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giovedì 11 marzo 2021

Un aforisma al giorno - Chesterton e Joyce.

Joyce

Questa qualità di non socievolezza intellettuale, che può consistere con tanta socievolezza tutta di superficie e con una pecoresca continuità di consuetudini, è il fatto più lampante degli scrittori realmente più abili dei nostri tempi. Una delle sue manifestazioni è un’eccentricità verbale nelle opere di un talento che va al di là dell’eccentrico. È come quei linguaggi segreti che inventano i ragazzi.

L’Ulysses contiene certo numero di parole bizzarre, nessuna delle quali, tuttavia, è più bizzarra dell’Ulysses stesso. Ed è in se stesso curioso il paragone che Omero in una grande epica pagana, s’affanna ad essere purissimo in un pianissimo linguaggio, mentre Joyce s’affanna ad essere molto grossolano in un linguaggio molto esoterico. Ci sono interi brani, dove comparisce il tema morale, che sono oscuri per quel che riguarda la morale. È stato paragonato a Rabelais, ma il paragone stesso basta a mostrarci vividamente la differenza fatta dallo Spirito del Tempo. Tutta la forza di Rabelais sta nel fatto ch’egli sembra urlare come diecimila uomini, e che uno dei suoi giganti è come una moltitudine accalcatasi in un uomo. Quel che egli urla può non essere sempre molto distinto o intellegibile, non più che l’urlo d’una plebaglia e canaglia d’oggi; ma si vede subito che quel che vien fuori è qualcosa di normale e umano, anche se questo qualcosa qualcuno potrebbe chiamarlo piuttosto bestiale. Ma non si sente, almeno non lo sento io, che James Joyce parli mai per altri fuorché per James Joyce. Possiamo definirla individualità, pazzia, genio o quel che si vuole: ma è cosa del suo tempo appunto per quell’aria d’aver inventato la sua lingua e d’essersi un po’ troppo allontanato da quella che è come la lingua di tutti. Il nuovo Ulisse è l’opposto del vecchio Ulisse, perché questo si moveva tra mostri e streghe con un equilibrato e quasi prosaico senso comune, mentre il primo si muove tra comuni lampioni e osterie con una fissata attitudine di mente, più fantastica di tutti i racconti di fiabe. Non sto qui a giustamente elogiare o giustamente criticare un’opera tanto discussa; me ne servo soltanto per mostrare l’isolamento d’una intelligenza o anche d’un estro. Rabelais talora sembra confusionario, perché è come venti uomini che parlano insieme; ma Joyce è piuttosto inascoltabile, perché parla a se stesso.

Gilbert Keith Chesterton, Lo Spirito del Tempo, in Il Soprannaturale è naturale - Scritti per l'Italia.

James Joyce, 80 anni senza lo scrittore dell'Ulisse - Style

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