Scusate, per la cronaca L'Osteria Volante edizione Bompiani porta la prefazione di Enrico Ghezzi, quello di Rai Tre che parla e con la bocca dice una cosa e con l'audio se ne sente un'altra...
Butto lì una mia riflessione, nata dopo aver letto la recensione di Repubblica su "L'utopia degli usurai". Mi sembra che in tutto questo apparente movimento intorno agli scritti in italiano di Gilbert K. Chesterton, ognuno faccia dire quello che vuole al Nostro. E quindi c'è Repubblica che lo strasforma quasi in un socialista leninista, Giorello che ne scrisse di cotte e di crude nelle postfazioni della Piemme, traduzioni che (secondo me) lasciano molto a desisderare come quella di Igor Longo de "L'uomo che sapeva troppo". Adesso ci si mette pure Enrico Ghezzi, che magari avrà scritto una fantastica prefazione e quindi mi smentirà clamorosamente, ma ne dubito. Insomma si rischia che ognuno tiri dalla giacchetta GKC intorbidendone la figura genuina. Cosa può fare in tutto ciò la Società Chestertoniana? La mia non è una domanda retorica, ma lo spunto per una provocazione.
Fondamentalmente condivido quello che dici a proposito di Repubblica e L'Utopia degli usurai. Se solo lo leggessero (cosa difficile commentare i libri dopo averli letti...) non potrebbero dire nulla di ciò che hanno detto. Infatti quando abbiamo messo il post della pubblicazione de L'Utopia, abbiamo fatto riferimento ad uno scritto direi necessario per la comprensione de L'Utopia, ossia Lo stato servile, di Hilaire Belloc. Non si conosce che capitalismo e socialismo, e i più non sanno che Chesterton e Belloc e McNabb erano distributisti. Un giornalista dovrebbe però saperlo. Su Giorello dico solo no comment. Credo parli solo di se stesso. Su Ghezzi sono curioso, a questo punto... La Società fa già il blog, e niente non è. Poi c'è innocenzosmith che suscita la discussione, e questo è ottimo (provvederò a tirarla fuori dai commenti e metterla sui post). Poi la Società organizzerà un bel commento aa più voci su questo argomento.
Butto lì una mia riflessione, nata dopo aver letto la recensione di Repubblica su "L'utopia degli usurai". Mi sembra che in tutto questo apparente movimento intorno agli scritti in italiano di Gilbert K. Chesterton, ognuno faccia dire quello che vuole al Nostro. E quindi c'è Repubblica che lo strasforma quasi in un socialista leninista, Giorello che ne scrisse di cotte e di crude nelle postfazioni della Piemme, traduzioni che (secondo me) lasciano molto a desisderare come quella di Igor Longo de "L'uomo che sapeva troppo". Adesso ci si mette pure Enrico Ghezzi, che magari avrà scritto una fantastica prefazione e quindi mi smentirà clamorosamente, ma ne dubito.
RispondiEliminaInsomma si rischia che ognuno tiri dalla giacchetta GKC intorbidendone la figura genuina.
Cosa può fare in tutto ciò la Società Chestertoniana? La mia non è una domanda retorica, ma lo spunto per una provocazione.
Fondamentalmente condivido quello che dici a proposito di Repubblica e L'Utopia degli usurai. Se solo lo leggessero (cosa difficile commentare i libri dopo averli letti...) non potrebbero dire nulla di ciò che hanno detto. Infatti quando abbiamo messo il post della pubblicazione de L'Utopia, abbiamo fatto riferimento ad uno scritto direi necessario per la comprensione de L'Utopia, ossia Lo stato servile, di Hilaire Belloc. Non si conosce che capitalismo e socialismo, e i più non sanno che Chesterton e Belloc e McNabb erano distributisti. Un giornalista dovrebbe però saperlo.
RispondiEliminaSu Giorello dico solo no comment. Credo parli solo di se stesso.
Su Ghezzi sono curioso, a questo punto...
La Società fa già il blog, e niente non è.
Poi c'è innocenzosmith che suscita la discussione, e questo è ottimo (provvederò a tirarla fuori dai commenti e metterla sui post).
Poi la Società organizzerà un bel commento aa più voci su questo argomento.