Amava l'Italia, persino più della Francia, come afferma in una lettera, tuttavia non poteva non condannare le incursioni abissine. L'ombra della guerra spagnola incombeva all'orizzonte e dietro quell'ombra, un'ombra ancora più grande. Le riflessioni politiche di Chesterton palesano il tormento che viveva per questa guerra. [...] «La condanna dell'attacco italiano avrebbe dovuto essere più categorica».[...] «In breve, a mio avviso, il pericolo mortale è la riabilitazione del capitalismo, nonostante la sua caduta, che assumerà certamente la forma di un patriottismo ipocrita e di una celebrazione dell'Inghilterra, ai danni dell'Italia o di qualunque altro stato». [...] «Se la Società delle Nazioni fosse realmente un'autorità giudiziaria imparziale, e se (cosa quasi probabile) io fossi uno dei giudici, e se il Caso Abissinia mi fosse presentato, io deciderei all'istante contro l'Italia. Mi sono espresso più volte al riguardo con parole estremamente chiare e decise in questa sede». Era contro l'Italia in Abissinia come era stato contro l'Inghilterra in Sud Africa.
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