di Antonio Gaspari (da Zenit, che ringraziamo).
ROMA, mercoledì, 5 marzo 2008 (ZENIT.org).- Il Consiglio Superiore della Sanità, organo del Ministero della Sanità italiano, ha prodotto un documento sulla rianimazione dei neonati estremamente prematuri.
Il documento è la conclusione di un lungo percorso che aveva portato ad aperture nel senso di una rianimazione selettiva dei prematuri in base all’età gestazionale vista in modo deterministico.
Secondo alcuni medici, si tratta di una vittoria della vita, mentre sono rimasti delusi coloro che proponevano un approccio utilitarista.
Per comprendere la rilevanza e la novità delle raccomandazioni approvate il 4 marzo dal Consiglio Superiore della Sanità, ZENIT ne ha parlato con il neonatologo dr Carlo Bellieni, uno dei personaggi che più si sono spesi in questi anni per il riconoscimento totale del diritto alle cure dei piccolissimi.
Perché parla di una decisione epocale riferendosi al documento del Consiglio Superiore della Sanità?
Bellieni: Perché ha slegato la rianimazione dei piccolissimi dalla “qualità della vita”, o dal parere vincolante dei genitori; ha anche staccato la subordinazione delle cure dall’età dal concepimento intesa in modo deterministico. C’era chi invece premeva per questi principi su molti media italiani, anche visto l’importanza che all’estero si dà a questi criteri, che sembravano essere parte di un cammino inarrestabile verso una medicina basata sulla cosiddetta qualità della vita. Invece il processo si è arrestato. E’ un passo definitivo per l’Italia perché coincide con i dettati dell’altro organismo laico che ha legiferato sul tema, il Comitato Nazionale di bioetica.
In che modo questa decisione si inserisce nel dibattito bioetico internazionale?
Bellieni: Rimette in discussione le basi che stabiliscono in molti Paesi di rianimare in modo selettivo, per paura di handicap o sulla base del volere dei genitori. Ma già si vedevano dei segnali chiari in questo senso: Avroy Fanaroff spiega sulla rivista Acta Paediatrica che i progressi in questi anni devono far rivedere certi parametri sulla rianimazione dei piccolissimi e stigmatizza la rianimazione fatta in base all’età gestazionale vista in modo deterministico; vari studi recenti pubblicati su riviste internazionali mettono in dubbio che sia lecito accordare uno status morale diverso a neonato e bambino più grande, come spesso avviene per giustificare un diverso trattamento per i piccolissimi. E’ significativo in questo senso un recente studio che ha mostrato un preconcetto di molti medici rispetto all’estrema prematurità.
Quali sono state le reazioni dei medici italiani in merito a questa vicenda?
Bellieni: Abbiamo visto medici inclini ad una rianimazione su basi legate all’età gestazionale o ai criteri suddetti, e altri che invece premevano per dare a tutti una chance – dal periodo di sviluppo in cui questo è realistico –, salvo sospendere le cure se queste poi si mostravano inutili. E il dibattito è andato avanti per lungo tempo. Noi che vogliamo che a tutti venga data una chance dall’epoca di sviluppo che può in teoria permettere la sopravvivenza, abbiamo coinvolto associazioni laiche e religiose, creato convegni, scritto petizioni… con scarsa visibilità sui media, ma con tanto consenso tra la gente. E ora siamo stanchi ma soddisfatti. Ovviamente questo significa ora pretendere dallo Stato un impegno per le famiglie con disabili. Il grande ostacolo ad un trattamento personalizzato e non aprioristico è proprio la paura che molti medici hanno che le famiglie vengano lasciate sole, in indigenza e sofferenza. Questo non deve mai più essere tollerato. In prossimità delle elezioni politiche è un forte richiamo per chi vincerà.
Quali sono le sue considerazioni circa una decisione che era stata fortemente avversata e che invece è stata approvata?
Bellieni: Che quello che si legge sui mass media non riflette talvolta il sentire degli italiani: lo abbiamo già visto con l’esito del referendum sulla legge per la procreazione assistita del 2006 in cui nonostante lo spiegamento di quasi tutti i media e di tantissimi VIP, la gente ha capito che il rispetto della dignità della procreazione andava tutelato. E così è andata anche ora. Anche in Italia le cose stanno cambiando, e speriamo sia un buon segno per altri Paesi.
