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sabato 31 maggio 2014

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Rare Books & Art (@RareBooksAndArt)
Cautionary #Verses, by H.Belloc, 1942; Illustrated N.Bentley r.ebay.com/3lk9mu #books #children #Belloc pic.twitter.com/lZwr7nX4e4

Una copia di Cautionary Verses, di Hilaire Belloc, illustrato da Nicholas Bentley, figlio di Edmund, amico fraterno di Gilbert e Hilaire.

giovedì 29 maggio 2014

Un aforisma al giorno

Una nuova filosofia generalmente significa in concreto l'elogio di qualche vecchio vizio.


GIlbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 1906

Tweet da G.K. Chesterton (@GKCDaily)

G.K. Chesterton (@GKCDaily)
The first fact about celebrating a birthday is that it's a way of affirming defiantly—even flamboyantly, that it's a good thing to be alive.

Buon centoquarantesimo compleanno, Gilbert!

Il nostro presidente, fotografato da padre
Spencer Howe, dinanzi alla chiesetta
"Piegandomi alla cieca credulità, come son solito fare, alla mera autorità e alla tradizione dei miei maggiori, ingoiando superstiziosamente una storia che non mi fu possibile controllare a suo tempo con l'esperienza personale, io sono d'opinione fermissima di essere nato il 29 Maggio 1874 a Campden Hill, Kensington, e d'esser stato battezzato, secondo le formule della Chiesa d'Inghilterra, nella chiesetta di San Giorgio, situata di fronte alla grande torre serbatoio che domina quella posizione elevata. Non pretendo che vi sia alcun significato particolare, nella relazione in cui si trovano le due costruzioni e mi rifiuto sdegnosamente di credere che tale chiesa fu scelta perché ci voleva tutta la potenza idrica della parte occidentale di Londra per farmi diventar cristiano".

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.
Continuiamo a chiedere a Nostro Signore Gesù Cristo di manifestare la Sua gloria attraverso Gilbert.

Buon compleanno, caro amico buono, e chiedi al Signore per noi le tue splendide virtù!
La Chiesetta di San Giorgio a Campden Hill,
a Londra, dove fu battezzato Gilbert

Dio Nostro Padre,

Tu riempisti la vita del tuo servo Gilbert Keith Chesterton di un senso di meraviglia e gioia,

e desti a lui una fede che fu il fondamento del suo incessante lavoro,
una carità verso tutti gli uomini, in particolare verso i suoi avversari,
e una speranza che scaturiva dalla sua gratitudine di un'intera vita per il dono della vita umana.
Possano la sua innocenza e e le sue risate,
la sua costanza nel combattere per la fede cristiana in un mondo che perde la fede,
la sua devozione di una vita per la Beata Vergine Maria
e il suo amore per tutti gli uomini, specialmente per i poveri,
portare allegria ai disperati,
convinzione e calore ai tiepidi
e la conoscenza di Dio a chi non ha fede.
Ti chiediamo di concedere le grazie cheTi imploriamo
attraverso la sua intercessione (e specialmente per...)
perché la sua santità possa essere riconosciuta da tutti
e la Chiesa possa proclamarlo beato.
Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore

Amen. 

mercoledì 28 maggio 2014

Un aforisma al giorno

«E’ il mercante che ha prodotto una rivoluzione più folle della mela di Adamo, che fu l’inizio della morte, o della mela di Newton, che fu l’apocalisse della gravità egli ha proclamato la suprema blasfemia ed eresia secondo la quale la mela è fatta per il mercato e non per la bocca».


da Il pozzo e le pozzanghere

martedì 27 maggio 2014

Ecco un piccolo assaggio dello spettacolo "Piccoli delitti a Detroit"



L'incasso andrà a sostenere la Scuola Gilbert Keith Chesterton.
Diffondete, amici!

Un aforisma al giorno

"Se non riusciremo a riportare gli uomini a godere di quella vita quotidiana che i moderni definiscono una vita monotona, tutta la nostra civiltà sarà in rovina in circa quindici anni".

