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venerdì 29 aprile 2016
giovedì 28 aprile 2016
Un aforisma al giorno
G. K. Chesterton (@GKCDaily) | |
We imitate everything in the Middle Ages—their crowns, swords, details in their architecture, everything except their genuine originality. |
mercoledì 27 aprile 2016
Un aforisma al giorno
Chesterton Society (@AmChestertonSoc) | |
"There is no popular art or popular government without a tradition." - #Chesterton #ACS |
martedì 26 aprile 2016
Un aforisma al giorno
Chesterton Society (@AmChestertonSoc) | |
"The conditions of our great industrial cities are not favourable to education or intelligence." - #Chesterton |
lunedì 25 aprile 2016
I nuovi secoli bui - di G. K. Chesterton
I NUOVI SECOLI BUI
G.K.'S WEEKLY, MAY 21, 1927
Traduzione di Umberta Mesina, 22 aprile 2016
Certi critici ci dicono che desideriamo ritornare ai secoli bui, a proposito dei quali loro per primi sono completamente al buio. Sono al buio non solo riguardo a ciò che la frase dovrebbe significare, ma perfino riguardo a ciò che loro stessi intendono dire con essa. Nella migliore delle ipotesi, è un termine ingiurioso per indicare il Medioevo. Più spesso è un guazzabuglio di tutto e di qualunque cosa che vada dall'Età della Pietra all'epoca vittoriana. Un uomo parlava l'altro giorno dell'idea medievale che la nostra propria nazione debba essere favorita contro ogni altra nazione; evidentemente ignaro che quando l'Europa era medievale era assai meno nazionale. Qualcun altro parlava del concetto medievale di una moralità diversa per gli uomini e per le donne; mentre la moralità medievale è una delle poche che si applicasse in maniera quasi identica ad entrambi.
Se parlano con tanta ignoranza del Medioevo, di cui perfino gli storici stanno cominciando a sapere qualcosa, naturalmente sapranno anche meno dei secoli bui, di cui nessuno sa granché. I secoli bui, in senso proprio, furono quel periodo durante il quale la continuità culturale è quasi annientata tra la caduta di Roma e l'ascesa della società medievale; il tempo delle guerre barbariche e del primo delinearsi del feudalesimo. Naturalmente questo critici sanno assai poco di questo periodo; ne sanno talmente poco da arrivare a dire che lo rivogliamo. E tuttavia la cosa più strana, tra tutte le strane cose che dicono, è il fatto che c'è della verità in ciò che dicono. In un senso del tutto diverso da quello che intendono loro, c'è veramente un'analogia tra la nostra posizione e quella delle genti dei secoli bui.
Un modo per considerare la cosa è che entrambi siamo di fronte a un possibile trionfo della barbarie. Come ai loro tempi una potenza militare nuova e sproporzionata sorse nelle province, così nel nostro caso una potenza finanziaria nuova e spropositata è sorta nelle colonie. Allora Roma era a volte più debole delle legioni transalpine; adesso l'Europa è a volte più debole delle banche transatlantiche. Le vie di Londra sono alterate, se non distrutte, da tribù che si potrebbe legittimamente chiamare Vandali; e al posto dell'anarchia oltre il Vallo romano abbiamo l'anarchia di Wall Street. Ma anche se potremmo tracciare paralleli così inconsistenti per divertimento, sarebbe davvero profondamente ingiusto nei confronti dell'America, che ha ereditato alcune tradizioni romane più nettamente di noi; per esempio, la tradizione della repubblica.
Un modo assai più veritiero di esporre l'analogia è questo: che qui la storia si sta ripetendo, una volta tanto, in relazione a una certa idea, che si può descrivere al meglio come l'idea del santuario. [In inglese, il termine sanctuary significa sia "santuario" sia "rifugio, asilo" perché anticamente chi si rifugiava all'interno di una chiesa non poteva essere arrestato. In italiano questo doppio significato non esiste. N.d.T.]
