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martedì 18 settembre 2007

Oggi ricorre il 147° anniversario della Battaglia di Castelfidardo.


De Pimodan

De La Moriciere


Cari amici,
oggi ricorre il 147° anniversario della Battaglia di Castelfidardo, la battaglia che pose fine allo Stato Pontificio nelle Marche, e che sinceramente provoca in me sempre una certa emozione.
Sarà che sono così vicino al luogo della Battaglia, sarà che ho cercato di documentarmi da tutte le fonti, oneste e meno oneste, sta di fatto che questo anniversario mi è sempre motivo di una certa commozione.
Il luogo della Battaglia è un posto molto ameno, e vi sono ancora tracce di questo evento. E' una ridente collina sulla quale vive, ormai in comune di Castelfidardo ma vicinissima alla cara città di Loreto (cara a noi cattolici italiani e ancor più a noi marchigiani, che la consideriamo un po' come casa nostra, per la presenza della Santa Casa di Loreto, dove il Mistero si è fatto uno tra noi ed uno di noi), un bellissimo ed antichissimo bosco.
Lì combatterono i pontifici in numero soverchiamente inferiore ai piemontesi. I pontifici erano guidati dal generale De La Moriciere e dal generale De Pimodan, quest'ultimo morto in battaglia nella villa che sorge sul colle, all'interno della selva.
La battaglia si svolse lungo l'erta del colle, sul piano sottostante che divide il colle di Loreto e il colle della Selva.
C'erano volontari provenienti da tutto il mondo, a difendere il buon diritto del Papa Re: bretoni, francesi, belgi, inglesi, scozzesi, polacchi, irlandesi (il famoso Battaglione San Patrizio, distintosi per il valore, per le vittorie conseguite in quel breve periodo di guerra nel mese di settembre 1860).
Oggi c'è un sacrario che purtroppo porta solo i nomi dei caduti piemontesi, anche se lì sotto ci sono parte dei caduti pontifici (la restante parte, con un altro gruppo di caduti piemontesi, si trova nella Chiesa di Santa Maria della Pietà a Macerata).
Sarebbe bello che si parlasse anche di loro, di questi giovani che diedero la vita per un ideale bello. Non erano mercenari. Io pensandoci mi commuovo sempre un po'. Che grande cuore che ebbero!

Ci sarebbero altre mille cose da dire. Vi rimando al bel libro di Patrick Keyes O'Cleary "La rivoluzione italiana - Come fu fatta l'unità della nazione", Ares, Milano, 2000. Lì la storia è raccontata bene.

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