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lunedì 21 gennaio 2013

Da Tracce - Il New York Encounter

NEW YORK ENCOUNTER /2

Chesterton, il «sismografo dell'umano»

di Peter Stockland

18/01/2013 - Sabato 19 gennaio la kermesse americana ospita Ian Boyd. Monaco basiliano e docente di inglese, per lui l'autore londinese ha ancora molto da dirci: «Viviamo in un'epoca in cui le sue profezie si sono avverate»...

Cresciuto in una casa piena zeppa di libri di Chesterton, nelle pianure canadesi che sono la quintessenza dello spirito chestertoniano, Ian Boyd (che sarà ospite del prossimo New York Encounter) rivela le ragioni alla base del lavoro accademico di tutta una vita. Non la nostalgia o un revival storico, ma l'assoluta contemporaneità di un brillante autore, che come un "sismografo dell'umano" ci aiuta a giudicare la cultura del nostro tempo.


Nel suo divertentissimo saggio Dello stare coricati a letto, Gilbert Keith Chesterton esalta la sfida meccanica e domestica legata al tentativo di disegnare sul soffitto di una stanza, stando coricati su un materasso.Una lunga matita o una scopa con un manico estensibile, con le setole piene di vernice, potrebbe fare al caso, suggerisce ironicamente l'autore, anche se ciascuna delle due ha i suoi inconvenienti. Proseguendo la sua esposizione, tuttavia, Chesterton sposta l'obiettivo, passando da un divertimento artistico a una meditazione sulla prospettiva, la creazione e la libertà. «Senza dubbio solo per il motivo che si trovava intento all'antica e onorevole occupazione di stare coricato a letto col naso in aria, Michelangelo comprese come il soffitto della Cappella Sistina potesse venire trasformato nella paurosa imitazione di un dramma che si poteva rappresentare soltanto nel cielo», scrive Chesterton. Anche padre Ian Boyd ebbe probabilmente una potente intuizione del genere quando qualche decennio fa intraprese l'avventura di delineare la vita, l'opera e la concezione di Chesterton, non semplicemente sul soffitto di una camera da letto o sulla volta di una chiesa, ma in lungo e in largo per il mondo e per il tempo. Il progetto, partito da un villaggio rurale nel nordovest del Saskatchewan, è arrivato fino ad Aberdeen, sulla costa nordorientale della Scozia, per approdare infine alla Seton Hall University a South Orange, New Jersey. Ancora più impressionante della sua estensione geografica, è l'impegno dimostrato da padre Boyd nel presentare la figura di Chesterton, morto nel 1936, come uno scrittore, pensatore e cattolico neoconvertito, profeticamente contemporaneo.«Non credo che [leggere] Chesterton sia solo un'esperienza letteraria, come cercare di riportare in vita un nostalgico interesse letterario per una qualche figura edoardiana», afferma padre Boyd.«Gli ammonimenti di Chesterton sul tema della cultura devono essere sembrati farneticanti al tempo in cui scriveva. Ma noi viviamo in un'epoca in cui queste profezie si sono avverate, perciò ora siamo in grado di constatare nella realtà quanto fossero sagge le sue parole. Siamo noi i suoi veri lettori, il suo vero pubblico». I partecipanti al New York Encounter avranno la possibilità di apprezzare questa realtà sabato 19 gennaio, quando padre Boyd presenterà una tavola rotonda e una serie di letture sotto il titolo "La libertà in G.K. Chesterton".Monaco basiliano e docente di inglese, padre Boyd si dedica fin dal 1974 a fornire materiali ai chestertoniani, in qualità di direttore di The Chesterton Review e, più recentemente, come presidente del G.K. Chesterton Institute for Faith and Culture con sede a Seton Hall.Per quasi quarant'anni è stato parte integrante della "piccola comunità" di studiosi e scrittori che collega gli appassionati chestertoniani anglofoni al paffuto giornalista londinese che nacque in epoca vittoriana, divenne famoso come edoardiano e insistette per tutta la vita sul fatto di essere un medievalista, non un moderno. Dal 2006 a oggi l'interesse per Chesterton, per la Rivista e l'Istituto è cresciuto a tal punto che oggi la pubblicazione esce anche in francese, italiano, spagnolo e portoghese.Questo lavoro può apparire così lontano da essere totalmente estraneo alle origini di padre Boyd, nato nella cittadina di Blaine Lake, Saskatchewan, nelle praterie canadesi.Egli infatti è cresciuto in un ambito familiare traboccante di scritti di Chesterton, compresi i numeri arretrati di G.K.'s Weekly. Suo padre era stato un avido lettore di Chesterton fin dagli anni Venti. Fu l'incontro negli anni giovanili con i racconti polizieschi di Padre Brown a indirizzare in parte il futuro padre Boyd verso la sua tesi di dottorato su Chesterton alla Aberdeen University in Scozia, fino ad arrivare alla pubblicazione di un libro sui racconti di Chesterton. «L'altra componente stava nel fatto che crescere nelle