Nei secoli bui le arti e le science si rifugiarono nei santuari. Questo era vero a quel tempo in un senso particolare e tecnico; perché si rifugiarono nei monasteri. Siccome noi lodiamo la sola cosa che salvò tutto dalla rovina, siamo accusati di lodare la rovina. Siamo accusati di desiderare i secoli bui perché lodiamo le poche candele sparse che furono accese per fugare il buio. Siamo accusati di desiderare il diluvio perché siamo riconoscenti all'Arca. Ma la questione immediata qui è storica prima che religiosa; ed è un fatto attestato da ogni storico che tutta la cultura che si potesse trovare in quel barbarico periodo di transizione, si poteva trovare in massima parte nel riparo degli istituti monastici. Possiamo disprezzare o ammirare la forma che quella cultura prese in quel riparo; ma nessuno nega la tempesta da cui essa fu riparata. Nessuno nega che san Dunstan fosse più colto di un pirata danese o che ci sia più arte negli archi gotici che nelle scorrerie dei Goti. Ed è in questo senso, di scienza e arte che cercano riparo nel santuario, che mi sembra esistere una vera analogia tra l'anarchia barbarica e il progresso di cui godiamo oggi.
Alcuni, perfino nel mio stesso ambiente morale e religioso, mi hanno chiesto come mai do tanta importanza alla Proprietà, che se è un desiderio umano può anche facilmente essere una bramosia umana. Ammetto che il mio principale impulso non è tanto di impedire che essa sia denunciata per motivi ideali quanto di prevenire che sia difesa per motivi di cinismo. Posso ascoltare pazientemente per ore un comunista che continua a ripetere che la Proprietà non è necessaria perché gli uomini devono sottomettere gli interessi egoistici agli ideali sociali. Comincio a spaccare la mobilia solo quando qualcuno comincia a dimostrare che la Proprietà è necessaria perché gli uomini sono tutti egoisti e ognuno deve pensare a se stesso. La ragione che giustifica la Proprietà non è che un uomo deve pensare a se stesso; ma, al contrario, che un uomo normale deve pensare ad altre persone, fossero solo una moglie e una famiglia. È che questa unità dovrebbe avere una base economica per la sua indipendenza sociale. Se pensasse solo a se stesso, potrebbe essere più indipendente da vagabondo; potrebbe essere più sicuro da servo. Ma il punto che m'interessa ora è che io apprezzo la Proprietà perché è una cosa nobile. Posso rispettare il rivoluzionario che la detesta perché è una cosa ignobile. Ma mi rifiuto di avere a che fare con il cinico che la apprezza perché è una cosa ignobile. Credo però che in questa crisi storica essa sia diventata una cosa non solo giusta ma, in un senso speciale, sacra. La vera proprietà sarà tanto più sacra in quanto sarà piuttosto rara. Sarà un'isola di cultura cristiana in mari di deriva insensata e di mutevoli umori sociali.
In breve, credo che siamo giunti al tempo in cui la famiglia sarà chiamata a sostenere la parte che anticamente fu del monastero. Vale a dire, si ritireranno in essa non soltanto le virtù caratteristiche che sono sue proprie, ma i mestieri e le pratiche creative che un tempo appartennero a ogni sorta di altre persone.
Negli antichi secoli bui, era impossibile convincere i capi feudali che aveva più valore coltivare erbe medicinali in un piccolo giardino che devastare una provincia dell'impero; che era meglio decorare l'angolo di un manoscritto con foglia d'oro piuttosto che accumulare tesori e indossare corone d'oro.
Quelli erano uomini d'azione; erano energici; erano pieni di forza e vigore, di esuberanza ed energia. In altre parole, erano sordi e ciechi e in parte folli, e piuttosto simili a milionari americani.
E siccome erano uomini d'azione, e uomini del tempo, tutto ciò che fecero è svanito dalla terra come vapore; e nulla rimane di tutto quel periodo se non le piccole immagini e i piccoli giardini fatti dai piccoli monaci gingilloni.
