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venerdì 11 novembre 2022

Sei italiani e tre americani, una collina, il suo cavallo e Chesterton...


Dopo la visita a Tolkien e al caro Stratford Caldecott.

Sei italiani e tre americani...


La tomba di Tolkien...

"Dimmi, sai avere fede senza una speranza?"

Uffington, la Collina del Cavallo Bianco.


Le tracce del Cavallo Bianco.

Gli uomini dell'Est...

Non ne avevamo ancora abbastanza 
di cavalli bianchi, vero, Joe?

Dopo l'ascesa al colle
nella Locanda del Cavallo Bianco.

Sulla tomba del Nostro Caro e Buon Eroe.



Due ottobre, Oxfordshire. White Horse Hill. Sei italiani e tre americani si lanciano nella lettura di un poema epico ambientato nel nono secolo. No, non è l’inizio di una barzelletta (anche se gli sfortunati che si sono imbattuti in questa strana combriccola potranno smentire questa mia a
ffermazione). Ci è stato fatto dono di una splendida giornata di sole. Splendida per come lo possono essere le imprevedibili giornate di sole inglesi, sempre accompagnate da un venticello pungente e frizzantino. 

Ci troviamo qui per rispondere ad una chiamata, ad una di quelle chiamate alle quali non si può proprio dire di no. Il mittente è un certo Aidan Mackey, chestertoniano d’onore che ha avuto l’occasione di conoscere personalmente Dorothy Collins, la segretaria del nostro caro Chesterton. Quello del giovane Aidan è un invito a raggiungerlo ad Oxford in occasione del suo centesimo compleanno. La famiglia Sermarini non si  è proprio tirata indietro e come noi anche molti altri amici sparsi letteralmente per il mondo. Oltre che onorati di partecipare al compleanno del membro più illustre del mondo chestertoniano, per noi è stata davvero una splendida occasione per riabbracciare degli amici tenuti soltanto fisicamente lontani. 

Il compleanno del Giovane Aidan,
sempreverde centenario,
druida e capo indiscusso dei Chestertoniani del mondo.

Ci siamo dunque avventurati per il suolo inglese per ripercorrere nel vero senso della parola gli stessi passi di molti uomini vivi. Abbiamo quindi avuto l’occasione di celebrare due bellissime messe nelle chiese abitualmente frequentate da un certo signor Tolkien, abbiamo visitato la tomba di C. S. 

Lewis e fatto irruzione nella casa di Chesterton. Ma il posto che davvero mi ha lasciato senza parole è stato proprio una collina dell’Oxfordshire chiamata White Horse Hill. Per chi non ne fosse a conoscenza, in una specie di trasposizione inglese delle nostre Piane di Castelluccio, abita ormai da molti secoli un cavallo di gesso che ha ispirato il signor Chesterton nella stesura della sua Ballata del cavallo bianco. Quest’opera racconta delle gesta del grande re Alfred che proprio in quel posto ha combattuto contro i Danesi. Senza togliervi il gusto di leggere integralmente questo libro, vorrei riportarvene uno stralcio assolutamente degno di nota. In particolare, durante la battaglia contro i Danesi, re Alfred si trova in netta difficoltà, non riesce a respingere gli attacchi dei nemici e non sa più che fare. Riceve dunque il dono di un’apparizione della Madonna. Quelle che intendo riportarvi integralmente sono dunque le parole che la Vergine rivolge al re sassone dopo che egli Le ha consegnato tutta la sua paura e il suo smarrimento.

Gli uomini dell’est scrutano le stelle,
per segnare gli eventi e i trionfi,
ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo vanno lieti nel buio.

Gli uomini dell’est studiano le pergamene,

per conoscere i destini e la fama,
ma gli uomini che bevono il sangue di Cristo

vanno cantando di fronte alle ingiurie.