pianure canadesi era come crescere in un ambiente chestertoniano. Dove sono cresciuto, nel mio villaggio e nei dintorni, la gente lavorava la propria terra o comunque lavorava in proprio. Era il tipo di società di cui parlava Chesterton. Era il sogno del distributismo, in un certo senso».Il distributismo, chiaramente, è il sistema economico caldeggiato da Chesterton e dal suo grande amico Hilaire Belloc che si riaggancia all'enciclica papale di Leone XIII Rerum Novarum, del 1891, e rinvigorirà negli anni Trenta con la Quadragesimo Anno di Pio XI. Secondo questa teoria, tra le devastazioni del capitalismo e l'oppressione collettiva del socialismo esiste una alternativa che si affida al primato della proprietà privata nelle mani di piccoli proprietari che vivono secondo i principi della sussidiarietà. Essendo cresciuto in un luogo e in un tempo in cui il distributismo era nativo e strutturale, non formalmente economico e teorico, padre Boyd rimase naturalmente affascinato dalla sensibilità di Chesterton verso il potere dei macrosistemi di deformare la vita dell'uomo. «Chesterton comprendeva che le strutture sono importanti perché gran parte della gente mutua il proprio modo di pensare e di comportarsi dalla cultura in cui è immersa. Se la cultura diventa tossica, si troveranno delle persone che, sebbene quarant'anni prima non si sarebbero nemmeno lontanamente sognate di approvare l'aborto, ora invece sono diventate improvvisamente incapaci di vedere cosa ci sia di sbagliato. Non sono loro a essere peggiorate, ma la cultura».A partire da questa coscienza Chesterton ammoniva affermando che i totalitarismi non rappresentavano una minaccia per il fiorire dell'umanità tanto grave quanto gli attacchi contro la moralità tradizionale, in particolare in campo sessuale.«Sempre Chesterton ammoniva che punto centrale di tutto ciò sarebbe stato Manhattan, e non Mosca. Era come un sismografo dell'umano, capace di percepire i boati premonitori».Come risulta con tutta evidenza dagli scritti di Chesterton, egli era «un sismografo dell'umano» che non perdette mai il dono divino dell'ironia, anche quando aveva a che fare con le assurdità kafkiane del suo tempo.«Kafka stesso, dopo aver letto L'uomo che fu giovedì,disse che non sapeva chi fosse Chesterton, ma che "è una persona così felice da farti quasi credere che abbia trovato Dio"», riporta padre Boyd. «È questo che Chesterton intendeva quando parlava di principio sacramentale: i migliori insegnanti di religione non parlano della religione, ma semplicemente insegnano alle persone come scoprire Dio nella parte della loro vita che fino ad allora avevano considerato profana. Sua moglie Frances una volta gli chiese perché non scrivesse di più su Dio, e lui le spiegò che non aveva mai scritto di nient'altro». Avendo trascorso decenni a leggere, rileggere, studiare, insegnare e diffondere le parole di Chesterton, ciò che padre Boyd ammira di più nel suo autore è la sua incontenibile allegria e la speranza, e lo paragona sotto questo aspetto al poeta Charles Péguy. «Come Péguy, anch'egli non smette di insegnare alla gente l'importanza della speranza. Nella sua ultima trasmissione radio alla Bbc ribadì la sua convinzione che la gente dovrebbe essere un po' più allegra, che dovrebbe imparare a essere felice nei momenti tranquilli in cui si ricorda di essere viva». È questo il richiamo di Chesterton – ricorda padre Boyd – che ha portato migliaia di persone a seguirlo oltre la soglia della Chiesa, o a farvi ritorno. Persino molti cristiani evangelici hanno trovato in Chesterton un compagno che rende accessibile la dottrina cattolica. Si tratta dunque di una "evangelizzazione invisibile", che conduce alla libertà ultima della fede, ed è radicata, soprattutto, nella saggezza pratica e creativa al tempo stesso di questa fede. Chesterton ammoniva, per esempio, che mentre è fantastico buttarsi in un'amaca lasciandosi andare a un divino rilassamento, è anche prudente pregare che i costruttori dell'amaca non l'abbiano prodotta mentre si trovavano nel medesimo stato di divino rilassamento.Analogamente, verso la fine di Dello stare coricati a letto l'autore ricorda che il modo di alzarsi o restare a letto implica un saggio ricorso a una libertà piena di fede, non solo agli imperativi moralizzanti del giorno. «Gli avari si alzano la mattina presto, e i ladri, mi si dice, si alzano addirittura la sera prima», scrive Chesterton.«Il maggior pericolo della nostra società sta nel fatto che il suo meccanismo diventi più rigido mentre ne diventa più elastico lo spirito». Diventa più elastico, forse, ma non potrà mai essere sopraffatto finché esisterà un Chesterton a cui attingere, ed esponenti di "piccole comunità" come padre Ian Boyd impegnati a mostrarcelo.


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