Come niente avrebbe convinto uno degli antichi barbari che un erbario o un messale potesse essere più importante di un trionfo e di uno strascico di schiavi, così niente potrebbe convincere uno dei nuovi barbari che un gioco di nascondino possa essere più educativo di un torneo di tennis a Wimbledon o che una tradizione locale raccontata da una vecchia balia possa essere più storica di un discorso imperiale a Wembley. Il vero carattere nazionale dovrà rimanere per un po' di tempo un carattere domestico. Come la religione anticamente andò in ritirata, così il patriottismo deve ritirarsi nella vita privata. Questo non significa che sarà meno potente; alla fine può essere più potente, proprio come i monasteri divennero enormemente potenti.
Ma è ritirandoci in questi forti che possiamo restare in vita e fiaccare l'invasione; è accampandoci su queste isole che possiamo attendere l'abbassarsi della marea. Proprio come nei secoli bui il mondo di fuori fu abbandonato alla vanagloria della pura e semplice rivalità e violenza, così in quest'epoca passeggera il mondo sarà abbandonato alla volgarità e a mode gregarie e a ogni sorta di frivolezza. È come il Diluvio; e non solo perché è instabile come l'acqua. Noè aveva una casa galleggiante che sembra aver contenuto molte altre cose oltre ai comuni animali domestici. E molti uccelli selvatici dal piumaggio esotico e molte bestie selvatiche di una fantasia quasi da favola, molte arti considerate pagane e scienze considerate razionaliste possono venire in tempi così tempestosi ad appollaiarsi o a fare la tana al riparo del convento o del focolare.
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domenica 24 aprile 2016
Due novità, qualche notizia
sabato 23 aprile 2016
Chesterton su Shakespeare - Fr. James Schall su Imaginative Conservative
ImaginativeConservat (@imaginativecons) | |
Mr. Shakespeare's Plays: G.K. Chesterton on Shakespeare (essay by Fr. James Schall) ow.ly/4mZsvh
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Un aforisma al giorno
venerdì 22 aprile 2016
Rod Dreher continua a parlare della Scuola Chesterton partendo da Chesterton.
Rod Dreher |
Richard Aleman |
Qui è ritratto quel famoso momento in cui Chesterton chiese: dove dovrei...?
Dorothy Day era distributista, prossimo passo nella sua causa di canonizzazione- dal Catholic Herald
Catholic Herald (@CatholicHerald) | |
Cardinal Dolan announces next step in Dorothy Day's canonisation buff.ly/1Wfz2BV pic.twitter.com/hApjt4dnGx |
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giovedì 21 aprile 2016
Chesterton in tutte le salse e ovunque...
E' una trasmissione che parla di tarocchi (sì, esatto hai capito bene..) e il tema sarà la temperanza (che, se non erro, è anche una carta dei tarocchi…).
Inutile dire che, tra le varie citazioni (Platone, San Tommaso, Catechismo & Sacre Scritture, Shakespeare, Tolstoj.. il concetto di limite e la musica..), parlerò del nostro Gilbertone...
Insomma, come un bel cavolo a merenda, bello pacifico, salto fuori con questi argomenti.
Speriamo che quel poco che dirò (male, perchè sono un pessimo oratore e di sicuro mi incepperò tantissimo..) getti un piccolo semino di curiosità su Gilbertone e avvicini più anime a Dio.
Ma questo lo facciamo fare alla intercessione sua e di Maria. Io.. ci metto solo la faccia.
Un Buzzati sulla linea delle "foglie verdi d'estate"
martedì 19 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
Un altro San Francesco d'Assisi
Il poeta e i pazzi per Fuorilinea
sabato 16 aprile 2016
Piccoli Chestertoniani arrivano!
venerdì 15 aprile 2016
Dibattito di Shaw & Chesterton: Gli animali hanno un'anima? 15 Aprile 1925 | The Guardian
Un saggio di Joseph Pearce su GKC e TSE - da The Imaginative Conservative
ImaginativeConservat (@imaginativecons) | |
G. K. Chesterton & T. S. Eliot: Friends or Enemies? (essay by Joseph Pearce) ow.ly/10ADTM
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L'uomo comune - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)
Un aforisma al giorno (per chi dice che la vita è monotona)
Da Campari e De Maistre un articolo del nostro amico chestertoniano Matteo Donadoni che parte da un equivoco chestertoniano...