Gilbert Keith Chesterton, The Listener, 31 Gennaio 1934

Un resoconto della giornata a La Civiltà Cattolica - di Omar Ebrahime per il Bollettino dell'Osservatorio Cardinal Van Thuan

Che cosa direbbe Chesterton della partitocrazia? 
A Roma una giornata internazionale sulla filosofia sociale del convertito inglese e le sue profezie per l'oggi


Organizzata dalla Società Chestertoniana Italiana, il G.K. Chesterton Intitute for Faith and Culture della Seton Hall University e l'associazione BombaCarta in collaborazione con la casa editrice Rubbettino, sabato 24 maggio si è svolta a Roma, presso Villa Malta, sede de "La Civiltà Cattolica", l'annuale conferenza romana - ma di respiro decisamente internazionale - in onore di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) sul tema: "Un'idea cristiana di società: economia e politica secondo Chesterton e i suoi amici". A introdurre la giornata è stato Andrea Monda che ha ricordato come ormai l'appuntamento di Roma sia diventato una tradizione un po' per tutti gli appassionati della grande letteratura inglese cristiana di primo Novecento: questa volta, però, oggetto del confronto non era tanto la parte narrativa quanto piuttosto quella di analisi sociale e politica (meno nota al grande pubblico) che pure unisce in un solo filone i variegati scritti di Belloc, Tolkien e McNabb nell'Inghilterra tardo-vittoriana. A prendere la parola per primo è stato Paolo Pegoraro della Pontificia Università Gregoriana che ha tratto spunto da una citazione de Il profilo della ragionevolezza di Chesterton per spiegare il senso della giornata: "Non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova con il mondo [ma] vogliamo una Chiesa che muova il mondo", intendendo con ciò dire che la ragione della presenza dei cristiani nel mondo, da sempre, è quella di convertirlo e quindi orientarlo a Cristo, non farsi 'convertire' a sua volta dal mondo. Pegoraro ha poi passato in rassegna brevemente i riferimenti principali della visione sociale chestertoniana vera e propria: il diritto alla proprietà privata (nient'affatto scontato in tempi di socialismo e ideologie collettiviste dominanti), la centralità della persona umana e il rilievo socio-politico della sua dignità derivante dall'Incarnazione del Figlio di Dio, naturalmente l'ispirazione continua al portato pubblico e pratico del Cristianesimo (e quindi della Dottrina sociale della Chiesa), ma anche – oggi sarebbe particolarmente attuale – la convinzione profonda che il creato è per l'uomo e non il contrario, da cui la sua lotta senza quartiere alle sciocchezze disumane del vegetarianesimo. La specificità del pensiero di Chesterton è quindi nel credito di fiducia verso la responsabilità dell'uomo in quanto tale che, pur ferito dal peccato originale, resta comunque capace di bene e di virtù, contrariamente a quanto sostenevano le ideologie materialiste dell'epoca. 
A seguire è stata la volta di Marco Sermarini, instancabile animatore della Società Chestertoniana Italiana, che muovendo da una riflessione dello studioso inglese Stratford Caldecott (docente a Oxford) sulla natura della proposta distributista ne ha messo in rilievo i tre fondamenti principali: la famiglia, la casa e la terra. Una triade che per Chesterton era indivisibile e che costituiva un pò il fulcro della sua idea cristiana di società. Alla domanda su 'se' e 'quanto' anche oggi sia fattibile una proposta del genere, Sermarini ha risposto prendendo ad esempio dei casi recenti di successo che sono nati proprio facendo riferimento ai princìpi di fondo distributisti, a partire dalla federazione di cooperative basche Mondragón (MCC), nata nell'omonima città della provincia di Guipúzcoa dalla felice esperienza di una scuola tecnica locale e che oggi vanta anche una propria università con quattro facoltà. Fondata nel 1943 da un sacerdote scampato ai massacri anticristiani della Guerra Civile spagnola - don José María Arizmendiarrieta (1915-1976) - per produrre semplicemente dei riscaldatori di paraffina, sopravvive brillantemente e prolifera nonostante la crisi grazie a dei consolidati meccanismi di intercooperazione che coinvolgono gli utili e il personale ed è tuttora la prima impresa dei Paesi baschi con un'offerta di prodotti e servizi che va dalla finanza all'industria alla distribuzione, oltre ad essere il settimo gruppo spagnolo in termini di fatturato con impianti produttivi presenti in quattro continenti: non esattamente un pionieristico esperimento da laboratorio insomma. Altri esempi recenti di vera, quanto riuscita, libertà imprenditoriale sono il Sierra Leone Chesterton Center (SLCC) messo in piedi da John Kanu nel 2006 in un Paese stremato da una guerra civile ultradecennale (1991-2002) costata 50.000 morti e un numero almeno doppio di rifugiati: qui la lezione di Chesterton è arrivata in modo del tutto inatteso dopo il master in scienze sociali applicate conseguito dallo stesso Kanu proprio all'università di Oxford, dove aveva conosciuto Caldecott. Passo dopo passo, grazie all'interessamento anche di amici italiani, alla fine si è riusciti a costruire una realtà che comprende quaranta cooperative di famiglie attivamente impegnate a sostenere, oltre che vivere, della propria economia rurale (il che per quelle popolazioni, legate fortemente alla terra, è decisivo). 
