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venerdì 14 gennaio 2022

Le Avventure d'un uomo vivo presentate agli italiani, da La Ronda, anno III, numero 1 e 2, 1921, pag. 38.

Ed eccoci a queste Avventure d'un uomo vivo, le quali non sono altro che Manalive di G. K. Chesterton, nella tradusione del nostro amico Cecchi. Manalive uscì nel 1912 (Edit. T. Nelson, London), ed è uno dei più brillanti racconti, o romanzi metafisico-polizieschi che voglian chiamarsi, di questo scrittore indiavolato. Non è stato tradotto in francese, e anche per questo l'abbiamo prescelto. Non occorre dire ch'è la prima opera di Chesterton che compare in italiano. L'editore Vallecchi, dopo che sarà uscita a puntate nella Ronda, provvederà a darle veste di libro.


Intorno a Chesterton non sentiamo bisogno di trattenerci. Se n'è detto altre volte. Consigliamo ai lettori che vogliono saperne di più, il libro di Julius West:
G. K. Chesterton (Edit. Martin Secker, London, 1915); il bellissimo studio di André Chevrillon: Une apologie du christianisme (in Nouvelles Etudes Anglaises, Hachette, Paris, 1918); e il volume, recentissimo, di Joseph de Tonquédec: G. K. Chesterton (Edit. Nouvelle Librarie Nationale, Paris, 1921), che ha il difetto d'insistere troppo sull'aspetto teoretico dell'opera di Chesterton, a scapito delle qualità d' arte.

Un'avvertenza. Abbiamo sentito insinuare, più d'una volta, che noi presentiamo sulla Ronda certa autori stranieri come scoperte e programmi. Può darsi che alcuni dei nostri scrittori, a molti dei nostri critici sieno davvero apparsi come scoperte, anzi rivelazioni. È difficile misurare, fino a che punto, in Italia, arrivi l' ignoranza dei letterati. Quanto all' intenzione programmatica, queste Avventure d'un uomo vivo, persuaderanno anche i più duri. Nulla è più lontano da certe nostre tendenze estetiche, del folle barocchismo fumista di Chesterton. E forse, proprio per questo, ci piace.

Noi abbiamo presentato certi serittori, fra i quali Chesterton, perché scrittori veri, di gran temperamento. Finora in Italia, di stranieri modernissimi, non si vedeva che Gide, Claudel, Barrès, etc. Non è questo il luogo di discuterli. Ma ci sono altri, E dopo più di dieci anni che seriviamo di questi altri, visto che all'ignoranza letteraria indigena essi possono riuscire ancora nuovi, noi seguitiamo lietamente a scoprirli. Senza con questo pretendere di sostituire, come è stato detto, con squisito servilismo, uno di cotesti indigeni all'altare di Gide o di Claudel, l'altarino di Chesterton o di chicchessia: nojaltri e i nostri lettori, sappiamo far benissimo, anche in quest'epoca genuflessa, senza bisogno d'altari! - N. d. R.

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