Sono invece sufficienti tre minuti di chestertoniano misunderstanding con il mio amico (lo chiamo amico abusandone del buon cuore)Marco Sermarini sul pezzo The Old Donkey in the Empire's Ruins, di Rod Dreher, giornalista della Louisiana – e già questo me lo rende simpatico – apparso su The American Conservative in relazione al mio Chi si è iscritto alla Grammar School di Stratford? Su come dovrebbe essere risistemato il sistema educativo. Tre minuti in cui Marco saggiamente dava consigli distributisti al sottoscritto, il quale, somaro volante, straparlava circa l'educazione dei panda – supponendo si riferisse al pezzo su Kung Fu Panda 3. Ne è nata così una commedia degli equivoci breve e spettacolarissima, nonché uno dei più bei complimenti che io abbia ricevuto nella mia vita (esclusi quelli ricevuti sotto un ombrello da una donna): "Ecco! Siamo Chestertoniani di serie A!". Ma essere definito chestertoniano di serie A dal più chestertoniano d'Italia è un onore, per cui lo dico forte: "Me ne Fregio!"
Io per caratteraccio, e vezzo d'esibire rosari in momenti non opportuni, sono più affine a Belloc, ma, ad ogni buon conto, come direbbe forse Hilaire, bisogna pure che il Bardo abbia un tributo di almeno tre pezzi".
Novità Chestertoniana...
Autore: Gilbert Keith Chesterton
Editore: Lindau
Pagine: 248
Genere: Racconti
Prezzo di copertina/ebook: € 21,00 – € 14,90
Data di uscita: 28/04
mercoledì 13 aprile 2016
Torniamo da Capra e Chesterton
George Bailey interpretato da James Stewart |
Frank Capra |
L'apertura del film La vita è meravigliosa |
Myles Connolly |
martedì 12 aprile 2016
Un aforisma (altrettanto splendido, per intenditori) al giorno
Un aforisma (splendido, per intenditori) al giorno
Chesterton è attuale - Citazioni assortite ed inattese.
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lunedì 11 aprile 2016
domenica 10 aprile 2016
Frank Capra e Chesterton, c'è un nesso...
Soc Chestertoniana (@Sochest) | |
Un film con un che di chestertoniano. Ma il nesso tra Capra e #Chesterton c'è. twitter.com/wecinema/statu…
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sabato 9 aprile 2016
Lettura curativa
Buondì, come stai?
In questa settimana ho consigliato la lettura di Radio Chesterton ad una collega molto amareggiata per molte vicende della sua vita... Ogni giorno mi ha richiesto il libro e torna, dopo averne letto alcune parti, con un sorriso sulle labbra... Il nostro caro Gilbert continua a fare piccoli e grandi miracoli...! Per questo ho lanciato su Twitter l'#LetturaCurativa in cui segnalo brani o libri che possano veramente curare il cuore e la mente nostri e dei nostri 'fratelli uomini', nella mia sporta reale, i libri del Nostro sono al primo posto!
Intanto procediamo solerti alla sequela della nostra guida in terra Papa Francesco.
Arrivederci
Krislamanna
venerdì 8 aprile 2016
Un aforisma al giorno
Gilbert Keith Chesterton, La resurrezione di Roma
Un aforisma al giorno (che campione!)
Chesterton Society (@AmChestertonSoc) | |
"At this moment there is no right and wrong, but only likes and dislikes." - #Chesterton #GKC |
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martedì 5 aprile 2016
Un aforisma al giorno (spettacolare libro! Pump Street!)
Un aforisma al giorno (questo spettacolo di libro lo trovate su Pump Street!)