Il documento è la conclusione di un lungo percorso che aveva portato ad aperture nel senso di una rianimazione selettiva dei prematuri in base all’età gestazionale vista in modo deterministico.
Secondo alcuni medici, si tratta di una vittoria della vita, mentre sono rimasti delusi coloro che proponevano un approccio utilitarista.
Per comprendere la rilevanza e la novità delle raccomandazioni approvate il 4 marzo dal Consiglio Superiore della Sanità, ZENIT ne ha parlato con il neonatologo dr Carlo Bellieni, uno dei personaggi che più si sono spesi in questi anni per il riconoscimento totale del diritto alle cure dei piccolissimi.
Perché parla di una decisione epocale riferendosi al documento del Consiglio Superiore della Sanità?
Bellieni: Perché ha slegato la rianimazione dei piccolissimi dalla “qualità della vita”, o dal parere vincolante dei genitori; ha anche staccato la subordinazione delle cure dall’età dal concepimento intesa in modo deterministico. C’era chi invece premeva per questi principi su molti media italiani, anche visto l’importanza che all’estero si dà a questi criteri, che sembravano essere parte di un cammino inarrestabile verso una medicina basata sulla cosiddetta qualità della vita. Invece il processo si è arrestato. E’ un passo definitivo per l’Italia perché coincide con i dettati dell’altro organismo laico che ha legiferato sul tema, il Comitato Nazionale di bioetica.
In che modo questa decisione si inserisce nel dibattito bioetico internazionale?
Bellieni: Rimette in discussione le basi che stabiliscono in molti Paesi di rianimare in modo selettivo, per paura di handicap o sulla base del volere dei genitori. Ma già si vedevano dei segnali chiari in questo senso: Avroy Fanaroff spiega sulla rivista Acta Paediatrica che i progressi in questi anni devono far rivedere certi parametri sulla rianimazione dei piccolissimi e stigmatizza la rianimazione fatta in base all’età gestazionale vista in modo deterministico; vari studi recenti pubblicati su riviste internazionali mettono in dubbio che sia lecito accordare uno status morale diverso a neonato e bambino più grande, come spesso avviene per giustificare un diverso trattamento per i piccolissimi. E’ significativo in questo senso un recente studio che ha mostrato un preconcetto di molti medici rispetto all’estrema prematurità.
Quali sono state le reazioni dei medici italiani in merito a questa vicenda?
Bellieni: Abbiamo visto medici inclini ad una rianimazione su basi legate all’età gestazionale o ai criteri suddetti, e altri che invece premevano per dare a tutti una chance – dal periodo di sviluppo in cui questo è realistico –, salvo sospendere le cure se queste poi si mostravano inutili. E il dibattito è andato avanti per lungo tempo. Noi che vogliamo che a tutti venga data una chance dall’epoca di sviluppo che può in teoria permettere la sopravvivenza, abbiamo coinvolto associazioni laiche e religiose, creato convegni, scritto petizioni… con scarsa visibilità sui media, ma con tanto consenso tra la gente. E ora siamo stanchi ma soddisfatti. Ovviamente questo significa ora pretendere dallo Stato un impegno per le famiglie con disabili. Il grande ostacolo ad un trattamento personalizzato e non aprioristico è proprio la paura che molti medici hanno che le famiglie vengano lasciate sole, in indigenza e sofferenza. Questo non deve mai più essere tollerato. In prossimità delle elezioni politiche è un forte richiamo per chi vincerà.
Quali sono le sue considerazioni circa una decisione che era stata fortemente avversata e che invece è stata approvata?
Bellieni: Che quello che si legge sui mass media non riflette talvolta il sentire degli italiani: lo abbiamo già visto con l’esito del referendum sulla legge per la procreazione assistita del 2006 in cui nonostante lo spiegamento di quasi tutti i media e di tantissimi VIP, la gente ha capito che il rispetto della dignità della procreazione andava tutelato. E così è andata anche ora. Anche in Italia le cose stanno cambiando, e speriamo sia un buon segno per altri Paesi.
Nessun commento:
Posta un commento