THE CONVERT
After one moment when I bowed my head
And the whole world turned over and came upright,
And I came out where the old road shone white,
I walked the ways and heard what all men said,
Forests of tongues, like autumn leaves unshed,
Being not unlovable but strange and light;
Old riddles and new creeds, not in despite
But softly, as men smile about the dead.
The sages have a hundred maps to give
That trace their crawling cosmos like a tree,
They rattle reason out through many a sieve
That stores the sand and lets the gold go free:
And all these things are less than dust to me
Because my name is Lazarus and I live.
IL CONVERTITO
Dopo un momento che, piegato il capo,
crollato il mondo, poi ritornò dritto,
uscii fuori: la strada biancheggiava,
giravo ed ascoltavo quella gente,
selve di lingue, foglie ormai ingiallite,
sgradite no, però sommesse e strane;
lievi vecchi misteri e nuovi credi
come a commemorare, senza scorno.
I saggi ti daranno cento mappe
guide ramificate dei lor cosmi,
sezionan la ragione coi setacci
che lascian l’oro per raccoglier sabbia;
ma questo è men che polvere per me:
perché il mio nome è Lazzaro e vivo.
Manca la traduzione dell'ultima riga: "perché il mio nome è Lazzaro e vivo".
RispondiEliminaE' saltato nel copia/incolla... Grazie!
RispondiEliminaGrazie di cuore per aver pubblicato la mia traduzione poetica.
RispondiEliminaAd ogni modo, l'ultimo verso è:
"perché mi chiamo Lazzaro e son vivo."