A scanso di equivoci, il processo non ha nulla a che fare con l'assistenzialismo che altre realtà impegnate nella cooperazione allo sviluppo in quell'area promuovono. Al contrario: l'obiettivo è proprio arrivare a essere - per quanto possibile - autosufficienti, acquisendo capacità concrete manuali e professionali che possano rendere le popolazioni locali realmente indipendenti economicamente e al tempo stesso più creative, cioè protagoniste del loro stesso sviluppo, rimanendo in loco e senza essere obbligate a migrare. Per riuscirci, anche in questo caso è fondamentale la presenza della scuola (la cosiddetta "Farmer-Field-School"), che aiuta a superare la diffusa mentalità 'immobilista' scettica verso i cambiamenti e insegna agli allievi tanto le tecniche agricole da utilizzare sul campo quanto a organizzarsi territorialmente in cooperative efficienti e funzionali,  nonché – prima ancora – della famiglia (quella che Chesterton chiamava "il piccolo regno del senso comune") che ancora oggi in Africa resta la principale fonte dell'autorità, dell'educazione e della moralità. Non a caso famiglia e scuola sono anche i due soggetti attorno a cui ruotano le esperienze di educazione libera 'occidentale' di San Benedetto del Tronto (dove da qualche anno è attiva la scuola libera "Gilbert Keith Chesterton") e di St. Paul, in Minnesota, negli Stati Uniti (dove pure vi è una "Chesterton Academy"). In questo tipo di approccio sono dunque i corpi intermedi – e anzitutto le famiglie – che diventano i soggetti del loro stesso lavoro e dunque dell'organizzazione economica di una comunità in quanto tale, secondo un'ispirazione che vede nel denaro un mezzo per il proprio sostentamento e non un fine (opportunamente Sermarini ha ricordato che pure i monti di pietà storicamente nascono in ambito cattolico, grazie alla provvidenziale ideazione di San Giacomo della Marca (1394-1476), un frate francescano che fece della battaglia all'usura uno dei punti programmatici della sua missione).  
Da parte sua Dermott Quinn – docente di storia all'università di Seton Hall – ha ampliato il discorso sulle possibilità reali di attuazione della proposta chestertoniana a partire da un recente intervento del filosofo anglosassone Roger Scruton pubblicato sulla rivista First Things (gennaio 2014). Qui Scruton denunciava la recrudescenza dello statalismo globale mettendo in evidenza quanto accaduto negli ultimi due anni in Francia (dove il governo 'neogiacobino' di Hollande ha riportato notevolmente indietro le lancette della storia), Italia (dove la burocrazia ha soppresso la democrazia, almeno negli ultimi tre governi, nessuno dei quali è stato verificato elettoralmente) e Stati Uniti (vedi la questione dell'"Obamacare"). Come uscirne? Per Quinn – che ha citato vari passo da Lo Stato servile di Belloc – la risposta è anzitutto nel "riappropiarsi della libertà" e dell'iniziativa civile e quindi delle proprie responsabilità di cittadini attivi tenendo conto che la proposta distributista "non era tanto una teoria economica quanto un'antropologia morale", cioè un orientamento di vita, un modo di porsi rispetto alla vita umana in società. 
La vera novità della giornata é stata però senz'altro la presentazione della prima edizione italiana di The Party System, il saggio pubblicato da Cecil Chesterton ((1879-1918), il fratello di Gilbert) e proprio Hilaire Belloc alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, nel 1911, ed uscito per i tipi di Rubbettino in questi giorni in una versione a cura di Pietro Federico (cfr. H. BELLOC – C. E. CHESTERTON, Partitocrazia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014, Pp. 178, Euro 12,00). Ne ha trattato l'editor Maurizio Serio che ha messo in luce come le inchieste politiche di Belloc e Cecil Chesterton, di cui il volume offre una significativa panoramica, erano sì appassionate e forti ma mai mosse da quell'istinto demolitorio per la demonizzazione dell'avversario che si riscontra oggi nel nostro dibattito pubblico, parlamentare e civile. E tuttavia il libro è decisamente profetico per i molti problemi che mette lucidamente a tema, tutti a ben vedere attualissimi: dalla denuncia della 'casta' partitica che si autoalimenta disinteressandosi dei problemi della vita reale, a quella relativa alla corruzione e al clientelismo, diffusi già allora nell'Inghilterra di primo Novecento. E che dire delle descrizioni del Parlamento come luogo di ritrovo di consumate oligarchie 'plutocratiche' autoreferenziali? Lassù "tutto era ed è plutocrazia", chioserà a suo modo Gilbert Chesterton. Sbaglierebbe però chi pensasse a un invito qualunquista all'anti-politica: al contrario, la protesta accorata del saggio auspica proprio un ritorno a una reale democrazia rappresentativa dell'alternanza che salvaguardi la capacità d'iniziativa del corpo elettorale e, con ciò, anche la qualità della libertà 'istituzionalmente' riconosciuta in capo ai corpi intermedi e alle loro aggregazioni.
A conclusione della giornata è intervenuto infine padre Ian Boyd, religioso di San Basilio (C.S.B.), pure docente alla Seton Hall University, che ha riassunto il messaggio chestertoniano sulla 
società e la politica nel ritorno a Dio delle comunità civili, ovvero nella conversione ("la riforma sociale [sarebbe stata] principalmente un'opera religiosa") e contestualmente nell'importanza di ciò che si potrebbe chiamare 'realismo materialista' (derivato dal primato del mistero cristiano dell'Incarnazione) per cui la dignità della persona e la proprietà privata, essendo legati entrambi alla bontà del progetto divino, rappresentano nient'altro che "il consolidamento sacrale della libertà" e che dunque nessuno potrebbe negarli - radicalmente o in parte - senza con questo negare anche Dio, o qualcosa di Dio. Per una giornata in allegria, insomma, gli spunti per la riflessione - critici e propositivi - ci pare che bastino e avanzino. Per tutti gli altri romani e appassionati di GKC (com'era noto, più semplicemente, Chesterton), invece, l'appuntamento è il 23 ottobre presso l'Aula Magna dell'università La Sapienza per la rappresentazione teatrale di Manalive.          

