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mercoledì 11 agosto 2021

Un breve ricordo di mons. Alberto Castelli.

Debbo colmare, come potrò, una delle molte mancanze del nostro piccolo blog, e cioè l'assenza di notizie circa uno degli uomini che hanno contribuito a rendere fruibile e conosciuto in Italia il nostro Chesterton, e cioè mons. Alberto Castelli.

Sicuramente i più anziani di noi ricorderanno l'introduzione all'Autobiografia pubblicata da Istituto di Propaganda Libraria: ecco, quel pregevole scritto, unitamente alla traduzione del libro, sono opera di mons. Alberto Castelli. E' il luogo in cui leggiamo del telegramma di papa Pio XI in occasione della morte e la acuta considerazione circa il fatto che Chesterton fu apostrofato "defensor fidei" dal Santo Padre, e la sua natura paradossale (un inglese cattolico, secoli dopo lo scisma e l'abbandono dell'ortodossia a causa di Enrico VIII, in un certo senso ne lavò l'onta).

Ma chi era Alberto Castelli? Nacque nel 1907 a Siziano, in provincia di Pavia; crebbe in una famiglia molto cattolica in cui ricevette il buon influsso dello zio salesiano e vescovo, Luigi Maria Olivares, dichiarato nel 2004 venerabile. Studiò tra l'altro nel Seminario Regionale Marchigiano di Fano. Fu l'autore della prima traduzione dell'Autobiografia di Chesterton, tradusse anche la biografia di San Tommaso Moro di Christopher Hollis (c'è da dire che Castelli riportò alla luce un poemetto in ottave di Zenobio Ceffino composto nel 1543 che ad oggi è la più antica testimonianza italiana della storia di Thomas More); curò una revisione dei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer e si guadagnò la cattedra di Lingua e letteratura inglese all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano negli anni tra il 1934 e il 1953. Servì la Chiesa Cattolica nella Curia Romana, come vescovo ausiliare di Sabina - Poggio Mirteto (fu ausiliare del cardinale Adeodato Piazza), con il titolo di vescovo di Gerico. Successivamente fu promosso arcivescovo titolare di Rusio, sempre ricoprendo ruoli all'interno della Curia, tra cui quello di vicepresidente del Pontificio Consiglio per i laici, che lasciò nel 1970 per motivi di salute. Morì nel 1971.

È autore di numerose pubblicazioni su autori inglesi classici e novecenteschi (il già nominato Chaucer, E. Spenser, William Shakespeare, Thomas Hardy, George Bernard Shaw e naturalmente il nostro Chesterton e Clive Staples Lewis ecc.), di traduzioni ormai classiche e più volte ristampate, come Assassinio nella cattedrale di T.S. Eliot, Le Lettere di Berlicche di C.S. Lewis e la Montagna delle sette balze di T. Merton, e di un’autorevole edizione del Dialogo del conforto nelle tribolazioni di Tommaso Moro (1970).

Marco Sermarini


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