Il sapiente conosce le malvagità
che sono scritte nel cielo,
Mette in fila le luci meste e tocca corde tristi,

Nell’udire il battito cupo di ali purpuree,
Là dove i principi dei serafini dimenticati

         Tramano ancora su come Dio debba morire.

Il sapiente conosce tutto il male
Che giace sotto un albero ritorto,
Dove il perverso si consuma nel piacere,

E gli uomini sono stanchi di vino guasto 

            E nauseati da mari scarlatti.

Ma tu e la stirpe di Cristo
Siete ignoranti e coraggiosi,
E avete guerre che a stento vincete 
E anime che a stento salvate.
Non dico nulla per il tuo conforto,

E neppure per il tuo desiderio, dico solo: Il cielo si fa già più scuro
e il mare si fa sempre più grosso.

La notte sarà tre volte più buia su di te 

E il cielo diventerà un manto d’acciaio. 

Sai provar gioia senza un motivo, 

Dimmi hai fede senza una speranza?”

E scomparve dicendo queste parole
E lui non rispose nulla,
Ascoltò solamente, mentre era in piedi 
Coperto dal manto agitato della notte
E gli uomini di mare irruppero dalla foresta 
Come un’ondata d’alta marea.

(...)

Spesso pensiamo che la nostra sia una vita troppo pesante, troppo dura e piena di sacrifici. Ci si alza al mattino già affannati al solo pensiero di ciò che ci aspetterà nel corso della giornata. “A me va sempre tutto male” oppure “tanto è così, non ne va mai dritta una” sono delle frasi davvero molto frequenti nei nostri dialoghi. Beh, non è quello che ci insegna Chesterton attraverso i versi che abbiamo appena riportato. Re Alfred era in guerra e stava perdendo, aveva sicuramente più ragione di noi di dire che le cose non stavano esattamente filando liscio. Sconsolato si rivolge alla Madonna che, come si legge, non lo conforta assicurandogli la vittoria anzi gli ricorda che probabilmente la notte per lui sarà tre volte più dura ma si limita a ricordargli la sua destinazione (Sai provar gioia senza un motivo, / dimmi hai fede senza una speranza?). Molto spesso la nostra speranza è mal riposta. Ci convinciamo che i gli eventi della nostra vita debbano incastrasi in un preciso e rigido ordine che solo noi comprendiamo senza lasciare spazio a qualsiasi tipo di imprevisto o cambiamento. Siamo certi di sapere con convinzione granitica cosa è meglio per noi senza considerare mai l’ipotesi di poter essere poco lucidi o poco obiettivi su ciò che più strettamente ci riguarda. I versi successivi a quelli che abbiamo trascritto in precedenza sono ancora più belli e sorprendenti, se possibile.

Su vaste distese ventose e oltre 

Alfred attraversò la boscaglia, 

Sferzato dalla gioia del giganti 

Quella gioia senza un motivo.

Il re sassone non ha appena ricevuto la certezza di una vittoria eppure attraversa la boscaglia “sferzato dalla gioia dei giganti”. Questa è la vera speranza, quella speranza che porta Alfred ad una gioia solo apparentemente immotivata. Spesso la nostra è una tensione tutta materiale. Non ci curiamo della nostra anima e ci ritroviamo a sperare o scongiurare che le cose vadano in un certo modo. Come ci spiega Chesterton in questa vicenda la nostra speranza deve essere per la vita eterna. Dobbiamo essere proiettati soltanto a ciò che Gesù stesso è venuto a darci di persona: una nuova vita senza fine in Paradiso. Solo dopo aver cambiato questa prospettiva potremo attraversare le nostre strade ricolmi di una letizia non nostra ma che, come tutto il resto, ci è donata. L’augurio dunque per questo mese è di invertire la rotta del nostro cuore e di focalizzarci su Colui che può tutto così da “andare cantando di fronte alle ingiurie”.

Francesca Sermarini

Tratto dal numero di Ottobre di Vivere! ... e non vivacchiare, mensile della Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati.

Sulla tomba di Stratford Caldecott.

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