Come molti sanno, l'Enciclopedia Italiana pubblicata da Treccani e da qualche anno su internet, ha delle voci di cui si possono selezionare differenti versioni. Su GKC vi vorrei proporre il collegamento alla versione di Enrico Caprile del 1931, con qualche arbitrarissimo estratto che ha colpito me e forse colpirà anche voi. Notate che il Nostro Eroe era ancora vivo e vegeto, il che deve farci pensare. E poi sapete che vi dico? A me quest'italiano d'altri tempi piace molto più di quello sempre più sciatto oggi in uso. Ogni frase è una pennellata. Gli scrittori odierni più gioviali al suo confronto sembrano depressi.
Marco Sermarini
Dalla versione del 1931 di Enrico Caprile della voce "Gilbert Keith Chesterton"
«Lottò contro l'egoismo e il convenzionalismo fin-de-siècle, e contro la nuova generazione impregnata di quelle idee, perché fosse iniziata un'epoca di sincerità e di virilità, nei limiti d'una morale e d'una tradizione bene intesa.
Iniziato il suo pensiero politico come liberale, si staccò dal liberalismo e fondò quel "distribuzionalismo", al quale è legato anche il suo grande amico e compagno Hilaire Belloc (...). Molto discusso e molto letto (...). Sempre presente a sé stesso, il Ch. è sincero anche quando sembra che non lo sia. Anche il suo riso è una manifestazione di serietà, una conseguenza della sua concezione morale della vita e del mondo. Ne consegue che non può essere considerato come un semplice umorista. Se si va al di là delle apparenze, se ci si fa largo fra le stranezze, le incongruenze, i paradossi, le sortite, che spesso sconcertano, si trova un filo conduttore che ci porta dove l'autore vuole che si vada. Quando poi impugna la spada del critico, si getta avanti con grandi fendenti, senza timori e senza riguardi, contro avversarî come Nietzsche, Shaw, Kipling, Wells. Né meno interessante è nell'apologia: basterebbero i saggi su Browning e su Dickens per metterlo fra i critici più acuti e più serî della sua generazione. Non raggiunge la stessa altezza, nel teatro e nella poesia.
Nel 1922 si convertì al cattolicesimo, avendo già da molto tempo professato idee assolutamente cattoliche. Da allora si è sempre più avvicinato spiritualmente a Roma; e a Roma, dove soggiornò nel 1929, è dedicato uno dei più recenti suoi libri.
Nel 1925 l'Università di Edimburgo gli ha conferito la laurea in lettere ad onore. Vive e lavora in campagna, nel Buckingamshire».
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