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domenica 17 gennaio 2021

Parenti... - Gilbert su suo nonno Arthur Chesterton...


Una foto del 1903 con un cartellone di vendita
a firma Chesterton.


Qui sopra: la prima sede della Chesterton and Sons 
(oggi Chestertons) a Kensington High Street, nel 1924

Alcuni giorni fa vi ho proposto qualche approfondimento sui parenti di Chesterton:


Oggi vi propongo il ricordo, decisamente brillante e simpatico, che Gilbert aveva di suo nonno Arthur, l'agente immobiliare figlio del capostipite Charles John Bickerton Chesterton. Arthur nacque nel 1816 a Kensington e morì nel Surrey nel 1902. Sposò Susannah ed ebbe sette figli. Arthur ereditò l'agenzia del padre Charles, fondata nel 1805, e la lasciò ai figli Sydney e Edward.

Marco Sermarini

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Mio nonno, il padre di mio padre, era un vecchio signore di bell'aspetto, con barba e capelli bianchi e maniere improntate a quell'assennata solennità che si accompagnava all'antiquato vezzo di prodigarsi in brindisi e in complimenti. Conservava l'antica usanza cristiana di cantare a tavola e non sembrava fuori posto quando intonava The Fine Old English Gentleman o altri inni più pomposi del periodo di Waterloo o di Trafalgar. Mi si consenta di far notare che, in quanto testimone della notte di Mafeking e dei conseguenti inni jingo, ho mantenuto un deferente rispetto per quegli altisonanti carmi patriottici d'altri tempi. Per la tradizione della lingua inglese, d'altronde, era di gran lunga più opportuno ascoltare versi retorici su Wellington prostrato al letto di morte di Guglielmo IV:

 

Ed egli giunse sulle ali dell'Angelo della Vittoria
Ma ad attendere il re c'era l'Angelo della morte,

 


che sgolarsi beatamente con strofe come queste, in voga vent'anni dopo in tutti i teatri di varietà:

 

E quando diciamo di aver sempre vinto
E quando ci chiedono come abbiamo fatto
Orgogliosi additiamo a uno a uno
I soldati inglesi della regina.

Non posso fare a meno di esser colto dal vago sospetto che la dignità sia in linea con lo stile; e comunque i gesti e gli inni dei tempi di mio nonno e del suo stampo ben si confacevano alla dignità. Ma per quanto avvezzo ai modi cerimoniosi, il nonno fu colto alla sprovvista da un eccentrico gentiluomo che un giorno si presentò in ufficio. Dopo essersi intrattenuto in affari con mio padre, chiese sottovoce se poteva avere il sommo privilegio di essere presentato al grande vecchio, al capo storico della ditta, poi gli si avvicinò come se il vegliardo fosse una sorta di sacrario, profondendosi in inchini e con accenti altisonanti colmi di reverenza. «Lei è un Monumento» disse il bizzarro gentiluomo, «signore, lei è una pietra miliare».
Mio nonno lusingato rispose con cortesia che in effetti era un bel po' che si trovavano a Kensington.
«Lei è un personaggio storico» continuò l'estraneo pieno di ammirazione. «Lei ha mutato l'intero destino della Chiesa e dello Stato».
Mio nonno continuava a pensare divertito che si trattasse di un modo poetico per definire un'avviata agenzia immobiliare. Ma mio padre, consapevole e ben informato sui diversi gruppi della Chiesa Alta e della Chiesa Larga, finì per capire l'antifona. Si sovvenne d'un tratto del caso «Westerton contro Liddel», in cui un rappresentante laico protestante aveva denunciato un pastore accusandolo di uno dei peggiori crimini di papismo, l'aver indossato la cotta.
«Spero soltanto» continuò convinto il forestiero, sempre rivolto al Campione del Protestantesimo, «che i servizi religiosi nella parrocchia siano condotti in modo da suscitare la sua approvazione».
Mio nonno ribatté cordialmente che non si curava del modo in cui venivano eseguiti. Queste parole, singolari sulle labbra di un Campione del Protestantesimo, avevano indotto il suo ammiratore a scrutarlo con un accenno di stupore inedito, finché non era intervenuto mio padre e aveva chiarito il malinteso, sottolineando la sottile sfumatura che distingue Westerton da Chesterton. Vorrei aggiungere che il nonno, quando l'episodio veniva raccontato, era solito insistere di aver aggiunto alla frase «non mi curo del modo in cui vengono eseguiti», le edificanti parole (suggellate da un solenne gesto della mano) «a condizione che sia con rispetto e con animo sincero». Con rammarico, mi tocca riferire che i cinici della nuova generazione pensano si tratti di un'aggiunta sapiente.
Il fatto è che il nonno era compiaciuto, e per nulla sorpreso, di essere definito monumento e pietra miliare. Ed era tipico di molti esponenti della borghesia di quel mondo lontano, anche se possedevano modestissime aziende. Infatti quel genere particolare di bourgeoisie britannica di cui sto parlando, si è talmente trasformato e ridotto che non si può dire che esista davvero ancora. Non se ne trova l'eguale in Inghilterra; e in America non c'è mai stato nulla che gli assomigliasse lontanamente.

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.

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