Omar Ebrahime
     

STA PER ARRIVARE LA SIMPATICISSIMA COMMEDIA "PICCOLI OMICIDI A DETROIT"

Domenica 1 Giugno ore 21.15 presso il teatro comunale di Monsampolo del Tronto, la compagnia teatrale "POCHI MA BUONI" è lieta di presentare il nuovo spettacolo "PICCOLI OMICIDI A DETROIT". Una commedia esilarante suddisa in due atti di Pietro Marzi. Il costo del biglietto è di 10,00 euro e l'intero incasso sarà destinato alle attività caritative dell'Associazione Papa Giovanni Paolo II.


lunedì 26 maggio 2014

27 Giugno 2014 - XII Chesterton Day

Venerdì 27 Giugno 2014 dalle ore 18.30 in poi celebreremo il XII Chesterton Day a Grottammare (AP), Casa San Francesco di Paola.

Sarà come sempre una serata bella e divertente, un'occasione per riunirci, una bella scusa per parlare di Gilbert e per vedere di contagiare tutto il mondo con le sue idee ma sul serio, coi fatti e con le opere.

Tema: La democrazia dei morti (per chi è alle prime armi, leggere Ortodossia). Ma come sempre spazieremo.

Segnatevi questa data. E' un incontro tra buoni amici.

Vi aspettiamo!

Il testo dell'intervento di Marco Sermarini al Meeting di Rimini 2013

Siccome per ragioni di tempo fui costretto a tagliare (io avrei continuato a parlare a ruota, tanto era l'entusiasmo che avevo pensando a Gilbert e alle sue performance, e tanto era lo stordimento di quei giorni in cui ovunque ti giravi c'era in agguato uno che voleva sapere chi era Chesterton e perché io fossi così malato...), metto a disposizione il mio intervento al Meeting sull'Uomovivo.

C'è anche il video qui sul blog, vedrete che ho tagliato (anzi, si vede che ad un certo punto ho detto che sì, avrei tagliato).

Una ragazzina mi chiese la copia cartacea che avevo quel giorno e io gliela diedi volentieri; chi vuole può prendersi questa, mettiamola così.

Marco Sermarini

___________________________

E’ Chesterton stesso che ci illustra la genesi di quest’opera, e lo fa nella sua Autobiografia:

Ciò che mi stupisce, quando guardo indietro alla mia giovinezza, e anche all’adolescenza, è l’estrema rapidità con cui si può fare ritorno con il pensiero alle cose fondamentali e perfino alla negazione delle cose fondamentali. In età precocissima, ero tornato con il pensiero fino al pensiero stesso: ed è una cosa terribile, perché può indurre a credere che non ci sia nulla, al di fuori del pensiero (...) Era come se avessi io stesso proiettato l’universo dall’interno, con i suoi alberi e le sue stelle. E si arriva così vicino alla nozione di essere Dio che, in tutta evidenza, ci avvicina ancora di più alla follia (...) Mentre atei ottusi predicavano che nulla esisteva al di fuori della materia, li ascoltavo con il quieto orrore del distacco, pensando invece che non esisteva nulla al di fuori della mente.

