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domenica 2 luglio 2017

L'importanza della filosofia - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"Ognuno dovrebbe, per il bene degli uomini e la salvezza della propria anima, credere che è possibile essere amici di Dio"

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Chesterton, in uno dei suoi primi saggi letterari, "Robert Browning" del 1903, rilevava l'importanza della filosofia: "Browning aveva un intelletto forte e poiché aveva una forte capacità di convincere, concepì e sviluppò e affermò queste dottrine dell'incompletezza dell'Uomo e del sacrificio dell'Onnipotente". Accostandosi appassionatamente alla poetica di Robert Browning (1812-1889), leggendo tutte le sue opere e gran parte delle osservazioni dei critici letterari dell'epoca, Chesterton aveva riassunto nell'ultimo capitolo del saggio le conclusioni attraverso cui poter interpretarlo correttamente. Parlava così di dottrine, di sano e forte intelletto, di ottimismo incarnato; in sostanza esponeva una serie di alte riflessioni incredibilmente provocatorie e attuali: "L'ottimismo di Browning non era basato su opinioni che erano opera sua, ma sulla vita che è opera di Dio…Egli era veramente interessato a tutte le cose umane, ma sarebbe stato impossibile dire di lui che amasse l'umanità. Non amava l'umanità ma gli uomini".

Di questo grande poeta inglese Chesterton aveva sottolineato la speranza: "Le sue due grandi teorie circa l'universo si possono esprimere con due frasi relativamente parallele. La prima era ciò che si potrebbe chiamare la speranza che si trova nell'imperfezione dell'uomo…e da questa Browning deduce una decisa speranza nell'immortalità e in una vita più grande. La seconda può essere adeguatamente definita come la speranza che si trova nell'imperfezione di Dio". Parlare di "imperfezione di Dio" non significava porre dei limiti all'onnipotenza e onniscienza divina, ovvero non andava compresa dal punto di vista ontologico; era riferita alla compassione riguardo la profonda caduta del peccato originale: "Browning riteneva che il dolore e la capacità di rinuncia, se sono i fardelli dell'uomo, sono anche i suoi privilegi. Riteneva che questi ostinati dolori e valori nascosti potessero aver suscitato l'invidia dell'Onnipotente…e questa terribile storia di gelosia divina Browning la leggeva nel racconto della Crocefissione".

Chesterton era consapevole dell'arditezza che rasentava la blasfemia di questa concezione ma, allo stesso tempo, era convinto che Browning andasse interpretato secondo quella particolare filosofia, nella quale faceva esprimere nobili verità attraverso personaggi meschini e grotteschi: "Browning credeva che ogni uomo vissuto sulla terra ricevesse una specifica e particolare confidenza da Dio". Da chi accusava Browning di essere solo un metafisico, nascosto dietro la composizione poetica, Chesterton lo difendeva innanzitutto come poeta. Per lui Browning sapeva cogliere, alla pari del grande musicista, la nota dominante: "Il supremo e più concreto valore della poesia è questo: che in poesia, come nella musica, viene emessa una nota che esprime, più della potenza di un'espressione razionale, la condizione mentale". La poesia complessa e difficile di Browning attestava comunque un'ordinaria sanità mentale e bisognava cogliere, come nella grande musica, il carattere particolare e, in filigrana, la sua filosofia, la sua umiltà primitiva, la sua spaventosa sincerità.

Grande merito di Chesterton è stato quello, come farà successivamente anche con Dickens, di farlo apprezzare, di farlo gustare, mantenendosi sempre nell'oggettività dei versi poetici che nel libro vengono, seppur parzialmente, testualmente citati e analizzati. Per Chesterton, in particolare in "The Ring and the Book" di Browning, si trattava di un grande epica del XIX secolo, di un'epica che sottolineava l'importanza delle piccole cose, dei tesori nascosti nei cuori degli uomini, che appaiono spesso insignificanti agli occhi di molti.

L'originalità della poesia di Browning rifletteva così l'importanza della filosofia e dell'ortodossia teologica: "La poesia può solo esprimere ciò che è originale in un unico senso: nel senso in cui parliamo di "peccato originale". Esso è originale, non nel senso meschino di essere nuovo, ma nel senso profondo di essere vecchio; è originale nel senso che ha a che fare con le origini".

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