Leggetelo, è un racconto molto simpatico e sincero di un viaggio su alcuni dei luoghi di GKC e di JRRT...
VIAGGIO IN INGHILTERRA
Con la colonna sonora del Signore degli Anelli, inizio a scrivere questo resoconto del nostro viaggio in Inghilterra. Mi accorgo di avere una memoria piuttosto labile e non vorrei dimenticare anche solo un frammento di quello che abbiamo vissuto in quei giorni. Siamo stati come cinque hobbit curiosi e avventurieri (sicuramente Baggins ma con un pizzico di Tuc).
Quest'anno le vacanze della famiglia Vagliani sono state un po' diverse. Non è mancato il mare a San Benedetto del Tronto dai nostri amici Tipi Loschi, non mancherà la settimana in montagna sempre con i nostri cari amici ma quest'anno abbiamo voluto concederci una vacanza a Londra e dintorni.
Siamo partiti venerdì 29 luglio dall'aeroporto di Villafranca con sbarco a Gatwick, pronti per una nuova e bellissima avventura. Arrivati, il tempo di prendere i bagagli e ci fiondiamo alla fermata degli autobus del North Terminal per prendere il car rental shuttle che arriva dopo un quarto d'ora. Un signore magro magro ma molto cortese ci trasporta al car rental park dove noleggiamo una macchina e subito siamo pronti a vivere questa incredibile vacanza. Il primo ostacolo è l'autostrada che fa il giro di Londra, una specie di raccordo anulare trafficatissimo dove, ogni tanto, si ferma qualche macchina o c'è qualche incidente. Per percorrere 40 km ci impieghiamo ben due ore e mezza ma nulla può fermare la famiglia Vagliani.
L'arrivo a Beaconsfield capita nel tardo pomeriggio, purtroppo il cimitero dove riposa Gilbertone nostro è già chiuso, andiamo perciò a vedere la chiesa di Santa Teresa dove è presente la cappella dei martiri inglesi voluta da Chesterton e la statua della Vergine Maria. Ci avventuriamo a piedi in questo paesello che sembra di altri tempi, tutto giardini e casette di mattoni. Stiamo cercando il pub preferito dal nostro scrittore preferito: il White Hart, mentre proseguiamo ci ritroviamo casualmente a Top Meadow e, sempre casualmente, vediamo le due case di Gilbert, una di fronte all'altra. Quella dove ha vissuto dal 1909 al 1922 e quella dove ha vissuto dal 1922 al 1936. Il momento è commovente perché abbiamo quasi immaginato Gilbert tra questi giardini, questi prati, parlare, ridere e scherzare con questa gente cordiale, andare al pub e bere una birra in allegria. Ci è sembrato che Chesterton fosse vivo come non mai. Beaconsfield è una perla, lontana dal caos della City, immersa nel verde e, forse, abbiamo capito perché Gilbert è venuto ad abitare qui. I bambini hanno fame, non c'è tempo da perdere, andiamo a mangiare. Vorrei soffermarmi su questo punto: andare in vacanza in cinque è più costoso che viaggiare in due, andare in vacanza con dei bambini, specie se piccoletti, può essere snervante ma noi l'abbiamo fatto perché ci piace che i nostri figli imparino a conoscere i nostri autori, autori che sono nostri amici e che, come hanno formato noi, formeranno anche loro. Entriamo al White Hart, ci accomodiamo e quasi ci sembra di vedere Gilbert che, seduto a uno di questi tavoli, scrive padre Brown, incontra persone, ride. Purtroppo questa sera non fanno da mangiare, hanno poco personale in cucina. I bambini brontolano, meglio trovare qualcosa d'altro. Ci rifugiamo da ZiZì, un ristorante che vorrebbe essere italiano e ordiniamo una pizza a una simpatica ragazzetta con la quale ridiamo e scherziamo. Essere a Beaconsfiel ci mette di buonumore, è come se avessimo incontrato Gilbert davvero.