da Autobiografia

Queste idee, unite al clima culturale decadentistico e pessimistico, avevano creato un cattivo habitus mentale nel giovane Gilbert (tra i diciotto ed i venti anni), che lo avevano indotto a pensare anche al più folle dei delitti, il suicidio.
Poi tutto cambiò grazie alla lettura di alcuni libri, tra cui spiccano Robert Louis Stevenson con la sua Isola del Tesoro, Walt Whitman con le sue poesie (chiaramente quelle non a sfondo omosessuale che Gilbert avrebbe rifiutato decisamente: era una di quelle insane inclinazioni che più gli avevano messo paura, se proprio vogliamo dirla tutta) ed il libro biblico di Giobbe (sì, proprio Giobbe, quello che discute con Dio dopo la apparente negazione e privazione del tutto).
Chesterton mette una solenne pietra sopra a queste assurde preoccupazioni psicologiche (come le chiama lui stesso) verso la primavera - estate del 1894, quando scrive una lettera al suo amico di sempre Edmund Clerihew Bentley in cui dice:

Adesso la visione sta svanendo nel corso della vita quotidiana, e ne sono felice. È imbarazzante parlare con Dio faccia a faccia, come si parla con un amico.

Adombra un’esperienza mistica? Forse, ma sta di fatto che da lì in poi cambierà tutto. Dirà Chesterton di aver

scoperto che la realtà intorno a noi, se la si esamina, testimonia una… perfezione mistica

e di essere

certo che ogni cosa è come è perché così deve essere.

Gratitudine sarà la parola chiave di questa storia che ha lasciato il segno nella vita di migliaia di persone:

Nessun uomo ha veramente misurato la vastità del debito verso quel qualsiasi essere che l'ha creato e che lo ha reso capace di chiamarsi qualcosa. Dietro il nostro cervello, per così dire, v'era una vampa o uno scoppio di sorpresa per la nostra stessa esistenza: scopo della vita artistica e spirituale era di scavare questa sommersa alba di meraviglia, cosicché un uomo seduto su una sedia potesse comprendere all'improvviso di essere veramente vivo, ed essere felice.
da Autobiografia

Più avanti ci dice che sempre in quel periodo della sua vita compose la poesia The Babe Unborn, in cui l’autore impersonava un bambino mai nato che implorava l’esistenza e prometteva di prodigarsi in tutte le virtù e che avrebbe fatto sempre il buono, purché gli fosse data la vita. E ancora:

Fu in quel periodo che abbozzai quello che, più tardi, fece parte del mio racconto intitolato Manalive: la storia di un tale d’animo buono, che andava in giro con una pistola e la puntava a bruciapelo contro il pessimista, se mai diceva che la vita non valeva la pena di essere vissuta.

Quest’idea viene accennata pubblicamente per la prima volta nel capitolo introduttivo di Ortodossia, dove  dice:

Spesso ho avuto la tentazione di scrivere un romanzo sulla figura di un navigatore inglese che, per un lieve errore di calcolo della rotta, scoprì l’Inghilterra credendo di aver scoperto una nuova isola nei mari del Sud.

E poi accusa la sua pigrizia che gli avrebbe impedito di scrivere questo libro. Il pressing durava dall’età di vent’anni, ormai non ce la faceva più. Prima si chiarì le idee scrivendo L’uomo che fu Giovedì, la sua autobiografia romanzata, e Ortodossia, la sua autobiografia filosofica. E’ Chesterton stesso che le definisce così, sia chiaro. In queste due opere trovate le idee fondamentali di quest’uomo buono e geniale e lui ripercorre tutto il suo viaggio verso l’ortodossia.
Ma il libro sull’uomo buono che girava con la pistola a cannoneggiare i pessimisti era troppo importante per non essere scritto, e quindi oggi possiamo dire grazie a Dio e leggerlo e pure presentarlo a tutti qui.

