da ben sei anni» ricorda il presidente Fidae. Insomma una decisione che fanno apparire lontane le parole pronunciate dal presidente Napolitano all’apertura dell’anno scolastico, quando, rammenta don Macrì, «ha auspicato che la scuola sia collocata tra le priorità per l’avvenire del Paese, tanto da meritare - sono ancora parole di Napolitano - una speciale considerazione quando si affronta il proble ma della riduzione della spesa pubblica ». Preoccupazione condivisa anche da Vincenzo Silvano, presidente della Fe derazione Opere Educative (Foe), le scuole che fanno riferimento alla Compagnia delle Opere. «Diminuire ulteriormente gli esigui fondi alle scuole paritarie – commenta – è un colpo alle famiglie che già sopportano oneri economici per garantirsi la propria libertà di scelta in campo e ducativo. Tra le scuole nostre associate circa un quarto restano aperte grazie proprio all’impegno delle famiglie che sono subentrati alle Congregazioni religiose nella gestione diretta delle scuole paritarie. Un impegno accettato e sostenuto, ma se ci saranno questi tagli per loro diventerà ancora più difficile». E alle famiglie va il pensiero anche di Luigi Morgano della Fism: «Le nostre scuole con meno fondi si troverebbero davanti al bivio: interrompere il servizio o alzare le rette, con un ulteriore aggravio di spesa». Uno scenario rifiutato pure da don Francesco Macrì della Fidae. Insomma ritirare quel taglio ai fondi per metterebbe ai bambini della materna
una sciocchezza grossa come una casa, questa... già si regge tutto con la retta, stiamo freschi adesso...
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