Si fa tardi, dobbiamo andare a Oxford. Partiamo alla ricerca del nostro Hotel, The Holt, e si sta facendo buio. I bimbi si addormentano mentre la nostra macchina sfreccia in Oxford Street. A un certo punto ci troviamo su questa strada buia nel bel mezzo del nulla e il cellulare esaurisce la batteria spegnandosi miseramente. Persi, nel buio. I bimbi dormono, siamo nel panico. Recito mentalmente un Memorare, facciamo un'inversione e ci fermiamo in un pub lungo la strada. Entro ed esordisco con un: "We're lost", mi viene da piangere ma i gestori ci tranquillizzano. "Andate avanti ancora un po', troverete un semaforo e un distributore di benzina. Il vostro hotel è lì". Li ringraziamo tantissimo e ci sentiamo più lieti. In questo viaggio ho capito che la vita di una persona si basa su tanti piccoli atti di fede: mi fido che questo aereo non cadrà (in linea di massima è così), mi fido che domani il sole sorgerà di nuovo (l'ho sempre visto ed è un miracolo che si ripete ogni giorno), mi fido che queste persone non vogliano ingannarmi (si sono così affannate a consolarmi). E' l'atto di fede dell'uomo comune e del suo common sense, è l'affidarsi a un Destino buono del cristiano, anche nelle piccole cose. Ed infatti, ecco il nostro hotel, dopo il traffic light, come ci avevano detto i due gestori del pub poco prima. Piove, tiriamo fuori i bimbi e li mettiamo a letto. L'hotel è confortevole, tipicamente english, dopo questa avventura possiamo addormentarci sereni con la bellezza delle cose viste ancora negli occhi.
La mattina ci svegliamo già affamati e sognando la tipica english breakfast. Scendiamo nella hall e scopriamo che è arrivata la polizia. Una poliziotta in uniforme, con tanto di manette e fondina che le penzolano dalla cintura, tira un nastro in una parte della sala da pranzo. Improvvisamente mi sembra di essere in una puntata di CSI. Pare che fortunatamente non si sia fatto male nessuno, problemi tra i membri dello staff, ci dicono. Mia figlia Maria Vittoria guarda la scena attonita e, quando le passa vicino, la poliziotta tira fuori dal cinturone delle bolle di sapone e comincia a soffiare. Le bolle volteggiano per la hall sotto gli occhi stupiti di Maria Vittoria. Che gente strana, penso, ed effettivamente i personaggi paradossali di Chesterton non mi sembrano poi così del tutto inventati. Credo che si divertisse un mondo ad osservare la gente comune e a riportarla sulla carta. La realtà è più bella e più varia di quello che si legge nei libri!
Prossima fermata Oxford centro. Cerchiamo subito il Merton College, un college antichissimo dove J R R Tolkien insegnò lingua e letteratura anglosassone. Lo troviamo e per tre pounds possiamo visitarne alcuni ambienti. I giardini sono stupendi, la chapel anche (ci trae in inganno sembra cattolica ma in realtà è anglicana), diciamo una preghiera alla Vergine Maria e al Figlio suo e poi ci intrufoliamo nel refettorio, una stanza sontuosa dove students and fellows consumano i pasti. Io penso all'università di Bologna e alla mensa piena di frittoni rasta con i loro cani: tutto un altro livello. I miei figli esprimono il desiderio di venire a studiare qui, sarebbe bellissimo. Cerchiamo la chiesa di Saint Aloysius, sede della Chesterton Library. In questa chiesa veniva a messa Tolkien. Entriamo, si sente una musica d'organo e la navata è abbellita con dei fiori bianchi: ci sono le prove per un matrimonio. Al suo interno c'è un quadro di Newman e San Luigi Gonzaga che noi conosciamo bene perché è un santo mantovano, ci sentiamo già a casa. Cerchiamo qualcuno che ci apra la Chesterton Library. I Filippini chiamano il grande Father Joseph che, ammette lui, conosce poco Chesterton ma ci farà l'onore di mostrarci la biblioteca. Si apre così il paradiso ai nostri occhi: i libri di Gilbertone nostro! La sua sedia, il suo cappello (con cui io mi faccio pure la foto!), il rosario, le statuine del presepe, i manoscritti. Parliamo, parliamo tanto, parliamo di Marco Sermarini, Dale, di Aidan Mackey che è stato a messa poco prima e di Stratford Caldecott di cui c'è una bella foto. Ci sentiamo a casa ancora di più. Ci diciamo cosa ci piace di Chesterton, gli dico che è semplice, un hobbit come noi, che quando ho la mente immersa nell'oscurità dei miei pensieri, lo leggo, mi faccio una risata e penso: "Ha ragione lui". Ringraziamo padre Joseph e notiamo che si è fatta ora di pranzo: andiamo dritti dritti al The Eagle and the Child, il pub dove si trovavano una volta a settimana gli Inklings. Che emozione! Il pub che ha visto la genesi del Signore degli anelli e delle Cronache di Narnia, dove uomini veri parlavano dei miti che altro non sono se non un modo naturale dell'uomo di avvicinarsi alla storia della Redenzione, perché tutti gli uomini vengono da Dio e questa paternità celeste se la portano dentro come un marchio. La barista è italiana, ci consiglia una birra rossanon pastorizzata (mio marito deve guidare per cui mi sacrifico io) e patate dolci fritte, onion rings, nachos e salsa guacamole.