Uomovivo forse è il romanzo più scopertamente autobiografico (a ben guardarli, lo sono tutti: o meglio, tutti contengono qualcosa che riguarda la vita di Chesterton, un personaggio che gli somiglia, un uomo grande e grosso, il poeta, oppure qualcosa che fa parte della sua vita di tutti i giorni e spesso anche una donna dai capelli rossi, cioè la sua cara moglie). Quindi quando si dice che questo libro è la storia di un uomo dall’animo buono, tutto converge a pensare a lui, perché lui era davvero di animo buono, era un uomo davvero buono ed innocente come un bimbo. Padre O’Connor lo ribattezzò Chestertonchild.
Poi è autobiografico anche quando Chesterton racconta di Innocent Smith che gira con la pistola: non tutti lo sanno ma Chesterton si andò a sposare con la pistola in tasca, perché dice lui che non esistono matrimoni prudenti come non esistono suicidi prudenti, e siccome il matrimonio è una grande avventura, bisogna prepararsi per bene. Poi passò anche in una latteria a bere un bicchiere di latte, proprio dove lo portava da bambino sua mamma... Per la cronaca si presentò in chiesa con il bollino del prezzo ancora attaccato alle suole delle scarpe e quando si inginocchiò fece ridere tutti e partì per il viaggio di nozze dimenticando i bagagli alla stazione (ma con la pistola in tasca...!).

Quando Chesterton scoprì che la vita era bella ed era vera, partì per quello che William Oddie, uno dei suoi biografi, chiama the long journey round the world, il lungo viaggio attorno al mondo, alla vita, al bello dell’esserci, il viaggio che parte dalla scoperta della gratitudine per la somma bontà del tutto, dalla scoperta dell’ortodossia e dalla riscoperta dello strumento del costante stupore. Quest’opera dunque fu concepita con questo precipuo scopo: fungere da regola (sì, proprio così, è una regola, come i francescani, i domenicani e i benedettini) per chi riconosce il segreto della vita - la gratitudine per tutto, in primis per l’esserci, che è meglio del non esserci - e decida di esercitare senza tregua l’arte del suo protagonista, Innocent Smith, che “frustava la sua anima a suon di risate pur di impedire che si addormentasse". Sentite come si descrive attraverso le parole del reverendo Percy:

Aveva fatto perdere a sua moglie una lunga serie di domestiche eccellenti, a causa di quella sua abitudine di bussare a casa sua come fosse un perfetto sconosciuto, per chiedere se il signor Smith abitasse davvero lì e che tipo d’uomo fosse. La classica domestica londinese non è abituata a padroni che si dilettano con ironie così astruse; e risultò impossibile spiegarle che il padrone lo faceva per guardare le proprie faccende con la stessa viva curiosità che di solito si ha verso le faccende altrui.
«So che c’è un tale chiamato Smith» era solito dire con aria stranita «che vive in una di queste case a schiera. So che è molto felice, eppure non riesco mai a coglierlo in flagrante». Talvolta era capace di mettersi improvvisamente a trattare sua moglie con quel tipo di cortesia impacciata, tipica di un giovane che s’innamora a prima vista di una sconosciuta. Talvolta era capace di estendere queste poetiche premure anche nei confronti del mobilio; si scusava con la sedia su cui si sedeva, saliva le scale con la prudenza di uno scalatore, per sentire come nuova la percezione di quello scheletro di realtà. «Ogni gradino è una scala e ogni sgabello è una gamba» diceva. E altre volte si comportava da sconosciuto nel modo completamente opposto, cioè entrando da passaggi strani, per sentirsi come un ladro o un rapinatore. Scassinava e s’introduceva abusivamente in casa sua, come aveva fatto quella notte con me”.

Questa idea era chiara da sempre, tanto che la ritroviamo ne L’Imputato (in cui elogia le cose apparentemente indifendibili) ma soprattutto in Ortodossia:

(...) Il libro "Robinson Crusoe" (...) deve la sua perenne vitalità al fatto che esso celebra la poesia dei limiti o meglio ancora il romanzo stravagante della prudenza. Crusoe è un uomo sopra un piccolo scoglio con poca roba strappata al mare: la parte più bella del libro è la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La più grande poesia è un inventario. Ogni utensile da cucina diviene ideale perché Crusoe avrebbe potuto lasciarlo cadere nel mare. E' un buon esercizio nelle ore vuote o cattive del giorno stare a guardare qualche cosa, il secchio del carbone o la cassetta dei libri, e pensare quanto sarebbe stata la felicità d'averlo salvato e portato fuori del vascello sommerso sull'isolotto solitario. Ma un migliore esercizio ancora è quello di rammentare come tutte le cose sono sfuggite per un capello alla perdizione: tutto è stato salvato da un naufragio. Ogni uomo ha avuto una orribile avventura: è sfuggito alla sorte di essere un parto misterioso e prematuro come quegli infanti che non vedono la luce. Sentivo parlare, quand'ero ragazzo, di uomini di genio rientrati o mancati; sentivo spesso ripetere che più d'uno era un grande "Avrebbe-potuto-essere". Per me, un fatto più solido e sensazionale è che il primo che passa è un grande "Avrebbe-potuto-non-essere".

