Trovo molto bello e interessante il giudizio di Ferdinando Castelli su Chesterton, riprodotto nell'articolo di Avvenire e che vi ripropongo evidenziato:
"Per il gesuita Ferdinando Castelli, critico letterario de 'La Civiltà Cattolica', vale adesso più che mai la citazione di Emilio Cecchi su Chesterton: «È come un Padre della Chiesa obbligato dalle necessità dei tempi a predicare in uno stile burlesco alle turbe di degli scettici e dei gaudenti». E qui la chiosa di Castelli: «Tale definizione ha valore anche oggi, per più motivi. Anzitutto nelle opere di Chesterton è riflessa l’immagine dell’uomo completo, che ama la birra e la sua donna, l’avventura e la novità. Inoltre, vi è insito quella che lui stesso definiva 'il più grande segreto del cristianesimo', ovvero la gioia». Per il critico letterario, poi, «Chesterton oggi suscita simpatia perché fa risaltare la libertà che egli identifica con il dogma. Infine, nei suoi libri, valorizza tutte le piccole cose della vita, la libertà il sole, il sesso, l’aria, tutto in uno stile splendido e ricco di fantasia»".
Cari amici oggi ho iniziato il mio corso sugli aspetti culturali delle dipendenze, in pratica storia e antropologia delle sostanze psicoattivanti. La lezione odierna era dedicata all'alcol. Abbiamo parlato del Proibizionismo e indovinate cosa ho fatto leggere agli studenti? Chesterton ovviamente! Un breve articolo, "Wine when is red", tratto da All Things Considered (1915)
RispondiEliminaBeh, non potemo mica chiedere loro di leggere tutto il Flying Inn!
AB
PS.
Mi sono accorto che non ho pagato la quota d'iscrizione e pertanto non sono membro della vostra benemerita società. Vergogna! Provvederò al più presto.