Siamo contenti, mangiamo ridiamo di cuore. Prossima tappa: il Wolvercott Cemetery a salutare il professore. Lo troviamo subito, entriamo quasi titubanti. Subito seguiamo le indicazioni per la tomba di Tolkien perché altrimenti ci perderemmo ed alla fine: eccola! Edith Mary Tolkien e John Ronald Reuel Tolkien, eccoli Luthien e Beren. Si sono tanto voluti bene in vita che ora riposano insieme. Dopo qualche foro, ci raccogliamo in preghiera e siamo un po' commossi. Questi grandi uomini hanno percorso la nostra stessa terra e nemmeno tanto tempo fa, questi uomini sono dei maestri: ci confortano nei momenti bui e ci rallegrano e tengono vivo il cuore. Non a caso indosso la maglietta tolkeniana che mi ha fatto Pump Street che recita così:
"Even darkness must pass, a new day will come and when the sun shines it will shine out the clearer"
Ci dicono che la gioia e la speranza sono il segreto del cristiano.
Ci rimettiamo in macchina diretti a Stratford Upon Avon da un altro grande: William Shakespeare. Ho conosciuto questo poeta da ragazzina, sono rimasta incantata dai suoi versi e dalle sue storie. Sembrerà strano perché quando uno vive una circostanza contorta e particolarmente drammatica, si usa dire che vive una tragedia shakespeariana. Ecco, io mi ci sono sempre ritrovata un po' in certe descrizioni di stati d'animo e pensieri. L'ho riscoperto l'anno scorso, quando mio figlio Edoardo ha tirato fuori da un mobiletto della sala, la videocassetta dell'Enrico V e ne è rimasto folgorato. Shakespeare è nato a Stratford upon Avon ma si sa poco di lui, molto di questo poeta è avvolto dal mito e dalla leggenda. Eppure eccoci in questo delizioso paese immerso nel verde. Ci stupisce perché è pieno di famiglie e spettacolari parchi giochi(alcuni con piscina), il centro del paese è antichissimo e oggi c'è un sacco di gente. Andiamo diretti alla casa natale di Shakespeare, ci raccontano dove è nato, che aveva dei fratelli, che suo padre faceva il guantaio e che non gli piaceva nemmeno troppo andare alla grammar school, la scuola del paese, insomma un ragazzetto normale! Mi viene in mente il caro Chesterton che dà un giudizio positivo sul nostro bardo: Shakespeare doveva essere cattolico per Gilbertone, perché, proprio come Tommaso, davanti a un uovo esclamava: "Quello è un uovo". Era un realista. Ed era anche più grande di Nietzsche. Shakespeare, infatti, pensò la morale dell'Ubermensch ben prima del filosofo tedesco ma "ne pesò l'esatto valore, e la collocò nel suo posto preciso: cioè nella bocca di un mezzo scimunito, che parla alla vigilia della sua disfatta". Insomma, non è vero che a Shakespeare non vennero mai in mente i concetti malati che vorrebbero propinarci certe ideologie moderne, gli vennero in mente, eccome! Ma ne trovò subito altri più belli che misero fuori uso quelli nefasti. Insomma un altro grande maestro!