da Ortodossia

In Ortodossia elaborerà la filosofia di Pimlico, il quartiere di Londra decaduto che però se amato quando ancora non è amabile può diventare Firenze o Roma, cioè il patriottismo cosmico; in altre parole bisogna combattere per il mondo amandolo ed odiandolo con la stessa intensità perché diventi quel che deve essere.
Nell’Autobiografia dice che quello che fu chiamato il suo ottimismo, che l’aveva salvato e che lui definirà ottimismo irrazionale, poteva suonare grosso modo così:

Perfino la mera esistenza, ridotta agli estremi limiti, è talmente straordinaria da essere stimolante. Paragonato al nulla, tutto era meraviglioso.

Allargando il raggio al mondo intero, un giorno Chesterton giovanotto ventenne arriverà a dire ad un suo amico qualcosa di simile a questo: A mondo donato non si guarda in bocca... Quindi non solo stupirsi quando può accadere, ma stupirsi sempre, meglio ancora: esercitare l’arte dello stupore e della meraviglia, del riconoscere in ogni cosa quella vampa di sorpresa anche a costo di prendersi a schiaffi per rimanere svegli. Scriverà Gilbert in un prezioso quadernetto ancora in quei gloriosi giorni attorno al 1894:

C’è un segreto per la vita
Il segreto del costante stupore

Ma dove nasce tutto ciò?
Il senso della gratitudine per tutto è una caratteristica dell’immaginazione chestertoniana che trae origine dalla sua fanciullezza: a venti anni Gilbert riesce a recuperare “la permanente attesa della sorpresa” che era il dono di suo padre Ed, un uomo splendido che fabbricava per i figli il teatrino delle marionette e lo animava e leggeva loro tutti i più bei libri della letteratura inglese, cioè la prospettiva che il quotidiano è il cancello per l’imprevisto ed il meraviglioso, che era stato coltivato con il “vero senso per cui ognuno ha in mano il capo di un filo elfico che deve alla fine condurlo al paradiso” (L’età vittoriana in letteratura) secondo George McDonald.
Tutto questo, misteriosamente e miracolosamente, era già tutto intero nella testa del giovane ventenne Gilbert, come uno scoppio di meraviglia desiderato ed atteso. Lo troviamo in uno dei suoi Notebooks, i suoi quaderni giovanili (segue nella riga successiva la frase di prima sul segreto del costante stupore):

C’è una cosa che dà radiosità a tutto, strade, case, pali della luce, comunità, politica, vite - è l’idea di qualcosa dietro l’angolo.

Ma c’è un aspetto che non va trascurato, ossia: non fermiamoci solo a stupore e gratitudine, che vanno benissimo. Chesterton in quegli anni giovanili scoprì il pericolo dell’eresia, cioè del cattivo pensiero, il pensiero contrario alla ragione, che è radice del male:

Il punto è che ho scavato talmente in profondità da incontrare il diavolo e misteriosamente riconoscerlo.

dirà nell’Autobiografia. Fermarsi solo al primo livello significherebbe mutilare Chesterton. Difatti c’è un interessante, misconosciuto in Italia, articolo di Chesterton su un numero del Daily News del 1907 intitolato The Diabolist, cioè il satanista. Racconta di un incontro accaduto proprio in quegli anni giovanili con un suo coetaneo che si proclamava satanista, seguendo il flusso delle idee decadentiste in voga in quell’epoca e rifiutate da Chesterton. In esso Chesterton racconta che il suo conoscente gli aveva chiesto perché stesse diventando ortodosso. Chesterton dice di non essersene accorto sino a quel momento e risponde che stava diventando ortodosso

perché sono arrivato, giusto o sbagliato che sia, dopo aver stirato il mio cervello fino a farlo squarciare, al vecchio credo secondo cui l’eresia è più minacciosa del peccato. Un errore è peggio di un crimine, perché un errore genera crimini.

Per lui una vita ingrata era, prima ancora che una follia, un’eresia perché non riconosceva l’evidenza di quel qualcosa dietro l’angolo che dava radiosità e luce a tutto. Per cui si lanciò nella battaglia dell’ortodossia. Guardate che Innocent Smith non è un buontempone che gode dei tramonti e del vino bevuto sul tetto di casa, di una bottiglia di vetro volgarissimo e dell’oro perché è tutt’oro quello che luccica. E’ uno che fa queste cose ma perché è sbagliato e folle non farle. Innocent si prende la briga di saltare il muro di Casa Beacon e vi porta lo scompiglio dell’ortodossia, calca in testa allo scientista dottor Warner il suo cappello perché è depresso e questo è sbagliato perché ogni uomo è un re e il suo cappello è la sua corona e quindi l’uomo comune vale come il re; punta la pistola in faccia al rettore Eames perché rinsavisca e così possa rinsavire lui stesso!