Perché manca la luce? - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)
"Non c'è nulla che rechi il fallimento come il successo"
In un'epoca, come la nostra, dove si insegue in tutti gli ambiti la consacrazione di se stessi e il plauso del pubblico, questo paradosso chestertoniano ci riporta al segreto umile e misterioso della ricerca paziente della verità. Con un profondo e sano senso dell'umorismo, lo scrittore londinese ci mostrava quanto l'osannata celebrazione mondana portasse al fallimento, all'oscuramento della vera luce e ci esortava a tornare alle questioni fondamentali.
In uno straordinario apologo riportato nel saggio: "Eretici" del 1905, Chesterton auspicava che si tornasse ai metodi dottrinali del tredicesimo secolo, epoca in cui era preservata, come egli sottolineava, la ragione e la luce conseguente. Ecco perché era venuta meno la luce e perché viviamo in un'epoca di pregiudizi e di suggestioni: "Supponiamo che, nella strada, insorga un vasto tumulto, diciamo, per un lampione a gas che diverse persone influenti desiderano abbattere. Interpellato sull'argomento, un monaco, che è lo spirito del Medioevo, incomincia a dire: "Consideriamo prima, fratelli miei, il valore della Luce. Se la Luce in sé sia un bene…". A questo punto, non senza qualche giustificazione, lo rovesciano a terra. Tutta la gente si precipita verso il lampione e il lampione è al suolo, e tutti quanti vanno in giro congratulandosi per la loro praticità anti-medievale. Ma col prosieguo del tempo, le cose non vanno così lisce. Alcuni hanno abbattuto il lampione perché volevano la luce elettrica; altri perché volevano il ferro di una volta; altri ancora perché volevano il buio, dato che le loro azioni erano malvagie. Alcuni ritenevano che quello non fosse a sufficienza un lampione; altri ritenevano che lo fosse in misura eccessiva. E, nella notte, sopravviene la guerra, dove nessuno sa chi colpisce. Così, a poco a poco, inevitabilmente, quel giorno o all'indomani, o il giorno dopo ancora, ritorna la convinzione che il monaco, dopo tutto, avesse ragione, e che tutto dipenda da quale sia la filosofia della Luce. Salvo che ciò che avremmo dovuto discutere sotto il lampione a gas, ora dobbiamo discuterlo al buio".
Chesterton intendeva farci capire quanto le false illusioni attribuite alle facili vittorie fossero ultimamente fallimentari. L'idea generale di quel poderoso saggio del 1905 era quella di considerare importanti le argomentazioni dottrinali e razionali a sostegno di una filosofia della Luce cristiana. Non a caso l'apologo del monaco (e della filosofia della luce) era posto a conclusione del primo capitolo, che recitava testualmente: "Osservazioni preliminari sull'importanza dell'ortodossia". Per il saggista di Beaconsfield non c'era nessun ideale, nella pratica, così balzano e fuorviante come l'ideale della praticità. Nell'età moderna, dove si sono abbattuti i presupposti razionali di una sana visione universale della natura umana e di Dio, e dove ci si auto incensa in nome di una sciocca "praticità", i paradossi chestertoniani possono ancora illuminarci, come quel lampione che inutilmente è stato abbattuto e come quel monaco che è stato definitivamente allontanato dalla nostra vita.
Ecco perché il monito di Chesterton è ancora attuale; ecco perché non c'è nulla che rechi il fallimento come il successo.
venerdì 1 aprile 2016
Chesterton è attuale / in altre parole - Una segnalazione da Tommaso Pellegrini
sono a segnalarvi il capitolo X del libro di Emiliano Fumaneri "Le nuove lettere di Berlicche" ed. Bericaeditrice, collana UomoVivo, nel quale compare la frase:
"(...) quel panciuto cockney di nome Chesterton lo aveva intuito. Benedizione! Quante disfatte per via di quelle sue pittoresche intuizioni..."».
Un aforisma al giorno
La vera contentezza è uno stato di attività non meno reale dell'attività agricola. È la facoltà di trarre da una situazione tutto il buono che vi si trova latente.
Un aforisma al giorno
G. K. Chesterton (@GKCDaily) | |
The Faith is simply the story of a God who died for men. |
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