Purtroppo il tempo vola e noi abbiamo due ore di macchina che ci aspettano per raggiungere la City prima che faccia buio e che i cellulari si scarichino del tutto.
Quando arriviamo nel quartieraccio di Finsbury(ribattezzato da noi: "In the Ghetto") troviamo l'amara sorpresa di un hotel fatiscente (Nb Central Park Hotel, evitatelo) ma, almeno vicino alla stazione della famosissima London Tube. Ci mettiamo d'accordo con il nostro amico Fabrizio per il giorno dopo e ci corichiamo pieni di voglia di avventura, mentre con la mente ritorniamo ai bellissimi incontri fatti durante il giorno: father Joseph, Tolkien, Shakespeare.
Il programma per la mattina dopo prevede il recarsi alla Saint Peter Church dove viene celebrata una messa in italiano ma, purtroppo perdiamo tempo a capire come funziona la metro e i biglietti. Alla fine, scoraggiati, riusciamo andare a Buckingam Palace. I bambini sono entusiasti e facciamo mille foto sulla statua della regina Vittoria. Fabrizio ci aspetta al London Eye, la ruota panoramica. Passiamo per Saint James Park, un parco curatissimo e pieno di scoiattoli, attraversiamo il Tamigi ed ecco il London Eye. Io e Maria Vittoria rimaniamo giù e ci concediamo la giostra dei cavalli e un giro al parco giochi. Arriva anche Fabrizio che ci porta a mangiare in un tipico pub londinese usando la metropolitana con disinvoltura. Dopo pranzo sbuchiamo di fronte al palazzo di Westmister, salutiamo il Big Ben e andiamo diretti alla Westmister Abbey. Più avanti troviamo la chiesa del "Preziosissimo Sangue di nostro Signore Gesù Cristo", ovvero laWestmister Cathedral e finalmente riusciamo a prendere messa. La messa è uguale alla nostra, ci sono anche i canti in latino e questo mi fa sentire parte di una grande famiglia. Capisco poco durante l'omelia perché il prete è un fuoco d'artificio, scherza sul fatto che lui si chiama Tom e il confratello Jerry ma poi ci parla delle missioni e di tanti suoi amici che sono partiti per la Cina e non sono più tornati. Alla fine, questi pretini si mettono sulla soglia per salutare tutti. Conosco Father Tom che viene dall'Irlanda e un prete sudafricano (come Tolkien) che insegna aramaico a Roma ma d'estate viene qui a fare un po' di missione. Questi preti sono dei veri missionari in una città dove c'è di tutto e di più, sono accoglienti e hanno un bellissimo sorriso che gli illumina il volto.
La giornata volge al termine, abbiamo camminato molto. Salutiamo Fabrizio che ci conduce alla metro. E' stato davvero un piacere passare del tempo con lui.
La mattina seguente partiamo di buonora per Hyde Park dove predicava padre Vincent McNabb, amico di GKC ma prima facciamo un salto alla Saint Mary Abbot Church, la chiesa dove il nostro Gilbertone e Frances si sono sposati. E' un'emozione incredibile entrare in quella chiesa ma ci viene un po' da ridere, non riusciamo a non pensare che Chesterton, prima di sposarsi, tracannò un bicchiere di latte, si mise le scarpe nuove (senza togliere il cartellino) e andò a comprare una pistola. La giornata è fredda, Ad Hyde Park tira un venticello fastidioso e nemmeno una tazza di caffè americano riesce a scaldarci. Riprendiamo la metro, è ora di tornare in aeroporto.
Questo viaggio ci ha emozionato non poco e senza nemmeno ricorrere all'Agenzia delle Avventure Romanzesche. Abbiamo visto da vicino i luoghi dei nostri maestri, abbiamo percorso un po' della loro strada sempre leggendo un frammento di qualche opera per aiutarci a capire meglio quello che stavamo vivendo.
Ora in noi c'è una gioia autentica, cerchiamo di custodire nei nostri cuori quello che abbiamo visto e quello che abbiamo udito, siamo partiti come Bilbo, un po' scettici, siamo tornati diversi, un pochetto cambiati. E per questo ringraziamo.
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