"Gli uomini sono disposti a camminare sull'orlo di un abisso se il cielo è limpido, ma si terranno ben alla larga dal precipizio se c'è nebbia"
.
Proprio perché vaga e indistinta come la nebbia, la neo-ipocrisia non poteva raggiungere la persona umana, la quale se ne stava tranquillamente e giustamente lontana, preferendo un cammino più sicuro e salubre in una bella giornata di sole. Per Chesterton la sana dottrina (l'ortodossia) illuminava i passi dell'uomo e si contrapponeva alla vaghezza di quello che chiamava il "pregiudizio della neo-ipocrisia": "Vi sono persone che non amano il termine "dogma". Fortunatamente, sono libere e dispongono di un'alternativa. La mente umana conosce due cose, e solo due: il dogma e il pregiudizio. Il Medioevo fu un'età razionale, un'epoca di dottrina. La nostra epoca, al massimo, è un'epoca poetica, un'età di pregiudizio. Una dottrina rappresenta un punto definito, un pregiudizio è una direzione".
Chesterton aveva definito già nel 1905, con il saggio Eretici, riprendendo e sviluppando in senso proprio il linguaggio aristotelico-tomistico, che cos'era l'uomo, l'essenza della persona: "L'uomo è un animale che produce dogmi, ovvero la sua mente è fatta per raggiungere delle conclusioni…". Pertanto l'epoca moderna, contrassegnata dal pregiudizio, formulava un giudizio prima di conoscere esattamente come stavano le cose. Chesterton avversava questo fariseo "dogmatismo degli antidogmatici" e osteggiava i pericoli delle nebbie a-dottrinali: "L'argomento con il quale si giustificava la nostra vaghezza priva di fede era che essa, se non altro, ci salvava dal fanatismo. Invece non fa nemmeno questo. Al contrario, crea e alimenta il fanatismo con una forza del tutto particolare".
Il pregiudizio tipico della modernità produceva così l'irrazionalità e l'intolleranza. Che cosa poteva porre freno ai pregiudizi dell'uomo moderno ed ai pericoli del suo fanatismo? Chesterton non aveva ambiguità nel proporre la corretta via d'uscita: "Se non disponiamo degli insegnamenti di qualche uomo divino, tutti gli abusi possono essere giustificati, perché l'evoluzione può trasformarli in usi…l'unica risposta efficace a questi argomenti moderni, che rendono plausibile e giustificano l'oppressione, è ribadire che esiste un ideale umano permanente che non deve essere alterato e distrutto". Non era quindi la dottrina, replicava il grande saggista di Beaconsfield, la causa dei nostri guai ma, al contrario, lo era la "neo-ipocrisia" di un'età piena di pregiudizi: "La dottrina, dunque, non è causa di dissidi. Anzi, una dottrina può costituire da sola un rimedio contro i dissidi".
Credo che non ci sia bisogno di sottolineare l'incredibile "attualità" di un pensatore cattolico come Gilbert Keith Chesterton o di vederne rafforzata sempre più la devastante neo-ipocrisia che tanto temeva.
Inviato da iPhone
Nessun commento:
Posta un commento