Una regola, non istruzioni per l’uso, ma una regola vera: vuoi rimanere sano? Vuoi rimanere in questa attesa permanente della meraviglia e godere davvero di tutto, anche del godimento? Frusta allora la tua anima a suon di risate perché questo è ortodosso, il nulla è eretico.


Stupore, gratitudine per tutto, anche per le tende a pallini ed i paperi dello stagno, amore per la propria moglie ed una bella pistola puntata sulla testa dell’uomo moderno, cioè l’amore per l’ortodossia ed il senso comune contrapposti all’eresia che guasta l’uomo e il suo cervello e così questo mondo per cui combattere da patrioti cosmici. Ecco il significato di quest’esplosione di vita che l’Innocente Chesterton ci regala perché la possiamo tenere sempre per noi come un gigantesco segreto da rivelare al mondo.

Un aforisma al giorno

«Bontà, che è l'ultima parola di Dio».

Gilbert Keith Chesterton

domenica 25 maggio 2014

Dimenticavamo...

... postfazione di Maurizio Serio, traduzione di Pietro Federico e Valentina Vetri.

Hilaire Belloc e Cecil Chesterton, Partitocrazia

È The Party System, di cui parla anche Gilbert nella sua autobiografia, nel capitolo in cui racconta di suo fratello.

Un testo centrale per comprendere la vicenda tout court (umana, politica, letteraria e giornalistica) dei Chesterton e del loro gruppo di amici.

Un testo che qualcuno ha detto: sembra scritto domani. Concordiamo, noi chestertoniani.

Mancava proprio.

Lo pubblica Rubbettino, curato da Pietro Federico.

Lo recensiremo, cercando di aprire qualche linea di ragionamento storico e di idee da sviluppare.

Prestissimo su Pump Street.

sabato 24 maggio 2014

Streaming del convegno a La Civiltà Cattolica


La Civiltà Cattolica24 maggio 9.31.02
STREAMING - Per gli amici impossibilitati a venire a Roma, sarà possibile seguire la conferenza in streaming su questi due indirizzi:

http://new.livestream.com/civcat

http://new.livestream.com/civcat/events/3017554

giovedì 22 maggio 2014

Il discorso del canonico John Udris a Beaconsfield, Marzo 2014

https://www.youtube.com/watch?v=bRUlEXVqcOE

Padre John Udris si sta occupando, su incarico di mons. Peter Doyle, di indagare sulla possibilità di aprire la causa di beatificazione di Gilbert Keith Chesterton.

Io personalmente ho parlato con lui, è un bravo sacerdote, e gli sto passando del materiale. Stiamo lavorando, cari amici.

In questo discorso padre Udris parla dei santi con cui Chesterton ha avuto a che fare.

Marco Sermarini

mercoledì 21 maggio 2014

Da Manuel Pasini - Andrew Peterson è un appassionato di GKC

Salve, 
essendo ammiratore del cantautore americano Andrew Peterson non ho potuto che meravigliarmi quando, in una sua intervista sottolinea di essere appassionato lettore di Chesterton!
Peterson è un cantautore ( e scrittore) di stampo cristiano e sembra ammirare molto il nostro caro Chesterton.
Lascindovi il link magari trovate che sia bello pubblicarlo sul vostro sito.
Penso di fare cosa gradita, almeno spero.
Arrivederci,
manuel

lunedì 19 maggio 2014

Tweet da Chesterton Academy (@ChestertonAcad)

Chesterton Academy (@ChestertonAcad)
Enjoy this lovely little video of the "Other" Chesterton Academy ~ Rome, Italy. fb.me/2LEP0T5Sl

Siamo noi coi nostri cugini americani!!!

domenica 18 maggio 2014

Un aforisma al giorno - Il perché del regresso della gioia nella letterature e nella filosofia.

Se oggi l'umiltà è stata screditata come virtù, non sarà del tutto superfluo osservare che questo discredito coincide con il grande regresso della gioia nella letteratura e nella filosofia contemporanea.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato

Un aforisma al giorno sulla dissolutezza.

In quest'epoca di idealismo egoistico chi difende l'umiltà ha qualcosa di indicibilmente dissoluto.

Gilbert Keith Chesterton, L'imputato

sabato 17 maggio 2014

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AmChestertonSoc (@AmChestertonSoc)
Nice to see GKChesterton still appears in The Times of Lindon! fb.me/3rdmq6TBD