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lunedì 18 luglio 2016

Roberto Prisco interagisce sulla questione di Italo Calvino...

Riceviamo da Roberto Prisco in arte Rob e volentieri pubblichiamo (anzi, pubblico io Marco Sermarini, ed abbozzo una risposta):

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Caro Marco,


Vedo dal blog che hai affrontato il problema dei rapporti tra Calvino e GKC.
Ti passo qui sotto delle mie considerazioni scritte trempo fa sul problema.
Aldilà di quanto ho scritto non vedo come equiparare un opportunista come Calvino membro del comitato centrale del partito comunista e dirigente della casa editrice Einaudi al giovane GKC che sfidò tutto l'establishment culturale e politico inglese per affermare il diritto all'indipendenza di quella nazione di puritani schiavisti che era formata dai Boeri.
Se Calvino ammirava così tanto GKC perché non lo ha seguito? Lo stesso possiamo chiederci di Borges.
Perché lo ritenevano un pazzerellone e non apprezzavano la profondità del suo pensiero, che noi adesso dobbiamo rivendicare e difendere. GKC non era un clown!


Ciao
Rob


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Sono lieto che Roberto abbia proposto alla nostra attenzione le sue considerazioni qui sopra riassunte e meglio espresse nell'articolo di cui al collegamento sempre sopra riportato.

Mi fa piacere perché discutiamo e probabilmente ci aiutiamo ad avere delle idee più chiare ed approfondite su Chesterton e poi anche su chi ammira ed ha ammirato Chesterton.

In ogni modo il mio intento, nel sinteticissimo post della scorsa settimana su Calvino e nel riportare alcuni passaggi che Calvino scrisse su di lui (uno dei quali è l'arcinoto "Voltaire cattolico e Chesterton comunista"), era quello di svelare un duplice atteggiamento che si verifica talvolta in chi incontra Chesterton: da una parte una forte attrazione, camuffata da critiche davvero risibili e che nella loro risibilità svelano la loro strumentalità (ossia: servono a far vedere un distacco che non si ha davanti a Gilbert), dall'altra una inspiegabile e misteriosa sosta davanti all'ultimo passo che conduce al gigantesco segreto (che segreto non è) di Chesterton, ossia il suo amore per Nostro Signore Gesù Cristo, manifestantesi nei grandi motivi del suo pensiero (la gratitudine, è meglio esserci che non esserci, l'uso della ragione, eccetera...).

E' l'inspiegabile atteggiamento di Calvino che vorrebbe essere il Chesterton comunista (che significa? Che lo si ammira tanto ma che non si vuole lasciare la vita strana per paura...) e di Borges che dice che la ragione per Chesterton erano solo le credenze cattoliche e lui non le condivideva, ma poi dice: le ore più belle della mia vita le ho passate leggendo Chesterton...

Il contributo di Roberto è notevole e vi consiglio di leggerlo.

E agli "ammiratori" di Chesterton dico: buttatevi dall'altra parte, cavolo, ragazzi, senza perdere tempo! Fate come noi...

Marco Sermarini

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