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martedì 9 ottobre 2012

Una bella e sincera recensione dell'ultimo album dei Mumford & Sons (quelli che citano il San Francesco di Chesterton, per capirci) a cura del chestertoniano Walter Muto

http://www.tracce.it/default.asp?id=334&id_n=30738

L'articolo è qui sopra, viene da Tracce. Riguarda Babel, l'ultimo album del gruppo inglese dei Mumford & Sons (di loro abbiamo ampiamente parlato: leggono Chesterton e il Chesterton "non scontato" di Outline of Sanity, Il profilo della ragionevolezza).

Volevamo sottolinearne qualche passaggio significativo:


"Il loro look è quello che userebbero normalmente andando in giro per la loro città: una trasandatezza non curata che denota appunto il non curarsene affatto. 

Bene: tutta questa immediatezza dove ha portato? Ad essere primi in classifica in Gran Bretagna a meno di una settimana dall’uscita e ad avviarsi ad esserlo negli Stati Uniti, con circa mezzo milione di copie già vendute. È solo moda? È solo una immensa tempesta ormonale e caratteriale di un nugolo piuttosto esteso di adolescenti? Io credo ci sia qualcosa di più. Si genera come un barlume di riconoscimento. Pensiamo agli americani: le metafore da antico testamento, il bisogno di purificazione, il senso del destino che permeano i testi della band fanno sempre una gran presa (ricordate il successo del film – e della colonna sonora – Fratello dove sei?). La musica che emerge dal CD, e ancora di più dalle performance dal vivo, è musica vera, suonata, sudata. Vedere sul palco una canottiera da pizzaiolo o una camicia a quadri fa pensare che lì sopra ci potrei essere anche io e mi fa avvicinare ed appassionare a quello che la canzone mi sta dicendo. Parte del pubblico si è stancata della feccia super-prodotta e senza significato che è il 90% della musica attuale. Nel successo che i Mumford stanno avendo c’è anche, forse soprattutto, questa componente".


Bravo, Walter. Condividiamo.

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